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SAnta toscana
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Santa Pazienza




Poche sono le fonti storiche attendibili a proposito della vita di Toscana de’ Crescenti, nobile famiglia veronese che pare fosse proprietaria di una casa, forse destinata alla villeggiatura, nel borgo fortificato di Zevio, a qualche chilometro da Verona lungo il corso dell’Adige. E proprio a Zevio Toscana nacque, secondo alcune ricostruzioni, nell’estate del 1280.

In realtà tale datazione va a cozzare con la tradizione che vuole una ancor giovanissima Toscana data in moglie dai genitori ad Alberto Canoculi (alla lettera, Dagli Occhi di Cane), membro della piccola nobiltà di Zevio probabilmente desideroso di imparentarsi con la nobiltà veronese. È quasi certo infatti che il matrimonio sia stato celebrato non prima del 1310, quando cioè Toscana, se si ammette che fosse davvero nata nel 1280, avrebbe avuto 30 anni, età che per i criteri dell’epoca, era tutt’altro che giovanile.

Comunque sia, i coniugi presero casa a Verona, dove Toscana, che secondo la voce popolare visse castamente la sua condizione di sposa, era solita passare le sue giornate tra preghiere e opere di carità. A Verona infatti, nonostante la città stesse vivendo il periodo di massimo splendore della signoria di Cangrande, abbondavano i poveri e gli ammalati, e proprio alla loro assistenza la giovane sposa dedicava tutte le sue energie.

Quando poi nel 1318 il marito venne improvvisamente a mancare Toscana fece dono di tutti i suoi averi ai poveri e si dedicò quasi esclusivamente alla cura dei malati che affollavano l’Ospitale della Chiesa del Santo Sepolcro, gestito dall’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni, che forniva tra l’altro assistenza ai pellegrini che percorrevano la via Burdigalense per raggiungere Gerusalemme.

In quell’anno avvennero i primi due miracoli attribuiti in vita a Toscana: la guarigione delle mani di tre giovani, seccate per volontà divina dopo aver attentato alla vita di Toscana, e la resurrezione di tre uomini, morti dopo aver cercato di violare la sua castità.

Dopo quest’ultimo fatto Toscana decise di abbandonare definitivamente la già poco frequentata dimora coniugale per entrare come conversa nell’ordine gerosolimitano, e da allora visse in una piccola cella del complesso monastico svolgendo gli incarichi più umili al servizio della comunità, e sempre curando l’assistenza di malati e pellegrini.

Trascorse così, tra opere di bene e preghiere, gli ultimi anni della sua vita. Anche sulla data della sua morte regna l’incertezza: pare che sia avvenuta tra il 1343 e il 1344, ma la data della sua celebrazione, il 14 luglio, più che alla sua morte fa riferimento al trasferimento delle sue spoglie all’interno della chiesa del Santo Sepolcro, riesumandole dalla sepoltura originale, fuori dall’ingresso dell’Ospitale, che Toscana stessa aveva scelto in segno di umiltà.

Questo cerimoniale, noto col nome di elevatio corporis, nel Medio Evo aveva valore di canonizzazione, elevando di fatto la persona che ne era oggetto agli onori degli altari. Si ignora l’anno esatto in cui le spoglie di Toscana siano state traslate all’interno della chiesa, ma già un manoscritto del 1373 ricorda questo avvenimento, fissando al 14 luglio la memoria liturgica di Toscana, da celebrarsi nella sede episcopale di Verona.

Il suo culto fu quindi ben vivo a Verona e a Zevio fin dai primissimi anni dopo la sua morte, anche se solo nel 1716 papa Clemente XI lo approvò ufficialmente.

IL FRANCOBOLLO



Emesso dal Sovrano Militare Ordine di Malta
il 1° dicembre 1971

Yvert 76
Dentellato 13¾ x 13¼
IL SANTINO