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SAn vito
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Santa Pazienza




Secondo un’antica tradizione Vito sarebbe nato a Mazara da una donna pagana di nobile stirpe chiamata Hila. Allevato da Crescenzia e educato da Modesto, ambedue ferventi cristiani, sin da giovane si distinse nel praticare la fede dei suoi genitori adottivi.

Secondo il Martirologio Geronimiano (IV secolo) sarebbe vissuto in Lucania, presso il fiume Sele. Nell’anno 303, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, subì il martirio unitamente alla nutrice Crescenzia e al precettore Modesto, ambedue poi santificati.

Alcune sue presunte reliquie sono custodite in un corpo cerato, che raffigura il Santo, custodito presso la chiesa Collegiata di Sant'Ambrogio di Omegna (VB), racchiuso in un'urna e portato solennemente in processione l'ultimo sabato d’agosto, a ricordo del giorno in cui Bascapè, il vescovo di Novara, portò devotamente le reliquie ad Omegna.

Altre presunte reliquie del Santo sono custodite nell'omonima chiesa di Marola (frazione di La Spezia). In entrambi i casi si tratta di "corpi santi" provenienti dalle catacombe romane.

Secondo un’altra leggenda contenuta in un passio del VII° secolo un giovane siciliano, di nome Vito sarebbe nato in Lucania. Dopo aver operato numerosi miracoli fu fatto arrestare dal preside Valeriano. Subì torture e fu gettato in carcere senza aver rinnegato la propria fede.

Miracolosamente liberato da un angelo, si sarebbe poi recato in Lucania per continuare il suo apostolato, insieme al precettore Modesto e alla nutrice Crescenzia. Acquistata sempre maggior fama presso il popolo dei fedeli, sarebbe stato perfino supplicato da Diocleziano di liberare il proprio figlio dal demonio (forse si trattava d’epilessia) ma, ottenuto il miracolo, l’imperatore gli si sarebbe scagliato contro, facendolo imprigionare e torturare.

Liberato nuovamente dall'angelo, si stabilì presso il Sele, ove morì con Modesto e Crescenzia. Le salme dei tre sarebbero state in seguito sepolto dalla pia matrona Fiorenza in un luogo chiamato Marianus.

Per secoli la figura di san Vito ha alimentato la fede popolare. Si pensi, per esempio, alla protezione per la quale era invocato, in modo particolare nella speranza di ottenere guarigione da patologie quali la corea, anche nota come ballo di San Vito in quanto può presentare sintomi come tic o tremori; dall'idrofobia, dalla letargia e da malattie degli occhi.

In croato la parola Vid, significa Vista (si noti il francobollo di Fiume con “Vit”, ossia “Santo”) e tale parola fu associata al suo nome. Nelle terre slave il culto di san Vito pare avesse sostituito l'antico culto di Svetovit, ed è altrettanto vero che la nascita del suo culto e la relativa tradizione agiografica non sono stati ancora studiati in maniera approfondita.

IL FRANCOBOLLO



Francobollo emesso da Fiume
il 23 marzo 1923

Dentellato 11 1/2
Yvert n. 177

IL SANTINO