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LA VERA STORIA DEL TORINO - ROMA

II racconto del pilota che ottanta anni fa inaugurò il primo servizio aereo postale

a cura di Gianni V. Settimo
 

Mario De Bernardi nacque a Venosa (Potenza) nel 1893 e morì a Roma nel 1959.
Fu volontario in Libia durante la guerra del 1911 nel corpo del Genio e successivamente nell'Aviazione Militare. Durante il conflitto con l'Austria appartenne alla mitica squadriglia Baracca classificandosi tra i migliori assi del volo. Nel 1926 partecipò alla coppa Schneider conquistando il primato mondiale di 416 chilometri e 256 metri con un idrovolante Macchi 52. In una successiva edizione della stessa competizione riuscì ad ottenere un nuovo trionfo internazionale aggiudicandosi (sempre su apparecchio Macchi 52, modificato), la priorità con chilometri 512.776.
Fu consulente tecnico delle Officine Caproni, la prima industria di costruzioni aviatorie italiane, e brevettò un nuovo sistema di comando per velivoli. Insignito di medaglia d'oro al Valore Aeronautico per il potenziamento dato all'aviazione italiana e per aver collaudato, portandolo in volo (novembre 1941), l'apparecchio a propulsione termo-dinamica ideato dall'ingegner Secondo Campini (sul percorso Milano-Guidonia).
Da questo prototipo, primo velivolo a reazione esperimentato al mondo, attraverso successive modifiche e trasformazioni, si è giunti agli attuali aerei che tutti conosciamo.
Tra i numerosi successi di Mario De Bernardi a noi interessa, in modo particolare, il volo sperimentale Torino Roma e ritorno avvenuto ottanta anni fa e commemorato dalle Poste Italiane con un francobollo da 750 lire, che fa parte di una serie per l'Expo mondiale di filatelia, che si terrà a Milano nel 1998.


 

Nel maggio del 1917, per affrancare la corrispondenza trasportata sull'aereo in quella particolare occasione, vennero soprastampati 200.000 esemplari dell'espresso da 25 centesimi emesso nel 1903 (Yvert n. 1) con la dicitura "Esperimento - Posta Aerea - Maggio 1917 Torino - Roma - Torino".  
Il primo francobollo aereo del mondo!
Il volo che doveva effettuarsi il giorno 19 di maggio avvenne, a causa del maltempo,
solamente il 22 e trasportò due quintali di corrispondenza, in quattro ore e tre minuti.
I francobolli vennero messi in vendita (solo tre giorni prima della partenza preventivata con il limite di tre esemplari per persona) solamente a Torino e a Roma.
Esistono tre tipi di annulli con inchiostro nero o azzurro.
A cura della Società organizzatrice del volo e del Circolo Filatelico Italiano di Torino, furono stampate due cartoline commemorative, verdine o bianche, numerate e non.
Per commemorare questo avvenimento il Circolo Filatelico Torinese e l'U.F.S. hanno il piacere di presentare ai loro soci la storia di quel mitico volo raccontata (anche se con una certa retorica) dallo stesso pilota, il tenente Mano De Bernardi.


"In una settimana ho fatto in aeroplano due volte il viaggio Torino - Roma, il 22 e il 26 maggio. Da quando sono aviatore mai mi è capitato di avere tanti giorni di pioggia torrenziale e continua come in quel mese. L'esperimento della posta aerea avrebbe avuto, senza contrarietà atmosferiche, il successo più solenne nella sua pratica attuazione. Sebbene molte considerazioni di ordine tecnico si possano fare io mi accontenterò di dare la cronaca semplice dell'avvenimento e brevi impressioni su i miei viaggi.
Il 22 maggio, dopo 5 giorni di pioggia, sembrava che il tempo, pur non tornando ad essere bello, desse un po' di tregua all'acqua. La mattina alle 11.20 dopo rapidi preparativi dopo aver fatto caricare i sacchi della posta, che mi era affidata, dal Campo di Aviazione, montando un aeroplano Pomilio, spiccai il volo, attraversai Torino a bassa quota, ma quando mi innalzai a 1000 metri ero già in mezzo alle nubi.
Soffiava un forte vento contrario; ridiscesi ad 800 metri e puntai sull'Appennino. Presi di nuovo quota portandomi a 1300 metri. Lo strato delle nubi era fitto; non vedevo la terra e mi orizzontai colla bussola. Invece di sbucare su Genova, che doveva essere la mia linea retta ideale con Torino, mi trovai su Savona. Piegai a sinistra e volando sul mare avevo sotto di me la magnifica e possente visione di quella zona industriale, che con gli alti e fumanti comignoli delle numerose officine mi dava la sintetica impressione dell'immane lavoro che si compie per lo sforzo poderoso della nostra guerra.
Il Porto di Genova con il suo movimento febbrile, con le innumerevoli navi all'ancora che drizzavano gli alberi dando l'aspetto di grande foresta dai tronchi nudi senza rami, aveva qualche cosa di fantastico.
Continuai la rotta, filai su Portofino, passai sulla munitissima Spezia senza incontrare mai il sereno, battuto ogni tanto da scrosci di pioggia a da folate di vento. Tenendo il mare sempre a sinistra, passai su Livorno e finalmente ebbi un po' di sole, ma prima di Piombino la pioggia riprese insistente e mi accompagnò fino oltre Civitavecchia. Verso Roma il tempo era migliore: passai sulla città a non più di 500 m. di altezza mentre un vento tortissimo scuoteva l'apparecchio. Il vento aveva la velocità di 34 m. al secondo!
Mi abbassai sul Campo di Centocelle quando un colpo di vento più violento, mentre toccavo quasi terra, fece piegare il velivolo che con una ruota del carrello urtò un mucchio di detriti. Ebbi cosi delle leggere avarie che però mi permisero di poter ripartire la sera istessa.
Avevo compiuto il viaggio, con la diversione su Savona, con un allungamento del volo sul mare da Livorno in poi in ore 4.3'. I due quintali di posta partiti da Torino prima di mezzogiorno poterono essere distribuiti intanto a Roma per le ore 4 del pomeriggio.
Il 26 da Torino feci di nuovo il viaggio con un tempo che prometteva di non ostacolare la mia navigazione. Partii alle 11.25 e scesi al Campo di Aviazione di Pisa, ove portai il saluto dei colleghi di Torino agli aviatori di colà alle 13.05 impiegando 1.40' per coprire i 285 km. della Torino – Pisa. Il tratto Pisa – Roma fu compiuto esattamente in 1.35' cosi che complessivamente io feci i 550 km. in sole 3.15' con una media di km. 170 all'ora.
E' questo, senza dubbio, un tempo da rècord per un viaggio sorpassante i 500 km.
Ripartii da Roma il giorno dopo,ma il tempo era davvero perfido: pur tuttavia senza incidenti, in mezzo alla pioggia raggiunsi Genova: ma nelle vicinanze dell'Appennino le nubi erano cosi dense che per quanto mi elevassi a 4000 metri non riuscii, a trovare il sereno, ma incontrai raffiche e mi trovai in mezzo ad una vera bufera. Due volte tentai la via di Torino in vari punti ma per due volte ogni sforzo ed ogni puntiglio furono vani.
Tornai indietro: lungo le prime riviere liguri non era facile l'atterramento. Volavo a non più di 200 metri da terra. Finalmente vidi una spiaggia che mi sembrò adatta, girai su di essa, mi abbassai e presi terra a Lavagna accolto come un ospite straordinario dalla popolazione.
Ripartire da uno strettissimo spazio non era la cosa più facile di questo mondo.
Sulla spiaggia erano tutti gli abitanti di Lavagna e tutti i bimbi di quelle scuole poiché il sindaco aveva dato vacanza per far assistere alla mia partenza. Misi in movimento il motore, dovetti decollare subito e quasi sfiorai il mare. Girai un pò sul paese, presi quota e ritornai a Torino.
Debbo dichiarare con profonda e devota riconoscenza che il mio itinerario (io
non conoscevo in aeroplano il percorso Pisa - Roma) fu solamente segnato dalla carta d'Italia del Touring che mi fu preziosa guida. Non era, certo, la prima volta
che io l'adoperavo, poiché ne avevo esperimentato il prezioso ausilio. Anzi tutte le volte che ho dovuto compiere viaggi un po' lunghi mi sono segnato sulla carta, che mi è compagna inseparabile, le linee rette ideali dei diversi percorsi
con una matita bleu. A fianco poi, dopo aver rilevato le distanze calcolando la velocità dell'aeroplano segnavo la cifra che doveva rappresentarmi il tempo da impiegare da un punto all'altro; per esempio quando dopo il passaggio dell'Appennino durante il mio primo viaggio sbucai dalle nubi e mi trovai su Savona me ne accorsi immediatamente. Così da Pisa a Roma io sulla carta al 250.000 avevo segnata la distanza in km. 285 ed il tempo da impiegare in 1.39’. Feci infatti il percorso in 1.40'.  


 

Come l'automobile ebbe dai campi sportivi la consacrazione della sua bontà quale mezzo di locomozione, così l'aeroplano dalla guerra ha avuto la cresima del suo impiego per le comunicazioni rapide che diverranno ordinarie col ristabilirsi delle normalità delle condizioni sociali e politiche.
L'aeroplano ha segnato il suo avvenire sicuro ed e molto più prossimo l'avvento di quel turismo aereo che il Touring ha per primo vaticinato.
Questa è anche la convinzione assoluta degli uomini di Governo che a Roma espressero, ricevendomi, parole di alto encomio per lo sforzo, per l'audacia e la tenacia della nuova industria italiana che va affermandosi in modo degnissimo. Il senatore Righi, che fa parte della Commissione nominata dal Ministero delle Poste per lo studio degli impianti postali aerei, in questi ultimi giorni richiesto così si esprimeva: "Non ci si deve aspettare dall'attuazione della posta aerea un orario fisso, regolare, preciso come se fosse un servizio di treni, d'automobili o di diligenze: no, l'aviazione, per quanto perfezionata, deve tener conto di condizioni atmosferiche e meteorologiche delle quali i mezzi di locomozione terrestre possono prescindere. Cosi all'ingrosso si può accettare il calcolo dei tecnici secondo i quali non si può per ora fare sicuro assegnamento su più di una diecina di giorni al mese per effettuare il servizio in modo soddisfacente".
Secondo me tenendo presente i dati rigorosi dei bollettini metereologici, dieci giorni al mese possono divenire venti tranne in alcuni mesi eccezionali come il maggio scorso, nei quali i diluvi acquistano una caparbietà straordinaria.
Ci sono anche due correnti circa l’attuazione pratica della posta aerea; una sostiene l'impiego dei grandi apparecchi a scarsa velocità, l'altra l'impiego di apparecchi a velocità di 170-18O km. all'ora, apparecchi, però pesanti e capaci di un carico utilizzabile per almeno due quintali di posta.
Io modestamente dico che questi ultimi apparecchi potrebbero rendere un servizio ottimo poiché in percorsi di 600 km. potrebbero guadagnare sugli altri oltre due ore di vantaggio sul percorso. Ed inoltre possono lottare in condizioni molto più vantaggiose contro i venti contrari.
Ma l'aeroplano ci riserva anche velocità maggiori pur potendo portare carichi considerevoli, e sono certo che fra qualche settimana il percorso Torino – Roma potrà essere compiuto in due ore e mezza.
Bisogna studiare però con ogni cura e con larghezza i servizi aerologici e tenere impianti di campi di atterramento. Questi debbono essere le vere stazioni della posta aerea, i veri uffici di smistamento. Occorrono in essi ottimi servizi di rifornimento ed hangars che possano contenere velivoli di ricambio, onde un insignificante guasto non interrompa la continuità del trasporto della corrispondenza.
Quando la posta aerea sarà attuata si assicurerà all'industria aviatoria una base salda pel dopo guerra. E poiché l'industria italiana è entrata nella maturità, da essa ben possiamo attenderci nuovi prodigi che serviranno ad emanciparci fìnalmente dalla soggezione della produzione estera. 

(Mario De Bernardi)
 

 

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