Storia Postale
del Regno delle due Sicilie

 

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I corrieri straordinari del servizio pubblico delle Poste

di Giuseppe MARCHESE (Bollettino prefilatelico n. 136/2006)

L’indicazione del nome si riscontra su documenti del 1600 “e perché il presente Corriere viene serio…”. La parola veniva da “seriamente” derivata dal significato “appositamente”. Quindi il corriere serio è un corriere apposito, cioè particolare o straordinario.

Normalmente il Corriere viene chiamato “Serio” ma anche “espresso”, “a posto”, “à posta”, “apposta”.

Da quanto sopra si evince che il termine “Serio” sia indicativo di un servizio a cui era adibito il Corriere straordinario e poi per estensione divenne un appellativo nominale.

La figura del corriere straordinario impersona svariati compiti dissimili così da rendere ardua una esemplificazione dei loro compiti.

Infatti costoro venivano adibiti a vari compiti entro il servizio postale siciliano, alcuni dei quali in parallelo, o consimili, alle corse dei corrieri ordinari.

Essi non effettuavano corse prefissate del “Corso Pubblico delle Poste”. Erano a disposizione del Corriero Maggiore ed espletavano vari servizi, tra i quali:

  • servizi equivalenti ai Corrieri di gabinetto;
  • espressi di “Real Servizio”;
  • servizi della staffetta che portava la posta ufficiale da Napoli a Palermo e viceversa (per il solo percorso Messina – Palermo);
  • servizi vari di staffetta;
  • servizio apposito di consegna bandi, manifesti, lettere circolari dirette a tutti i Comuni della Sicilia.

In questo articolo ci occupiamo di questo ultimo servizio.

 

Il Corriere Speciale o “Corriere Serio”.

Il Corriere Serio era un Corriere straordinario inviato per un servizio apposito sia su disposizione dell’Amministrazione postale, che inviavano un messaggio o lettera circolare a tutte le “Università” dell’isola.

Si trattava di un “Real Servizio” tutto particolare in quanto, in alternativa, l’Amministrazione poteva disporre del servizio postale regolare per spedire le lettere in esenzione di tassa.

Del sistema di pagamento vi è un ampio accenno nel volume di Vincenzo Fardella “Storia postale nel Regno di Sicilia” al primo volume, pagina 104 e seguenti.

 

L’origine e l’ampliamento del servizio.

L’attività del corriere straordinario si é diviso in due periodi:

  • il primo periodo va dal 1400 circa al 1650 circa quando il servizio veniva svolto per conto e carico delle spese del recapito alla regia corte;
  • il secondo periodo inizia dal 1651 al 1786 quando il Corriere oltre a consegnare le lettere e circolari ai Comuni, riscuoteva una tassa di recapito che era fissata dal detentore della privativa postale.
Fig. 1 - Circolare a stampa del viceré duca di Alburquerque da Palermo 20 maggio 1631 che intima il servizio militare a motivo “...il Turco & altri nemici di nostra Santa Fede vanno mettendo insieme à danni di questo Regno numerosa armata...”

 

a) - Pagamento a carico dell’Amministrazione mittente.

L’origine del servizio si colloca entro il XV secolo. Vincenzo Fardella nel I volume della Storia Postale di Sicilia così determina l’inizio dell’invio dei Corrieri per il servizio della corte: “…si ricordano quelle del Viceré Lupo Ximenes de Urrea, inviato il 29 gennaio 1469 “ a tutti i Baroni e alle Università del Regno” per partecipare la promessa fatta da Ferdinando re di Napoli al principe Ferdinando D’Aragona (co reggente nel Regno di Sicilia) di non tentare nessun atto ostile agli Aragonesi…

Dal XVI secolo le circolari venivano stampate e consegnate ai Corrieri distese, senza nessuna indicazione della Università destinataria. Ciò in quanto il Corriere doveva consegnare una copia, uguale per tutti.

Nella seconda metà del 1700 il nome dell’Università ricevente è apposta su ogni singolo foglio, nella parte stampata. Qualche rara volta l’indirizzo è vergato sul modello della lettera, varie volte ripiegata chiusa semplicemente o con sigillo a secco.

Nella lettera, che alle volte accompagnava un editto o un bando, erano stabilite le disposizioni alla consegna del messaggio queste generalmente erano:

- la pubblicazione del “banno” o bando “sotto pena della disgrazia di sua maestà” o “per quanto la gratia di Sua Maestà v’è cara”;
- disbrigo del Corriere “al più tardi fra un’ hora”;
- registrazione della lettera e sottoscrizione della ricevuta in calce a una copia della lettera o in un foglio separato (il parte);
- Pagamento delle spese di spedizione a spese della Regia Corte da pagare mensilmente alla ricezione della nota di spedizione, cosa mai avvenuta in realtà, per i quali si assommerà alla fine un credito da parte del Corriere Maggiore di un credito di centinaia di migliaia di onze.

Nel 1629 si ha una conferma ne “Ordini fatti sopra l’officio del Mastro de Corrieri del Regno di Sicilia” stampato a Palermo, nel quale si determina: “Il Mastro de Corrieri & Luogotenenti suoi tenghino un libro, nel quale giornalmente; & seguentemente senza intervallo, ne distanza di scrittura vadin registrando tutte le polize, & Parti che saranno lor fatti per spedire spacci per servigio della Regia Corte, così con li Corrieri ordinari, come con straordinari, & staffette, & non solamente su’l credito, ma anco quelli che di contanti saran pagati da officiali, & ministri della regia Corte; & non spedisca alcun corriero per servigio della Regia Corte, benche prontamente gli fussero pagati, senza il Parte sudetto, & nella forma sudetta; e tal ordine s’habbia ad observar in tutti quei luoghi dove il Mastro de Corrieri, ò Luogotenenti suoi si ritroveranno servendo l’officio suo.

Fig. 2 - Lettera da Palermo 10 gennaio 1650 spedita dal viceré Giovanni d’Austria. A piede della lettera vi è l’insolita annotazione “Pagherete dalli introiti della Università per suo viaggio al presente corriero tarì vintiquattro per servizio di Sua Maestà.

Fig. 3 - Fronte della lettera precedente, che non mostra segni particolari sui metodi di inoltro della lettera.


b) - Pagamento a carico dei Comuni (Università).

La prima circolare con la formula del pagamento della tassa “di qualsivoglia denaro” è del 20 aprile 1651 sotto il viceré Giovanni d’Austria.

Dal 1651, ma forse non per tutte le lettere e circolari, si introdusse il sistema di far pagare la tassa all’Università (Comune) ricevente.

Fatto sta che in seguito, fino al 1782, si adoperò il sistema del pagamento della tassa dal ricevente.

Questo sistema produsse degli attriti e il 16 novembre 1677 il Viceré ordinò “che per evitare li frodi che commettono li Corrieri per conto di loro viaggi straordinarij, stante che quelli si sogliono far pagare le solite tasse dalle dette Università fraudolentemente, con che venivano ad esigere due volte i loro viaggi una volta da essa esponente in debito della Regia Corte, e un’altra dalle dette Università….”

E’ difficile credere che le frodi fossero commessi dai Corrieri. E’ più probabile che il Luogotenente di Corriero Maggiore includesse nelle somme da richiedere alla Corte anche le spedizioni effettuate con pagamento a ricezione.

La varietà delle tipologie permetteva al Corriere Maggiore di barare coi conti.

Le circolari inviate e pagate da ogni singola Università potevano, volendo, venire conteggiate una seconda volta a carico dell’Amministrazione ( o Regia Corte come si diceva allora).

Dieci mesi dopo, il 18 settembre 1678, dietro richiesta della signora Vittoria Zapata de Tassis, il nuovo Viceré fa marcia indietro ed ordina “…che alli Corrieri Circolari che si spediscono per conto della R. C. nelle suddette Università del Regno, li dobbiate pagare, e far da cui si deve pagare le solite tasse giusta la nota fatta, e sottoscritta dal Luogotenente dell’Officio di Corriero Maggiore di questo Regno nella forma che sempre s’ha costumato, e cossì eseguirete, e non altrimenti…

Fig. 4 - Circolare a stampa del viceré Don Giovanni d’Austria da Palermo 20 aprile 1651 con la formula di pagare il Corriere “conforme alla tassa che porta seco”.

 

Le tariffe.

Quasi tutte le corrispondenze e le circolari venivano pagate in base a una tariffa stabilita dall’Ufficio del Corrier Maggiore.

In una circolare del 18 settembre 1678 si dice “…nella forma che sempre s’ha costumato…”.

Per tutto il secolo XVII non si conoscono le tariffe per i Corrieri seri.

Si hanno notizie delle tariffe emanate l’11.5.1700 e nel 1769 dal “Tenente di Corriero Maggiore”.

Quest’ultima tariffa produsse delle lamentele per la sua esosità. Si chiese quindi all’Ufficio del Corriero Maggiore di “riformare con giustizia la tassa suddetta”.

Ottenutala la tariffa venne approvata il 10 gennaio 1780. Questa riguardava soltanto le lettere circolari spedite da Palermo alle città e terre delle tre valli di questo Regno.

Nei casi di invii cumulativi di circolari si avvertiva:
Figure 5a,5b,5c - Esempi di ordini, inserite nelle circolari, ma anche nelle lettere, di pagare o non pagare le lettere o le circolari che il corriere porta.

 

Probabilmente per prevenire abusi si avvertivano i Giurati che oltre alla tassa non dovevano pagare altro al Corriere.

La tassa non era commisurata alla distanza ma, dice il Fardella “la relativa tariffa prevedeva una tassa differenziata a seconda della congruità dei bilanci dei 326 Comuni siciliani e variava da un minimo di due tarì…. a un massimo di dieci tarì…”.

La tassa delle lettere circolari variò nel tempo. Per quella emanata nel 1780 si nota che:

la tassa massima di dodici tarì la pagavano Catania, Monte San Giuliano e Siragusa; dieci tarì pagavano le Università di Caltaggerone (Caltagirone), Lentini, Modica, Piazza; otto tarì le città di Cefalù, Calascibetta, Castrogiovanni, Castelvetrano, Coniglione (Corleone), Jaci S. Antonio (Acireale, San Filippo, Golisano, Girgenti (Agrigento), Licata, Polizzi, Marsala, Mazzara (Mazara del Vallo), Noto, Randazzo, Trapani, Scicli, Salemi, Sciacca, Vizzini.

Le altre a decrescere fino a raggiungere la soglia minima di due tarì.

Nell’elenco mancano le tariffe per Palermo e Messina. In questi due circondari agivano due Corrieri straordinari con un itinerario prefissato che era (per Palermo): Palermo, Monreale, Partinico, Valguarnera, Calatafimi, Vita, Cinisi, Carini, Torretta, Capace, Altavilla, Trabia, Vicari, Menzoiuso, Marineo, Godrano, Ogliastro, Misilmeri, Parco, Piana delli Greci, Castronovo, Cammarata e San Giovanne.

Questo era l’itinerario del 1701. In seguito vi sono state altre variazioni. Infatti nell’elenco del 1780 parecchie di queste località figurano nell’itinerario del Corriere della Valle di Mazzara.

Evidentemente la geografia demografica e produttiva era diversa dalla presente se Monte San Giuliano (odierna Erice) pagava il massimo come Catania e Siragusa. Dobbiamo tenere presente che l’antica Università di Monte era molto estesa e comprendeva parecchi comuni poi indipendenti di Custonaci, S, Vito Lo Capo, Valderice, ed altri.

Fig. 6 - Un insolito ordine apposto sulla circolare. Si ordina di pagare il corriere e, nello stesso tempo si ordina di non pagarlo.

 

Le altre possibilità

Rare volte le circolari erano pagate dall’Amministrazione centrale di Palermo; oppure dal Corriero Maggiore (quando era interessato alla pubblicazione del bando o alla ricezione della lettera); infine da alcuni particolari privati anch’essi interessati alla ricezione o pubblicazione del bando o della lettera.

Quando l’importo della missiva era a carico “dell’Università”, veniva specificato che il corriere latore era mandato espressamente e che il pagamento della tassa era dovuto a carico dell’Amministrazione ricevente (Comuni ovvero Università nel linguaggio di allora).

La formula è pressoché costante nel tempo con varie sfumature.

Fig. 7 - Una ulteriore dizione per ingiungere il pagamento della corsa del Corriere a destino.

La lettera circolare era sempre di una certa importanza. Generalmente erano bandi che dovevano essere affissi per avere valore di legge; altri erano informazioni sul censimento e sulle attività produttive; un certo numero riguardano la piaga di allora, le epidemie, e il conseguente divieto di accogliere bastimenti provenienti da porti sospetti ovvero di bandiera sospetta (nel senso che provenivano da un porto dove si sospettava la presenza di “mal contagioso”); altri ancora sollecitano il pagamento del “donativo” cioè della tassa da corrispondere alla corona a carico di ogni comune.

Insomma tutti atti particolari che dovevano essere consegnati con certezza.

Alle volte l’importanza era causata dall’avere “la Regina Nostra Signora” dato alla luce un “bel formato, e robusto Real Principe”.

Vi sono vari tipi di lettere o di circolari che venivano spediti coi seri.

A) ordini per tutti i comuni. direttamente al Corriere “le solite tasse giusta la nota fatta, e sottoscritta dal Luogotenente dell’Officio di Corriero Maggiore di questo Regno” oppure con la formula “in conformità della tassa porta seco” e altre simili. Il pagamento delle tasse al Corriere non sempre era a carico delle Università. In questo caso non vi era la formula del pagamento.

B) Lettere che interessava trasmettere a persone al di fuori della amministrazione, di particolare importanza, e in questo caso la tassa era pagata (in anticipo o posticipo) dal committente;

C) Lettere che importava spedire dall’Ufficio del Corriere Maggiore e spedite senza spese, cioè senza pagamento del porto al corriere;

D) Lettere spedite assieme ad altre e inviate con la clausola che una sola pagava il porto mentre le altre erano senza spese.

 

I Corrieri

Fig. 8 - In questo caso non vi è la formula di rito, ma al retro vi è l’annotazione del corriere trasportatore e la data di ricezione. Non vi sono segni esteriori di una tassa, segno che era a carico del mittente, cioè la segreteria del viceré.

Fig. 9 - Il Corriere Gio Battista Campanella consegnò la circolare il 10 maggio 1780.

Quando l’argomento interessava il Corriero Maggiore questi sollecitava dalla “Real Segreteria” l’emissione delle circolare. Questa era consegnata senza tassa, come nella seguente:

Fig. 10.

La lettera circolare aveva la particolarità che non era richiusa con indirizzo vergato sulla soprascritta, come quelle del corso normale della posta, ma il destinatario era segnato sul piede della lettera che accompagnava il bando o la sola circolare che veniva spedita.

Al retro della circolare normalmente, dal 1700 in poi, erano segnati in alto i nomi dei riceventi che avevano letto la lettera, alle volte, sempre in alto, il tenore della lettera. In basso, non sempre, venivano segnati la data di ricezione, il corriere che l’aveva consegnata e la tassa pagata.

Normalmente veniva richiesta che “in piè della quale farete ricevuta”; altre volte la procedura richiesta era “facendo al medesimo ricevuta di quelli, espressando il giorno, e l’ora, che vi saranno esibite….”

Fig. 11.

L’ultimo Corriere Serio mi risulta spedito nel 1782 ma l’uso si è protratto fino al 1786. In quell’anno avvenne il trapasso del Corso delle Poste dall’affittuario al Regio Corso.


Fig. 12 - Circolare a stampa del viceré Caracciolo spedita da Palermo il 15 giugno 1782 con la consueta formula del pagamento della tassa per il Corriero da parte dell’Amministrazione ricevente.

 

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