Storia Postale
del Regno delle due Sicilie

 

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La Franchigia ai Mendicanti

di Giuseppe MARCHESE (Bollettino prefilatelico n. 140/2006)

Non è noto di chi sia la bella trovata ma il Corriere Maggiore di Sicilia, in data imprecisata decise di accordare l’indispensabile “franchigia” ai religiosi mendicanti che ansiosamente l’aspettavano.

Nel 1787, alla ripresa del servizio postale statale la Direzione di Palermo volle sapere lo stato delle poste e il Luogotenente delle Poste di Messina Comunicò a Palermo che: “I religiosi mendicanti Cappuccini, e Riformati stan godendo tuttavia tal franchezza, com'io trovai che la godevan. ” (Figura 1 e 2) [1]

Fig. 1 - Lettera da Monte (S. Giuliano) odierna Erice del 28.10.1760 diretta al Padre Leone della Sambuca “Predicatore Cappuccino” a Palermo. Il mittente, anch’esso Cappuccino annota sul fronte della lettera “A Cap.ni S. tt” che s’intende per esteso “a Cappuccini senza tassa”

 

Fig. 2 - Lettera da Salaparuta 25.11.1760 diretta a Leone della Sambuca “Guardiano Cappuccino” nel convento di Monreale. Con l’annotazione “Cappuccini”. In transito a Palermo viene apposto il cancelletto di franchigia e la parola “Franca”

Naturalmente il cattolicissimo Regno di Sicilia (ancora le Sicilie non erano divenute due) mantenne l’esenzione entro i confini dello Stato.

I frati Cappuccini videro confermata la franchigia; nel 1791 il re accordò tale privilegio anche all'ordine degli Agostiniani scalzi catalogati, pare per raccomandazione, tra i loro confratelli mendicanti. [2]

E quì viene il primo dubbio se la franchigia viene accordata anche ai “mendicanti” senza divisa, pardon senza saio, i quali aspettavano da tempo tale concessione per comunicare alle loro famiglie come stavano di salute e al loro commercialista quanto avevano incassato nel mese. Questo dubbio ci rimane fino alla fine non fidandoci della dizione “mendicanti” che si riscontra alcune volte nei carteggi ufficiali.

A mitigare questo timore e forse a dissiparlo, vi è una lettera che proviene da Tunisi, con una barca di commercio e impostata a Palermo, diretta a Siracusa, la quale porta i segni della franchigia riservata ai mendicanti. (Figura 3).

Fig. 3 - Lettera da Algeri 1.9.1808 a Siracusa e pervenuta per via privata a Palermo. In arrivo a Palermo apposto il bollo DVB PALERMO (Duca Valverde PALERMO) e tassata per grani 5. La tassa poi venne corretta ed apposta la parola “Franca” in quanto porta l’annotazione sulla soprascritta “Lettera di un povero schiavo in Argeri”. La lettera è oltremodo interessante per vari motivi non ultimo il fatto che viene fatta l’equiparazione tra “schiavo” e “mendicante” concedendo la franchigia accordata a questi ultimi. Inoltre è l’unica lettera che si conosca preveniente da un mendicante.

Nel 1814 la franchigia ai mendicanti viene confermata da una Direttiva dell’Amministrazione Postale dal seguente tenore:

Si faranno buone soltanto ai Distributori suddetti le lettere di direzione errata, che forse si troveranno, e quelle de' mendicanti, che saranno forse per rimanere.
Ai Distributori sara' pagato il solito diritto di tarì sei per ogni oncia di lettere, con dover correre a loro carico, e danno tutte quelle, che resteranno forse indispensate, ad esclusione di quelle dei mendicanti, per le quali si debba osservare le disposizioni di sopra.
[3]
Con la riforma delle Poste del 1819 le franchigie di privilegio personale sono confermate per gli ordini religiosi dei Cappuccini, Minori Osservanti, Riformati e Agostiniani scalzi. Con l’avvertenza “Per le sole lettere di mezzo foglio del Regno.” [4]

Nel 1825 una nuova “supplica” dei Cappuccini i quali “hanno implorato da S.M. la grazia di ricevere franche di tasse le lettere che loro provengono da Napoli in Sicilia e viceversa.”

La risposta del Ministero delle Finanze del 7.4.1825 è netta:

.....che a siffatta pretensione e' d'ostacolo la sovrana decisione del 30.12.1818 tutt'ora in osservanza nella quale si prescrive che non altro compete ai PP Cappuccini che le sole lettere di mezzi fogli provenienti dal Regno e che qualunque altro conteggio che ecceda tali limiti sia soggetto a pagamento.[5]

Fig. 4 - Lettera da Messina 5 gennaio 1818 diretta a Giulio di S. Giovanni “Agostiniano scalzo” a S. Nicolò di Tolentino (Palermo) con l’annotazione al retro “scritture del Convento”. A Messina venne apposto il bollo “MESSINA FRANCA” e in arrivo a Palermo apposto il bollo di controllo con inchiostro rosso. La lettera, di un foglio ripiegato, non porta segni di tassazione avallando anche in arrivo il diritto alla franchigia. Il bollo “MESSINA FRANCA” non era noto adibito a questo scopo

 

[1] - Lettera del Luogotenente di Messina in data 10.2.1787 Archivio di Stato Palermo, Fondo Poste e Procacci busta 3.

[2] - Ecc.mo Signore, essendosi degnato il re di deferire benignamente alle suppliche inviategli a mezzo di V.E. dagli Agostiniani scalzi della provincia di Messina, ha la M. S. risoluto che li medesimi abbiano le lettere franche come tutti gli altri mendicanti, con che però debbono pagare le lettere di Napoli e di Regni esteri. Lettera del viceré Principe di Caramanico. Palermo 3.6.1791

[3] - Palermo 2 Febbraio 1814 Archivio di Stato Palermo, Miscellanea archivistica II, volume 89.

[4] - Organizzazione delle Poste Né Reali Domini di là del Faro. Napoli 10 Novembre 1819.

[5] - Archivio Stato Palermo, Fondo Ministero Finanze, busta 50.

 

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