STORIA POSTALE


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UNA LETTERA….DA MAL DI TESTA
Gianluca Palano

Tutti quelli che come me amano la storia postale, si sono trovati almeno una volta nella loro vita collezionistica di fronte ad un documento complicato o addirittura impossibile da decifrare. Tali oggetti, pur rappresentando un vero e proprio rompicapo, nascondono intrinsecamente nella loro falsa veste di oggetti incomprensibili, un fascino che pochi altri sanno offrire. Con un pizzico di masochismo, siamo attratti dalla loro complessità e siamo disposti a passare ore per riuscire a districare la matassa di informazioni che ci presentano dinanzi.

A volte, occorre ammetterlo, nemmeno uno studio scrupoloso e certosino, riesce a dare tutte le risposte necessarie. Questo perché, dobbiamo sempre tenere bene a mente, che tali oggetti sono passati di mano in mano a persone di un’altra epoca e mai sapremo quale decisione, errore o anche evento del tutto casuale, possa aver determinato quel modo di agire, non riscontrabile nei regolamenti del momento.
Ho il piacere di mostrarvi uno di questi oggetti postali, a prima vista ……..da mal di testa!

Fig. 1

fig. 2



Quando il mio occhio è caduto su questa lettera, (Fig. 1 e 2) spedita durante il meraviglioso anno 1863, è stato amore a prima vista. A dire il vero sarebbe più corretto dire “amore-odio a prima vista”, perché nella sua apparente mescolanza di segni e scarabocchi confusi, ero ben cosciente della sfida che avrebbe rappresentato.

Ovviamente l’ho acquistata ed una volta nelle mie mani ne è nata una complessa ma al tempo stesso appassionante ricostruzione storico-postale, il cui segreto è stato affrontare gli indizi uno per volta.
Andiamo per ordine.

La Lettera fu impostata e fatta partire da Bergamo Bassa il 6 Ottobre 1863, diretta a Bordeaux, mediante affrancatura mista di 25 centesimi, composta da un 15 cent litografico II tipo ed un 10 Cent tipo Sardegna, oltre ad un’annotazione a penna “FRANCIA”, in alto a sinistra (Fig.3).

Fig. 3


La tariffa per le lettere di primo porto tra i due stati prevedeva, in quel preciso periodo storico, l’affrancatura di 40 centesimi, quindi la lettera fu erroneamente ritenuta valida dall’impiegato postale che provvide ad annullare i francobolli col doppio cerchio di partenza e ad imprimere sul fronte il timbro “PD”(validità dell’affrancatura fino alla consegna a destino).

Non sapremo mai come o perché un simile errore avvenne, tenendo conto anche del fatto che all’epoca gli impiegati postali subivano sanzioni severe per gli errori commessi, che andavano dalla semplice ammenda finanche al licenziamento. Il Ministero, specie in quegli anni di riforma postale del nuovo Regno, era molto pretenzioso, meticoloso e attento; difatti qualsiasi errore che ne potesse danneggiare o sminuire la fiducia, veniva subito punito in maniera energica, quasi esemplare, e reso pubblico con la divulgazione mensile delle sanzioni nei bullettini postali.
Ma torniamo alla storia di questa lettera.

Fig. 4


Arrivata alla frontiera in uno degli uffici di scambio lungo i camminamenti postali Italia-Francia, (Fig. 4) ad un secondo controllo risultò non affrancata correttamente e fu applicato quanto previsto dal regolamento sancito dalla convenzione franco-italiana. Questa volta l’impiegato postale cancellò il “PD” con tratti di penna (Fig.5), ed applicò la prevista tassa di 40 centesimi, oltre al timbro rosso di passaggio del confine “Amb. M. Cenis B” .

Fig. 5


Perché appose la tassa di 40 centesimi?

La convenzione postale vigente tra i due paesi era quella ereditata dalla convenzione Sardo-Francese firmata a Parigi il 04 Settembre 1860 entrata in vigore dal 1° Gennaio 1861. In particolare nel successivo Regolamento attuativo, per l’esecuzione di tale convenzione, firmato a Parigi e a Torino, rispettivamente l’8 ed il 10 Dicembre del 1860 si stabiliva, tra le altre cose, che le lettere con affrancatura insufficiente dovevano essere trattate come le lettere non affrancate e quindi applicando una tassa di partenza per il calcolo, di 60 centesimi, dalla quale poi sottrarre per differenza la somma totale dei francobolli apposti.
In questo caso si aveva quindi una somma mancante di 35 centesimi. (cent 60-25)

Considerando che l’art.7 di tale regolamento prevedeva, in caso di tassa non intera, l’arrotondamento al decimale superiore, fu correttamente tassata per 40 centesimi. (Fig.6)


L’impiegato, dunque, ligio a quanto previsto dal regolamento applicò la tassa, apponendo a penna la scritta “4”, arrotondando quindi correttamente la tassa dovuta al primo decimale in eccesso, rispetto ai 35 dovuti.
Arrivata a destino per la consegna, la storia di questa lettera prese un’altra piega.

Non trovando il destinatario, la persona che prese in mano la lettera pensò bene di rispedirla ad un nuovo indirizzo, probabilmente dove l’interessato si era trasferito. Per far ciò, usò un metodo alquanto sbrigativo: cancellò sulla busta il precedente indirizzo di Bordeaux, trascrisse la nuova destinazione di Tournon-sur-Rhone ed imbucò la lettera nella cassetta postale. (Fig.7)

Fig. 7


L’impiegato postale che ritirò le missive dalla buca, si rese subito conto della particolarità di questa lettera e fece, per così dire, una specie di “pulizia e ordine”, anche se alla fine il risultato fu un vero e proprio guazzabuglio di segni.
Eliminò a penna tutto ciò che aveva a che fare con la prima spedizione Italia-Francia, e quindi con tratti di penna invalidò i due francobolli apposti (Fig. 8), invalidò il timbro di partenza “Bergamo bassa” (Fig.9), invalidò il timbro Cenis B rosso di passaggio di confine (Fig.10) ed infine invalidò la precedente tassa di 40 centesimi (Fig.11).


A questo punto, dopo la maldestra pulizia, trattò la missiva per quello che restava: una lettera di primo porto scambiata all’interno del territorio francese priva di affrancatura o “schiava”; appose quindi il timbro di partenza di Bordeaux del 9 ottobre 1863 (Fig.12), e trascrisse la prevista tassa per lettere non affrancate di 30 Centimes, prima a penna e poi mediante tampone con cifra 30 (Fig. 13).

 


Ad integrare la sua corretta condotta, aggiunse alla base dei francobolli l’annotazione “trouve’ dans la boite”, …”trovata nella buca” (Fig.14)

 

Fig. 14


Fortunatamente una volta esitata la consegna, il destinatario pensò bene di conservare con cura questa strana e bizzarra lettera, consentendo a distanza di 160 anni, a noi, di poterne apprezzare la bellezza.

Terminata l’analisi tecnica di una lettera così all’apparenza scarabocchiata, salta subito all’occhio la correttezza, e non casualità, di ciascun segno impresso, sia a penna che a tampone, e possiamo apprezzare il fatto che, nonostante l’errore iniziale, fu poi trattata dagli impiegati in maniera corretta, sino ad arrivare al destinatario nella sua nuova località di residenza, secondo quello che erano le regole in vigore all’epoca.

Se non altro, almeno in questo specifico caso, lo studio dei testi e delle convenzioni è stato quanto mai istruttivo e di aiuto per l’interpretazione di questo documento storico postale, un po’ come la Stele di Rosetta fece per le iscrizioni in geroglifico.

A conti fatti, una lettera come questa mostrata, che all’apparenza può sembrare pasticciata e spaventare un collezionista che vuole cimentarsi nel decifrarla, può spesso sorprenderci, affascinarci e svelarci regole ed usi, celati sotto mentite spoglie. Svelandoci in tutto o in parte quella che è stata la storia del suo viaggio.
…….Quintessenza della storia postale.

Gianluca Palano
12-06-2023