storia postale



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1925: tassazione delle corrispondenze da o verso l'estero

di Sergio MENDIKOVIC

L’amministrazione postale del regno, sempre attenta alle proprie entrate erariali e di fatto al bilancio, era sempre prodiga di ogni informativa atta ad istruire il personale postale.

Nel 1925 il MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI sulla Rivista delle Comunicazioni – AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE DEI TELEGRAFI (supplemento al fascicolo XXIV del 15 Dicembre 1925), avente a titolo “MODIFICAZIONI ALLA TABELLA DELLE TASSE RISCOSSE ALL’ESTERO PER L’AFFRANCATURA DELLE CORRISPONDENZE A DESTINAZIONE DELL’ITALIA”, alla voce “AVVERTENZE”, stigmatizzava quanto segue:

Risulta al Ministero che numerose corrispondenze originarie dall’estero insufficientemente affrancate vengano dagli Uffici postali consegnate ai destinatari senza riscuotere la sopratassa prescritta, o riscuotendola in misura inferiore a quella dovuta, e ciò perché gli uffici non si curano di consultare le tabelle degli equivalenti di tasse all’uopo pubblicate. Poiché la riscossione coscienziosa delle sopratasse suddette, può rappresentare un notevole cespite del nostro bilancio si invitano gli Uffici a curare con la massima diligenza questa importante parte del servizio, tenendo presenti le indicazioni risultanti dalla tabella che segue e le eventuali modificazioni che saranno di volta in volta partecipate dal Ministero.

La tabella summenzionata, dall’Albania al Venezuela compreso le colonie dei singoli paesi, per la corposità si è preferito fare scansione completa della rivista, che è qui possibile scaricare in PDF.

Nel secondo capitolo si fa riferimento alla “Tassazione delle corrispondenze dirette all’estero”.
Si riporta integralmente:

Le corrispondenze non o insufficientemente affrancate debbono recare il timbro T (Tassa da pagare). L’importo che il Paese destinatario dovrà percepire dovrà percepire deve essere indicato su tali invii in franchi e centesimi-oro, in cifre visibili apposte all’angolo destro superiore della soprascritta (Art. 38, $ 1, convenzione postale di Stoccolma). Per ottenere tale importo basta aver presente che ogni 5 centesimi di lira mancanti si debbano percepire 2 centesimi-oro, tanto per lettere di un porto, che per lettere di porti successivi e per cartoline. (Per es.: Una lettera è francata con L. 0,75 invece di L. 1,25. Si indicherà come tassa da percepire frs. oro 0,20). Per le corrispondenze dirette in Austria, Cecoslovacchia, Rumenia ed Ungheria vale il seguente prospetto, per lettere di un porto e cartoline; per il resto, la tassa da percepire all’estero, è quella già indicata, cioè di 2 centesimi-oro per ogni 5 centesimi lira mancanti.

Segue tabella:

 



Libretto affrancato 1926 su fascetta strappata per cent. 50 presumibilmente V° porto stampe (10 cent. x 5)
oppure l’affrancatura potrebbe essere mancante per cent. 10 (visto lo strappo) per un totale pari a cent. 60 – I° porto manoscritti.

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