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Cronache Fiumane

di Sergio MENDIKOVIC

Le vicende che portarono alla formazione prima del libero stato fiumano e poi alla definitiva annessione all’Italia sono costellate da eventi, imposti della potenze straniere, che spinsero verso la guerra civile. Qualcosa si riesce a cogliere anche nel campo strettamente filatelico. Le vicende di seguito narrate si collocano in quel segmento di storia filatelica, i “non emessi”, affrontato già da illustre firme
Una curiosità. Il termine “non emesso”, in ambito filatelico, viene fatto risalire quasi certamente agli anni ’20 del secolo scorso quando si svolsero i fatti che narriamo. Con tale termine si identificarono quelle carte-valori postali, già pronte, che non furono messe in distribuzione. Si tratta, perciò, di francobolli veri e propri, che presentano caratteristiche identiche a quelle dei valori regolarmente emessi nello stesso periodo, che fanno capo ad una volontà ben precisa, supportata da tutta una serie di formalità normative e amministrative precedenti alla loro messa in corso. In seguito, però, circostanze di varia natura hanno indotto le autorità competenti a non completare l’”iter” e a non mettere in corso gli stessi valori.

CENNI STORICI


Il 6 Luglio 1919 scoppiarono dei tumulti tra i militari francesi e la popolazione civile appoggiata dalle truppe italiane. L'episodio, noto come “Vespri Fiumani”, provocò nove morti e molti feriti. I militari italiani vennero ritenuti responsabili degli incidenti e da Parigi si decise di sciogliere il Consiglio Nazionale di Fiume e di far ritirare i militari italiani
I granatieri abbandonarono la città il 25 Agosto ma giunti a Ronchi, un piccolo centro nei pressi di Monfalcone, si fermarono. Fu chiesto a D'Annunzio di porsi alla loro testa e di tornare a Fiume. Il Vate accettò come testimonia lo scritto riprodotto.
Il 12 Settembre si diede il via alla cosiddetta “Marcia di Ronchi”. Al posto di frontiera, il generale comandante delle truppe regolari italiane, che aveva ricevuto l'ordine di fermare “anche con le armi” D'Annunzio, si unì a loro e in quello stesso giorno D’Annunzio entrò nella città istriana alla testa di circa 2.500 uomini. Egli assunse il comando di Fiume, nominato “Governatore” dal Consiglio Nazionale, ma per la popolazione egli era solo il “Comandante”, facendo intendere, con tale termine, di desiderare l’annessione al Regno d’Italia.
Le truppe alleate presenti nella città la abbandonarono subito e le vibrate proteste internazionali indussero il governo italiano a fare ufficialmente pressioni sui legionari per farli desistere. Si giunse a istituire un blocco navale intorno alla città con l'obiettivo di impedire qualsiasi tipo di rifornimento. Ciò, però, non impedì che continuassero ad arrivare moltissimi volontari. Il governo italiano fu, quindi, costretto ad aprire un dialogo con il Comandante. Le proposte italiane furono sempre rigettate.
Il Poeta per far comprendere a tutte le nazioni quale fosse il volere dei cittadini, indisse, il 29 ottobre, delle elezioni per rinnovare il Consiglio Nazionale. Vasta fu l’eco dell’evento grazie anche alla presenza in città di numerosi giornalisti stranieri. Il responso delle urne fu plebiscitario. Su 7.154 votanti ben 7.013 diedero ragione al Comandante chiedendo l’annessione all’Italia.



Avvicinandosi il momento in cui l'Italia avrebbe dovuto abbandonare la Dalmazia, il 12 Agosto 1920, il Poeta proclamò la “Reggenza del Carnaro”. Venne promulgata una Costituzione scritta dallo stesso D'Annunzio e da Alceste De Ambris. Le idee di quel testo, decisamente rivoluzionarie per l'epoca, provocarono altre defezioni.
Con il ritorno al governo in Italia del liberale Giovanni Giolitti, avvenuto nel Giugno 1920, l'atteggiamento ufficiale del Regno nei confronti della Reggenza si inasprì ulteriormente. Il 12 Novembre, Italia ed Jugoslavia firmarono il Trattato di Rapallo che, tra l’altro, prevedeva che Fiume divenisse uno stato indipendente, o meglio una città stato, obbligando le due nazioni confinanti, Italia ed Jugoslavia, a rispettarne sempre l'indipendenza. Cosa che, ovviamente, avrebbe costretto D'Annunzio ed i suoi legionari non solo ad abbandonare la città, ma anche la Dalmazia, tranne Zara e qualche isolotto.
D'Annunzio, non solo non accettò il trattato ma, addirittura, per garantire una migliore difesa di Fiume, fece immediatamente occupare le isole di Veglia e Arbe.
Il 24 Dicembre 1920 l'Italia decise di intervenire militarmente contro i legionari, dando vita a quello che è conosciuto come il “Natale di Sangue”, come fu definito dallo stesso Vate. La battaglia dei legionari e volontari dannunziani contro l'esercito regolare italiano, comandato dal generale Enrico Caviglia, iniziò il 24 dicembre 1920 e durò cinque giorni. D'Annunzio, alla fine, considerando la città indifendibile, decise di abbandonarla il successivo 18 Gennaio. Partito D'Annunzio, fu creato un governo provvisorio presieduto da Antonio Gossich che non seppe evitare le continue tensioni tra i filo-italiani e gli autonomisti. Nel 1922, però, salito al potere Mussolini, furono riaperte le trattative con il governo di Belgrado ed il 27 Gennaio 1924 Fiume divenne terra italiana. Il Trattato di Roma fu firmato il 22 Febbraio dello stesso anno dal Re.

Immediatamente alla fine della Prima Guerra mondiale cominciò ad essere agitata la questione di Fiume.
Il Patto di Londra del 26 Aprile 1915, per onorare il quale l'Italia era entrata in guerra contro gli imperi centrali, aveva previsto che, al termine del conflitto, la città non sarebbe stata consegnata all’Italia e ciò, ovviamente era visto come un’ingiustizia dai fiumani, che erano a gran maggioranza di etnia italiana.
Il 29 Ottobre 1918 le truppe del futuro regno serbo – croato – sloveno occuparono la città sull’onda dell’imminente sconfitta asburgica scatenando però una violenta reazione. Fu costituito un “Consiglio Nazionale” presieduto da Antonio Grossich ed il giorno successivo un plebiscito proclamò l'annessione al Regno d'Italia.
A salvaguardia dell’autonomia della città il comando interalleato inviò il 17 Ottobre truppe italo americane assieme a reparti inglesi e francesi.
All'aprirsi della Conferenza di pace di Parigi, nel gennaio 1919, l'Italia chiese che, in forza di quel plebiscito, Fiume fosse annessa all'Italia, scatenando la reazione negativa della Francia e degli Stati Uniti.
Il 7 Aprile 1919 il Consiglio Nazionale di Fiume chiese aiuto a Gabriele D'Annunzio che dell'italianità della città si era fatto paladino. Questi accettò l'invito e sollecitò il Governo chiedendo che l'esercito italiano occupasse senz’altro la città.





Sul piano internazione la situazione si stava complicando perché a Parigi, soprattutto per volere del presidente americano Wilson, si stava decidendo di non annettere all'Italia neanche la Dalmazia, che ci era stata già assegnata dal Patto di Londra del 1915.
D'Annunzio, allora, per dare un più ampio respiro alla sua azione, il 14 Novembre, alla testa di un manipolo di legionari, sbarcò a Zara. Anche in questo caso non vi fu alcuna opposizione, anzi, tutti i soldati italiani ivi stanziati si unirono a lui. Egli era conscio delle difficoltà, anche interne che si stavano addensando su di lui. Molti dei suoi più fedeli amici cominciarono ad abbandonarlo, anche lo stesso Mussolini, che lo aveva inizialmente aiutato, prese contatti con esponenti delle più diverse correnti politiche: socialisti, anarchici e bolscevichi sperando di evitare la disgregazione di quanto già costruito.


CENNI POSTALI

Nei seguenti paragrafi analizzeremo i valori non emessi di Fiume.
Il 30 gennaio 1919, il “Consiglio Nazionale” decise di dotarsi di una serie di francobolli, affidando l’incarico alla Tipolitografia Zanardini & C. di Trieste. Le cronache filateliche ci riportano che fin dall’inizio la tiratura fu interessata da varianti di carta, di colore e quant’altro. Vi furono anche delle sparizioni di fogli non definitivi, i rimanenti in seguito ebbero una diversa perforazione rispetto alla programmazione originaria.
Nel luglio seguente, per adeguarsi a quanto previsto dalle norme dell’Unione Postale Universale, si dovette intervenire sui valori dentellati andando a modificare la dicitura da “FIUME” a “POSTA FIUME”. Vi furono poi ulteriori distrazioni nelle scorte stampate che indussero il Consiglio a non emettere cinque dei tredici valori approntati. Essi vennero riciclati mediante soprastampe ed usati principalmente come marche da bollo.
Visti i continui ammanchi, si decise di affidare l’appalto della stampa ad un’altra ditta: la tipografia milanese Bertieri & Vanzetti. Anche in questo secondo caso non mancarono gli ammanchi che finirono più o meno ufficialmente a qualche fortunato collezionista.
Un secondo caso di mancata emissione si ebbe quando D’Annunzio decise di celebrare il primo anniversario dell’impresa. Fu effettuato, perciò, un ordinativo allo Stabilimento Danesi di Roma di una serie di quattro francobolli i cui bozzetti vennero realizzati da Adolfo De Carolis. I valori portavano originariamente la dicitura “FIUME D’ITALIA”. Mancava perciò il termine POSTE mentre era presente una dicitura che avrebbe gettato altra benzina sul fuoco, creando un incidente diplomatico internazionale. Di fatto si celebrava l’annessione della città al Regno d’Italia. In considerazione di ciò si decise di modificare il bozzetto rifacendo il tassello superiore in cui si inserì una più neutra dicitura “POSTE DI FIUME”. I quantitativi già stampati furono invece soprastampati con la scritta “Valore 1,50” che furono poi destinati ad un uso fiscale interno: tassa per passaporti. Il solo valore da 20 cent., in modeste quantità, capitò fortunosamente sul mercato filatelico, certamente grazie all’”interessamento” del tipografo.

FIUME: SERIE NON EMESSI DEL 1919
25 c. “Allegoria della rivoluzione” - color azzurro - Dent. 11½ - Senza filigrana - Stampa: litografia - Fogli da: 100 - Dim.: mm. 25×32 - Disegnatore Pitteri Validità: 30 aprile 1920
1 corona “Porto di Fiume e bandiera del regno” - color arancio - Dent. 11½ o 13×12½ - Senza filigrana - Stampa: litografia - Fogli da: 100 -Dim.: mm. 32×25 - Disegnatore Pitteri - Validità: 30 aprile 1920
2 corone “Porto di Fiume e bandiera del regno” - color azzurro - Dent. 11½ o 13×12½ - Senza filigrana - Stampa: litografia - Fogli da: 100 - Dim.: mm. 32×25 - Disegnatore Pitteri - Validità: 30 aprile 1920
3 corone “Porto di Fiume e bandiera del regno” - color rosso - Dent. 11½ o 13×12½ - Senza filigrana - Stampa: litografia - Fogli da: 100 - Dim.: mm. 32×25 - Disegnatore Pitteri - Validità: 30 aprile 1920
5 corone “Porto di Fiume e bandiera del regno” - color bruno - Dent. 11½ o 13×12½ - Senza filigrana - Stampa: litografia - Fogli da: 100 - Dim.: mm. 32×25 - Disegnatore Pitteri - Validità: 30 aprile 1920


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