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Otto settembre 1943 ci fu interruzione postale?

di Marino Bignami

 

Ho un dubbio che mi porto appresso irrisolto da anni. Tempo fa avevo letto, (la memoria non mi aiuta e non so dove) che il servizio postale italiano dopo l'otto settembre 1943 era stato sospeso dai tedeschi. Controllando parecchia corrispondenza del periodo ho raccolto documenti che attestano un servizio postale pressochè normale per l'interno fra Centro-Nord e Nord, mentre era interrotto il flusso con il Sud isolato dal fronte di guerra; nessuna notizia invece del servizio con l'estero. Nel periodo, compatibilmente con lo stato di guerra, ho rilevato che il servizio interno era stato pressochè normale anche nei giorni immediatamente successivi alla caduta del Duce (quando i tedeschi intasavano le ferrovie, occupavano l'Italia e facevano prigionieri i nostri soldati). Ho cercato documenti di corrispondenza inviata all'estero ma non ho trovato nulla prima del marzo 1944.

Le buste riprodotte sono corrispondenza tra Robbio (PV) e Torino, la busta soprastante parte da Robbio il 7 settembre "43 arriva a Torino l'8 settembre. Il destinatario risponde l'11 settembre ed è consegnata il giorno 14, tutto nella norma. Nella risposta ci sono commenti sulla situazione torinese: ".......Torino è abbastanza tranquilla, almeno in centro, e per quanto ho potuto constatare anche in certe parti della periferia. Non so adesso cosa succederà: certo per ora non ti conviene muoverti..... .....ho fatto ora una scappata a casa e ti assicuro che è impressionante traversare le nostre vie quasi completamente deserte. ..."


In particolare ho in collezione (riprodotta sotto) una busta raccomandata indirizzata alla Croce Rossa Internazionale di Berna (?), dirottata poi correttamente dalle poste elvetiche a Ginevra. Partita da Modena, come da regolamento il responsabile postale ha controllato il documento di identità del presentatore, ha affrancato la lettera ed ha applicato al retro la sua firma e il bollo a data in dotazione del 22 novembre (senza millesimo fascista). Come è noto era vietato gettare la corrispondenza per l'estero in buca, si dovevano presentare le lettere in ufficio postale chiuse ma non affrancate, per evitare scritte nascoste sotto i francobolli. La lettera partita poco prima della costituzione della R.S.I., giunse a destino solamente alla fine di marzo del 1944 con un ritardo di ben 4 mesi! Porta la fascetta e i bolli della censura subita dalla Wehrmacht, che dal tipo di bollo e della fascetta applicata fu effettuata molto probabilmente a Berlino [1] [3]. Da Modena arrivò a Parma ferrovia dove come raccomandata per l'estero fu registrata e messa in un sacco postale che venne probabilmente sequestrato dai tedeschi. La busta non reca traccia della censura italiana, quindi fu verosibilmente accantonata per essere controllata in seguito. Altre buste del periodo inviate in Svizzera da Milano nella primavera del "44 impiegarono invece circa un mese ad arrivare a destino dopo aver subito il controllo della censura repubblichina e di quella nazista affettuato a Monaco di Baviera ( le frontiere italiane con la Svizzera erano chiuse?).



 

 

 


Ricordo alcuni fatti: dopo l’armistizio dell'otto settembre 1943 i tedeschi con 400.000 uomini della Wehrmacht fecero dell’Italia centro-settentrionale zona di conquista, come lo erano già i territori che confinavano con l'Italia. Ad Est i territori sotto dominio tedesco confinavano con le nostre nuove province istriane di Lubiana e Fiume, al Nord con l'Austria già incorporata nel III° Reich, ad Ovest con la Francia occupata dalle truppe germaniche.
L'Italia era tagliata in due al Sud dal fronte di combattimento nei pressi di Cassino sulla "linea Gustav" e la Sicilia in era in mano agli alleati.[2]
L'unico confine con un territorio libero dal dominio tedesco e da cui avrebbero potuto passare e diffondersi notizie era il confine italo-elvetico. Dopo l'armistizio per evitare fughe di persone e notizie, il confine con la Svizzera fu chiuso, (presumo anche alla corrispondenza internazionale, non avendo trovato notizie dettagliate in merito) la sua sorveglianza venne rafforzata per motivi diversi su entrambi i versanti.
I tedeschi con questa operazione militare si trovarono ad affrontare un impegno logistico gigantesco: in pochi giorni centinaia di treni passarono dal Brennero, prima verso l'Italia per trasportare le truppe, poi in senso inverso per evacuare i militari italiani presi prigionieri e relegati nelle caserme e nei lager temporanei (un numero impressionante: quasi 700.000 persone). I loro spostamenti sconvolsero il sistema dei trasporti ferroviari specie nel Nord-est, ma la posta interna viaggiò abbastanza normalmente. Lo spostamento di questa grande quantità di militari e persone dei due fronti che dovevano comunicare alle famiglie i loro nuovi indirizzi dovuti ai trasferimenti, fece si che il controllo puntiglioso della corrispondenza con la censura divenne l'assillo dei comandi tedeschi con intasamento della normale prassi di controllo e di fortissimi ritardi del corso postale. Si ha conoscenza di rapporti tedeschi sull'organizzazione postale dell'epoca che affermano il passaggio dal Brennero nei periodi successivi ai fatti in questione fino a 106 treni al giorno per il trasporto di corrispondenza e pacchi destinati alle truppe degli invasori-alleati [3]. Bisogna inoltre ricordare che anche la corrispondenza dei prigionieri italiani sparsi in tutto il mondo che era trasportata sotto l'egida della Croce Rossa Internazionale da navi neutrali, venne fatta sbarcare nei porti tedeschi e cadde sotto il trasporto e la censura tedesca. Inoltre dalle lettere che i parenti inviavano alla Croce Rossa Internazionale con sede in Svizzera per chiedere notizie del congiunto si potevano ricavare informazioni preziose, perciò anche queste erano attentamente controllate. L'accavallarsi di nuove realtà con molta corrispondenza da censurare e controllare obbligò i tedeschi a procrastinare il lavoro di controllo e tutto il surplus inevaso di corrispondenza inerente alla nuova situazione politico militare venne spedito a Berlino e depositato per tempi migliori (si fa per dire!). Il trasporto e il controllo della corrispondenza ricevuta e inviata dei militari della Wehrmacht (fra questi c'erano anche italiani arruolati) fu espletato con precedenza assoluta dai servizi postali dei militari, mentre quella dei prigionieri italiani in mano agli anglo-americani che scrivevano ai parenti fu assegnata alle SS (anche se la convenzione di Ginevra prescriveva che avrebbero dovuto farlo solo gli italiani della R.S.I.dopo la costituzione del nuovo stato). La censura della corrispondenza degli internati (I.M.I.) in Germania inizialmente fu fatta dalla Wehrmacht a Berlino, poi dopo il potenziamento della struttura venne fatta a Monaco di Baviera. Consultando opere dedicate alla posta militare italiana e tedesca qualche notizia sul periodo l'ho trovata [3] [4], invece l'unica notizia sulla posta civile è una interruzione del servizio postale, imposta dai tedeschi nella capitale, dal 14 al 18 settembre 1943 [2].
Il problema dell'interruzione del servizio postale fra Svizzera e Italia dopo l'otto settembre, con le poche notizie e pochi documenti in mio possesso rimane per me una domanda senza risposta: c'è qualche lettore specializzato di questo periodo che abbia notizie precise su questo evento? potrebbe darmi una risposta che soddisfi la mia curiosità?

[1] G.Migliavacca - Cronaca Filatelica N° 249
[2] A.A.V.V. - 1945 dalla guerra alla pace - Studio filatelico Nico
[3] G. Giannoccolo - I militari italiani nelle formazioni germaniche 1943 - 1945
[4] L. Buzzetti P.Vironda - Unificato - Poste da campo e Feldpost -

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