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Storie di famiglia, di un prete alpinista e di uno stratagemma per risparmiare sulle spese postali

di Enrico BERTAZZOLI

Don Luigi Ravelli (1879 - 1963) è stato un sacerdote e alpinista molto conosciuto in Valsesia. A Borgosesia (Comune di 13.000 abitanti in Provincia di Vercelli) c’è una piazza a lui dedicata, e chi è cultore della montagna e in particolare del Monte Rosa, è probabile che conosca le sue celebri guide edite dal Club Alpino Italiano nel 1924 che, ristampate, sono tuttora uno strumento valido per chi frequenta i monti della Valsesia. A lui è intitolato il “Bivacco Luigi Ravelli”, in Val d'Otro presso Alagna..(*).



A lato: Don L. Ravelli in una foto del 1928


Sotto: la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista di Foresto Sesia officiata da Don Ravelli per 59 anni


Il Ravelli dal 1904 al 1963 è stato parroco di S. Giovanni Evangelista di Foresto Sesia, oggi frazione di Borgosesia, ma Comune autonomo fino al 1928. Foresto è situato a 551 metri d’altezza, sulla sinistra risalendo la valle che porta ad Alagna, poco dopo Borgosesia. Nel 1921 aveva 364 abitanti, mentre oggi il numero non mi è noto, ma i residenti dovrebbero essere rimasti abbastanza stabili. Foresto non ha mai avuto un ufficio postale, che era ed è tutt’ora a Isolella, anch’essa frazione di Borgosesia da cui parte la strada che in tre chilometri di salita conduce al paesetto di Don Ravelli. All’epoca l’ufficio postale di Isolella era una Ricevitoria soltanto postale di 3° classe appoggiata a Borgosesia con frazionario 41/132, mentre a Foresto fu attivato un posto fonotelegrafico comunale collegato col capoluogo, ancora attivo nel 1943.

Negli anni Venti, contrariamente ad altre valli alpine caratterizzate da un’economia povera, basata sulle poche risorse agricole di montagna, da un limitato allevamento di bestiame e da piccole attività artigiane, la Valsesia se la passava meglio, sia per le tante industrie tessili presenti in valle, sia per il buon flusso turistico legato alle mete alpine e ai pellegrinaggi religiosi ma, per un parroco di un piccolo e isolato paese escluso dai circuiti turistici, non era certo facile sbarcare il lunario.

I miei genitori, entrambi amanti della montagna ma non abbienti, si concedevano una vacanza estiva in qualche luogo che servisse da base per gite ed escursioni in montagna e, non avendo i mezzi per frequentare i grandi alberghi della valle, soggiornarono varie volte in una casa privata a Foresto, dove strinsero una grande amicizia con Don Ravelli, innamorato della montagna almeno altrettanto se non più della sua missione di sacerdote.



Copertina del I volume della guida della Valsesia in 2 volumi Ediz. 1924 di Don L. Ravelli

Pur non essendo provetti alpinisti, i miei genitori assieme ad altri villeggianti incitati dal nostro sacerdote enormemente appassionato della montagna, presero parte a parecchie escursioni impegnative guidate da Don Ravelli nel massiccio del Monte Rosa, allora esente da impianti di risalita, allenandosi per raggiungere i 4554 metri della Capanna Margherita, la più ambita meta per alpinisti di capacità contenute.

Per la cronaca, a causa del maltempo la Capanna Margherita non la poterono raggiungere nell’estate del 1923 e neppure dopo, poiché, a motivo della nascita dei figli, non poterono più frequentare la Valsesia.

Tuttavia, per molti anni si tennero in contatto epistolare con la loro vecchia guida e con alcuni suoi parenti del posto, e di tanto in tanto mio padre spediva loro qualche cosa di mangereccio, allora molto apprezzato da quella gente semplice e modesta. Don Ravelli prontamente ringraziava con una cartolina illustrata ma, poiché per lui anche gli spiccioli erano preziosi, ogni volta trovava qualche stratagemma per limitare a 10 centesimi la spesa del francobollo, che era la tariffa che consentiva di scrivere soltanto data e firma (la tariffa saliva a 20c per 5 parole di convenevoli, e a 40c per la corrispondenza - poi scesa a 30c dal 16.8.27).





Nella cartolina datata Foresto 4.4.28, spedita a mio padre da Isolella il 5.4.28, Don Luigi Ravelli si firma “Don Luigi Oliva”, intendendo ringraziare per le olive che mio padre gli aveva appena spedito.










Mentre nella cartolina datata Foresto 25.12.29 (Natale), ma spedita da Isolella il 20.12.29, intendeva fare gli auguri di Natale senza dichiararlo. Se avesse scritto anche soltanto “Grazie per le olive” o “Buon Natale”, la tariffa sarebbe stata di 20c mentre, anche se oggi la cosa ci fa sorridere, il nostro prete attento e parsimonioso se l’è cavata in entrambi i casi con 10 centesimi.

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(*) È stato costruito nel 1964 su iniziativa della sezione di Varallo del CAI in località laghetto di Terrafrancia, Val d'Otro, a 2.504 m s.l.m. Alpi Pennine, per rendere più agevole l’accesso alla cima del Corno Bianco (Weisshorn) 3.320 m. Il bivacco incustodito e aperto tutto l'anno, ha la tipica forma a botte in legno rivestito di lamiera zincata e dispone di 12 posti in cuccette con materassini e coperte.

 

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