storia postale

 

 





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Annulli a matita e a penna

di Marino BIGNAMI

Il servizio postale ha avuto da sempre la necessità di comunicare agli addetti che si occupavano del trasporto della corrispondenza il trattamento a cui era stato sottoposto il singolo invio e quelli da effettuare in futuro, principalmente erano le indicazioni di servizio come il valore della tassazione da esigere, oppure dopo l'introduzione dei francobolli, la loro obliterazione; é evidente che il sistema più semplice e pratico fosse la lettera stessa.
La normativa postale prevedeva che ogni operazione si potesse segnalare sia a mezzo di timbri sia con scritte manuali. Il mancato annullo dei francobolli da parte dell'ufficio postale mittente era una carenza che da regolamento andava colmata. Le motivazioni del mancato annullo potevano essere le più varie: mancaza temporanea dei tipari oppure situazioni contingenti come disastri, guerre o conflitti locali; oppure più banalmente per dimenticanza dell'addetto.
In ogni caso l'annullo mancante doveva essere praticato obbligatoriamente in transito dagli addetti postali che ne scoprivano la mancanza, come da regolamento con il bollo a data fino al 1932, poi come da istruzioni allegate, con la matita colorata, ma non mancano altri annullamenti, frequente il lineare "annullato".

Estratto dalla rivista "Rassegna delle Poste dei Telegrafi e dei Telefoni" del 1932

Durante la seconda guerra mondiale, soprattutto nei pressi del fronte, si sono avuti spesso ritardi e interruzioni del flusso postale dovuti a fatti contingenti legati alle operazioni militari, o al rallentamento del servizio postale per necessità di controllo o di censura.

Presento tre oggetti legati a momenti drammatici delle operazioni militari del secondo conflitto mondiale che hanno avuto annulli anomali manuali: una busta del 1941 proveniente dall' A.O.I., un'altra del 1942 dall' Egitto nella zona di El Alamein e la terza durante lo sbarco angloamericano in Sicilia nel 1943.

La prima è la busta di una lettera aerea spedita dall'A.O.I.in data sconosciuta e giunta a destino a Spoleto il 22/1/1941. Effettivamente in quei giorni erano in atto operazioni militari nella colonia perchè dopo la dichiarazione di guerra fatta dall'Italia alla Gran Bretagna si ebbe logicamente la chiusura immediata del canale di Suez da parte inglese; la nostra colonia rimase isolata avendo perso ogni possibilità di raggiungere via mare l'Italia. Inoltre tutte le tappe intermedie del percorso erano in mano inglese.
Dopo la dichiarazione di guerra i nostri soldati attaccarono immediatamente i territori inglesi che inizialmente persero terreno, ma dopo avere subito alcune sconfitte iniziarono la controffensiva in forze contro le truppe italiane che dovettero retrocedere e restarono imbottigliate lontane dalla madre patria.
Unico canale di comunicazione postale fu il mezzo aereo che venne praticato per alcuni mesi. La rotta aerea prevedeva che dopo aver lasciato l'Italia a Siracusa in Sicilia il velivolo facesse scalo tecnico a Bengasi in Cirenaica come ultima tappa (città allora ancora in nostre mani) prima di avventurarsi per raggiungere Asmara sorvolando il territorio nemico.
Poco dopo, il 6 febbraio 1941 anche Bengasi cadde e questa rotta venne a mancare; forse la lettera mostrata é arrivata con l'ultimo aereo che ha toccato Bengasi italiana.
Alla data la corrispondenza inviata verso la colonia era solo quella ufficiale, governativa, ma nel ritorno venivano trasportate anche lettere dei nostri connazionali, sia civili che militari. Probabilmente per la fretta alla partenza il sacco venne preso in carico dalla censura ma non si ebbe tempo di annullare l'affrancatura che venne effettuata in arrivo con la matita blu.

La seconda é una lettera, anch'essa aerea, partita dalla Libia durante gli intensi combattimenti avvenuti nella zona di El alamein nel luglio 1942.
Il mittente al retro indica la posta militare 260. La posta militare 260 era della divisione Sabratha che alla data era attestata ad Agheila, ma con continui spostamenti e scontri cruenti contro gli inglesi. La lettera parte in data imprecisata e arriva a Napoli l' 8 maggio 1942. Anche questa é mancante degli annulli dei francobolli con il bollo a data, che verosimilmente venne effettuato con matita blu a Napoli come da regolamento.

Il terzo caso é composto da due lettere, entrambe annullate a penna e senza censura; una contiene il testo datato il 4 luglio che la destinataria ha trascritto sul fronte della lettera che é arrivata a destinazione il 9 luglio del 1943, la seconda é senza timbro di arrivo ed é senza testo ma la destinataria ha datato con la stessa scritta sul fronte: 13 luglio 1943.
La prima lettera é francata anche come Espresso e datata 4 luglio (forse l'espresso é stato applicato come fuori sacco per la consegnata al treno), descrive i lavori di difesa costiera della zona di Gioiosa Jonica sulla costa calabrese.
Dopo alcuni giorni, il 10 luglio 1943, come é noto si ebbe lo sbarco in Sicilia degli Angloamericani.
La seconda busta é datata 13 luglio ed è seguente allo sbarco siciliano, anch'essa é annullata a penna; peccato non ci sia la corrispondenza, forse ci avrebbe permesso di apprendere notizie di prima mano sull'impatto avuto dai militari alla notizia dello sbarco alleato sul suolo italiano.

Probabilmente le buste mostrate sono state trascurate dai collezionisti perchè i francobolli hanno avuto un annullo anomalo che li ha sfregiati, a mio giudizio invece i tre modesti documenti ne sono stati valorizzati dal punto di vista storico.

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