storia postale



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Salerno 1944: Capitale dell’Italia liberata
(2ª parte)

di Sergio MENDIKOVIC(L'Occhio di Arechi n. 57 - C.F.N.S.)

Qualcuno ricorderà sul notiziario n. 54 che, nella lettera presentata del 28 maggio 1944, al verso si legge: “Comando R. G. di Finanza dell’Italia Liberata – Salerno”. Per un caso fortuito siamo in grado di presentare una missiva, completa di testo e proveniente dallo stesso archivio, del 26 maggio 1944, indirizzata al Gent.mo Sig. Serafino Alfano S. (sotto o vice) Brigadiere R.G. Finanza Comando R.G.F. dell’Italia Liberata, Salerno. Essa è in risposta ad uno scritto del 10 dello stesso mese ed è stata spedita, come si rileva dall’annullo, chiarissimo, da Adelfia – Canneto (BA) il 25 maggio 1944, quando il governo si era stabilito nel capoluogo campano da oltre tre mesi (e si sarebbe rimasto circa un altro paio di mesi prima di trasferirsi a Roma).

Affrancata con un 50 centesimi “Lupa”, il bollo prima ricordato è stato impresso in blu nerastro e quindi in modo difforme ai regolamenti postali, ma che denota la necessità di “arrangiarsi” con quello che si trovava sotto mano. Il bollo, a lunette rigate, deve la particolarità del nome al fatto che il Comune, poco distante da Valenzano a sud di Bari, nacque (nome compreso) dall’artificiale fusione, nel 1927, di due comuni, Canneto e Montrone, divisi dalla ferrovia Bari – Taranto via Turi – Putignano – Noci. Entrambi avevano, e ancora oggi hanno, un ufficio postale il cui bollo, appunto, tramanda la primitiva denominazione dei due centri.

Il verso della lettera è impreziosito dalla fascetta “Verificato per censura” e da due bolli in gomma impressi in violetto bluastro: uno tondo, a ponte, “Verificato per censura” e numero illeggibile e l’altro, egualmente tondo, con stemma centrale (una macchia indecifrabile) e la scritta “Commissione Provinciale…”. Il verso, oltre il mittente e l’altra metà della fascetta di censura, con il bollo passante già presente al recto “Commissione Provinciale di censura…” ovviamente di Bari, reca un grosso bollo rettangolare in gomma con la doppia dizione “Prelevato per censura il giorno 27 maggio 1944” e “Restituito alle poste per l’inoltro il giorno 27 maggio 1944”, nonché il bollo a ditale con la scritta A.C.S. (Allied Censorship Station), un di più tipico del centro pugliese vista la presenza del bollo a ponte. Ancora più interessante, la notazione a matita blu “ore 18 Ricevuta 31 – 5 – 944”, che ci dà una certezza dei tempi.
È evidente che, per il nostro discorso, è l’indirizzo al recto a rivestire un’importanza fondamentale. Da esso emerge che Salerno era sede del Comando Generale della Guardia di Finanza dell’Italia Liberata e quindi svolgeva le funzioni di capitale, cosa che non era ad esempio per Bari, che nella circostanza era una semplice provincia. Il contenuto della missiva è strettamente personale ed esprime sentimenti contrastanti che vanno dalla speranza di rivedersi alla gelosia, non tanto latente, di Caterina, la fidanzata del nostro Sottobrigadiere, che scrive: "... Ho appreso inoltre che spesso ti rechi a casa dei tuoi zii, e che ti diverti molto con le care cugine nell’andare qualche volta al cinema. Si caro io non sono gelosa … ma ...".
Tra le considerazioni che si possono fare ve ne è sia una postale, che in solo quattro giorni, censura e impedimenti di guerra vari, la posta raggiunse Salerno da un paesino del barese e che i sentimenti, compresa la gelosia e la voglia di vivere, erano ritornati nell’Italia liberata a meno di nove mesi dallo scoppio delle bombe.

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