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Lettera da Cosenza ad Asmara in 531 giorni

di Gianni VITALE

L'Africa Orientale Italiana (sigla A.O.I.) era la denominazione ufficiale dell'Impero coloniale italiano nel Corno d'Africa, proclamato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936, dopo la conquista italiana dell'Etiopia. L'Africa Orientale Italiana univa all'annesso Impero etiope le colonie dell'Eritrea e della Somalia Italiana, ed era a sua volta divisa in sei governatorati: Governatorato di Amara, Governatorato dell'Eritrea, Governatorato di Harar, Governatorato di Galla e Sidama, Governatorato dello Scioa e Governatorato della Somalia.

L'A.O.I. cessò di esistere alla fine del novembre 1941, dopo la sconfitta italiana subita nella campagna contro gli Alleati durante la seconda guerra mondiale.

Il Banco di Roma aveva sedi ad Asmara, Massaua, Assab, Gondar, Dessiè, Debra Marcos, Addis Abeba, Lechemti, Gambela, Gimma, Gore, Dembi Dollo, Dire Daua, Harar, Mogadiscio, Combolcià, Otiè, Giggiga.

Le tariffe postali erano quelle per l'estero, anche se gli italiani considerandole ancora colonie, di frequente applicavano francobolli come per l'interno o tutt'al più arrotondavano in diverse forme.

Ed ecco la nostra lettera spedita l'8 aprile 1946 inoltrata da Cosenza a Gimma.


Gimma (anche Jimma) è la più grande città dell'Etiopia sudoccidentale, con una popolazione di circa 160.000 abitanti. Si trova nella regione di Oromia, circa 250 km a sud-ovest della capitale Addis Abeba. Prima che venisse sciolta, era la capitale della provincia di Caffa.

In città si trovano alcuni edifici risalenti al Regno di Gimma, precedente alla conquista etiope. Gimma ospita inoltre un museo, numerosi mercati, una università e un importante centro di ricerca specializzato nel campo dell'agricotura.

Durante l'amministrazione coloniale italiana era sede del Governatorato di Galla e Sidama. La località venne scelta a causa della sua centralità rispetto al territorio del Governatorato e la città venne praticamente fondata ex novo inglobando un vecchio centro indigeno chiamato Hirmata, dove c'era un popolare mercato, secondo un piano regolatore che prevedeva di creare una città residenziale dotata di tutti i servizi in grado di soddisfare le esigenze di una sede di Governatorato. Già nel 1938 la città di Gimma aveva circa 15.000 abitanti, dei quali almeno 5.000 italiani.

Tornando alla nostra missiva, al verso troviamo gli annulli che documentato il travagliato viaggio che la vede a definitivo destino dopo oltre un anno e cinque mesi.

Ebbene partita l'8 aprile del 1946 dall'Italia, transita per Addis Ababa il 17 dello stesso mese e giunge a Djimma il 26 aprile.

Chissà per quali motivi viene rispedita a Addis Ababa il primo luglio e da qui nuovamente a Djimma ove arriva giorno 5 dello stesso mese.

Sempre per motivi occulti viene nuovamente inoltrata a Addis Ababa ove vi giunge il 22 e verosimilmente riparte il 27 per giungere a Djimma il 30 luglio.

Bene, dopo oltre un anno e cinque mesi, evidentemente letto il contenuto che doveva essere di interesse privato, non essendo stata richiesta da alcuno, venne scritto a lapis rosso “non réclame” e corretta la destinazione in Asmara, altra sede del Banco di Roma, inoltrata di conseguenza.

Finalmente arriva ad Asmara Centro il 20 settembre 1947 ed accettata dalla sede della banca che appone annullo a targhetta per protocollo in definitiva data 22.9.1947.

Questa è la inconsueta documentazione di una missiva viaggiata che peregrina per 17 mesi e 12 giorni prima di raggiungere la definitiva destinazione.

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