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ammende al personale
di Sergio Mendikovic (tratto da "L'Occhio di Arechi" dell'A.S.F. - n. 26 - 06/2009)

 

 


L'Amministrazione Pubblica italiana è stata da sempre altamente prodiga di leggi, regolamenti e circolari. Tutto doveva essere previsto e regolamentato. Se necessario il personale in servizio era oggetto di note di biasimo o di encomio. Nella Pubblica Amministrazione è da sempre esistita, fin dall’Unità d’Italia, una specifica regolamentazione sanzionatoria. La applicazione più severa nello stigmatizzare anche le infrazioni lievi del personale è stata proprio l’Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni fino agli anni settanta del secolo scorso.

Le infrazioni, che andavano dal ritardo, alla imprecisa bollatura dei francobolli, dall’avere lasciato le luci accese, alla assenza arbitraria del posto di lavoro, dall’uso del turpiloquio, alla tardiva consegna di modelli di servizio, alla assenza di distintivo durante il servizio ect. etc., erano ‘’disciplinate’’ applicando specifiche sanzioni pecuniarie.
Gli illegittimi comportamenti e le relative violazioni degli obblighi di servizio dovevano essere segnalati sia dagli Uffici espressamente autorizzati, come le Direzioni ed Uffici centrali, provinciali, compartimentali, gli Ispettorati e le Direzioni di Circolo, dal Capo ufficio che da personale avente funzioni specifiche come i Verificatori e Controllori postali. A fronte delle rilevate infrazioni, senza istruire alcuna formale procedura, solo effettuando un accertamento tecnico, venivano direttamente inflitte ammende al personale.

Per tale bisogna veniva utilizzato il famigerato ‘’Modello 162’’ che era in uso già durante il Regno d’Italia. Si tenga conto che anche i Controllori ed i Verificatori a loro volta potevano essere oggetto a note di biasimo e quindi di ‘’ammenda’’ da parte dei lori ‘’controllori’’, la dicitura soventemente usata in questa casistica veniva apposta sul mod. 167/A e la formula recitava così: <<…. modesto rendimento di alcuni verificatori……..>>
Il modulo 162 era spedito dal rilevante dell’infrazione all'ufficio postale da cui dipendeva il personale multato e d’ufficio veniva consegnato al destinatario. Sul modulo si specificava la motivazione, la descrizione della mancanza addebitata e la cifra da pagare. (nella foto è proposto il mod. 162 del 1933 con una ammenda pari ad 1 Lira con la seguente motivazione: "Sorpreso nel Bar a Sorbire un Caffe'"……… ALTRI TEMPI).


Satollata la sanzione col la applicazione con dei francobolli pari alla cifra stabilita sul Mod. 162, il multato doveva poi recarsi alla Cassa postale per l'annullamento dei francobolli che aveva apposto a sue spese.
Nell'ottocento venivano applicati per "soddisfare l'ammenda" i segnatasse e solo agli inizi del novecento tale sistema venne modificato introducendo l’uso dei francobolli, in quanto i segnatasse erano dei valori riservati all’utenza per pagare una specifica tipologia di servizi postali di corrispondenza.

La funzione svolta dai francobolli qui descritta è prettamente fiscale in quanto rappresentano la prova del pagamento di una tassazione. L’uso dei francobolli per assolvere il pagamento della ammenda è un uso postale amministrativo interno ed il modello 162 anche non facendo parte, come tanti altri modelli postali interni all’amministrazione, tra i servizi postali al pubblico, rientra a pieno titolo tra la documentazione afferente gli oggetti “postali” con pari dignità storico postale.

 

 

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