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Secondo regolamento, a volte l'affrancatura era pagata dagli addetti postali
di Marino Bignami ( www.postaesocieta.it )
Anche se è poco noto, nei regolamenti postali del 1908 e del 1936 erano previsti casi in cui il pagamento o il completamento della tariffa della corrispondenza era a carico dell'addetto postale. Un breve riassunto sui regolamenti servirà ad inquadrare meglio l'argomento.
Per lungo tempo, fra Seicento e Ottocento, quando le poste erano già state convenientemente organizzate, ma prima della rivoluzione postale provocata dall'invenzione del francobollo, chi inviava lettere doveva recarsi alla "posta" per concordare con l'addetto l'itinerario stradale del suo invio, scegliendo (se possibile) le tariffe più convenienti fra costo, celerità e certezza di consegna in funzione degli itinerari scelti (spesso le lettere importanti erano inviate in più copie e su itinerari diversi per sicurezza). In periodo prefilatelico il costo dell'invio era basato sulla distanza e sul numero dei fogli della corrispondenza. Complicazione maggiore si aveva quando la spedizione era effettuata all'estero remoto con attraversamento di nazioni ognuna delle quali voleva essere pagata alla propria tariffa (e con propria moneta); era quindi un continuo contabilizzare e rimborsare per ogni lettera. Se gli stati attraversati dalle lettere avevano stipulato convenzioni, era possibile far pagare a destino per maggior sicurezza tutta la tariffa di consegna. Nella norma ogni stato gravava un proprio importo che addebitava allo stato di provenienza. Nel caso che in partenza non si potesse quantificare con esattezza il costo, l'alternativa era fra pagare la tariffa fino al confine lasciando a carico del destinatario il costo successivo; oppure la Posta pretendeva una congrua somma in deposito per la spedizione, restituendo l'eventuale eccedenza ad invio concluso e a conti pareggiati: un metodo veramente complicato e costosissimo perchè la contabilizzazione a volte costava più del trasporto fisico della corrispondenza.

Dopo l'adozione del nuovo sistema inventato da Rowland Hill, che univa l'applicazione anticipata della tassazione mediante francobolli con una tariffa uniforme su tutto il territorio nazionale, si ebbero notevolissimi risparmi e un abbassamento delle tariffe. Tale innovazione venne successivamente fatta propria da molte nazioni che aderendo all'U.P.U. (Unione Postale Universale) applicarono una tariffa uniforme anche per gli scambi internazionali.
Tutte le corrispondenze in partenza per l'estero erano divise per nazione, affrancate e spedite in un piego sigillato attraverso paesi terzi fino a destino. Con le nuove regole, oltre alle nazioni destinatarie, anche i paesi attraversati dai pieghi sigillati (che avevano solamente l'incomodo del trasporto) non godevano di nessun beneficio economico. Il presupposto (per la verità non sempre esatto) era che una nazione tanta posta spediva all'estero e tanta ne riceveva, quindi si sarebbero bilanciati i costi senza contabilizzare alcunchè. Il sistema messo in atto richiedeva che ci fossero controllori che sorvegliavano sia le esatte affrancature della posta ordinaria messe nelle cassette delle lettere, sia quelle in uscita dall'ufficio postale mittente, dirette sia all'interno che per l'estero. L'incaricato del controllo, in carenza di affrancatura della posta ordinaria, doveva apporre sull'oggetto postale un segno di tassa. La cifra pagata dal destinatario per la tassazione restava di proprietà dell'ufficio postale che aveva effettuato la consegna, sia in ambito nazionale che nel paese estero raggiunto. Per i servizi con ricevuta emessi dall'ufficio accettante, su cui era riportata la somma incassata (assicurazione e raccomandazione erano servizi applicabili a tutti gli invii) si stabilì sia per l'interno che per l'estero che l'ufficio postale mittente, con il rilascio della relativa ricevuta si caricava del compito di applicare e controllare l'affrancatura. Questa, per regolamento, doveva essere completa e ne faceva responsabile l'addetto allo sportello (per questo motivo era previsto che i francobolli fossero annullati manualmente dall'impiegato postale con il bollo a data riportante l'ora, anche quando si introdussero le bollatrici meccaniche).
I verificatori postali o il personale deputato alla sorveglianza delle tariffe applicate, ne controllavano l'esattezza nei vari punti di smistamento della corrispondenza, ed in carenza dovevano completare l'affrancatura con francobolli, segnalandone l'operato con proprio bollo a data annullatore ed elevando verbale indirizzato alla direzione postale, a carico dell'addetto mittente responsabile, che ne subiva la sanzione amministrativa e il relativo addebito pari all'importo dell'omessa affrancatura aumentata del 25%.


 

Primo esempio di integrazione effettuata a destino su raccomandate. Il primo piego a SX è partito da Casorate Primo il 27/7/32 in carenza di tariffa; passato inosservato è stato consegnato; nel secondo caso a DX l'addetto di Rosate constatato l'importo inesatto si è premurato di integrare la tariffa con aggiunta di due valori da 20 cent., elevando verbale a carico dell'addetto di Casorate Primo che probabilmente lucrava alcuni centesimi su ogni invio.

Secondo esempio di integrazione effettuata alla frontiera su raccomandata da Milano per l'Argentina. Il fronte a SX mostra una vistosa affrancatura aerea risultata insufficiente (determinare l'esatta affrancatura aerea era molto complicato perchè ogni paese richiedeva il rimborso delle sue spese aeree). L'attento verificatore postale della frontiera con la Francia (l'Italia non aveva ancora il servizio transatlantico e nel periodo si appoggiava ai servizi di Francia o Germania) ha integrato la tariffa al retro con aggiunta di 75 cent. usando due valori dell'imperiale da 25 e 50 cent., annullati con il proprio bollo a data, ed ha sicuramente elevato verbale a carico dell'addetto alle raccomandate dell'ufficio postale di partenza.

 
 


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