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la storia postale

le domande dei lettori
una busta per la mia collezione "fratellanza d'armi"

Ho acquisto recentemente una busta interessante per la mia collezione della serie 'fratellanza d'armi' e vorrei fare un paio di domande:

1) come si calcola l'affrancatura dato che si tratta di francobolli sia italiani che albanesi?

2) la busta sembra di essere censurato a Firenze, cioe' la destinazione e non il punto di partenza, – questo e' normale?

Grazie in anticipo a te e ad altri collezionisti che possono aiutarmi con qualsiasi informazione.

Saluti di nuovo da Manchester

Clive Griffiths




risponde Marino BIGNAMI

Gentilissimo sig. Clive Griffiths, in risposta alle sue richieste.
Dopo circa una settimana dall'inizio del conflitto si crearono uffici di censura provinciali che risiedevano nei capoluoghi di tutto il territorio italiano e delle colonie, che provvedevano a censurare la posta civile.
Questi centri di censura possedevano un numero specifico di riconoscimento legato alla località. Se la posta era inviata da un capoluogo era censurata in partenza, se inviata da una provincia per un capoluogo lo era in arrivo, oppure nel capoluogo di transito di competenza. Si conoscono variazioni dello schema di censura dettate da contingenze temporanee legate all'interruzione dei trasporti ferroviari o aerei.
La posta militare nei primi tempi del conflitto era di norma censurata dai reparti di provenienza, perchè solo in quella sede potevano decidere cosa censurare da un punto di vista militare, particolare attenzione era posta al nome delle località riportate sugli scritti e agli eventuali spostamenti descritti dal militare. Per la dispersione delle truppe sul territorio la corrispondenza in partenza da zone di operazioni militari finiva raggruppata in un concentramento militare i cui censori (per il grande numero di corrispondenze) causarono ritardi eccessivi al servizio postale. In seguito a proteste dei militari e delle loro famiglie, si cambiò il sistema, vennero modificate le commissioni provinciali di censura esistenti in patria con sede in ogni capoluogo di provincia.
Queste restarono sempre alle dirette dipendenze dei prefetti, quindi restarono organi civili presiedute da un funzionario del ministero dell'interno, però venne aggiunto del personale militare cui spettava il compito specifico di censurare la posta sia civile in transito per il fronte sia quella militare in arrivo dalle zone di operazioni da un punto di vista prettamente militare. Dopo questa trasformazione i centri furono obbligati a lasciare traccia con dei bolli a data del loro operato, sia della data di ritiro dal sistema postale sia della data di riconsegna, però i bolli di presa e riconsegna vennero applicati solo inizialmente, poi andarono ....nel dimenticatoio, rimasero però i bolli con il numero della commissione provinciale di censura civile o militare e il bollo con il numero del censore da applicare all'esterno della busta e all'interno sulla lettera (il n° 1 racchiuso dal cerchio).
La tariffa di posta aerea é applicata in esatta tariffa interno, bisogna ricordare che la corrispondenza inviata al militare godeva della riduzione del 50% mentre quella spedita dai militari era a tariffa normale cioé 50 cent. per il porto e 50 cent. per il porto aereo. Per quanto riguarda il francobollo albanese applicato era costume dei militari decorare le lettere con francobolli locali che non dovevano essere usati dai militari. Se sono stati applicati non entravano nella tariffa ed anzi era vietato colpirli con gli annulli, come si vede anche dalla busta che allego. La sua evidentemente é un caso sfuggito alla normativa.



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