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Alcuni commenti sulla lettera da Parigi del 21 gennaio 1813
di Marino Bignami

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riferimento: 21 gennaio 1813, da Parigi a Milano

Non sono un esperto di posta napoleonica e delle sue tariffe, ma mi permetto aggiungere qualche notiziola e alcune piccole osservazioni ricavate dai "Cento anni" del Rovani ed. 1960 e da "Napoleone a Milano" di Carlo Moiraghi ed. 2001 per arricchire la missiva.

1) I fratelli Bignami destinatari della lettera erano i principali creditori milanesi dell'esercito imperiale Napoleonico. Da mie ricerche giovanili sui Bignami, se non ricordo male, dai "CENTO ANNI" del Rovani, storia parzialmente romanzata di Milano, ho appreso che gli stessi, banchieri e fornitori dell'esercito, nel periodo precedente la caduta di Napoleone ebbero un rovinoso tracollo finanziario dovuto ai prestiti non restituiti e per i ritardi nei pagamenti dovuti dall'esercito imperiale francese e dalle armate del Regno d'Italia, certamente causati della disastrosa campagna di Russia con assenza di bottino.
I fratelli Bignami ebbero due diversi destini: Lorenzo banchiere si suicidò, mentre l'altro con l'appoggio del ministro Prina (pare contro mazzette) ebbe il rimborso degli enormi crediti.
Il superstite dopo la caduta di Napoleone scomparve e si rifugiò nella Francia del sud dove divenne agricoltore e coltivatore di patate. Attività tuttora continuata dai discendenti che ancora vi risiedono.
Agli inizi del 1813 la situazione era grave: le campagne lombarde non erano state coltivate con cura per mancanza di uomini alle armi, in più si stavano effettuando altre chiamate alle armi per ricostituire un esercito contro la coalizione antinapoleonica e covava il malcontento. Giornali e gazzette erano censurate.
Nel dicembre del 1812 erano ritornati i pochi superstiti italiani della campagna di Russia con gravi mutilazioni dovute al congelamento; cominciarono anche a circolare le notizie che prevedevano la caduta di Napoleone. Le fazioni filoaustriache erano in fermento.

2) La missiva, come si legge nella soprascritta, è stata trasportata dalla "Staffetta Imperiale"; è possibile che come fornitori dei militari sia stata trasportata da un servizio riservato alla corrispondenza governativa d'ufficio "per cortesia" fino a Milano e qui consegnata al servizio postale e tassata per 3 soldi? Forse si, questo spiegherebbe l'assenza di bolli e cifre di partenza.

3) La data del 21 gennaio in pieno inverno non potrebbe essere la causa del ritardo? La strada del Sempione era percorribile dalle carrozze dal 1805 ma in inverno si usavano le slitte e le portantine; non è da escludere un possibile ritardo delle staffette dovuto a forti nevicate che potevano intralciare la marcia delle cavalcature.

4) Un'ultima osservazione: ho in collezione una lettera partita da Milano in data 24 giugno 1815 pochi giorni dopo la battaglia di Waterloo avvenuta il 18 giugno 1815 quindi in periodo di restaurazione, inviata da un commerciante milanese a Novara in cui afferma che le comunicazioni fra l'Italia e la Francia sono interrotte e che non può corrispondere con il suo ufficio di Parigi. Non può essere un problema analogo di chiusura delle frontiere per la posta civile?

 

 
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