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ancora sui bolli dipartimentali di Recco
di Edoardo Paolo Ohnmeiss

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Nella seconda metà degli Anni Cinquanta, stimolato dal mio grande Maestro di filatelia Renato Mondolfo, e dalla sua poderosa collezione di lettere napoleoniche dipartimentali, iniziai a dedicarmi alla Storia Postale prefilatelica.
Provenivo dalla filatelia, alla quale mi ero avvicinato quasi vent’anni prima, iniziando con i francobolli su ritagli di lettera, messi da parte da mia madre. I commercianti filatelici iniziarono a guardarmi con malcelata compassione: “siete in quattro o cinque gatti”, mi dicevano, accompagnando con un risolino alquanto ironico. Era vero: ad occuparci di prefilatelia eravamo veramente in pochi. Cito a caso: Lombardi, Gallenga, Maltinti, Pallini, Lazzerini, Vollmeier. E mi scuso con chi potrei avere scordato.
Da allora è passato quasi mezzo secolo e la nostra schiera si è notevolmente infoltita. Grazie ai grandi catalogatori Gallenga e Vollmeier, grazie all’AISP dei vecchi tempi ed ai molteplici studi e pubblicazioni da noi pionieri, nuove leve si sono avvicinate alla Storia Postale del periodo prefilatelico. I veri studiosi, sempre favorevoli alla sua diffusione, hanno loro ceduto il materiale utilizzato per i propri lavori. La grande collezione di lettere napoleoniche dipartimentali, la R.E.M.O. (Renato Edoardo Mondolfo Ohnmeiss), è ora nelle mani del mio ”allievo” (bontà sua si definisce così) Giribone e sono scesi in campo diversi suoi giovani colleghi. Stanno quindi dando buoni frutti sia gli studi di noi vecchi “postalisti”, sia le nostre molteplici conferenze e tutti i nostri sforzi, tesi a fare proseliti.
Pertanto mi ha fatto molto piacere il potere leggere diversi validi articoli, pubblicati dai nostri giovani epigoni; essi ci onorano con la profondità delle loro ricerche.

Oggi il mio grazie va a Raffaele Ciccarelli per la sua analisi sull’improprio uso del numero dipartimentale II0, inciso sui timbri della direzione postale ligure di RECCO, fornito dai francesi durante il periodo napoleonico. Dedico a Ciccarelli queste mie poche righe, relative all’uso di detti timbri durante il periodo post-napoleonico.

Come ho riportato nel libro su Gioacchino Murat, scritto insieme all’amico Federico Borromeo, il Re di Napoli che si era alleato con gli austro-inglesi, abbandonando Napoleone, la Liguria fu liberata dal giogo francese nel mese di aprile 1814.
Infatti il giorno 8 aprile gli inglesi erano sbarcati a La Spezia e avevano iniziato la loro marcia su Genova. Il giorno 12 il loro Comandante Lord Bentinck raggiungeva Nervi, onde sostenere la rivolta dei genovesi. Per quindi insediare con loro il nuovo Governo Provvisorio Ligure.
Dopo un primo disorientamento, il servizio postale riprese a funzionare. In mancanza di nuovi timbri, furono riutilizzati quelli dipartimentali francesi eliminando, dove ciò risultava facile, l’inviso numero dipartimentale.

Per i timbri relativi al porto prepagato dal mittente (l’ex Port Payé) l’operazione si dimostrò più complessa. Scalpellare il numero posto tre le due lettere P non era cosa semplice. In attesa dei timbri, che verranno forniti dalla subentrante Amministrazione Sarda, fu pertanto giocoforza avvalersi ancora dei timbri francesi. Oltretutto essi si dimostravano ben fatti e resistenti. Si pensi che, su lettera, quello di RONCIGLIONE detiene il record dell’utilizzo, a oltre cinquanta anni dall’occupazione francese!

Ecco dunque apparire nel 1820 il bollo P.II0P. di RECCO, impresso in colore verde scuro, mai utilizzato in epoca napoleonica. Lo vediamo su una lettera diretta a Sestri Levante, affrancata con 8 soldi liguri, pari a 40 centesimi: doppio porto a causa del peso di 20 grammi, indicati con XX in alto, al centro.

Il porto risulta riportato al verso, con la cifra 8, come si usava alla francese.
Decisamente costoro avevano fatto scuola.

 
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