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Racconiggi, 24 ventoso anno 9 Repubblicano: colonna mobile
Pietro GIRIBONE risponde ad Antonio Maranca

Sono qui a disturbarti per avere qualche notizia in merito a qs missiva relativa al periodo Nazione Piemontese "Racconiggi, 24 ventoso anno 9 Repubblicano" (marzo 1801).
Non riesco a trovare nulla in merito a questo Commissario della Colonna Mobile per lo più con una en-tete molto personalizzata che veniva utilizzata in una località diversa da dove scrive, ne tantomeno a questo Sig. G. PIANCA.

Pietro Giribone:
la lettera in questione a mio giudizio potrebbe essere inquadrata dal punto di vista storico e dal punto di vista postale.
Dal punto di vista storico non mi sembra particolarmente significativo rintracciare il profilo delle persone coinvolte (Pianca, Cordier) quanto il contesto.
La lettera data 15 marzo 1801, epoca di Nazione Piemontese. Non tutti gli abitanti erano favorevoli al nuovo regime, che aveva imposto tasse, restrizioni e condizionamenti ideologici, soprattutto religiosi.
Già Massena dal suo Q.G. di Milano in data 13 luglio 1800 aveva indirizzato un proclama al popolo piemontese per richiamarlo alla tranquillità, minacciando castighi per manifestazioni anti-francesi.
I movimenti realisti nelle province si moltiplicavano a causa dei cosiddetti “barbets” che volevano ripristinare i Savoia al trono, per cui fu intensificata la presenza militare francese in Piemonte nei primi mesi del 1801. Il gen. Soult (futuro Maresciallo di Francia) fu incaricato di stroncare i rivoltosi e, nel gennaio 1801, pose il proprio quartier generale a Torino, da dove dirigeva le operazioni militari tese a reprimere le insurrezioni.
Il governo piemontese, ovviamente filo-francese, non potè che assecondare il volere dei “padroni di casa”.
Già il 27 settembre 1800 la commissione di Governo della nazione Piemontese indirizzò un proclama ai “ battaglioni provinciali dè difensori della Patria” ordinando loro di appoggiare le truppe francesi con la formazione di squadre repressive per muoversi agilmente nel territorio.
Erano pertanto colonne mobili di truppe militarizzate, non sempre formate da professionisti. Certamente la regia era però francese, visto che dovevano operare contro i propri connazionali.

Dal punto di vista postale classificherei la lettera come “posta militare piemontese”.
Il Piemonte non ebbe nel periodo rivoluzionario un vero e proprio sistema postale militare. Fu introdotto il servizio “di posto in posto” durante la guerra con la Francia, ma nel periodo seguente non veniva utilizzato un servizio istituzionalizzato.
Le lettere viaggiavano “espresse” ossia trasportate da latori civili o militari, come nel caso in questione.
Le regole esigevano che il mittente doveva apporre il manoscritto di identificazione sul recto: “Il Commissario del Governo presso la Colonna Mobile” per dichiarare l’ufficialità della missiva.
Al verso era solito dichiarare il dovuto da rimettere al latore della missiva.
Trattandosi di un militare non poteva trattarsi di denaro e il tutto doveva passare attraverso un ordine di servizio. Il Comandante della Piazza ordinò pertanto viveri e alloggio per la staffetta militare che effettuò il servizio.
Anche il testo, interessante poiché inerente il servizio postale, mostra che un servizio espresso doveva farsi carico di ritirare dalla posta le lettere destinate ai militari e recapitarle nei luoghi di missione.



 
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