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I FRANCOBOLLI DEL REGNO DI NAPOLI 150 ANNI DI STORIA
TUTTA SALERNITANA!

di Sergio Mendikovic

Con il Real Decreto n°4210 del 9 Luglio 1857 anche il Regno delle Due Sicilie, che fu l’ultimo fra gli antichi stati italiani, adottò ed introdusse l’uso dei francobolli nel proprio Servizio Postale. La riforma postale divenne operativa dal 1Gennaio 1858 e la serie do francobolli adottata sarà unica in quanto pochi anni dopo il regno borbonico verrà assorbito del sabaudo stato unitario. E’ proprio questa esigua vigenza temporale dei valori postali borbonici che li renderà tra i più rari ed i più alti nel loro valore d’acquisto, anche a livello mondiale.


 


Ma la storia ci racconta che fin dal 1841 fu proposto un nuovo sistema basato sulla ‘’percezione anticipata del porto(1) della corrispondenza postale’’, l’uso del francobollo, e come spesso avviene tale proposta non venne dalla Reale Segreteria e Ministero di Stato delle Finanze da cui dipendeva l’Amministrazione delle Poste e dei Procacci dei Reali Domini al di qua del Faro(2) ma da un privato cittadino di famiglia ginevrina ma salernitano d’adozione l’architetto Amy Autran. Nato a Napoli il 23 Gennaio 1806 l’Autran dimorava in Salerno in quanto era il Direttore Tecnico della filanda di cotone della Ditta Von Willer & C., le Manifatture Cotoniere Meridionali - MCM.

In occasione dei suoi viaggi d’affari in terra inglese ebbe conoscenza diretta nel 1841 sull’uso dei francobolli e delle buste bollate, introdotte nei territori di Sua Maestà Britannica già dal Maggio 1840,  non si dimentichi che l’inventore del francobollo fu un privato cittadino Sir Rowland Hill.

Al suo ritorno, grazie alle sue personali relazioni con i funzionari governativi borbonici, l’Autran si prodigò affinché venisse conosciuto questo nuovo sistema postale e tale fu l’impegno profuso che nel 1849 il Governo Borbonico incaricò l’Autran di prendere contatti con l’amministrazione governativa inglese per l’approntamento di saggi di carte valori postali.

I contatti furono proficui e portarono all’adozioni di saggi di francobolli recanti l’effige di profilo laureata di Sua Maestà Re Ferdinando II°.

Furono contattate le maggiori case di arti grafiche Perkins, Bacon & Petch (fornitori ufficiali dell’Amministrazione Britannica) e con la Casa De La Rue (che fornirà nel 1863 i propri servigi alla Real Casa Savoia con la fornitura di  francobolli).

Il disegno dei saggi fu ad opera di un certo Thomas, si presume che fosse l’artista londinese George Houseman Thomas, a cui l’Autran pagò per tale collaborazione la somma di sterline 7.

L’’incisore e stampatore, tal Cave di Manchester, fu pagato la somma di sterline 2 e scellini 10 in data 30 Luglio 1849. Mentre per la fornitura degli inchiostri di stampa di color turchino e rosa l’Autran si rivolse alla De La Rue  & Co. per somma di sterline 5 e scellini 3 in data 31 Agosto dello stesso anno.

Ma il nostro Autran si adoperò per approntare una fornitura completa e pagò ad un certo Hilt la somma di sterline 175 per una macchina di stampa, ma non ci giungono notizie dettagliate sulla tipologia di sistema di stampa di tale macchinario. Ci viene in soccorso un inventario fatto dei materiali giacenti presso l’Officina ove vennero stampati i francobolli del Regno di Napoli redatto in data 3 Aprile 1861 su ordine della Direzione Compartimentale delle Regie Poste Italiane di Napoli ed l’inventario recita così:“Una macchina completa, di costruzione inglese, ad uso del bollo sulle buste”.

Quindi è possibile che il signor Hilt per mero errore di trascrizione da parte dell’Autran sia in realtà Edwin Hill, fratello di Sir Rowland Hill, che essendo meccanico provetto, fu insieme con Warren De La Rue inventore e costruttore sia di una macchina per la stampa a rilievo dei francobolli che quella per la piegatura delle buste postali bollate.

A conferma dell’acquisto dell’Autran di tale specifico macchinario, come già detto prima, è sia l’acquisto degli inchiostri dalla Casa De La Rue che una fonte letteraria edita nel 1926 a cura di C.F. Marshall ‘’The British Post Office from its beginnig to the end of 1925’’ in cui si descrive che la Ditta londinese D. Napier & Son provvide alla fornitura di macchine per la bollatura delle buste, basato sul sistema di Edwin Hill, alle “Case Regnanti di Prussia e di Napoli, ed alla Compagnia dell’India Orientale”.

Per i servigi resi il Ministero delle Finanze Borbonico pagò una somma pari a franchi 1.862,08 all’Autran.

La storia narra che l’Autran lasciò il Regno delle Due Sicile verso il 1853 per stabilirsi a Genova per dedicarsi ad opere filantropiche ed ivi morì il 21 Marzo 1882.

La nostra storia continua sul camminamento puramente filatelico, il saggio dei francobolli recanti l’effige del sovrano Ferdinando II° cinta d’alloro ha dato da subito adito a discussioni tra i primi collezionisti (non si creda che il collezionismo filatelico sia un’invenzione dello scorso millennio, si tenga conto che il primo francobollo vide la luce nel 1840 e che il primo catalogo dei francobolli per i collezionisti venne edito in Bruxelles dieci anni dopo da parte di J.B. Moens).

Già nel 1865 un articolo a firma di G. Herpin edita nel ‘’Collectionneur de Timbres Poste’’ del Maury si parla di tale saggio eseguito in terra d’albione.

La discussione verteva se l’effige riprodotta apparteneva al borbone oppure all’imperatore romano Tiberio (ma non v’era ragione che per l’emissione dei francobolli nei Domini al di qua del Faro venisse riprodotta l’effige di Tiberio.), ma già dal carteggio Autran si ricava inequivocabilmente che il volto riprodotto era di Sua Maestà Ferdinando II° avente a corollario ai quattro angoli del francobollo il giglio borbonico.

L’effige fu incisa tramite metodo anagliptografico o ‘’procedé Collas’’(3), sinteticamente tale metodo permette la riproduzione dell’effige con effetto di rilievo, sistema in uso per la scrittura Braille.

Il foglietto venne fin dalla sua apparizione millimetricamente studiato dai filatelici evidenziando le varie tipologia di varietà e difetti dovute al sistema di riproduzione.

La stampa dei saggi venne effettuata in calcografia procedendo alla preparazione di una piccola lastra, si pensa che furono emessi n°15 prove di saggi disposti in cinque file orizzontali composte di tre francobolli. In tutte le prime pubblicazioni filateliche dell’epoca venne riportato solo l’esistenza di un foglietto di saggio francobolli di color turchino ma si conoscono anche nelle seguenti tonalità: nero, celeste-ardesia, verde-oliva, bruno rossiccio.

Negli anni a seguire la scelta definitiva dell’oggetto da raffigurare sui francobolli non cadde sopra lo stemma della Real Casa Borbonica, in quanto troppo ricco iconograficamente quindi rapportandolo sullo spazio ristretto del francobollo non avrebbe avuto adeguata e degna riproduzione, bensì si propose figure araldiche liberamente riprodotte raffiguranti:

  • Il cavallo sfrenato od inalberato che era il simbolo di Napoli;

  • La Trinacria emblema della Sicilia  rappresentante i tre capi Passaro (Pachino), Faro (Peloro) ed Boeo (Lilibeo);

  • I tre gigli borbonici.

Il colore che venne scelto per l’emissione napoletana fu uniforme, il rosa lilliaceo o ‘’feccia di vino’’,

 in quanto le alte sfere governative si raccomandavano affinché tramite l’affrancatura venisse ‘’impedita qualunque combinazione di colori non permessi’’, il tricolore italiano.

Sette furono i valori scelti (espressi in grano ed al plurale grana) e recanti la dicitura ‘’Bollo della Posta Napoletana’’ e con le seguenti abbreviazioni: G: ½, G: 2, G:10, G:50 e GRA:1, GRA:5, GRA:20.

Per l’incisione dei coni fu invitato il maestro incisore Tommaso Aloysio Juvara il quale declinò l’offerta in quanto già appaltatore dei coni dei francobolli dei Domini al di là del faro – il Regno di Sicilia.

In seguito l’appalto fu data al calcografo Giuseppe Masini avente bottega alla via Santa Caterina a Chiaia n°46 in Napoli. Emblematico che già dalla studio del citato Moens che evidenziò che il Masini lasciò su ogni francobollo in traccia di lettere del suo cognome nella parte inferiore dei francobolli. Successivamente il Masini venne sostituito per motivi ancora poco chiari dal calcografo Masa.

L’appalto di fornitura della speciale carta filigranata fu affidato ai signori Bonaventura Tajani e D. Francescantonio Fusco. Dal contratto emerge che il Tajani aveva la sua cartiera in Vietri di Salerno(4). Il contratto stipulato in data 28 Ottobre 1857, singolare la forma adottata all’art.18 che recita così:‘’Il signor D. Francescantonio Fusco si costituisce fidejussore solidale e continuatore dell’appalto, in caso di morte, che sia lontano, del signor Tajani.’’

Il nostro Tajani effettuò due separate forniture con due distinti contratti:

  1. n°78.500 fogli grezzi non gommati in risme da 500 tacitati con ducati 204 e 10 grana;

  2. la seconda fornitura pari a risme 200, su proposta dell’Amministratore Generale delle Poste il Cav. Cervati ed approvata in data 19 Maggio 1860, che doveva esser ’collata e di pisto(5) più fino’’ ed ovviamente con un prezzo maggiorato di ducati 1 e 80 grana per risma.

La seconda fornitura avvenne anche grazie al suggerimento del macchinista Sig. Guerra, che era l’incaricato del confezionamento dei bolli, che vista l’esperienza fatta, era palesemente errata l’idea originaria che la carta porosa di pisto forte e mancante di colla fosse più idonea alla stampa dei francobolli. Anche il buon Tajani lasciò il segno del suo operato imprimendo nella filigrana le sue lettere iniziali il monogramma B e T.

Qui si conclude la nostra narrazione che è anche un piccolo spaccato di storia salernitana noto a pochi e non adeguatamente divulgato.

Sergio Mendikovic

 

 

Note:

(1) scaglione di pagamento per il trasporto delle lettere suddiviso per il numero dei fogli o per il peso..

(2) il Regno delle Due Sicilie tradizionalmente era suddiviso in due domini ed il faro Peloro, situato nella punta estrema orientale sopra Messina, era lo spartiacque. Quindi si intendeva con al di qua del faro i domini continentali e con al di la del faro la Sicilia.

(3) Achille Collas meccanico inventore parigino 1795/1859.

(4) solo con il Regio Decreto n°1078 del 4 Dicembre 1862 divenne Vietri Sul Mare

(5) Impasto.

 

 

 
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