torna a tariffe insolite


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la disattenzione è apartitica...

 di Edoardo Paolo Ohnmeiss

Proprio così. Chi ritiene che soltanto un regime autoritario, per definizione inflessibile con le sue regole, possa portare al perfetto comportamento umano si sbaglia. E di grosso. Tutti noi siamo fallaci, e il microbo dell’errore attende, nascosto, dietro l’angolo. Anche le rappresentanti del gentil sesso, allorché assurte a importanti cariche, non sono esenti da una piccola scivolata.
Tuttavia si rimane stupiti quando cadano in errore proprio coloro che sono giornalmente confrontati con sistematiche spedizioni postali, quali comunicati ufficiali, circolari, note di un regolamento, ecc. Proprio loro dovrebbero conoscere a menadito il tariffario delle Poste.

Ecco un pratico esempio di una errata interpretazione del concetto “Distretto”, espressamente contemplato dal tariffario postale. La cartolina sotto raffigurata, dal formato identico a quelle emesse dalla Posta, ma fatta stampare dal P.N.F., viene compilata a CABIATE (Como) il 28 marzo 1938.
L’anno non viene indicato nel modo classico, bensì nella forma rivoluzionaria, come usava ai tempi della Repubblica francese (dal 1792/3 al 1805). Ecco il perché dell’indicazione XVI°. Anno che risulta conteggiato dal 1922, anno della “Marcia su Roma”.

Questa cartolina viene indirizzata al paese di PALANZO, una frazione di FAGGETTO LARIO, oggi nella provincia di Lecco (da cui dista pochi chilometri) ma all’epoca ancora compresa nella provincia di Como.

Al momento dell’affrancatura, si commettono ben due disattenzioni. La prima sta nel valutare una tariffa per il Distretto, che in questo caso non applicabile. Infatti la distanza tra Cabiate e Palanzo supera di gran lunga il limite per essere valutata quale tariffa distrettuale.
E poi, ammettendo per pura ipotesi, che di Distretto potesse trattarsi, l’affrancatura non rispondeva comunque al tariffario. Infatti quello, nel tempo, variò così:

CARTOLINE POSTALI

Giugno 1927
Tariffa normale: 40 centesimi - Distretto: 20 centesimi

Febbraio 1933
Tariffa normale: 30 centesimo - Distretto: 15 centesimi

Se avessero dovuto affrancare per il Distretto, bastavano 15 centesimi. Ma poiché in questo caso tale tariffa non era applicabile, dovevano affrancare la cartolina con 30 centesimi. Ecco perché, Partito o non Partito, l’ufficio postale impresse una grande T nera e ben visibile. E quindi, per i 10 centesimi mancanti all'affrancatura, tassarono questa cartolina. E, come vuole il regolamento, esattamente con il doppio dell'affrancatura mancante.

 

il commento di Giuseppe Pallini

Il nostro Edoardo è davvero impagabile: anche da una cosa da niente, come una semplice cartolina postale normalmente tassata per difetto di affrancatura, riesce a tirar fuori un articolino godibile, ingigantendo e facendo risaltare con precisione teutonica anche i minimi e insignificanti particolari.
Ma, come recita l’adagio, “a tutti i poeti gli manca un verso”, e mi meraviglia che il verso mancato in questo caso a Edoardo sia proprio uno di quelli che, per la sua indiscutibile competenza non solo di storico postale della Francia giacobina e napoleonica, ma di storico tout court, non avrebbe dovuto sfuggirgli.

Ha osservato che la data della cartolina era scritta secondo il sistema adottato dal regime fascista ad imitazione di quello giacobino. Non è esatto, il sistema era diverso e la data, per correttezza, avrebbe dovuto essere scritta 26. 3. 38 –XVI° E.F.
Nel nostro caso pare invece che il mittente avesse voluto proprio mettere in evidenza nella data dell’anno soltanto quel XVI°. Ma, caro Edoardo, non ti sei accorto che la cartolina è indirizzata alla “Fascista Antoinette Giussani”?

Sappiamo che all’epoca i nomi “alla forestiera” non erano visti di buon occhio. Si può credere che la mittente Gabriella Anderloni, non fosse digiuna di storia francese, in quanto ricopriva una carica abbastanza importante e che richiedeva una certa istruzione. Era infatti Segretaria Provinciale delle Massaie Rurali (questo vuol dire quel MM. RR.), una importante organizzazione del Regime che raccoglieva tutte le donne occupate nell’agricoltura. E si può giurare che, da buona fascista, quel nome alla francese non le andasse per niente a genio. Così ebbe un lapsus freudiano, sbagliò a scrivere la data e venne fuori lo strabiliante collegamento fra il nome della regina ghigliottinata e il sistema di datazione introdotto dai suoi carnefici.

E’ questo, secondo me, il dato singolare e curioso che fa di questa cartolina un documento, nel suo piccolo, davvero interessante; il resto, rigiratelo come vi pare, è ordinaria amministrazione.
E tenete presente che mi piace anche scherzare, quindi, almeno questa volta, non prendetemi troppo sul serio.


Beppe Pallini

le considerazioni di Marino Bignami

A quanto nota Pallini si può aggiungere che la "Segretaria Provinciale" delle massaie rurali non ha letto con attenzione le circolari del capo; infatti Starace con "FOGLIO di DISPOSIZIONI" del 15 febbraio 1938 aveva abrogato il LEI e introdotto obbligatoriamente per i membri del partito l'uso del TU (verso i pari grado e i sottoposti) e il VOI per i subordinati verso i superiori. Come responsabile provinciale la funzionaria che si rivolgeva ad una semplice massaia rurale avrebbe dovuto apostrofarla con il TU senza usare l'aborrito LEI. Inoltre lo scrivere solo l'E.F. non era una mancanza; infatti era consuetudine (forse suggerita da un foglio di disposizioni) dei "veri" fascisti tralasciare l'anno, bastando la data della "nuova era", come si vede nel manifesto sottostante pubblicato pochi giorni prima.

 

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