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Reali Presidi di Toscana 1557-1801

Note storiche e postali alla scoperta di una Toscana meno nota
di Giacomo GIUSTARINI, Massimo MONACI (Aspot)
(Il Monitore della Toscana n. 22-2015)

 

QUADRO STORICO

Premesse storiche

La nascita dello Stato dei Presidi si inserisce nel complesso contesto di scontri, durati oltre 40 anni, tra le potenze del '500: la Spagna e gli imperiali da una parte (Carlo V e poi Filippo II dal 1557) e la Francia (Francesco I) dall'altra. La lotta era per il predominio in Italia e per gli assetti centro-europei più in generale.
Questi decenni furono devastanti per l'Italia, segnarono la fine delle libertà italiane e chiusero il periodo d'oro del rinascimento. Tale periodo di guerre si concluse con la Pace di Cateau-Cambresis nel 1559. Da qui si instaurò un ordinamento politico nuovo, che rimarrà praticamente invariato fino all’epoca napoleonica e che sancisce il dominio spagnolo in Italia, sia direttamente (Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna, Presidi di Toscana), sia indirettamente: I Savoia (Emanuele Filiberto), la Toscana medicea, i Ducati di Parma, Modena e Mantova, la Repubblica di Genova mantenevano una indipendenza solo formale.

Fig. 1 - Torre Ciana, fortificazione senese nel territorio di Port'ercole Fig. 2 - Carta manoscritta dei Presidi, del 1773, di origine fiorentina

La guerra di Siena

Nel grandioso quadro delle guerre italiane, a cui abbiamo accennato, la guerra per il dominio sul territorio senese è all'origine della storia dei Presidi di Toscana.
In Toscana Cosimo I diviene il “magnus dux etruriae”, in perenne equilibrio tra la voglia di libertà e riscatto da una parte e la volontà di avere un principato di dimensioni regionali sicuro e protetto dall'altra. Con un'abile politica divisa fra autonomia e appoggio spagnolo-imperiale, nasce l’intervento mediceo contro Siena.
Cosimo I, anche grazie ai grossi prestiti concessi, riceve l’avallo militare e politico di Filippo II, ed ottiene, dopo una contesa lunga oltre dieci anni, l’annessione di Siena nel 1555.

A metà del XVI sec. la repubblica senese amministrava tutta la Toscana meridionale, compresa la Maremma dall'inizio del '400. Era però vittima di una forte crisi istituzionale da oltre un secolo, con una continua alternanza di istituzioni democratiche e regimi personali. Le frequenti lotte intestine si accompagnarono ad una lenta decadenza economica e militare.
Durante le guerre italiane Siena cade sotto il controllo imperiale. Nel 1543, a causa delle scorribande del pirata turco Barbarossa lungo la costa, Siena chiede aiuto a Cosimo I, che, ben felice di poter intervenire nello stato senese, invia 3000 fanti ad Orbetello a presidio. Barbarossa, come si è visto dirottò poi sul Giglio, depredando tutta la popolazione.
Ma forti a Siena erano i sentimenti anti-imperiali e anti-medicei. Il fiorentino Piero Strozzi, nemico giurato dei Medici, al soldo dei francesi guidò la rivolta e a Siena venne istituito un governatorato francese. Orbetello rimase spagnola.
La guerra entra nel vivo. I medicei e gli imperiali guidati da Gian Giacomo Medici duca di Marignano, assediano Siena, dal gennaio 1554 fino al 21 aprile 1555, data in cui gli assedianti entrano in città. La difesa senese continuò ad essere strenua, esuli francesi e spagnoli, con la Repubblica di Siena ritirata a Montalcino, protrarranno la loro resistenza fino al 1559 quando Montalcino, Grosseto e Talamone caddero definitivamente in mano imperiale.

L'assedio fu devastante per la città ed il suo territorio. Citiamo:

….La difesa di Siena durò più di anno. I Fiorentini e gli imperiali per tutto questo periodo dovettero accontentarsi di depredare, tutto intorno alla città, la fertile campagna senese, procedendo sistematicamente alla conquista di torri, conventi, fattorie e piccoli castelli, seminando ovunque strage e terrore, non solo, ma rovinando una regione che già allora era tra le più belle e ridenti della Toscana". Caciagli

"Il territorio senese “conquistato con la più feroce violenza, richiedeva presidi fin nelle più piccole località e ingenti spese per risollevarne le sorti: era un debito e continuò ad esserlo finché non risorse ad altra vita con l’unità nazionale”. Cantagalli

Con la guerra, Siena era passata da 40.000 a 6.000 abitanti. Al termine della vittoriosa campagna di conquista i fiorentini lasciarono una forte autonomia a Siena, lasciando il potere in mano al governo dei Monti senesi a cui vennero affiancati un governatore e un auditore generale, entrambi di nomina granducale. I vecchi territori della Repubblica assunsero il nome di "Stato Nuovo", ma la città seguì comunque i destini della conduzione medicea. Delle antiche istituzioni repubblicane rimase poco, se non il Monte dei Paschi, che verrà comunque rifondato e l’Università Senese.

La presa di Porto Ercole

Evento di svolta, per la definitiva capitolazione franco-senese fu l'assedio di Port'Ercole portato dal 25 maggio al 18 giugno 1555, appena un mese dopo la conquista di Siena a parte degli imperiali.
A Porto Ercole si contrapposero due schieramenti molto eterogenei, la loro composizione rifletteva il complesso gioco di alleanze a livello italiano ed europeo. I franco-senesi in fuga da Siena potevano contare su circa 3000 fanti (italiani, francesi, tedeschi) e sull'appoggio delle marinerie turche e francesi. A guidarli erano i fratelli Piero e Leone Strozzi, fiorentini e nemici giurati dei Medici. Il primo, grande capitano di ventura, guidava le truppe francesi, il secondo era diventato comandante delle flotte turche e trovò morte e sepoltura proprio a Port'ercole. Un ruolo molto importante lo ebbero anche il grande ammiraglio turco Dragut, e molti dissidenti fiorentini (Salviati, Strozzi, Aldobrandini) accorsi per combattere i Medici.

Dall'altra parte gli ispano-fiorentini imperiali annoveravano circa 6000 soldati (con 2000 italiani, 2500 tedeschi, 1000 spagnoli) e tutte le galere da combattimento genovesi guidate da Andrea Doria. Il comando era tenuto da GianGiacomo Medici duca di Marignano, e dal generale Chiappino Vitelli.



Fig. 4 - Forte Stella, mirabile architettura spagnola a difesa di Port'ercole
Fig. 3 - "La Presa di Porto Ercole"; Vasari - Sala dei Cinquecento Palazzo Vecchio, Firenze

La battaglia fu molto dura e cruenta, basti pensare che Piero Strozzi fece costruire ben otto forti sui colli attorno al porto, e che nelle acque antistanti si fronteggiavano quasi 150 navi da guerra. I morti furono oltre 2000, ma le atrocità continuarono anche dopo.
I Medici, dopo la conquista, fecero sì che gli stranieri ed i mercenari avversari se ne andassero, ma si vollero vendicare dei fiorentini "traditori". Tutti gli esponenti delle famiglie più in vista di Firenze che avevano sposato la causa antimedicea, furono portati a Livorno ed impiccati in pubblico.
Dopo la resa iniziano subito le costruzioni del Forte Filippo, rocca più moderna e potente dei Presidi, con maestranze fiorentine e spagnole sotto il controllo dell’architetto Soderini. Fu ampliata la Rocca Senese e costruiti altri tre forti: Forte Filippo, Forte Stella e Forte Santa Caterina. Con il buon governo spagnolo, nel XVII sec. Porto Ercole conobbe il massimo splendore e divenne un porto noto a livello europeo.

Nascono i Presidi

Dopo la pace di Cateau-Cambrésis, con l'Italia pacificata sotto il dominio spagnolo nascono, nel 1557, i Reali Presidi di Toscana, in base ad accordi tra Filippo II di Spagna e il Granduca Cosimo I (Patto di Firenze - 3 luglio 1557), che sanciscono la nascita della toscana granducale, e l'influenza spagnola in Italia.
Il re lasciò ai Medici tutti i territori conquistati ai senesi, prima ancora della definitiva caduta della Repubblica. Fecero però eccezione i territori dei Presidi.
Il Granduca Cosimo I, che era riuscito nell'intento di unificare al Toscana, appoggiò ed influenzò la nascita della nuova entità. A titolo di esempio, si ricorda che con i suoi eccellenti architetti militari Cosimo I contribuì alla creazione del complesso sistema di fortificazioni in difesa di Porto Ercole.

Le cause, che spinsero la Spagna a creare questo presidio in Toscana, si possono così riassumere:

• L'obbiettivo per la Spagna di avere una base marittima sul Tirreno per il controllo traffici marittimi, economici e militari. Proprio all'inizio della storia dei Presidi, nel promontorio dell'Argentario vennero costruite poderose fortezze e numerose torri di avvistamento costiero. I porti dei Presidi erano buona base logistica fra Napoli ed i porti del Nord.
• La volontà di mantenere sotto controllo il ducato mediceo, la cui intraprendenza cominciava a preoccupare.
• La necessità di porre un freno alle scorribande piratesche e turche nel Tirreno, le quali più volte avevano depredato l'Elba e l'Argentario.
• La rinnovata potenza ottomana che si era alleata con la corte francese per contrastare spagnoli genovesi e veneziani.
• I Presidi consentivano al re di Spagna di avere un punto di osservazione ravvicinato sulle vicende del Papato.

La storia dei Presidi si esaurisce con la Pace di Firenze siglata il 28 marzo 1801, quando Napoleone fa nascere il Regno d’Etruria e si va verso l'affermazione piena del dominio napoleonico.

Possiamo suddividere tale storia in quattro periodi distinti:

• 1557-1707 Periodo spagnolo, amministrazione dei Vicerè spagnoli di Napoli
• 1707-1735 Periodo austriaco, amministrazione dei Vicerè austriaci di Napoli
• 1735-1801 Dominazione diretta borbonica del Regno delle Due Sicilie
• 1801 (28 marzo, 22 novembre) Governo provvisorio francese



Fig. 5 - Carta dei Presidi

Confini e territori

I Presidi non costituivano propriamente uno stato (la dicitura Stato dei Presidi è “moderna”). Era un agglomerato creato, come abbiamo accennato, dai potenti dell'epoca per stabilire un controllo geo-politico sul Tirreno e l'Italia centrale. Un insieme, quindi, di singole comunità, spesso divise da contrasti territoriali, con propri statuti, magistrature (sindaco, primo e secondo priore, camerlengo), privilegi, e autonomie civili di cui già godevano sotto la repubblica senese, la cui fine per mano spagnola e medicea è proprio la prima premessa per la nascita dei Presidios.

I presidi erano quattro:

Presidio di Orbetello. Si estendeva dalle Saline fino al lago di Burano e nell'entroterra fino alla Marsiliana. Comprendeva poi Orbetello, il tombolo della Giannella, Ansedonia, e la parte nord ovest di Monte Argentario con Porto Santo Stefano.
Presidio di Talamone. Si estendeva da Collecchio alla Banditella, fino alle Saline. Stretti rapporti amministrativi con il Presidio di Orbetello.
Presidio di Porto Ercole. Comprendeva la parte orientale e sud-occidentale di Monte Argentario, il Tombolo della Feniglia e l'isola di Giannutri.
Presidio di Porto Longone. Creato nel 1603 dagli spagnoli, dopo che Cosimo I aveva fortificato Portoferraio, in base agli accordi del 1557. Fu un presidio di pochi chilometri quadrati attorno alla nuova fortezza, ma che ebbe importanza storica e strategica notevoli. Coincide con l'attuale Porto Azzurro.

I territori dei Presidi di Orbetello, Talamone e Porto Ercole coincidevano in pratica con quelli delle rispettive Comunità durante il dominio di Siena.
I presidi dipendevano formalmente dal Viceré di Napoli. Sul territorio vi erano istituzioni delegate da Napoli appunto, ma che non arrivarono mai a formare la struttura di uno stato nell'accezione contemporanea. L’Auditore Generale, (Vicario), comunque, era la figura più importante, aveva una funzione unificatrice ed era il tramite tra i Vicerè di Napoli ed i Presidios. Aveva giurisdizione su tutto il territorio e risiedeva ad Orbetello, che era riconosciuta Capitale dei Presidi. Orbetello inoltre era la sede degli uffici militari e amministrativi.

I PERIODI STORICO-POSTALE DELLO STATO DEI PRESIDI

1557-1707 Periodo spagnolo, amministrazione dei Vicerè spagnoli di Napoli

Fig. 6 - Reale dispaccio del 3.5.1678 proveniente da Napoli ed indirizzato "Al Magnifico Señor el Auditor general de los Presidios de Toscana Orvitelo". Non reca segni di tassazione, come la maggior parte della corrispondenza del periodo. Si aggiunga che, probabilmente, la lettera fu trasportata da amministratori o militari. Notare la destinazione (Orbetello) così come tutta la lettera scritta in spagnolo

Per quanto riguarda la storia postale, abbiamo poche ma notevoli tracce; riguardano per lo più corrispondenze amministrative e militari con Napoli, sede del Vicerè. Per le varie località dei Presidi, non vi furono rapporti sociali rilevanti, né con Napoli né con le città toscane. Del resto, gli studi fatti in passato, soprattutto da Vito Mancini, con le sue ricerche presso l’Archivio di Stato di Napoli, non hanno fatto emergere corrispondenze civili o commerciali particolari.
In questo secolo e mezzo però, sotto il diretto controllo spagnolo, i Presidi e soprattutto Orbetello vissero il periodo più fiorente.
Proprio Orbetello era la città più popolosa della Maremma (oltre 2000 abitanti di cui circa un quarto erano militari di stanza). I suoi cittadini non avevano tasse dirette ma provvedevano agli alloggi e ai rifornimenti dei militari e al mantenimento dei forti. Erano loro riconosciuti i diritti e gli statuti già concessi dalla Repubblica senese.
Viene fondata Porto Santo Stefano, e viene costruito il sistema di avvistamento delle torri costiere, realizzate ”in modo che l’una avesse potuto vedere l’altra, ma mai in maggiore distanza di tre miglia”.
I Governatori, inoltre, per lo più militari di medio rango, puntavano al mantenimento delle capacità difensive ed erano poco interessati alle questioni civili e sociali.
Le truppe vivevano dentro le mura insieme ai civili. Si era creata una notevole commistione dei locali con soldati perlopiù spagnoli, napoletani, tedeschi e milanesi. L'ozio la prostituzione ed il gioco d’azzardo erano la realtà quotidiana dei periodi di pace; le fonti riportano tracce di frequenti provvedimenti in tal senso.



Fig. 7 – “Assedio e pianta di Orbetello”; Carta realizzata a Firenze nel 1647

Nel periodo spagnolo, Orbetello fu protagonista di un importante episodio della “Guerra dei trent’anni”, che tra il 1618 e il 1648 vide impegnate, sui campi di battaglia di mezza Europa, le maggiori potenze dell'epoca. Tra il 9 maggio e il 20 luglio 1646, Orbetello fu assediata da truppe franco-piemontesi per far pressione sul Papato e sugli Spagnoli in Italia. Furono coinvolti circa 20.000 soldati e quasi 200 navi che si scontrarono ferocemente nelle acque antistanti la città. La resistenza degli spagnoli, meno numerosi dei francesi, ma valorosamente aiutati dagli orbetellani, fu strenua ed eroica fino all'arrivo degli aiuti da Napoli e da Cadice. I francesi furono costretti a ritirarsi verso l'Elba. Orbetello e i Presidi tornarono alla normalità e alla pace, uscendo dal palcoscenico della storia. La popolazione locale fu ampiamente risarcita per la fedeltà dimostrata agli spagnoli.

Fig. 8 - Reale dispaccio d dell’11.7.1696 proveniente da Napoli e indirizzato Al Magnifico Señor el Auditor general de los Presidios de Toscana Orbitelo; firmato dal Viceré di Napoli Luis Francisco de la Cerda y Aragona. Non reca segni di tassazione.



1707-1735 Periodo austriaco, amministrazione dei Vicerè austriaci di Napoli


All'inizio del '700 si esaurisce la dinastia spagnola degli Asburgo; il regno di Spagna passa ai Borboni ed in Italia l’egemonia austriaca si sostituisce a quella spagnola. La guerra investì direttamente i Presidi con alterne vicende. L'Argentario e Orbetello, che accolse molto bene ed aiutò valorosamente gli imperiali, passarono sotto gli austriaci. Porto Longone rimase sempre alla Spagna.

Fig. 9 - Reale dispaccio del 26.2.1728 da Napoli, inerente detenzione da scontarsi nella fortezza di Monte Filippo firmato dal Viceré di Napoli Cardinale di Althann (praghese). Al verso probabile segno di tassazione “6/7”, oltre a sigillo a secco illeggibile. Da notare le doppia croce di S.Andrea che secondo Mancini (Cursores n.13) è indice di franchigia reale, o comunque di lettera franca



Fig. 10 - Reale dispaccio del 5.8.1732 proveniente da Napoli, indirizzato Al Magnifico Señor el Auditor general de los Presidios de Toscana Orbitelo, firmato dal Viceré di Napoli Aloys conte di Harrach (viennese). Al verso probabile segno di tassazione “13.” indice di porto pagato in partenza o transito



1735-1801 Dominazione diretta borbonica del Regno delle Due Sicilie

Durante la guerra di successione polacca, gli Asburgo perdono il sud Italia a favore dei Borboni (Carlo figlio di Filippo V di Spagna).
Nasce il regno borbonico di Napoli formalmente indipendente, ma sotto l’influenza spagnola. Nel maggio 1735 gli spagnoli assediano e bombardano Orbetello e Porto Ercole facendo capitolare i pochi austriaci presenti.
I Presidi tutti, vivono nel periodo borbonico il loro periodo meno prospero; non sono più al centro della storia europea come nei due secoli precedenti. Decadenza e malgoverno sono all'ordine del giorno: sono numerosi i segni di insofferenza verso il governo napoletano. I Borboni riducono le autonomie di cui i Presidi avevano sempre goduto in passato.
Solo a fine secolo, con Bernardo Tanucci aretino e primo ministro borbonico, i Presidi hanno un periodo di rinascita. Viene riformata la pubblica amministrazione e si attuano provvedimenti a favore dei cittadini locali. Inoltre viene risanata la Laguna di Orbetello e si favorisce la nascita dell’industria della pesca e del corallo.



Fig. 11 - Lettera del 25.5.1782 proveniente da Talamone per Napoli col bollo “Presidi Toscani”. Secondo Vollmeier unica nota con questo bollo. Tassata 2 crazie (tratti paralleli) e 4 quattrini - ( Mancini Cursores n.13)





Fig. 12 - Sigillo della Comunità di Port’Ercole con dicitura “HERCULIS PORTUS”, recante al centro la figura di Ercole con clava, impresso a secco; tratto da “Attestazione” del 1797 del Sindaco di Port’Ercole


1801 (28 marzo, 22 novembre) Governo provvisorio francese

Nel 1796, durante la prima campagna Napoleonica in Italia, i Presidi tornano alla ribalta della storia e sono oggetto delle scorribande delle flotte francesi, turche ed inglesi. Le popolazioni di Orbetello e del Giglio si opposero con forza ai francesi e ai turchi. Porto Longone fu assediata senza successo dai francesi, grazie alla resistenza dei soldati napoletani e degli insorti isolani. Dopo la seconda campagna italiana di Napoleone (battaglia di Marengo giugno 1800) l'Italia è in mano ai Francesi. Alla fine, facendo seguito al trattato di Firenze firmato da Napoleone e dal re di Napoli il 28 marzo 1801, anche ad Orbetello, nasce un Governo provvisorio di matrice francese. Il 26 giugno 1801 le truppe francesi entrano in città. Una forte ventata di novità sul piano culturale, civile e sociale investe i Presidi come il resto d'Italia. Con l’avvento della dominazione francese, si fanno più evidenti le tracce di posta civile relative ai Presidi. I francesi portano innovazione nell'apparato amministrativo e creano nuove funzioni pubbliche. Si rinnovano e si incremento soprattutto le relazioni sociali e politiche e anche i cittadini fanno sempre più ricorso ai servizi di posta. Vengono proclamate dai francesi le libertà rivoluzionarie e vengono ridistribuite le cariche pubbliche. I documenti qui analizzati sono, quindi, di tipo amministrativo e riguardano la riorganizzazione della municipalità secondo i nuovi criteri, il vettovagliamento delle truppe francesi di stanza, le spese di guerra ecc…


Fig. 13 - Lettera del 7.3.1797 proveniente da Napoli indirizzata All’Illustrissimo Signor Don Francesco Fraveth Aditore Generale dé Reali Presidij Di Toscana in Orbetello. E' il primo documento governativo in italiano fra tutti i documenti analizzati. Reca sul recto cifre di tassazione “3” grana (tariffa napoletana) in alto a sinistra e “4” (in “sanguigna”) al centro. Al recto bollo di Napoli a lettere intrecciate acquoso di colore rosso - ( Mancini Cursores n.13)



Fig. 14 - Lettera 24.6.1801 da Orbetello a Port’Ercole indirizzata Al Cittadino Andrea Valero Sindaco Port’Ercole, firmata dal Locotanente Diaz. Non reca segni di tassazione. Da notare l’uso di “cittadino” secondo i dettami giacobini. Organizza l’arrivo di un generale




Fig. 15 - Lettera del 18.8.1801 (30 Termidoro anno IX° Rep.o) per la Municipalità di Port’Ercole; non reca segni di tassazione (ex officio); è firmata dal Commissario presso il Governo Provvisorio dello Stato dei Presìdi ed è inerente alla organizzazione del vettovagliamento per la truppa francese



Fig. 16 - Lettera del 24.8.1801 (6° Fructidor an 9 Rep.no) da Orbetello per la municipalità di Porto S.Stefano; non passata per la Posta. Redatta su carta intestata “REPUBBLICA FRANCESE – Celestino Scarciglia Commissario presso il Governo Provisorio dello Stato dei Presidj”. Da notare l’uso del “calendario rivoluzionario” per la data, e di carta intestata con le dizioni “Libertà, Eguaglianza”. La lettera tratta dell’istituzione della Municipalità



Fig. 17 - Lettera dell’8.9.1801 (21 Fruttidoro Anno 9° rep.no) da Orbetello per la Municipalità di Port’Ercole, non reca segni di tassazione; probabilmente non passata per posta (ex officio). Reca contrassegno manoscritto recante dicitura “Dal Govno Prov.o dé Presìdi di Toscana”. La lettera tratta della richiesta di pagamenti per la truppa francese



Fig. 18 - Lettera del 16.9.1801 (29 Fruttidoro Anno 9° rep.no) da Orbetello per l’Ammiragliato di Napoli; inviata dal “Tribunale Superior dé Presìdi di Toscana”. - Tassata 6 decimes per Roma. Trattenuta e tassata con 24 grana e registrata nel “mastro” con la data (24 set; i. 1801) e il numero d’ordine (76) al verso, probabilmente perché la lettera era rimasta inizialmente inesitata (Mancini, Cursores n.13)



Epilogo

Valendosi dei diritti ad essa riconosciuti da trattato di Firenze, la Francia, con apposito atto steso ad Orbetello il 22 novembre, assegnò i territori dei Presidi al Regno d’Etruria, che ne prese ufficialmente possesso con i suoi rappresentanti. Le truppe e i funzionari francesi lasciarono Orbetello ed i Presidi.
Porto Longone - come tutta l’Elba passò direttamente alla Francia.
Da qui in poi, la storia di queste terre sarà comune al resto della Toscana. Alcune cariche specifiche civili e militari furono, comunque, mantenute (Auditore, Console nei Presidi, Cancelliere comunitativo) (vedi l'esempio di lettera in figura 11) ed in alcuni casi rimasero in uso fino all’unità d’Italia.













Fig. 19 - Lettera del 28.6.1830 da Orbetello per città, non passata per la Posta) e recapitata personalmente dal mittente. Al verso sigillo recante dicitura “COMANDO SUPERIORE DEI RR:PRESIDJ” recante al centro lo stemma granducale.

Bibliografia

Giuseppe Caciagli, Lo stato dei Presidi, Ist. Geografico Militare Firenze 1971.
Vollmeier Paolo, Mancini Vito, Storia postale del Regno di Napoli dalle origini all'introduzione del francobollo, Vollmeier Editore 1996
Mancini Vito, Stato dei Presidi e Isole pontine propaggini del Regno di Napoli, Cursores anno III n.13 Settembre 2010.
G. Della Monaca, L’assedio memorabile Orbetello 1646, Effigi 2013.
G. Della Monaca, La presa di Porto Ercole, Edizioni Costa d’Argento 2010.
Batini, Bardelli, La Grande Storia della Toscana, Bonechi 2010.
Rombai, Ciampi, Cartografia storica dei Presidios in Maremmma, Consorzio univ.o Siena 1979.

Sitografia

http://www.presidios.it/stato-dei-presidi/breve-storia.htm
http://www.capodomo.it/Paese/assedio.htm

 

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