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introduzione all'uso dei francobolli
nel Granducato di Toscana

del dott. Amedeo Palmieri

Un breve articolo, però pieno di notiziole utili specie per gli attuali cultori di storia postale di tale regione, che il compianto Amico, grande conoscitore di filatelia, scrisse per la Landmans più di 100 anni or sono. (Giorgio Landmans)

 

Il servizio postale nel Granducato di Toscana veniva eseguito già prima de1 1840, col mezzo delle diligenze o corriere, adibite anche al servizi dei viaggiatori e dei loro bagagli. Robuste carrozze di relativa, rudimentale comodità, pittoresche per il costume dei postiglioni e per l'aspetto variopinto delle vetture, spesso stipate di viaggiatori all'interno e cariche di bagagli nella parte superiore esterna della l'imperiale, costituivano i patriarcali mezzi di trasporto di quei tempi.

Numerose stazioni di posta erano stabilite nei tratti dell'arteria stradale. Stazioni che, in generale, contenevano, oltre l'Ufficio, le scuderie per i cavalli da cambio e l'osteria per l'eventuale alloggio e ristoro dei viaggiatori. In questi locali avvenivano gli scambi dei sacchi di posta e le corrispondenze, allora relativamente scarse, venivano smistate e avviate a destinazione col mezzo rudimentale e pedestre dei postini.

Un blocco di grande rarità: 13 pezzi del 2 crazie 1851 (collezione Ravasini). (**) Interessante esaminare i modesti margini tra i valori e l’irregolare allineamento alto-basso e varie piccole rotture dei clichées.

 

Nei centri principali esisteva anche un Ufficio della posta e nei paesi di minore importanza la corrispondenza veniva lasciata in locali privati, come la farmacia ed altre rispettabili botteghe.

Prima dell'anno 1851 il porto delle lettere veniva pagato qualche volta dal mittente, ma più spesso dal destinatario, al quale il postino si presentava per consegnare la lettera e esigere il porto dovuto.

Il sistema monetario di Toscana aveva come unità la Lira toscana,equivalente ad italiane lire 0,84, e suddivisa in 60 quattrini. Aveva anche altre monete intermedie, come la crazia equivalente a 5 quattrini e il soldo equivalente a 3 quattrini. Così la lira era uguale a 12 crazie ed uguale a 20 soldi quindi uguale a 60 quattrini.

Il 5 dicembre 1850 venne ratificata fra il Governo del Granducato di Toscana e l'Austria una Convenzione Postale e si stabilì che la stessa avrebbe avuto effetto a cominciare dal primo aprile 1851.

Per effetto di tale Convenzione il porto delle lettere doveva, essere pagato esclusivamente in anticipo dal mittente, con l’applicazione di speciali francobolli, mentre il porto stesso veniva calcolato in base alla distanza ed al peso della lettera. Restava quindi stabilito che fino a 40 miglia il prezzo era di 2 crazie, fino a 80 miglia 4 crazie, al di là 6 crazie. Per quanto si riferiva al peso, la lettera era considerata da affrancarsi con un solo porto se non oltrepassava i 15 denari, mentre da 15 a 30 denari il porto era doppio e da 30 denari a 45 tre volte e così via di seguito.

A chiarimento di questo sistema si precisa che l'unità di peso in Toscana era la libbra (circa 335 grammi) che si divideva in 12 once, ognuna delle quali pari a 24 denari.

Nella convenzione sopra menzionata erano anche precisate tutte le tariffe relative agli altri oggetti di corrispondenza, nonché al cambio delle stesse tra la Toscana e gli altri Stati componenti la Lega Postale germanica o non compresi in detta Lega. Non sarà fuor di luogo rilevare che la Lega Postale alla quale veniva ad aderire il Granducato di Toscana, poteva dirsi un primo tentativo dì Unione Postale Universale.

Come è già stato detto, il modo di pagamento delle tasse di affrancatura veniva innovato per mezzo del nuovo sistema rappresentato dai francobolli. Il Granducato dì Toscana fu tra i primi degli ex Stati italiani a seguire la nuova riforma, introdotta prima in Inghilterra nel 1840, in Svizzera nel 1843, in Francia nel 1849, in Austria nel 1850, ecc.

L'innovazione dette luogo a numerosi problemi da risolvere per l'Amministrazione Postale del Granducato, e noi sappiamo che essi vennero risolti brillantemente, in quanto, a distanza di soli 4 mesi dall'approvazione della predetta Convenzione, i primi francobolli potevano essere messi in circolazione in tutti gli Uffici Postali del Granducato.

La scelta del soggetto da riprodurre sui francobolli fu devoluta al Granduca Leopoldo II, il quale con sua deliberazione del 21 dicembre 1850, stabiliva che essi « portino per impronta il Leone di Etruria coronato », ossia il Marzocco che tutti conosciamo.

I primi francobolli messi in circolazione furono i seguenti cui venne indicato anche il colore con il quale avrebbero dovuto essere stampati:

1 soldo di colore giallo

2 soldi di colore rosso chiaro

2 crazie di colore celeste

4 crazie di colore verde scuro

6 crazie di colore turchino

La stampa avvenne presso la stessa Soprintendenza Generale delle Poste, cautelata da norme minuziosissime, trattandosi di carte valori dello Stato. La carta venne fornita dalla Cartiera Cini, e sono noti oggi i costi delle materie prime adoperate e dello stesso macchinario, che per quanto riguarda la stampa era costituito da un semplice torchio a mano, tramite il quale nessuno oggi crederebbe che si potessero trarre i francobolli da adoperare per affrancatura delle lettere , appunto perché stampa non fu nè per incisione o in litografia.

La carta delle prime tirature dei francobolli è di un colore celeste piuttosto scuro, ed il contrasto con le tinte adoperate per i singoli valori risulta spesso assai stridente. Per le successive tirature il colore della carta da grigiastra passò ad un bianco deciso. Non si conosce il perché della colorazione della carta azzurra delle prime tirature, ma si ritiene che sia stata adottata con altre misure precauzionali per evitare contraffazioni.

Come ognuno sa, i moderni francobolli sono stampati su carta recante una filigrana visibile in trasparenza, e che serve appunto ad impedire o per lo meno rendere più difficoltosa la falsificazione. Le Autorità postali del Granducato si preoccuparono di adottare una misura analoga, utilizzando delle forme già esistenti presso un'altra Amministrazione e che presentavano alcune linee longitudinali ben marcate con 12 corone ducali regolarmente distribuite sulla loro superficie; queste forme furono modificate aggiungendo altre linee orizzontali, allo scopo di non lasciare dello spazio vuoto troppo grande. Si ottenne così la carta filigranata per questa emissione di francobolli.

Una nota interessante riguarda la « licenza » accordata dall'Arcivescovo di Firenze, il 9 marzo 1851, agli stampatori della Soprintendenza delle Poste, per permettere loro di lavorare liberamente anche nei giorni festivi «purché ciò si faccia udita prima la Santa Messa ».

L'incisore dei francobolli di Toscana fu il Sig. Nidevost, della I. R. Zecca di Firenze.

Successivamente vennero emessi gli altri valori a completamento delle esigenze di affrancatura, e cioè il francobollo da 1 crazia, quello da 9 crazie e quello da 60 crazie. Di essi il francobollo più raro è oggi quello da 60 crazie, in quanto il suo uso era assai limitato, essendo destinato alla corrispondenza con l'estero e per le lettere di notevole peso.

A chiusura di queste note informative accenniamo che nel 1857 si ebbe una seconda emissione, sempre recante per soggetto il Marzocco, e che nel 1860, in seguito alle note vicende storiche che avevano portato alla partenza della famiglia Reale da Firenze, vennero posti in circolazione i francobolli del Governo Provvisorio di Toscana, che, si avvalsero dello stesso disegno originario, cui venne sostituito il Marzocco con lo stemma sabaudo e l’iscrizione del valore che fu redatto in centesimi o in lira italiana. Tra i francobolli così emessi è il famoso tre lire, che costituisce, allo stato di usato e specialmente nuovo, una delle più grandi rarità fìlateliche internazionali.

 

(**) L’immagine qui riportata era allegata all’articolo e rappresentava una delle maggiori rarità conosciute ed ambite all’epoca. Tale cambiamento di gusto del filatelico da cosa proviene? Forse dalla pubblicità e dalle chiacchiere del settore?(NdR)

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