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            Arrivano i francobolli sardi  
          Successivamente al plebiscito del marzo 1860 la Toscana mantenne comunque una notevole
            autonomia, destinata col tempo a ridursi e quindi a scomparire man mano che
            il Regno d'Italia si consolidava come vera e propria realtà politica ed amministrativa. 
            Questo graduale passaggio è ben documentato dalle vicende storico postali, le quali riprovano
            che l'autonomia toscana a livello postale (sia in termini di tipologie di franco28
            bolli in corso che di tariffe, nonché di gestione promiscua
            del flusso delle corrispondenze da parte di vettori pubblici
            e privati) fu più duratura rispetto a quella amministrativa e
            politica spingendosi sino alle soglie del 1863. Mano a mano
            che si susseguivano le annessioni al Piemonte da parte degli
            ex ducati italiani, il governo di Torino provvedeva ad inviare
            nei relativi territori i francobolli con l'effigie del nuovo
            sovrano. Si trattava di esemplari della quarta emissione sarda,
            apparsa nel 1855 quando ancora il Piemonte era ben
            lontano dal portare a compimento i suoi propositi espansionistici,
            e rimasta in auge con alcune integrazioni sino al
            31 dicembre 1863. La quarta emissione di Sardegna seguì
            da vicino pressoché tutte le vicende nostro Risorgimento, dal momento che questa accompagnava
            i successi dell'espansione sarda nella penisola. Pertanto - almeno stando
            a quanto raccontano i francobolli - il nuovo stato unitario dovrebbe qualificarsi come
            un ampliamento della sovranità (anche filatelica) piemontese, piuttosto che una realtà
            statale ex novo. 
            In Toscana i francobolli sardi furono ufficialmente introdotti il 1° gennaio 1861, durante
            la piena vigenza dei valori emessi dal governo provvisorio toscano; ciò ha fatto sì
            che si verificassero numerose ed interessanti combinazioni di affrancature miste toscosarde
            (particolarmente rare quelle "gemelle"). 
            Col fatidico 17 marzo l'uso degli esemplari sardi rientrò nella normalità, mentre si ridusse
            proporzionalmente l'uso dei valori toscani in centesimi. 
            La soppressione della Soprintendenza Generale delle Poste toscane con Decreto del 15
            dicembre 1860 e l'introduzione "in sordina" dei francobolli sardi al principio del 1861
            rappresentano i primi atti del non breve processo di smantellamento dell'autonomia
            postale dell'ex Granducato, ormai a pieno titolo territorio annesso e poi provincia italiana. 
          
            
          5 cent. della IV emissione 
            di Sardegna. 
           
            Il 1° marzo 1861 è il giorno ufficiale di nascita delle poste italiane - entra infatti
            in vigore un regolamento unico per le diverse regioni - ma in Toscana rimanevano ancora
            non lievi difformità rispetto alle altre province annesse, relative alla tariffa interna
            e al rispetto della privativa postale. Lo spinoso problema venne affrontato e risolto
            soltanto dalla Legge n. 604 del 5 maggio 1862, dedicata alla attesa riforma postale del
            Regno d'Italia. Le tariffe toscane interne in centesimi di lira introdotte il 1° gennaio
            1860 risultavano infatti agevolate rispetto a quelle sarde vigenti nelle altre province: la
            tassa delle lettere era pari a soli 10 centesimi (anziché 20) per ogni 10 grammi di peso,
            mentre il diritto di raccomandazione corrispondeva a 25 centesimi (anziché 40). 
            Queste rimasero in vigore sino a tutto il 1862, finché non intervenne la citata legge n.
            604, che previde una tariffa unica di 15 centesimi per ogni 10 grammi, valida per tutto
            il Regno a partire dal 1° gennaio 1863 (data di unificazione… tariffaria del Regno
            d'Italia). La stessa legge di riforma introdusse come principio assoluto la privativa postale,
            prevedendo che il diritto di trasportare per terra e per mare lettere, plichi, giornali
            e circolari spettasse soltanto allo Stato. L'epoca romantica dei procacci, delle diligenze
            e delle strade ferrate toscane era ormai definitivamente tramontata. 
          
            
           
          Lettera da Prato a Montepulciano affrancata con il 10 cent. della IV emissione di Sardegna 
            e n. 5 esemplari da 1 cent. per stampati. 
          
             
             
            Verso la prima serie di francobolli veramente "italiana" 
          Osserva con la consueta arguzia Franco Filanci: "Il Regno d'Italia non si sa bene di dove
            cominci". In effetti, fatta l'Italia, restavano da fare non solo gli italiani, ma anche i francobolli
            italiani. 
            Il 17 marzo 1861 con la legge n. 4671 Vittorio Emanuele assumeva per sé e i suoi successori
            il titolo di Re d'Italia: un gesto del tutto formale che non poteva evidentemente
            essere l'atto di battesimo di uno stato, ma costituiva l'assunzione di un titolo da parte
            di un sovrano che per certi versi in quel momento era già da tempo signore d'Italia e
            per altri non lo era ancora. 
            Quel 17 marzo ha tanto il sapore di una data convenzionale e non ci aiuta a tracciare
            una netta linea di demarcazione tra periodo pre-unitario e post-unitario neppure dal
            punto di vista storico-postale. Anche lasciando da parte la non insignificante assenza
            di Roma e del Veneto - che avrebbero dovuto aspettare ancora svariati anni prima di
            veder garrire il tricolore – al 17 marzo 1861 l'Italia si presentava del tutto 
          disomogenea sotto il profilo postale: per le innumerevoli tipologie di 
          francobolli in corso, per la difformità delle tariffe, per la mancanza 
          di una generalizzata privativa postale. Senza contare il fatto che 
          nelle Province Napoletane (ex domini borbonici di terraferma) 
          circolavano ancora (anzi, erano stati da poco introdotti) valori 
          postali con la monetazione non decimale in tornesi e grana anziché in 
          centesimi di lira. 
          
            
           
          Lettera da Prato a Firenze affrancata con 15 cent. Regno d'Italia, tipo Sardegna. 
              
          
            
           
          Lettera doppio porto da Prato a Pistoia affrancata con 2 esemplari del 15 cent. litografico con la dizione 
            FRANCO BOLLO POSTALE ITALIANO. 
          Il processo di unificazione per così dire filatelica si attuò tra il 1859 e il 1862 mediante
            la graduale introduzione nelle diverse regioni d'Italia della quarta emissione di
            Sardegna, in un quadro postalmente piuttosto caotico e provvisorio, bisognevole di una
            riforma organica che consentisse al nuovo stato di dettare regole uniformi in un settore
            di vitale importanza per la neonata nazione. 
            Soltanto col 1° gennaio 1863 si riuscì ad uniformare la tariffa e ad eliminare tutta una
            serie di particolarità locali (abbiamo visto il problema della privativa postale in Toscana)
            che ostacolavano la creazione di uno stato unitario anche sotto il profilo postale. 
            Ma quanto si sarebbe dovuto attendere ancora per vedere emessa una serie di francobolli
            veramente italiana? Per lunghi anni il governo di Torino dovette barcamenarsi tra
            la ristampa continua di francobolli sardi (ormai italiani a pieno titolo, e talvolta dentellati
            o persino di diverso colore, come il 2 centesimi bistro per le stampe) e l'emissione
            di valori volti a sopperire alle emergenze del momento. Come quella di mettere
            in circolazione un esemplare da 15 centesimi per coprire la nuova tariffa unitaria, che
            dette luogo al 15 centesimi detto "tipo Sardegna", perché della stessa tipologia dell'ultima
            emissione sarda, emesso appunto il 1° gennaio 1863, e ai due gemellini litografici
            sempre da 15 centesimi in cui per la prima volta si può leggere "francobollo postale italiano",
            entrati in circolazione tra il febbraio e l'aprile 1863. Ultime fatiche del benemerito
            cavalier Francesco Matraire, ideatore, produttore e stampatore di tutte le serie del
            Regno di Sardegna ormai divenuto Regno d'Italia. Al nuovo stato occorreva però una
            serie di francobolli definitiva ed organica, stampata con grande qualità e moderna tecnologia. 
            Vari fornitori prepararono diversi saggi, e dopo alterne ed avventurose vicende
            la serie venne approntata dalla casa londinese De La Rue, per cui la prima serie definitiva
            italiana, emessa il 1° dicembre 1863, è universalmente nota come "De La Rue". Il
            primo mese della De La Rue coincise con l'ultimo dei francobolli sardi e sardo-italiani, 
          e veramente non si sarebbe potuto sperare in una combinazione più 
          felice per concludere degnamente l’affascinante percorso filatelico 
          tracciato dagli Antichi Stati italiani e conclusosi ad Unità ormai 
          compiuta. Nessun mese offre quanto il “dicembre ‘63” una sterminata 
          varietà di preziose affrancature miste, in uno straordinario incontro 
          filatelico di soli trentun giorni tra passato e futuro: gli antichi 
          francobolli sardo-italiani che uscivano definitivamente di scena ed i 
          nuovi, raffi nati valori londinesi che, freschi di fabbrica, si 
          affacciavano per la prima volta alla storia postale italiana. 
          
            
          Esemplare della serie 
            definitiva De La Rue. 
              
           
           
            Bibliografia essenziale 
           
            Catalogo Sassone. Antichi Stati, Regno di Vittorio Emanuele II, Regno d'Italia – 1850-1900 – I
            francobolli, 67° ed., Sassone, 2008. 
            Cerutti C. S., Francesco Matraire incisore e litografo, Ed. Associazione Amici del Museo Postale, s.d.. 
            Chieppi S., Dal Granducato a Firenze capitale, 2005. 
            Crevato-Selvaggi B., Il Regno d'Italia nella posta e nella fi latelia, Ed. Poste Italiane Filatelia, tomo I,
            Roma, 2006. 
            Crevato-Selvaggi B. (a cura di), Dagli antichi Stati all'unità d'Italia, Ed. Camera dei Deputati,
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            Filanci F., De La Rue: a scuola di carte valori, Ed. Poste Italiane, Roma, 1995. 
            Filanci F., La prima emissione del regno d'Italia. Indagine critica, Ed. fuori commercio a cura della
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            Papanti A., Dal "27 aprile" all'unità d'Italia, Collezione collettiva ASPOT per il 150° del "27 aprile",
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            Palmieri A., 1848-1862: la posta militare toscana. 1849-1855: l'occupazione austriaca della Toscana,
            IV vol. della Monografi a delle Poste toscane a cura di F. Bargagli Petrucci, Ed. Nova Zincografica
            Fiorentina, s.d.. 
            Piermattei A., A 150 anni dalla loro emissione, quanti sono questi 3 Lire di Toscana!, in Il Monitore
            della Toscana, anno VI, n. 11, maggio 2010, pagg. 17-18. 
            Sirotti L. – Colla G., Dagli Stati preunitari al Regno d'Italia (1859-1862), vol. I, Ed. Sassone,
            Roma 1999. 
            Vaccari P. (a cura di), Catalogo Vaccari 2011-2012, Ed. Vaccari, 2010. 
            Zanaria D. – Serra D. – Zanaria A., Catalogo storico-descrittivo dei francobolli di Vittorio Emanuele
            II Re d'Italia, 2° ed., I vol., I Matraire d'Italia, Zanaria, Milano, 2004 
            Zeri F., I Francobolli italiani. Grafi ca e ideologia dalle origini al 1948, Il Melangolo, Genova, 1993. 
           
            Si segnala inoltre, quale ricca e liberamente accessibile fonte di informazioni in materia, il sito internet
            www.ilpostalista.it curato da Roberto Monticini. 
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