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      La Cappella Sistina è considerata uno dei gioielli più belli e preziosi del Rinascimento
        Italiano. 
        Il recente restauro ha messo in luce numerosi particolari del capolavoro del
        Michelangelo che, nei secoli, innumerevoli strati di sporcizia e oscurità avevano
        nascosto alla vista e che ora hanno permesso ad alcuni studiosi di evidenziare il
        messaggio “criptico” che Michelangelo stesso aveva voluto inviare alla chiesa cattolica
        del tempo, messaggi relativi alla riconciliazione tra ragione e fede, tra Bibbia, Talmud
        e Vangeli, validi ancora oggi. 
         
         Questi studi, di cui ci serviamo per commentare i bellissimi
        francobolli realizzati negli ultimi anni, non solo dalle Poste
        del Vaticano, sono stati elaborati dal Rabbino Benjamin
        Blech, professore di Talmud alla Yeshiva University,
        docente di fama internazionale e tra i pochi che ebbero
        occasione di incontrare nel gennaio del 2005, Giovanni Paolo
        II in Vaticano, dove volle ricevere un’ultima benedizione dai rappresentanti dei
        “fratelli maggiori” e consolidare i legami
        tra queste due fedi. Inoltre accompagnò
        nel 2006 papa Benedetto XVI a visitare
        Auschwitz durante il viaggio pastorale in
        Polonia. 
         
        Il coautore è il prof. Roy Doliner, di New
        York, cattolico, studioso di religioni
        comparate, chiamato spesso a tenere
        lezioni accademiche e accompagnare
        autorità in visita a Roma e nei Musei
      Vaticani. 
      
        
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              La Cappella 
                
      
      La costruzione della Sistina, voluta dal Papa
        Sisto IV, Francesco Della Rovere (1414-1484),
        è nata già come “atto ostile” agli ebrei, in
        quanto rispecchia esattamente le
        caratteristiche del Sacro Tempio di
        Gerusalemme, costruito da Salomone nel 930
        a.C., descritto dal Profeta Samuele (I Re 6,2). 
        Sia nel Talmud, che nei vari testi sacri ebrei è
        espressamente fatto divieto di costruire
        questo tempio in altro luogo se non sul Monte
      del Tempio di Gerusalemme. 
      
       
        La volontà di Giulio II è stata quella di ribadire che Roma era la nuova
        Gerusalemme e il nuovo Tempio conteneva la nuova e unica fede che
        invalidava la precedente in quanto gli ebrei, condannando Gesù, erano
      destinati ad un perenne esilio.       
              Michelangelo 
              Michelagnolo Buonarroti nacque il 6 marzo 1474 a Caprese, nei pressi di
        Arezzo, visse gli anni della fanciullezza in conflitto con la famiglia e a
        tredici anni andò a Firenze come apprendista della bottega del
        Ghirlandaio. Firenze, all’epoca di Cosimo e Lorenzo il Magnifico dei
        Medici, era il vero centro del mondo per tutto ciò che
        riguardava la cultura, le idee, l’arte. Lorenzo si accorse
        presto della eccezionale bravura del giovane
        Michelangelo e lo volle accogliere nel suo palazzo e
        farlo studiare con i suoi figli (tra cui Giovanni, dapprima
      cardinale a 13 anni poi papa Leone X ). 
      
              Ebbe come maestri i più grandi filosofi del tempo: Pico
        della Mirandola e Marsilio Ficino, nonché i più sapienti
        cultori ebrei che, espulsi da tutta Europa, erano ospiti
        graditi alla corte dei Medici. Questa profonda
        conoscenza ed accettazione della cultura ebraica
      influenzerà chiaramente tutta la sua opera. 
      
              Il Papato 
              Nel XV secolo il papato visse uno dei periodi peggiori della propria storia. Anche dalla lettura
        dello cronaca da parte Vaticana (Storia dei Papi di mons. Castiglioni, Prefetto della Biblioteca
        Ambrosiana del 1965) emerge un quadro desolante (ricchi
        casati in conflitto tra loro, cardinali eletti giovanissimi a
        13-17 anni, figli e nipoti di papi, diventati a loro volta
        papi, voti acquistati con ricche prebende, simonia…,
        libertinaggio, omosessualità. Il paganesimo in quel secolo
        era salito al livello più alto nella società e nella chiesa; il
        disprezzo della vita umana, l’adulterio; di figli bastardi e
        illegittimi sono piene le corti principesche e il papato
        assumeva l’aspetto di un temuto e potente principato
        ecclesiastico… (papa Alessandro VI Borgia - nipote del
        papa Callisto III - eletto nel 1492, “come sacerdote fu
        l’antitesi dell’ideale cristiano”…, Pio III, nipote di Pio II
        morì nel 1503, dopo 26 giorni di pontificato lasciando “il
        posto” al nipote di Sisto IV, Giulio II della Rovere; il papa Sisto IV aveva nominato ben sei
      nipoti cardinale). 
      
        
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       Evidentemente in questo contesto non poteva non emergere un Savonarola,
        bruciato poi al rogo o un Lutero e il diffondersi del protestantesimo, i Lanzichenecchi e il
        “Sacco di Roma” … 
         
        Per contro il papato fu il più grande mecenate del periodo. Per la ricostruzione dei palazzi
        vaticani furono chiamati i più grandi architetti, pittori, scultori, poeti, scrittori… dell’epoca
      favorendo il superamento del Medioevo e dando vita al periodo chiamato poi “Rinascimento”. 
              Giulio II il Papa della Sistina 
               Nel 1503 Giuliano Della Rovere, divenuto papa Giulio II, diede ordine al Bramante di demolire
        la vecchia basilica e ricostruirne una enorme degna del nuovo papa e dell’impero cristiano e a
        Michelangelo di scolpire le statue per il sepolcro dello zio Sisto IV.  
         
        Nel 1508 il papa impose
        allo scultore di sospendere la realizzazione delle statue e di dar
        corso alla pittura del soffitto della cappella (che il Buonarroti
        accettò a malincuore non ritenendosi pittore) lavoro che lo occupò
        per oltre quattro anni. Sul soffitto doveva essere rappresentato,
        secondo il progetto del papa (e dei suoi consulenti) Gesù e i dodici
        apostoli che avrebbero dovuto benedire il papa al suo ingresso nella
        cappella, per trasmettere il concetto che Giulio II fosse stato scelto
        da Dio per guidare il mondo intero…, mente il resto doveva essere
        coperto da una fantasia di disegni geometrici (come il pavimento) di
        colori giallo oro e blu (i colori del casato dei Della Rovere). 
         
        Michelangelo accettò a condizione che potesse scegliere lui i
        collaboratori, che il tema fosse la Bibbia, che potesse lavorare (con un ponteggio da lui ideato
        e che lo nascondeva da sguardi indiscreti) indisturbato anche per 24 ore di seguito. 
         
         (La Guardia Svizzera Pontificia, voluta da Giulio II nel 1505; la tradizione vuole che la loro divisa l’abbia
        disegnata Michelangelo) 
        Sappiamo che spesso litigò con il papa che lo colpì anche con
        il suo bastone pastorale! Erano due caratteri forti e testardi
        ma alla fine il Michelangelo riuscì a realizzare il suo
        capolavoro inserendo nei dipinti il suo disgusto per il potere e
        l’ipocrisia del papato, il messaggio di amore universale
        proprio dell’originario insegnamento biblico, l’importanza e la
        dignità del corpo umano. 
        L’affresco è il più grande mai realizzato: 1.100 metri
        quadrati a 20 metri di altezza dal suolo, oltre 300
        personaggi, cinque anni di lavoro estenuante. Michelangelo lo
        finì nel 1512, fu inaugurato il 31 ottobre e pochi mesi dopo
        (febbraio 1513) il papa morì. Michelangelo, sperava di aver chiuso il suo impegno con i dipinti,
        ma non sapeva che 23 anni dopo sarebbe ritornato alla Sistina per realizzare il Giudizio
      Universale.       
              Nella Cappella col naso all’insù 
              Numerose sono le tesi sull’interpretazione degli
        affreschi, la versione “ufficiale” è che i pannelli
        intendono illustrare le origini dell’uomo, la sua caduta,
        la riconciliazione con Dio e la promessa di futura
        redenzione… però questa interpretazione “devota” mal
        si concilia con il fatto che delle trecento figure
        nessuna è “cristiana”, numerosi sono gli “sberleffi”
        nascosti nei personaggi dipinti, molte scene non
      rispecchiano la tradizione iconografica cattolica. 
      
              Zaccaria 
              Seguendo l’itinerario originale (ora l’ingresso è
        stato mutato) sopra la sedia del pontefice c’è
        il profeta Zaccaria, (con il volto di Giulio II)
        uno dei meno conosciuti di Israele, al posto
        previsto di Gesù! Perché Zaccaria era il
        profeta che ammoniva i corrotti sacerdoti del
        Tempio e preannunciava che sarebbe stato
        dato alle fiamme. Inoltre uno dei due putti
        abbracciati alle spalle del profeta fa un
        gestaccio con la mano (infila il pollice tra
        l’indice e il medio facendo il gesto dei “fichi”,
        l’equivalente dell’epoca al nostro dito medio
      retto…). 
      
              Vele e lunette 
              I grandi pannelli della striscia centrale sono circondati da
        giganteschi nudi di giovani, con coppie di piccoli putti anche
        loro nudi che sembrano scolpiti nella pietra e che alcuni
      vollero far ricoprire con vesti! 
      
        
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              Nelle vele e nelle lunette sono stati dipinti “gli antenati” di
        Gesù. Vi sono dipinte varie scenette di famiglie ebree
        aggraziate, premurose e belle, in contrasto con la caricatura
        corrente di ebrei tristi e stanchi, costretti ad un doloroso
        esilio. Nei costumi pregiati sono evidenziate le varie etnie
        ebraiche, a dimostrazione che l’intenzione non era di
        rappresentare un popolo punito e sofferente ma civile e degno
        di rispetto e
        cittadinanza (all’epoca iniziavano i ghetti). 
         
        Durante la ripulitura degli affreschi è
        emerso chiaramente un anello giallo, cucito
        sulla tunica dell’avambraccio sinistro di
        Aminabad, ritto e dignitoso, noto al Talmud
        come buon padre e capo di una tribù ai tempi
        di Mosè. Questo “marchio d’infamia” sulla
        tunica era imposto dalla chiesa agli ebrei,
        come dire “è così che trattate gli antenati
      di Gesù?”. 
      
              Una compagnia anomala 
              I personaggi “più importanti” come dimensioni che in modo imponente occupano gli spazi
        dedicati agli apostoli tutt’intorno all’affresco sono sette profeti ebrei e cinque sacerdotesse
        pagane: un gruppo unico nell’arte sacra cristiana! Tutti i personaggi (escluso Giona) hanno in
        mano un libro o un rotolo a dimostrazione che erano degli amanti della cultura a differenza di
        Giulio II che volle farsi fare una statua con in mano la spada! 
         
        Le sibille rappresentano gli imperi che avevano tentato di cancellare gli ebrei: egizio,
        babilonese, persiano, greco e romano. Però le tre più famose il cui ruolo profetico di
        preannuncio della venuta del Cristo (Triburtina, Ellespontica e Samia) era riconosciuto dalla
      chiesa, non sono state rappresentate. 
      
        
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              Le sibille: Delfina,
        Eritrea e Libica, hanno
        tutte in comune, oltre
        che specifici significati
        per la loro presenza,
        caratteristiche sessuali
        molto ambigue (corpi
        mascolini di adolescenti);
        Persica invece in un corpo possente ha un viso  vecchio e
        nell’affresco della sibilla Cumana, che secondo le credenze
        dell’epoca avrebbe previsto anche l’ascesa al trono di Giulio
        II, Michelangelo la dipinge con un volto decrepito, vestita
        dei colori blu e oro dei Della Rovere mentre i due
        “angioletti” sono rappresentati con lo stesso gesto scurrile
        di “fare i fichi”, come con Zaccaria. 
         
        Anche per i profeti la scelta è caduta su alcuni che avevano
        un chiaro significato “antipotere”
        mentre sono stati
        omessi altri che erano più citati
        dalla chiesa. Oltre al già citato
        Zaccaria, anche Gioele e Isaia
        che avvertì gli ebrei delle terribili avversità e sofferenze che
      avrebbero dovuto sopportare, esortandoli a mantenere la fede. 
      
        
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              Ezechiele che garantì agli ebrei sofferenti che
        avrebbero alla fine riconquistato Gerusalemme.        Daniele dipinto come un giovane di grande bellezza e
        intelligenza, è il simbolo di una futura redenzione per
      ebrei e cristiani. 
      
               L’affresco di Geremia ha più aspetti simbolici: il suo volto angosciato ha lo sguardo fisso sul
        posto che di solito era occupato dal baldacchino papale. Geremia era il profeta inviato da Dio
        per avvisare il clero corrotto del secondo tempio che il loro oro e bronzo sarebbero stati
        saccheggiati e l’edificio distrutto se non avessero contrastato il degrado morale imperante. 
         
        Nella tradizione ebraica Geremia è l’autore delle
        “Lamentazioni” che rievoca la devastazione di Gerusalemme
        ad opera dei babilonesi. Anche i due personaggi minori non
        sono i soliti putti con i colori rosso e giallo (i colori di Roma
        ancora oggi) dai volti tristi che sembrano voler fuggire dalla
        città. Anche il rotolo ha delle lettere ben leggibili che hanno
      un significato criptico. 
        L’ultimo profeta dipinto sopra l’altare è Giona, un profeta
        minore. Giona è un po’ l’immagine del Michelangelo, il profeta
        involontario che ha
        dovuto accettare un
        incarico di
        malavoglia. Molte sono le curiose affinità con il
        pittore. Sono brani di Giona che vengono letti da tutti
        gli ebrei del mondo nel Giorno dell’Espiazione, il giorno
        in cui Dio “scrive” il suo verdetto su ciascuno di noi. 
         
Molti sono i messaggi in questo dipinto che è il più
        grande di tutti e sembra emergere dal soffitto in tre
        dimensioni: un angioletto segna con la mano allargata il
        numero cinque, che significa la Torah e che contiene
        molti altri significati; il pesce non è la “balena” della
        tradizione cristiana ma il “Leviatano” il pesce sacro di
      cui si ciberanno gli ebrei alla venuta del Messia, ecc. 
      la seconda parte sarà pubblicata il 16 agosto 
        
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