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    Capitolo I - LA NASCITA DEL FRANCOBOLLO 
       
       Oggi, parlando di francobolli, pensiamo ad una cosa molto comune: infatti, 
        la spedizione ed il recapito di una lettera è da tanto tempo un 
        fatto così normale, quasi scontato, anzi, persino superato da mezzi 
        di comunicazione tecnologici, più facili e veloci, che quasi non 
        ci facciamo più caso. 
         
         Sembra 
        impossibile ma, per moltissimo tempo, la lettera è stata simbolo 
        di elevato livello sociale, a provarlo vi sono diversi ritratti, in cui 
        l'effigiato, che sia un mercante al tavolo di lavoro e circondato da oggetti 
        e simboli della sua"arte" o un sovrano attorniato dalla corte, 
        ha in mano una lettera segno di ricchezza e prestigio sociale. 
         
        Oggi può sembrare strano ma un tempo era proprio così, infatti 
        perché una lettera potesse esistere dovevano combinarsi quattro 
        importanti circostanze che, nell'evoluzione della società, si sono 
        verificate molto gradualmente: 
      
        -  Bisognava sapere leggere e scrivere, mentre ancora agli inizi del 
          Novecento gli analfabeti erano moltissimi, tanto che uno dei mestieri 
          del tempo era quello dello scrivano che, alle volte anche per strada, 
          con tavolino, sedie, carta, penna e calamaio, scriveva sotto dettatura 
          o leggeva lettere.
 
        -  Era necessario che la gente avesse occasione di allontanarsi da casa, 
          altrimenti non c'era bisogno di scrivere lettere; ed invece ancora agli 
          inizi dello scorso secolo la maggior parte delle persone trascorreva 
          tutta la sua vita nel luogo di nascita.
 
        -  Occorreva un materiale comodo per scrivere e non troppo costoso, 
          come invece erano i fogli di papiro o pergamena. Solo la diffusione 
          in Europa della carta, nel tardo medioevo, iniziò a dare una 
          soluzione al problema, favorendo anche la stampa.
 
        -  Vi era esigenza che qualcuno portasse la lettera a destinazione e 
          questo era un problema rilevante. Ad esempio nell'antica Roma un servizio 
          di posta esisteva solo per le autorità dello stato e l'invio 
          di corrispondenze ufficiali; tutti gli altri, per inviare un messaggio, 
          dovevano arrangiarsi: i ricchi mandavano un loro servo, gli altri approfittavano 
          di qualche viandante, cui affidavano la missiva con la promessa di una 
          ricompensa a lavoro compiuto, dunque da parte del destinatario.
 
       
       Solo ai tempi di Dante e Giotto il fiorire dei commerci e delle arti 
        fece aumentare i bisogni di comunicazione a distanza, in quanto lo scambio 
        di messaggi scritti era una premessa indispensabile allo sviluppo dei 
        commerci; era necessario, ad esempio, che casa madre e filiali, che spesso 
        erano a centinaia di miglia di distanza, comunicassero tra loro. 
         
        Messaggeri professionisti vennero così formandosi nei maggiori 
        centri europei nel corso dei secoli successivi. Questo servizio di corrieri 
        consisteva, tuttavia, in viaggi occasionali e risultava mancante di un 
        servizio organizzato per il trasporto delle corrispondenze o era limitato 
        a poche istituzioni. Innanzitutto la Chiesa, con ordini religiosi e vescovadi 
        sparsi in tutta Europa e dunque spesso i monaci viaggiavano anche per 
        mantenere i rapporti epistolari. Poi vi erano le Università che 
        organizzavano servizi di messaggeri per lo scambio delle corrispondenze 
        tra i titolari delle Facoltà, tra professori, studenti e le loro 
        famiglie che spesso abitavano a grandi distanze.In ultimo vi furono i 
        servizi di corrieri per le corrispondenze dei mercanti, ma tale servizio 
        era limitato ai membri delle corporazioni. Queste lettere, assieme alle 
        corrispondenze ufficiali delle Signorie, venivano recapitate anche a grandi 
        distanze, come da Napoli a Venezia, attraversando diversi Stati, dunque 
        dovevano essere stipulati degli accordi per permettere un libero passaggio 
        ai corrieri o lo scambio di lettere tra i diversi Stati. 
         
        I trasporti postali, nel senso moderno di "pubblico servizio" 
        furono una creazione del primo Rinascimento. Questo sicuramente non sorprende 
        se consideriamo il grande impulso che ebbero in quel periodo il commercio, 
        l'architettura, le arti, l'esplorazione di nuovi continenti o l'invenzione 
        della macchina per stampare. Prima dell'era della tecnologia, l'unico 
        modo per comunicare era l'uso di corrieri a piedi o a cavallo: velocità 
        ed efficienza erano ottenute con l'istituzione di "stazioni di cambio" 
        (per i corrireri o le cavalcature o entrambi) dette"statio posita" 
        (termine risalente all'Impero Romano) antesignane delle "stazioni 
        di posta" da cui derivò il termine attuale di posta. 
         
         Verso 
        la fine del XV secolo, poste per i cambi vennero fissate stabilmente tra 
        la corte di Massimiliano I, Imperatore di Germania, e quella degli Sforza 
        a Milano. All'incirca in quell'epoca compare il nome più famoso 
        dell'antica storia postale, quello della famiglia dei Taxis (in italiano 
        Tasso, intraprendente famiglia bergamasca): il servizio da essi istituito 
        ebbe rilevanza tale che da semplici corrieri divennero Principi dell'Impero. 
        Il sistema postale dei Taxis assunse un ruolo internazionale, estendendosi 
        ad un vastissimo territorio in Europa, congiungendo città di Germania, 
        Paesi Bassi, Austria, Ungheria, Francia, Spagna ed Italia. Inizialmente 
        l'organizzazione dei Taxis fu per lo Stato e per la Corte, ma entro la 
        seconda metà del XVI secolo, i corrieri erano diventati un servizio 
        pubblico. La complessità del sistema risulta evidente dal fatto 
        che il solo percorso Roma-Madrid comportava 107 stazioni di posta. 
         
         La 
        situazione restò senza sostanziali mutamenti sino all'apparire 
        della moderna tecnologia nel secondo quarto del XIX secolo; dunque l'antico 
        sistema delle stazioni di cambio per corrieri e cavalli, che poi vennero 
        sostituiti dalle diligenze, rimase tipico fino all'affermarsi delle ferrovie 
        che rivoluzionarono anche il servizio postale. 
         
        La "conveniente indennità" per il trasporto delle corrispondenze 
        era commisurata alla distanza e veniva fatta pagare al destinatario: si 
        chiamava porto. E' lecito pensare che il pagamento di quel porto non fosse 
        sempre gradito, tuttavia, in complesso, il sistema funzionava abbastanza 
        bene. 
         
         Fu 
        nel Regno di Sardegna che nacque, infine, il foglio di carta da lettere 
        con la tassa di porto pre-pagata. Nel 1818 il re Vittorio Emanuele di 
        Sardegna emise un decreto che introduceva la "carta postale bollata", 
        tale carta poteva avere tre diversi valori con timbro di formato diverso 
        a seconda delle distanze: tondo per il 15 centesimi, ovale per il 25 centesimi 
        ed ottagonale per il 50 centesimi. Tale timbro raffigurava un genietto 
        che suona il corno su di un cavallo al galoppo: donde il nome di cavallini 
        dato, in seguito, a questi fogli bollati. 
         
        La novità del Regno di Sardegna anticipò idee fondamentali 
        su cui si basò, vent'anni dopo, la riforma del sistema postale 
        inglese e la nascita del francobollo "adesivo", oggi in uso 
        in tutto il mondo. 
         
        All'inizio del secolo XIX, l'Inghilterra era una potenza imperiale: il 
        dominio della Regina Vittoria si espandeva alle colonie dell'America, 
        dell'Asia e dell'Africa. Il servizio postale, in grande crescita, si trovava 
        di fronte a due gravi problemi. Da un lato gli scarsi introiti causati 
        da privilegi ed autentici abusi, in quanto nobiltà, dignitari, 
        clero e membri del Parlamento potevano usare la franchigia inviando posta 
        senza pagare. Vi erano poi eccessive spese di gestione frutto del complesso 
        calcolo delle tariffe: il costo per la spedizione variava in relazione 
        alla distanza, al numero dei fogli ed alla forma del plico; era poi il 
        postino che doveva riscuotere il dovuto alla consegna di una lettera, 
        ma non sempre vi riusciva. 
         
         Il 
        17 agosto 1839 il Governo Inglese varò la Riforma Postale che prendeva 
        il nome da Rowland Hill (1795 - 1879), l'educatore ed inventore che ne 
        aveva elaborato il progetto. Si narra che Hill abbia avuto l'idea del 
        francobollo durante uno dei suoi viaggi, quando notò una giovane 
        donna che, dopo aver esaminato attentamente la busta consegnatale dal 
        portalettere, la restituì dicendo di non disporre dello scellino 
        richiesto per il porto. Gentilmente Rowland Hill pagò la somma 
        necessaria, ma la giovane confessò che la missiva non recava alcuna 
        scritta all'interno; d'accordo con il fidanzato, per evitare il pagamento 
        del porto, le notizie erano contenute nell'indirizzo sfruttando una specie 
        di stenografia. Colpito da questo episodio, Hill avrebbe iniziato a concepire 
        la sua riforma basata sull'invenzione del francobollo: un pezzettino di 
        carta da applicare sulla busta che attestasse l'avvenuto pagamento della 
        tassa dovuta, ora calcolata in base al peso e non più alla distanza, 
        divenendo una tariffa minima ed unica. 
         
         Il 
        6 maggio 1840 veniva dunque emesso, a Londra, il primo francobollo nei 
        due valori di 1 penny nero e 2 pence azzurro. Dei due il primo assunse 
        notorietà ed è conosciuto con il nome di Penny Black.  
        I due francobolli hanno identica immagine, raffigurante la Regina Vittoria 
        tratta da una importante medaglia coniata qualche tempo prima, in occasione 
        della sua incoronazione, avvenuta il 26 giugno 1837. La bellezza, la raffinatezza 
        dell'incisione ed il delicato profilo della Regina Vittoria, formano un 
        tutt'uno entrato non solo nella storia delle comunicazioni, ma anche nella 
        storia della civiltà, di cui la filatelia è degna testimone. 
        Negli angoli inferiori del francobollo inglese, vi sono due lettere dell'alfabeto, 
        indicanti progressivamente la posizione del francobollo nel foglio su 
        cui era stampato, inserite allo scopo, già allora, di ostacolarne 
        la falsificazione. Il  sistema 
        ebbe un successo enorme e molti altri Paesi lo adottarono, emettendo francobolli 
        propri, iniziando l'era dell'affrancatura postale mediante il francobollo 
        adesivo. L'Inghilterra rimane però, l'unico Stato ad aver il privilegio 
        di non dover indicare la nazionalità del francobollo. 
         
        Quando il francobollo fece la sua comparsa, l'Italia non solo era divisa 
        in Regni e Ducati, ma era priva di un'area piuttosto estesa, il Lombardo-Veneto, 
        occupata dall'Austria. Sono considerati i primi francobolli italiani quelli 
        emessi nel Regno di Sardegna il 1° gennaio 1851. Si tratta di tre 
        valori raffiguranti il profilo di Vittorio Emanuele II, degli stessi colori 
        della prima serie inglese, rispettivamente da 5 centesimi (chiamato, dato 
        il colore, Victor Black), 20 centesimi e 40 centesimi. Sono due i motivi 
        che portano a considerare questi francobolli come i primi italiani: prima 
        di tutto il sovrano rappresentato sarebbe diventato il primo re d'Italia; 
        inoltre, il Regno di Sardegna era stato il primo a contrastare la dominazione 
        straniera, soprattutto austriaca, e ad impegnarsi per ottenere l'unità 
        d'Italia. 
         
         Recentemente 
        è stato riconosciuto come primo francobollo del Regno d'Italia, 
        nato nel 1861, il francobollo da 10 centesimi della quarta emissione di 
        Sardegna ma (per la prima volta) dentellato: tali francobolli rappresentano 
        il volto del Re in rilievo a secco impresso su fondo bianco in una cornice 
        ovale. 
         
        La nascita del francobollo determinò la nascita della filatelia 
        (termine originato dal greco : amico; e : franchigia, esenzione da imposta) 
        e del collezionismo filatelico. Notevole fu inoltre il contributo della 
        filatelia al diffondersi di notizie storiche, geografiche, artistiche, 
        culturali o di altro genere, in un'epoca in cui la posta era praticamente 
        l'unico mezzo di comunicazione a distanza. 
         
        Anche dopo la nascita e graduale diffusione del francobollo, restava un 
        grosso problema: il traffico postale con l'estero. Furono stipulate alcune 
        convenzioni postali tra Stati limitrofi, ma era molto difficile conoscere 
        a priori le tariffe esatte in quanto esse variavano a seconda delle varie 
        convenzioni. Se per uno Stato non esistevano accordi, si pagava sino al 
        confine e la seconda parte del tragitto era a carico del destinatario. 
        Nel 1874 venne trovata una soluzione con la creazione dell'Unione Generale 
        delle Poste: era una convenzione fra ventidue Stati (quasi tutta l'Europa, 
        Stati Uniti, Egitto e Turchia) che formavano un unico "territorio 
        postale", con le medesime regole e tariffe, per lo scambio di articoli 
        a mezzo posta.  Dato 
        l'enorme successo ed il numero progressivo di Stati che chiesero di aderire, 
        l'organizzazione fu denominata, nel 1878, Unione Postale Universale (UPU), 
        agenzia specializzata dell'ONU. Essa è un'organizzazione non politicizzata 
        e non interferisce nelle questioni che rientrano nelle competenze dei 
        servizi postali nazionali, suo scopo è organizzare e migliorare 
        il servizio postale in tutto il mondo, assicurando la cooperazione internazionale, 
        in campo postale, sulla base dei seguenti principi: 
      
        -  Uniformità delle tariffe postali internazionali;
 
        -  Comune unità di peso e misura degli invii;
 
        -  Libertà di transito ed inviolabilità del segreto postale.
 
       
      In base agli accordi intervenuti fra i vari Stati, si decise che sui 
        francobolli il nome del Paese emittente figurasse in caratteri latini 
        ed il valore facciale in cifre arabe. 
         
         L'UPU 
        sta perfezionando un sistema rivoluzionario per la filatelia: la catalogazione 
        uniforme dei francobolli di tutto il mondo, contrassegnando ogni francobollo 
        emesso da ciascun Paese con una "targa mondiale" di identificazione. 
        Tale sistema aiuta principalmente i collezionisti ad identificare le "emissioni 
        illegali" con le quali, specie in questi ultimi tempi, alcune "agenzie" 
        inquinano il mercato filatelico internazionale.  
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