ANNA DA SACCO

IL FRANCOBOLLO TRA ARTE E COMUNICAZIONE NELLA REPUBBLICA ITALIANA

Tesi di laurea in Psicologia dell'Arte

 
Capitolo I - LA NASCITA DEL FRANCOBOLLO

Oggi, parlando di francobolli, pensiamo ad una cosa molto comune: infatti, la spedizione ed il recapito di una lettera è da tanto tempo un fatto così normale, quasi scontato, anzi, persino superato da mezzi di comunicazione tecnologici, più facili e veloci, che quasi non ci facciamo più caso.

Sembra impossibile ma, per moltissimo tempo, la lettera è stata simbolo di elevato livello sociale, a provarlo vi sono diversi ritratti, in cui l'effigiato, che sia un mercante al tavolo di lavoro e circondato da oggetti e simboli della sua"arte" o un sovrano attorniato dalla corte, ha in mano una lettera segno di ricchezza e prestigio sociale.

Oggi può sembrare strano ma un tempo era proprio così, infatti perché una lettera potesse esistere dovevano combinarsi quattro importanti circostanze che, nell'evoluzione della società, si sono verificate molto gradualmente:

  • Bisognava sapere leggere e scrivere, mentre ancora agli inizi del Novecento gli analfabeti erano moltissimi, tanto che uno dei mestieri del tempo era quello dello scrivano che, alle volte anche per strada, con tavolino, sedie, carta, penna e calamaio, scriveva sotto dettatura o leggeva lettere.
  • Era necessario che la gente avesse occasione di allontanarsi da casa, altrimenti non c'era bisogno di scrivere lettere; ed invece ancora agli inizi dello scorso secolo la maggior parte delle persone trascorreva tutta la sua vita nel luogo di nascita.
  • Occorreva un materiale comodo per scrivere e non troppo costoso, come invece erano i fogli di papiro o pergamena. Solo la diffusione in Europa della carta, nel tardo medioevo, iniziò a dare una soluzione al problema, favorendo anche la stampa.
  • Vi era esigenza che qualcuno portasse la lettera a destinazione e questo era un problema rilevante. Ad esempio nell'antica Roma un servizio di posta esisteva solo per le autorità dello stato e l'invio di corrispondenze ufficiali; tutti gli altri, per inviare un messaggio, dovevano arrangiarsi: i ricchi mandavano un loro servo, gli altri approfittavano di qualche viandante, cui affidavano la missiva con la promessa di una ricompensa a lavoro compiuto, dunque da parte del destinatario.

Solo ai tempi di Dante e Giotto il fiorire dei commerci e delle arti fece aumentare i bisogni di comunicazione a distanza, in quanto lo scambio di messaggi scritti era una premessa indispensabile allo sviluppo dei commerci; era necessario, ad esempio, che casa madre e filiali, che spesso erano a centinaia di miglia di distanza, comunicassero tra loro.

Messaggeri professionisti vennero così formandosi nei maggiori centri europei nel corso dei secoli successivi. Questo servizio di corrieri consisteva, tuttavia, in viaggi occasionali e risultava mancante di un servizio organizzato per il trasporto delle corrispondenze o era limitato a poche istituzioni. Innanzitutto la Chiesa, con ordini religiosi e vescovadi sparsi in tutta Europa e dunque spesso i monaci viaggiavano anche per mantenere i rapporti epistolari. Poi vi erano le Università che organizzavano servizi di messaggeri per lo scambio delle corrispondenze tra i titolari delle Facoltà, tra professori, studenti e le loro famiglie che spesso abitavano a grandi distanze.In ultimo vi furono i servizi di corrieri per le corrispondenze dei mercanti, ma tale servizio era limitato ai membri delle corporazioni. Queste lettere, assieme alle corrispondenze ufficiali delle Signorie, venivano recapitate anche a grandi distanze, come da Napoli a Venezia, attraversando diversi Stati, dunque dovevano essere stipulati degli accordi per permettere un libero passaggio ai corrieri o lo scambio di lettere tra i diversi Stati.

I trasporti postali, nel senso moderno di "pubblico servizio" furono una creazione del primo Rinascimento. Questo sicuramente non sorprende se consideriamo il grande impulso che ebbero in quel periodo il commercio, l'architettura, le arti, l'esplorazione di nuovi continenti o l'invenzione della macchina per stampare. Prima dell'era della tecnologia, l'unico modo per comunicare era l'uso di corrieri a piedi o a cavallo: velocità ed efficienza erano ottenute con l'istituzione di "stazioni di cambio" (per i corrireri o le cavalcature o entrambi) dette"statio posita" (termine risalente all'Impero Romano) antesignane delle "stazioni di posta" da cui derivò il termine attuale di posta.

Verso la fine del XV secolo, poste per i cambi vennero fissate stabilmente tra la corte di Massimiliano I, Imperatore di Germania, e quella degli Sforza a Milano. All'incirca in quell'epoca compare il nome più famoso dell'antica storia postale, quello della famiglia dei Taxis (in italiano Tasso, intraprendente famiglia bergamasca): il servizio da essi istituito ebbe rilevanza tale che da semplici corrieri divennero Principi dell'Impero. Il sistema postale dei Taxis assunse un ruolo internazionale, estendendosi ad un vastissimo territorio in Europa, congiungendo città di Germania, Paesi Bassi, Austria, Ungheria, Francia, Spagna ed Italia. Inizialmente l'organizzazione dei Taxis fu per lo Stato e per la Corte, ma entro la seconda metà del XVI secolo, i corrieri erano diventati un servizio pubblico. La complessità del sistema risulta evidente dal fatto che il solo percorso Roma-Madrid comportava 107 stazioni di posta.

La situazione restò senza sostanziali mutamenti sino all'apparire della moderna tecnologia nel secondo quarto del XIX secolo; dunque l'antico sistema delle stazioni di cambio per corrieri e cavalli, che poi vennero sostituiti dalle diligenze, rimase tipico fino all'affermarsi delle ferrovie che rivoluzionarono anche il servizio postale.

La "conveniente indennità" per il trasporto delle corrispondenze era commisurata alla distanza e veniva fatta pagare al destinatario: si chiamava porto. E' lecito pensare che il pagamento di quel porto non fosse sempre gradito, tuttavia, in complesso, il sistema funzionava abbastanza bene.

Fu nel Regno di Sardegna che nacque, infine, il foglio di carta da lettere con la tassa di porto pre-pagata. Nel 1818 il re Vittorio Emanuele di Sardegna emise un decreto che introduceva la "carta postale bollata", tale carta poteva avere tre diversi valori con timbro di formato diverso a seconda delle distanze: tondo per il 15 centesimi, ovale per il 25 centesimi ed ottagonale per il 50 centesimi. Tale timbro raffigurava un genietto che suona il corno su di un cavallo al galoppo: donde il nome di cavallini dato, in seguito, a questi fogli bollati.

La novità del Regno di Sardegna anticipò idee fondamentali su cui si basò, vent'anni dopo, la riforma del sistema postale inglese e la nascita del francobollo "adesivo", oggi in uso in tutto il mondo.

All'inizio del secolo XIX, l'Inghilterra era una potenza imperiale: il dominio della Regina Vittoria si espandeva alle colonie dell'America, dell'Asia e dell'Africa. Il servizio postale, in grande crescita, si trovava di fronte a due gravi problemi. Da un lato gli scarsi introiti causati da privilegi ed autentici abusi, in quanto nobiltà, dignitari, clero e membri del Parlamento potevano usare la franchigia inviando posta senza pagare. Vi erano poi eccessive spese di gestione frutto del complesso calcolo delle tariffe: il costo per la spedizione variava in relazione alla distanza, al numero dei fogli ed alla forma del plico; era poi il postino che doveva riscuotere il dovuto alla consegna di una lettera, ma non sempre vi riusciva.

Il 17 agosto 1839 il Governo Inglese varò la Riforma Postale che prendeva il nome da Rowland Hill (1795 - 1879), l'educatore ed inventore che ne aveva elaborato il progetto. Si narra che Hill abbia avuto l'idea del francobollo durante uno dei suoi viaggi, quando notò una giovane donna che, dopo aver esaminato attentamente la busta consegnatale dal portalettere, la restituì dicendo di non disporre dello scellino richiesto per il porto. Gentilmente Rowland Hill pagò la somma necessaria, ma la giovane confessò che la missiva non recava alcuna scritta all'interno; d'accordo con il fidanzato, per evitare il pagamento del porto, le notizie erano contenute nell'indirizzo sfruttando una specie di stenografia. Colpito da questo episodio, Hill avrebbe iniziato a concepire la sua riforma basata sull'invenzione del francobollo: un pezzettino di carta da applicare sulla busta che attestasse l'avvenuto pagamento della tassa dovuta, ora calcolata in base al peso e non più alla distanza, divenendo una tariffa minima ed unica.

Il 6 maggio 1840 veniva dunque emesso, a Londra, il primo francobollo nei due valori di 1 penny nero e 2 pence azzurro. Dei due il primo assunse notorietà ed è conosciuto con il nome di Penny Black. I due francobolli hanno identica immagine, raffigurante la Regina Vittoria tratta da una importante medaglia coniata qualche tempo prima, in occasione della sua incoronazione, avvenuta il 26 giugno 1837. La bellezza, la raffinatezza dell'incisione ed il delicato profilo della Regina Vittoria, formano un tutt'uno entrato non solo nella storia delle comunicazioni, ma anche nella storia della civiltà, di cui la filatelia è degna testimone. Negli angoli inferiori del francobollo inglese, vi sono due lettere dell'alfabeto, indicanti progressivamente la posizione del francobollo nel foglio su cui era stampato, inserite allo scopo, già allora, di ostacolarne la falsificazione. Il sistema ebbe un successo enorme e molti altri Paesi lo adottarono, emettendo francobolli propri, iniziando l'era dell'affrancatura postale mediante il francobollo adesivo. L'Inghilterra rimane però, l'unico Stato ad aver il privilegio di non dover indicare la nazionalità del francobollo.

Quando il francobollo fece la sua comparsa, l'Italia non solo era divisa in Regni e Ducati, ma era priva di un'area piuttosto estesa, il Lombardo-Veneto, occupata dall'Austria. Sono considerati i primi francobolli italiani quelli emessi nel Regno di Sardegna il 1° gennaio 1851. Si tratta di tre valori raffiguranti il profilo di Vittorio Emanuele II, degli stessi colori della prima serie inglese, rispettivamente da 5 centesimi (chiamato, dato il colore, Victor Black), 20 centesimi e 40 centesimi. Sono due i motivi che portano a considerare questi francobolli come i primi italiani: prima di tutto il sovrano rappresentato sarebbe diventato il primo re d'Italia; inoltre, il Regno di Sardegna era stato il primo a contrastare la dominazione straniera, soprattutto austriaca, e ad impegnarsi per ottenere l'unità d'Italia.

Recentemente è stato riconosciuto come primo francobollo del Regno d'Italia, nato nel 1861, il francobollo da 10 centesimi della quarta emissione di Sardegna ma (per la prima volta) dentellato: tali francobolli rappresentano il volto del Re in rilievo a secco impresso su fondo bianco in una cornice ovale.

La nascita del francobollo determinò la nascita della filatelia (termine originato dal greco : amico; e : franchigia, esenzione da imposta) e del collezionismo filatelico. Notevole fu inoltre il contributo della filatelia al diffondersi di notizie storiche, geografiche, artistiche, culturali o di altro genere, in un'epoca in cui la posta era praticamente l'unico mezzo di comunicazione a distanza.

Anche dopo la nascita e graduale diffusione del francobollo, restava un grosso problema: il traffico postale con l'estero. Furono stipulate alcune convenzioni postali tra Stati limitrofi, ma era molto difficile conoscere a priori le tariffe esatte in quanto esse variavano a seconda delle varie convenzioni. Se per uno Stato non esistevano accordi, si pagava sino al confine e la seconda parte del tragitto era a carico del destinatario. Nel 1874 venne trovata una soluzione con la creazione dell'Unione Generale delle Poste: era una convenzione fra ventidue Stati (quasi tutta l'Europa, Stati Uniti, Egitto e Turchia) che formavano un unico "territorio postale", con le medesime regole e tariffe, per lo scambio di articoli a mezzo posta. Dato l'enorme successo ed il numero progressivo di Stati che chiesero di aderire, l'organizzazione fu denominata, nel 1878, Unione Postale Universale (UPU), agenzia specializzata dell'ONU. Essa è un'organizzazione non politicizzata e non interferisce nelle questioni che rientrano nelle competenze dei servizi postali nazionali, suo scopo è organizzare e migliorare il servizio postale in tutto il mondo, assicurando la cooperazione internazionale, in campo postale, sulla base dei seguenti principi:

  • Uniformità delle tariffe postali internazionali;
  • Comune unità di peso e misura degli invii;
  • Libertà di transito ed inviolabilità del segreto postale.

In base agli accordi intervenuti fra i vari Stati, si decise che sui francobolli il nome del Paese emittente figurasse in caratteri latini ed il valore facciale in cifre arabe.

L'UPU sta perfezionando un sistema rivoluzionario per la filatelia: la catalogazione uniforme dei francobolli di tutto il mondo, contrassegnando ogni francobollo emesso da ciascun Paese con una "targa mondiale" di identificazione. Tale sistema aiuta principalmente i collezionisti ad identificare le "emissioni illegali" con le quali, specie in questi ultimi tempi, alcune "agenzie" inquinano il mercato filatelico internazionale.

 
 

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