il tramonto di un regno




 
 






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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

10° Periodo: dal 20 luglio al 14 agosto 1944.
Territorio a nord della linea del fuoco: Repubblica Sociale Italiana

Seconda parte (dal 25 al 29 luglio 1944)
 

Martedì 25 luglio 1944

DELLE BRIGATE NERE
Mussolini autorizza Pavolini ad annunciare la nascita delle Brigate Nere. Pavolini lo fa alla radio, la sera. Fra l’altro egli precisa:

(…) Quali gli scopi immediati e preminenti delle Brigate Nere? Gli scopi del combattimento. I fasci tornano veramente ad essere di combattimento come all’origine. Combattimento per l’ordine pubblico, per l’ordine rivoluzionario, per la lotta contro i banditi e i fuori legge, per la liquidazione eventuale di nuclei di paracadutisti nemici.
In un secondo tempo le Brigate Nere potranno costituire una forza sul fronte di battaglia accanto alle eroiche armate di Kesselring e alle divisioni italiane di cui si è iniziato il ritorno in patria dai campi dell’intenso e fruttuoso addestramento. Per il momento il problema urgente è quello di ripulire il paese dalle bande che al soldo del nemico jugulano vilmente la popolazione inerme e già provata da tante altre sofferenze(...)
.”

Annuncia anche che:

I primi ventimila squadristi sono già saldamente inquadrati nelle Brigate Nere”. Ma aggiunge che “Più che il numero è la qualità che conta (…) la disciplina più rigorosa e sostanziale (…) deve essere la caratteristica del corpo”.

Mussolini ufficializza il decreto, che aveva elaborato con Pavolini il 21 giugno e bloccato il giorno stesso, relativo alla costituzione delle Brigate Nere. Così ad un 25 luglio del 1943 che aveva visto la caduta ufficiale del fascismo, Mussolini, esattamente un anno dopo, risponde militarizzando quello stesso partito al quale aveva aggiunto l’aggettivo “repubblicano”. Le Brigate Nere saranno 39 e tutte intitolate ad un martire fascista. La vedova di Aldo Resega, primo commissario federale di Milano ucciso in dicembre dai “gappisti”, consegna il gagliardetto alla Brigata Nera milanese intitolata al marito.

Il testo integrale del decreto è il seguente:

“Decido che a datare dal 1° luglio si passi dall’attuale struttura politica del partito ad un’organizzazione di tipo esclusivamente militare. Dal 1° luglio tutti gli iscritti regolarmente al Partito fascista repubblicano di età fra i 18 e i 60 anni, e non appartenenti alle forze ausiliarie della repubblica, costituiscono il corpo ausiliario delle Camicie Nere, composto dalle squadre d’azione: Le altre attività svolte fin qui direttamente dal partito vengono affidate agli enti componenti e cioè: l’assistenza ai fasci femminili, ai comuni e alle altre organizzazioni; la propaganda all’Istituto Nazionale di Cultura Fascista.
Il segretario del partito attua la trasformazione dell’attuale direzione del partito in ufficio di stato maggiore del corpo ausiliario delle squadre d’azione delle Camicie nere. Le federazioni si trasformano in Brigate del corpo ausiliario delle Camicie nere. Data la natura dell’organismo ed i suoi scopi, il comando sarà affidato ai capi politici locali. Non ci saranno gradi ma solo funzioni di comando. Il corpo sarà sottoposto a disciplina militare e al codice militare del tempo di guerra. Il corpo sarà impiegato, agli ordini dei capi delle provincie, i quali sono responsabili dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, contro i sicari e i gruppi di complici del nemico”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE DIVISIONI “MONTEROSA” E “SAN MARCO”
Il viaggio degli alpini della “Monterosa” e i marò della “San Marco”, che stanno rientrando in Italia avviene regolarmente fino alla frontiera di Tarvisio. Nulla lasciava prevedere quanto di doloroso sarebbe avvenuto appena toccato il suolo italiano. Qualche bomba alleata, interruzioni, ritardi, il rancio freddo. Ma non è questo a gelare questi uomini che stanno rivedendo la loro patria: sono le facce e gli sguardi della gente che osserva il lento sfilare delle tradotte, e soprattutto il silenzio di questa gente. Niente grida, niente applausi, le mani di pochi fascisti che si levano nel saluto, e nelle stazioni soltanto il logoro apparato di Salò, il federale, il prefetto, qualche ufficiale della Milizia, gli impiegati del Dopolavoro. Tanto silenzio e tante assenze. E’ il primo choc per i soldati delle due divisioni. Il secondo choc è la guerriglia verbale che si fa subito sentire, al passaggio dei convogli e nelle soste. Urla isolate , ammonimenti più che insulti: “state attenti”, “scappate”, “vi portano al macello”, “gettate la divisa”. Qualche marò e qualche alpino reagiscono: sputi, insulti, pestaggi, incidenti anche più gravi.

Dai notiziari della GNR: la “Monterosa” transita da Stradella (Pavia) e scopre che gli abitanti mostrano “indifferenza” e “freddezza”. Gli alpini schiaffeggiano alcuni giovani per il loro contegno poco riguardoso nei confronti della truppa. A Vicenza, al passaggio dei reparti delle due divisioni, “elementi pavidi e disfattisti” vengono “energicamente redarguiti per essersi espressi in forma impari all’alta tensione ideale e fascista dei combattenti”. Lo stesso a Verona: “Qualche episodio, affiorato qua e là, mette in evidenza la decisa volontà di questi combattenti di stroncare sul nascere ogni possibile infiltrazione di carattere infido”. Qualcuno, più debole degli altri o più fascista degli altri, spara. Capita oggi con la “Monterosa” a Peschiera:

Alle ore 12, in Peschiera, mentre la 3^ Compagnia del III Battaglione alpini “Brescia” transitava per la città, il diciottenne Armando Barbieri rivolgeva ai militari di quel reparto la frase “andate a casa che è meglio”. Due graduati del predetto reparto gli risposero con due colpi di moschetto ferendolo gravemente. Un sottotenente del medesimo reparto finiva il Barbieri con una raffica di mitra”.

Sempre oggi, anche quando si giunge sulla riviera ligure l’aria non cambia:

Verso le 21, in Bogliasco, un alpino rimasto sconosciuto, facente parte di una colonna diretta a Chiavari e transitante per detta località, sparava un colpo di fucile contro il colono Mario Gnecco, ferendolo al braccio destro. Il movente del ferimento sarebbe al fatto che, al passaggio del reparto, il Gnecco non avrebbe salutato la bandiera”.

E a Genova:

Il passaggio e la sosta in città di contingenti di alpini della divisione “Monte Rosa”, rientrata dalla Germania, non ha dato luogo a manifestazioni: tentativi sporadici di elementi avversi, intesi a sobillarli e a incitarli alla diserzione, sono stati stroncati dagli stessi alpini, i quali hanno energicamente reagito”.

Vengono segnalate anche le prime diserzioni: oggi, addirittura mentre le due divisioni stanno ancora viaggiando verso il fronte anti – partigiano, sul treno Genova – Novi Ligure, viene arrestato un alpino della “Monte Rosa”. E’ vestito da ferroviere e ha disertato “per raggiungere la propria famiglia”. Anche il ferroviere che lo ha aiutato finisce in carcere. Altri due disertori della “Monte Rosa” sono presi a Pavia.

DEL CORPO AUSILIARIO FEMMINILE


Venezia – Nella foto una manifestazione al femminile per il centenario dei fratelli Bandiera e l’anniversario del 25 luglio nel cortile di Palazzo Ducale.

DALLA RSI: DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Continua il dramma della ex arma dei carabinieri. Dopo Pola e Fiume, è ora la volta dei carabinieri di Trieste. Verso le 5,30 del mattino, reparti delle SS germaniche, in perfetto equipaggiamento di guerra, circondano la caserma del comando di legione dei carabinieri e quelle dei reparti dipendenti, bloccandone le vie d’accesso e d’uscita con postazioni di armi automatiche leggere. Questa misura è stata adottata dal comando germanico per procedere al fermo degli ufficiali e dei carabinieri che si trovano nella caserma e di quelli che vi affluiscono. I tedeschi, prima di questa azione, avevano disposto che i reparti della periferia fossero fatti affluire al capoluogo regionale motivando il movimento “per necessità di servizio in città”. Al momento dell’irruzione nelle varie caserme viene trovata in sede la minima parte della forza: infatti di circa 1550 uomini di cui dispone il Comando Legione di Trieste, vengono fermati soltanto 500 elementi circa.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Iniziano combattimenti fra partigiani e nazisti sul Monte Carotto. Si protrarranno fino al 29.
Un reparto alleato, dotato di carri leggeri, con aggregati elementi delle Squadre di San Gaudenzio (Val di Pesa – FI), per un accesso viario secondario sfuggito al sistema difensivo minato dai tedeschi, raggiunge d’improvviso la località Quattro Strade (Mercatale Val di Pesa) intercettando un considerevole contingente di tedeschi. Sei vengono fatti prigionieri mentre il grosso trova il modo di sganciarsi.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di ArezzoMontemignaio - Moscia e Legacciolo sono due località in cui si trovano molti sfollati. Non si sa perché, ventitré persone, fra cui due donne, vecchi e bambini, vengono rinchiusi nella stanza al piano terreno di una casa e massacrati con bombe a mano lanciate dai tedeschi dalle finestre. I corpi vengono ridotti in tali condizioni che la loro identificazione è impossibile.

Provincia di Cuneo - Aurelia Salvatico, casalinga, viene uccisa a Garessio dalle avanguardie tedesche, che entrano nella cittadina. Il civile Rocco Pietro Sciandra viene catturato dai tedeschi a Rocca Incisa, portato a Bagnasco e impiccato a un balcone della farmacia Faccio.

Provincia di Firenze – Si concludono oggi una serie di rappresaglie da parte dei tedeschi che, fin dal 17, inferociti dalla crescente attività dei reparti della 36^ Brigata partigiana “Garibaldi” che operando sulla rotabile Faenza – Firenze gli hanno creato un notevole disturbo, specialmente nel tratto fra Marradi e la Colla di Casaglia. La reazione tedesca ha avuto il suo epicentro nella zona di Crespino del Lamone (comune di Marradi). Oggi i tedeschi abbandonano la localita lasciandosi dietro una scia di vittime massacrate perché presunti sostenitori e simpatizzanti del movimento partigiano. I morti sono stati 53 di cui solo 42 identificati.

Provincia di Forlì - I tedeschi impiccano a un albero della località Crinale del Carnaio un ragazzo (certo Buscherini). Inoltre passano per le armi sette giovani di cui non si conosce il nome. Nella notte sul 26, sempre in questa località, fucilano altri venticinque civili rastrellati, anche questi di identità sconosciuta.

Provincia di Venezia – A Venezia i fascisti condannano a morte e passano per le armi 13 partigiani.



Storia Postale del 25 luglio


 

Lettera espressa inviata da Casalgrasso (CN) a Bologna dove fu censurata con fascetta e bollo della Commissione Provinciale di Censura di Bologna 41R.




 




Mercoledì 26 Luglio 1944

DELLA BRIGATA NERA LUIGI VIALE (ASTI)
A proposito della IV Brigata Nera “Luigi Viale”, comandante Umberto Sacchero, la GNR scrive oggi, considerandola forse la più fiacca del Piemonte:

L’esigua massa degli iscritti, fatta qualche piccola eccezione, non risponde, specialmente ora che i fascisti debbono inquadrarsi militarmente. (…) Non c’è da fare eccessivo affidamento sull’effettivo contributo delle forze fasciste della provincia in caso di gravi emergenze”.

DELLA BRIGATA NERA FRANCESCO CAPPELLINI (TREVISO)
A proposito della XX Brigata Nera “Francesco Cappellini”, comandante Romano Munari, la GNR provinciale segnala oggi:

Numerose le domande di dimissioni presentate da fascisti repubblicani, specie da quelli abitanti in piccoli centri o nelle zone dell’alto Trevigiano, i quali giornalmente rischiano la loro vita e quella delle loro famiglie senza che nessuno intervenga in loro difesa” Anche “alcuni gerarchi” tengono un atteggiamento “tiepido”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE DIVISIONI “MONTEROSA” E “SAN MARCO”
Secondo Graziani le divisioni vengono “accolte con dimostrazioni di indimenticabile entusiasmo dalla massima parte della popolazione”. Ma i notiziari della GNR registrano ben altro:

“Il 26 corrente (luglio), al passaggio da Desenzano di una divisione di alpini italiani proveniente dalla Germania, nascevano in un punto del paese disordini di modeste proporzioni. Un individuo che aveva esclamato “carne da cannone” veniva affrontato e malmenato da due soldati usciti dalle file. A breve distanza da Desenzano correva già voce che due individui si erano espressi sfavorevolmente al passaggio degli alpini e che perciò da questi erano stati percossi fino ad essere ridotti in fin di vita”.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Cuneo - I tedeschi fucilano a Pievetta di Priola un partigiano e altre quindici persone, probabilmente civili. A Colle San Bernardo fucilano poi il partigiano Giuseppe Luigi Correndo.

Provincia di Firenze – Elementi della retroguardia nazista in fuga dalla zona di Mercatale Val di Pesa (FI) penetrano, in località Montignana, nell’abitazione di Guido Lapini e lo passano per le armi. Sempre nella Val di Pesa, in località Sorripa, nella zona di San Casciano, viene trucidato un anziano colono di 64 anni: Angiolo Bucciardini.
Eccidio a Greve (fra il 24 ed oggi): 10 morti (rilevato da il quotidiano La Nazione di Firenze di giovedì 25 aprile 2002 su un elenco di sole località e numero dei morti senza descrizione di come sono avvenuti gli eccedi e chi hanno coinvolto).

Provincia di Forlì – A Pievequinta per rappresaglia all'uccisione di un loro caporale a opera della XXIX brigata GAP, i tedeschi fucilano dieci civili prelevati nel carcere di Forlì fra i quali il sacerdote don Francesco Babini. Un brutale eccidio volto a intimorire gli operai che cominciano a dare segni di insofferenza.

Provincia di Pistoia – I tedeschi fucilano 5 persone prese in ostaggio il 24 luglio, perché un loro commilitone era stato ucciso e uno ferito durante uno scontro con i partigiani avvenuto nelle vicinanze di Collodi, nel comune di Pescia.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
La brigata “garibaldina” Lugli combatte aspramente presso il monte San Bartolo (fra Macerata e Pesaro).

I tedeschi sferrano un durissimo contrattacco a Monte Carotto dove operano, con funzioni di rottura in appoggio alla VIII Armata, i garibaldini della brigata “Maiella”.

In Carnia, i partigiani friulani, raggiungono, dopo una serie di combattimenti, Forni di Sopra, completamente distrutta dai tedeschi e Forgaria Sappada, mentre a Nimis continuano i combattimenti fra gli uomini della “Natisone” e le forze nazifasciste del presidio.
Viene ucciso Gino Piccot, iscritto alla Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Una vera battaglia si svolge in Val di Lanzo. Tedeschi e fascisti (circa 1500 uomini) sono appoggiati da carri armati. Due garibaldini che tentano di danneggiarli con l’esplosivo al plastico, ci rimettono la vita saltando in aria. I 1700 partigiani di “Rolandino”, “batista” e di Mario Foieri sanno di non poter resistere. Sono in arrivo, chiamati d’urgenza, anche i reparti della X MAS, comandati da Borghese, e della GNR con lo stesso segretario del partito, Pavolini. Molti partigiani prendono la via dell’alta montagna (1), altri si appostano in piccoli gruppi, tenderanno imboscate ai nazifascisti.
………..
(1) Si rifugeranno in Francia per affiancare i maquis o faranno ritorno in valle per riprendere la lotta.



Storia Postale del 26 luglio

Pesaro – Gli Alleati stanno entrando nell’ultima provincia marchigiana, quella di Pesaro. Il servizio postale in questa provincia è stato, fin dal maggio 1944, abbastanza regolare ed i francobolli soprastampati della RSI sono stati distribuiti in quantità sufficiente per sostituire i valori con l’effigie del re posti fuori corso dal 15 marzo. In giugno si sono cominciate ad avvertire le prime difficoltà, che ai primi di luglio sono diventate molto più consistenti, avendo i Tedeschi creato una profonda fascia di sicurezza di oltre 20 chilometri tra il mare e l’entroterra da cui la popolazione era stata fatta evacuare. In conseguenza di ciò il servizio postale ha subito un rallentamento, che sta diventando ancora più forte con l’avvicinarsi del fronte al capoluogo (1). Pressoché introvabile corrispondenza partita da Pesaro del periodo luglio – agosto.
…………
(1) A Pesaro si combatterà furiosamente casa per casa fino al 31 agosto, giorno in cui i canadesi riusciranno a conquistarla definitivamente.

Un piego di ospedale affrancato 0,85 (0,25 lettera a tariffa ridotta + 0,60
di raccomandazione aperta) con la interessante presenza del 0,30 Provvisoria tiratura di Verona in rosso arancio. A fianco una delle molteplici composizioni filateliche che a Firenze vennero realizzate nei giorni precedenti la liberazione della città. A parte i quattro valori della Monumenti Distrutti, il resto della composizione è abbastanza interessante.

 

Giovedì 27 luglio 1944

MUSSOLINI ALLA RICERCA DI MEZZI DI TRASPORTO
Mussolini invia all’ambasciatore tedesco Rahn una nota nella quale, ringraziando la Provvidenza che ha propiziato un favorevole raccolto, dice che “ora sarebbe spiacevole e gravido di conseguenze che la mancanza di qualche decina di autocarri provocasse la carestia e la rivolta. Sono dieci mesi che questo modesto problema viene dibattuto senza un minimo risultato. La Fiat produce cinquanta autocarri al giorno. Ce ne lascino almeno tre e in poco tempo avremo quanto occorre per distribuire regolarmente i generi alimentari alla popolazione. E non ci requisiscano quei pochi vecchi autocarri che ci fosse ancora possibile trovare!”.

I TEDESCHI A FIRENZE
A Firenze il quotidiano LA NAZIONE pubblica un avviso ufficiale del Comando Militare Germanico con il quale si riafferma la volontà di continuare a considerare Firenze “città aperta” ma ammonisce che “chiunque cerchi d’impedire il passaggio delle truppe tedesche sarà fucilato sul posto”.

DELLE BRIGATE NERE
Milano – Viene consegnato oggi il gagliardetto alla Brigata Nera “Aldo Resega” (vedi foto).

La Spezia - A proposito della XXXIII Brigata Nera “Tullio Bertoni”, comandante Luigi Bertozzi, la GNR provinciale segnala oggi che mancano le armi, “prematuro qualsiasi giudizio sull’efficienza del reparto”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Finito il periodo di costituzione e di addestramento a Grafenwohr, in Germania, attraverso il Passo di Tarvisio, affluisce in Italia la III Divisione fanteria di marina San Marco al comando del generale Princivalle. La divisione comprende 14000 uomini: mezzo migliaio di ufficiali e militi di una legione di Camicie Nere fuggiti all’8 settembre dalla Grecia, 1.800 volontari provenienti della Decima Mas del principe Borghese, e il resto reclute e richiamati (1).
………
(1) La divisione Italia sarà schierata in Liguria per formare con la Monterosa l’Armata Liguria. Successivamente alcune unità saranno spostate in Garfagnana. Princivalle non durerà molto. Appena arrivato sulla riviera di ponente, si mette in urto con alcuni generali tedeschi: von Lieb, comandante della XXXIV Divisione germanica, confinante con la “San Marco”; von Jahn, comandante del IV Corpo d’Amata “Lombardia”, da cui Princivalle dipende; e von Alberti, responsabile del DVK (Deutsches Verbindung-Commando, il comando tedesco di collegamento) che controlla la “San Marco”. Il 23 agosto verrà silurato.

DELL’ARMA DEI CARABINIERI
I carabinieri fermati dai tedeschi nelle caserme di Trieste sono stati tutti interpellati circa la preferenza di aderire alla MDT o essere inviati al servizio del lavoro in Germania, si sono avute 171 adesioni alla Milizia: il rimanente, trattenuto in caserma, è stato oggi avviato in Germania. Poiché si era saputo che la maggior parte dei carabinieri che ha defezionato era ancora in città e molti avevano trovato asilo in diverse abitazioni del noto rione sovversivo San Giacomo, il comando germanico, in questi due ultimi giorni, ha proceduto ad una vasta retata in tutto il rione.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Venezia – Un ordigno esplosivo di notevole potenza distrugge Ca Giustiniani, sede provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana e di diversi enti assistenziali. L’esplosivo era contenuto in una cassa che due gappisti erano riusciti a deporre insieme ad altre casse di documenti e mobili che erano parte del trasloco in atto per trasferire alcuni uffici. L’operazione era riuscita perché i gappisti si erano frammischiati con i facchini. L’esplosione avviene alle 9,05 del mattino e sollevando una densa nuvola nera riduce il palazzo in un cumulo di macerie. Si conteranno 17 morti, tra cui tre soldati tedeschi e due guardie repubblicane, e settanta feriti alcuni dei quali, come Olinto Cannover e l’avvocato Benedetto Di Salvatore, moriranno qualche giorno dopo. Non è possibili identificare tutti i cadaveri sfigurati dall’esplosione. Vengono riconosciuti soltanto quelli di cinque ausiliarie, dei due militi, dei tre tedeschi e di una donna, Clementina De Rossi, che si era recata negli uffici per alcune pratiche.
La stessa mattina. il tribunale speciale straordinario di Venezia si riunisce per giudicare alcuni partigiani catturati qualche tempo prima nella campagna di San Donà di Piave. Tredici di essi vengono condannati a morte.

Continuano i combattimenti a Monte Carotto che vedono i garibaldini della “Maiella” battersi nell’oscurità della notte coi pugni e coi calci dei moschetti in feroci corpo a corpo e resistere al martellante tiro dell’artiglieria tedesca.
Continuano in Carnia i combattimenti dei partigiani friulani volti all’eliminazione dei presidi nemici. A Nimis, continua la battaglia fra gli uomini della “Natisone” e le forze nazifasciste del presidio.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di FirenzeSan Casciano Val di Pesa - All’alba un reparto di retroguardia tedesco, per puro atto vandalico, fa saltare gli edifici minati del paese già martoriato e distrutto dalle due ondate di bombardieri e dal cannoneggiamento di ieri. I due religiosi, Fra Claudio e Fra Ruffino, che ieri si sono prodigati nell’assistere i feriti e i morenti, sono da poco rientrati in convento quando le vicine abitazioni, minate, saltano improvvisamente in aria. Vi sono morti e feriti anche fra gli stessi militari addetti all’operazione, forse per avere qualcuno di loro inavvertitamente toccato il congegno di scoppio anticipando così l’esplosione. Fra Ruffino, richiamato dal fragore, accorre da solo verso il confine della Clausura. Dopo mesi di attività con la Resistenza egli si è ormai abituato a sfidare il pericolo. Mentre percorre il vialetto interno per andare a constatare l’accaduto, evidentemente con il proposito di recare soccorso, viene preso da due militari tedeschi che, scavalcando il muro di cinta, sono penetrati nell’area del Convento. Sotto la minaccia delle armi egli si lascia condurre fuori. Viene portato fino al “Tondo delle Corti” dove, con una ferocia tutta nazista, viene fucilato davanti ai corpi di tre concittadini già barbaramente trucidati: Guido Taddei, Pasquale Taddei e Donato Vermigli. I rifugiati nel convento, cento civili e cinquantanove religiosi, sono informati del sacrificio dell’umile coraggioso cappuccino solo dopo alcune ore, dopo l’arrivo delle truppe alleate.

Provincia di Lucca - A Nocchi (Camaiore), sulla via che conduce a Torcigliano, i tedeschi fucilano padre Raffaele Marzucchi e due donne, madre e figlia, perché accusati di avere favorito i partigiani. Altri sette civili vengono eliminati sulla strada di Montemagno. Con ordigni esplosivi distruggono poi tre case a Sant'Alessio, incendiano due capanne e un deposito di grano e razziano parecchio bestiame.

Provincia di Udine – Nella zona di Attimis i tedeschi incendiano le case della frazione Subit.

RESISTENZA: AZIONI DEI TEDESCHI
Pietrasanta e Stazzema (LU) vengono fatte sgombrare dai tedeschi.



Storia Postale del 27 luglio

Una bellissima cartolina VINCEREMO con sovrastampa RSI inviata per raccomandata espressa da Milano a Vevey (CH). La affrancatura di 4,80 è in eccesso di 5 centesimi in quanto la tariffa prevedeva 0,75 per la cartolina, 2,50 di diritto espresso e 1,50 di raccomandazione per complessive lire 4,75. Notevole la presenza della quartina del 0,75. Censurata in partenza dalla Commissione Provinciale di Milano 81R e vistata in transito con il bollo tedesco Ad di Monaco. A fianco una raccomandata doppio porto inviata da Torino a Milano. Affrancata 2,25 (0,50 primo porto + 0,50 secondo porto + 1,25 di raccomandazione. Nell’affrancatura è presente un 0,30 Imperiale fuori corso non tassato.

 

 

 

Lettera raccomandata inviata da Codogno (MI) a Guardamiglio (MI) che presenta i valori gemelli da 0,25 entrambi in corso regolare. Respinta al mittente per ragione sconosciuta.








Venerdì 28 luglio 1944

DAGLI ULTIMI GIORNI DI FIRENZE
Firenze – Partono oggi per il nord anche Puccio Pucci, rappresentante di Pavolini e il federale Polvani. In città rimangono circa duecento franchi tiratori fascisti che prendono posizione nei punti strategici, sui campanili, nelle soffitte, sui terrazzi. Il saluto dei fascisti alla città compare su un numero speciale del settimanale “Repubblica”:

Se il corpo si allontana dalle rive dell’Arno, vi rimane il nostro animo, con tutti i nostri morti e i nostri camerati che, in condizioni ancora più difficili, continueranno la nostra opera…”.

Anche il console tedesco Wolf, dopo essersi tanto adoperato perché Firenze fosse risparmiata da ogni distruzione, è costretto a lasciare la città. Impiegherà quasi quindici ore per raggiungere il lago di Garda.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE

Provincia di Brescia – A Darfo un partigiano catturato e ferito in un'imboscata viene fucilato dopo sevizie nel campo sportivo locale.

Provincia di Venezia –- Alle cinque del mattino i tredici partigiani condannati a morte il 27 vengono fucilati tra le macerie di Ca’ Giustiniani, a Venezia.
Il CLN diffonde in città un volantino per rispondere alla campagna scatenata dai nazi fascisti attorno all’avvenuta distruzione di Cà Giustiniani, in esso si legge:

          “VENEZIANI!
E’ bene che tutti conosciate chi sono le “vittime innocenti” di Palazzo Giustiniani.
Le autorità veneziane e la miserabile stampa hanno parlato genericamente e ipocritamente di “uffici” ai quali accedeva il buon pubblico ignaro.
Ora a Palazzo Giustiniani aveva la propria sede il Comando dell’UPI (Ufficio Politico Investigativo) cioè l’organo della Polizia Segreta del partito fascista. In quegli uffici sedevano gli organizzatori di tutte le più nefande azioni perpetrate dal fascismo.; là si decidevano e ordivano i rastrellamenti contro i patrioti e i renitenti; la si preparavano le azioni sul tipo dell’eccidio notturno del 7 luglio; là convenivano tutte le spie e gli informatori della città e della provincia; là si torturavano gli arrestati politici e i sospetti di antifascismo.
Tutta la braveria del fascismo repubblicano, col codazzo immondo di mantenute, spie e manutengoli, di adulatori, torturatori e sicari, di profittatori, ladri e assassini, aveva la sua sede nefanda in quel palazzo che ora non è più”.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
Modena - Alcune bombe a orologeria scoppiano su autocarri in sosta sul viale Vittorio Veneto e sul corso Umberto I°: un tedesco ferito sul primo, un milite di Salò sul secondo.

Continuano i combattimenti a Monte Carotto. I garibaldini della “Maiella” stanno combattendo per sventare un tentativo di aggiramento da parte dei tedeschi.

Riproduzione della odierna edizione straordinaria de L’Unità


Inizia la battaglia di Montefiorino. I tedeschi hanno concentrato nella zona tre divisioni con una forte artiglieria (pezzi da 88 e da 132 mm), mortai, carri armati e lanciafiamme. Procedendo su tre direttrici, due a nord e una a sud di Montefiorino, iniziano una gigantesca manovra a tenaglia che dovrebbe terminare con l’imbottigliamento di tutte le forze partigiane della zona.

Continuano in Carnia i combattimenti dei partigiani friulani volti all’eliminazione dei presidi nemici. A Nimis, continua la battaglia fra gli uomini della “Natisone” e le forze nazifasciste del presidio.


DELLA BRIGATA ANTONIO PADOAN (IMPERIA)
A proposito della XXXII Brigata Nera, la GNR provinciale segnala oggi che:

Con l’ordine di costituzione delle Brigate Nere il fascismo di Imperia ha chiaramente dimostrato la sua poco buona volontà di combattere. A tutt’oggi nessuna squadra d’azione è stata costituita, anzi qualche fascista ha presentato le dimissioni e molti altri, pare, intendono fare lo stesso, non escluso qualche dirigente

 

Storia Postale del 28 luglio


 

Cartolina illustrata regolarmente affrancata 0,30 per fuori distretto che presenta un 0,05 segnatasse usato in mancanza del valore ordinario della Imperiale. Queste affrancature “di emergenza” erano normalmente tollerate.







Sabato 29 luglio 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Nella zona del Litorale Adriatico, esce il bando tedesco di chiamata alle armi delle classi dal 1916 al 1925 per tutti i residenti nella zona stessa.



GLI ULTIMI GIORNI DI FIRENZE

A Firenze il comando tedesco fa affiggere l’ordinanza che impone lo sgombero di tutte le abitazioni che si trovano in riva destra e sinistra d’Arno. Eccone, qui a fianco, il testo.
L’ex console tedesco di Firenze, Wolf, va a Fasano da Rahn a scongiurarlo di convincere Kesselring a desistere dal far saltare i ponti sull’Arno nella città di Firenze dove è giunto il colonnello Fuchs che, quale nuovo comandante della guarnigione, ha fra l’altro tale compito. Rahn va da Kesselring e ottiene che si soprassieda alla distruzione ma, proprio in quel momento aerei americani e inglesi lanciano su Firenze dei manifestini con i quali viene invitata la popolazione a salvare i ponti per consentire agli alleati di attraversare più velocemente la città e distruggere il maggior numero di tedeschi in fuga. Kesselring salta su tutte le furie e con lui….i ponti fiorentini.

 

 

 

ATTIVITA’ CLANDESTINA DEI PARTITI ANTIFASCISTI AL NORD
L’Unità incita i fiorentini alla resistenza.

 


RESISTENZA:AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Repubblica di Montefiorino - Kesselring, avvisato dalle sue spie della seria minaccia alle retrovie della linea Gotica e alle sue vie d’accesso, ha formato una forza di rastrellamento su larga scala, dodicimila uomini appoggiati dalla divisione Herman Goering. Durante questi giorni di vita della repubblica, Alxander, in conformità del suo proclama lanciato in giugno ai partigiani affinché incrementassero le loro azioni e portassero lo scompiglio nelle retrovie tedesche, e in risposta al suggerimento del generale Neame, che venga creata un’ampia forza partigiana nella fortezza naturale formata dalle montagne dietro la linea Gotica, ha progettato di lanciare nella zona di Montefiorino il battaglione dei paracadutisti della Nembo, aggregato alla V Armata. Esso avrebbe dovuto unirsi ai partigiani di Armando, che reclamano armamenti più pesanti per la lotta contro i tedeschi. Per spianare la via ai paracadutisti, gli inglesi hanno fatto scendere a Montefiorino sei ufficiali della Number 1 Special Force, insieme a un considerevole rifornimento di armi. Sono stati accolti dal maggiore Johnston, unico ufficiale inglese autorizzato per il collegamento con i partigiani degli Appennini. Con le forze di Armando, essi hanno costruito delle baracche dove sono state sistemate quelle armi e hanno aperto una pista di atterraggio in terra battuta, lunga un chilometro, per ricevere piccoli aeroplani e un lancio da parte di 40 Dakota. Quando gli ufficiali di collegamento britannico hanno sentore di quanto sta per succedere, l’attacco delle forze di Kesselring, invece di prepararsi ad affrontarlo hanno comunicato subito alla loro base l’annullamento del lancio della Nembo, hanno sotterrato la loro radio e si sono preparati ad eclissarsi in un posto più sicuro. Armando li ha supplicati di distribuire gli armamenti ammassati nelle baracche ai contadini lì rifugiati, ansiosi di vendicarsi dai tedeschi delle loro case bruciate, del bestiame rubato, dei campi devastati.

Ma gli inglesi, piuttosto che armare un così gran numero di potenziali anti monarchici di sinistra, hanno minato le baracche e li hanno distrutti con tutto quello che contenevano. Come scusa, hanno detto che volevano evitare che il materiale cadesse in mano ai tedeschi.

Continua la battaglia di Montefiorino. Di fronte all’enorme superiorità numerica i partigiani combattono accanitamente al Monte Falò, dove si fa onore il battaglione “russo”.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTI

Provincia di Cuneo - I tedeschi fucilano: il civile Giuseppe Pasqualino Odasso in zona San Rocco, a Bagnasco; quattro civili, sempre a Bagnasco; quattro partigiani nel piazzale dell'albergo Miramonti a Garessio. Il partigiano Oreste Petacchi viene invece ucciso mentre tenta la fuga alla confluenza del torrente Luvia nel Tanaro.

Provincia di Lucca Serravezza - Per un colpo di fucile di ignota provenienza sparato contro i tedeschi, un nucleo di SS, accasermati alla villa Henraux, si scatena un caccia all'uomo nel paese semi deserto. Due civili, Virgilio Furi e Uria Viti, intenti a falciare l'erba in località Uccelliera, vengono catturati e passati per le armi, poi appesi con filo spinato a una traversa tra due pali della luce all'imbocco del ponte di Pratale, che è un passaggio obbligato, con al collo la scritta Banditen e lasciati lì per parecchi giorni. In località imprecisata le stesse SS catturano altri due civili, Demetrio Bardini e Filiberto Tardelli, li costringono a scavarsi la fossa e li fucilano.

Provincia di Modena - A seguito degli attentati di ieri ai loro camion i tedeschi danno inizio a controlli e rastrellamenti nella zona.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
I tedeschi desistono dai loro attacchi a Monte Carotto e i garibaldini della “Maiella”, dopo tre giorni di accaniti combattimenti, vengono rimpiazzati dai paracadutisti della divisione “Nembo” del CIL.

Continuano in Carnia i combattimenti dei partigiani friulani volti all’eliminazione dei presidi nemici. A Nimis, continua la battaglia fra gli uomini della “Natisone” e le forze nazifasciste del presidio



Storia Postale del 29 luglio

Un Decreto Interministeriale regolarizza, in data odierna, la sovrastampa di Firenze e Verona del valore da 50 lire.

Notevole affrancatura su Avviso di Ricevimento personalizzato dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, sono presenti valori del Recapito Autorizzato usati in emergenza. La lettera a fianco presenta un’affrancatura davvero rara per la presenza del 0,25 Propaganda di Guerra sovrastampato RSI. Il destinatario, noto commerciante filatelico, ci fa capire come quella rara composizione fosse a base filatelica. Dei tre valori che compongono la serie Propaganda di Guerra sovrastampata RSI, il più reperibile (e particolarmente nel modenese) è lo 0,50; lo 0,30 e lo 0,25, regolarmente viaggiati per corrispondenza, sono da considerarsi rari.


 

 

 

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