il tramonto di un regno









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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

12° Periodo dal 16 0ttobre 1944 al 26 aprile 1945.
Territorio a nord della linea del fuoco: Repubblica Sociale Italiana

Diciottesima parte dal 19 al 26 aprile 1945
 


venerdì 20 aprile 1945

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
…Solo una cosa appare chiara: il ripiegamento costerà tutto il sangue della “San Marco” e dei camerati germanici”.

UNA VIA D’USCITA IN SVIZZERA
Dal diario di Mellini Ponce de Leon (a Milano):
“…Alle 11 ricevo il signor Troendle. Abbiamo parlato della sua gita a Berna e di alcune questioni di ufficio pendenti. Per trovare l’occasione di entrare nell’argomento che mi premeva ho portato la conversazione sulla grave situazione attuale della Germania e su quella critica del fronte italiano.
Il signor Troendle, pur non volendomelo dire apertamente, si è dimostrato informato e convinto che gravi avvenimenti stessero per maturare da un momento all’altro. Da parte mia ho cercato di dimostrare la massima tranquillità e serenità….
…L’ho ringraziato anche per tutto quanto il Governo svizzero aveva fatto per favorire il passaggio sul suo territorio degli internati in Germania che rimpatriavano per gravi infermità e delle centinaia di vagoni carichi di pacchi vestiario e viveri destinati ai nostri internati o lavoratori in Germania.
In nome delle amichevoli relazioni tra gli svizzeri e gli italiani dovevo ora pregarlo di farmi conoscere confidenzialmente e a titolo personale quale potrebbe essere l’atteggiamento del suo Governo nella eventualità che la situazione consigliasse alle famiglie dei membri del Governo e delle personalità più esposte di chiedere ospitalità alla Svizzera.
Il signor Troendle si attendeva la domanda e mi ha risposto molto chiaramente e molto francamente. Non riteneva né materialmente possibile né consigliabile di iniziare una procedura per ottenere un visto vero e proprio. Riteneva però, a titolo personale, che le famiglie delle personalità politiche – donne e bambini – in qualunque momento si fossero presentate alla frontiera svizzera sotto una minaccia seria ed immediata per la loro sorte, sarebbero state fatte entrare ed avrebbero potuto trovare ospitalità in Svizzera, forse con qualche limitazione alla loro libertà….
…Dieci minuti dopo ero in Prefettura ed ero subito introdotto dal Duce. Mi ha accolto con un largo e benevolo sorriso. Si vedeva che era stanco ma pareva un altro, sembrava felice di essere a Milano. Mi ha subito chiesto: “Siete stato dallo Svizzero? Che vi ha detto?” Gli ho riferito tutto il colloquio con la massima fedeltà….
…Mi è parso molto soddisfatto. Mi ha detto di riferirne al Ministro dell’Interno (Zerbino) e di non parlarne con altri…”.

DALLA GERMANIA
Adolf Hitler celebra il suo 56° compleanno. Nella foto, riceve gli auguri di Himmler. Dietro di lui sono il generale feldmaresciallo Keitel e il grand’ammiraglio Donitz. Si trovano tutti nel bunker della Cancelleria a Berlino.

STRATEGIE TEDESCHE PER LA CAMPAGNA IN ITALIA
Von Vietinghoff, resosi conto di non avere altra alternativa che di ritirarsi sul Po’, decide in tal senso e ordina la ritirata, checché possa dire il Fuhrer che già gli aveva ordinato di resistere. Van Vietinghoff sa anche che è ormai troppo tardi, ma ha deciso di fare del suo meglio per trarre in salvo la maggior parte possibile del suo Gruppo di Armate. In un’ultima comunicazione a Hitler, con la quale gli riferisce la sua decisione, egli dichiara:

Mio Fuhrer!
Indotto dalla mia incrollabile volontà di tenere il fronte italiano in qualsiasi circostanza e di eseguire i suoi ordini sino all’ultimo, io le comunico, mio Fuhrer, che quale risultato delle pesanti perdite subite in battaglia, le forze del settore operativo italiano sono prostrate a tal punto che, se persisteremo ad adottare una difesa statica, sarà probabilmente impossibile impedire, nonostante l’eroica resistenza e la determinazione di ufficiali e soldati, uno sfondamento nemico attraverso le valli di Comacchio, a Bologna e a La Spezia. Tutte le forze disponibili sono state concentrate nei punti focali della battaglia, mentre altri settori del fronte, non sottoposti ad attacchi diretti e pesanti, sono stati conseguentemente sguarniti per fornire rinforzi. Non vi sono più riserve mobili disponibili. Pertanto, il nemico minaccia di conseguire il suo obiettivo, e cioè frazionare e conseguentemente schiacciare il fronte tedesco. Attuando una strategia mobile, comunque, io vedo ancora la possibilità di evitare il concretizzarsi di tale minaccia e di proseguire la nostra resistenza con possibilità di successo. Per quanto possa riuscirmi difficile, considero mio dovere, mio Fuhrer, inviarle il presente rapporto a quest’ora, e attendere i suoi ordini."


I RAPPORTI CON L’ALLEATO TEDESCO
A sera, l'ambasciatore Rahn incontra per l'ultima volta Mussolini.

DELLA STAMPA
Modena
– Esce oggi l’ultimo numero de “La Gazzetta dell’Emilia” con articoli che, malgrado la schiacciante evidenza dei fatti, continuano ad esercitare la menzogna rassicurante: “La coalizione nemica è destinata alla disfatta”; “La resistenza delle truppe dell’Asse infrange ogni attacco degli invasori” e, infine, per i cinquantasei anni di Hitler: “La RSI invia il suo saluto e il suo augurio che sono quelli della certezza nella vittoria comune”.

IL PARTITO FASCISTA CERCA DI MOBILITARE GLI ISCRITTI
Parma
– Per ritardare la dissoluzione del regime, già in atto, il commissario federale Angelo Rognoni emana l’ordine di mobilitazione generale per tutti gli iscritti al partito fascista repubblicano “senza limitazioni di età, di condizioni fisiche, di lavoro. Gli esoneri per causa di lavoro e di malattia perdono di qualsiasi validità”. Ma ormai si tratta di una voce nel deserto.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Cuneo
– A Monesiglio, tedeschi e fascisti giustiziano in modo sommario 7 persone arrestate durante un rastrellamento. In questa località, altre 7 erano state uccise l’8 aprile.




STORIA POSTALE del 20 aprile
 

 

Una raccomandata da Monticelli d’Ongina (PC) a Parma e un espresso, regolarmente affrancato 3,50 da Parma a Genova
 

 

Un piego affrancato come lettera semplice del Comune di Ponte delle Alpi (BL) a Bologna e una lettera semplice ancora per Bologna con una coppia di 0,30 Provvisoria con sovrastampa di Verona in rosso bruno.

 



sabato 21 aprile 1945

L’ESERCITO DEL NORD: DELLA DIVISIONE “SAN MARCO”
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
“…Notte e giornata difficili. Morale di tutti in sospeso: non si può dire basso, ma in stato ipnotico. La San Marco e tutti sentono qualcosa. Una ventina di uomini sono spariti nella notte in posti non attaccati o disturbati”.

Dal 1° gennaio, il generale Farina ha continuato a perdere altri uomini a causa delle diserzioni. Si può rilevare da alcuni documenti di singoli reparti. Ad esempio, dalla raccolta degli “Ordini permanenti” giornalieri del III Gruppo Collegamenti dal primo gennaio ad oggi. Vi sono elencati, con nome, cognome e grado, 141 soldati mancanti (103 non rientrati dalla licenza e 38 fuggiti direttamente dal reparto) tutti denunciati per diserzione, su una forza complessiva del gruppo che all’inizio di gennaio era di 425 uomini, fra ufficiali, sottufficiali e soldati: una percentuale di disertori, quindi, assai alta, il 33%. A queste 141 fughe vanno poi aggiunte cinque fughe tentate, ma non riuscite: una di queste pagata con la morte (1).
…………
(1) Vedi al 18 marzo 1945.

UNA MISTERIOSA TELEFONATA
Mussolini
riceve la seguente telefonata da uno sconosciuto:

Sconosciuto: Duce, Donna Rachele è su tutte le furie. Vuole venire a Milano con la famiglia per esserVi vicino.
Mussolini: Cercate di calmarla e ditele che tornerò prestissimo. E' inutile che si muova.
S.: Sarà difficile trattenerla, anche perché ha saputo che la signora Petacci è con voi a Milano.
M.: Com'è possibile?
S.: La notizia è trapelata dal Vittoriale.
M.: Ah! Comunque mia moglie deve restare dov'è. RecateVi subito da lei e informatemi immediatamente.
S.: Comandate, Duce!

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Bologna
– A San Giorgio in Piano presso Porta Capuana, uno dei tedeschi in ritirata uccide a colpi di pugnale Ernesto Melotti, che cercava di salvare un nipotino caricandolo su un calesse. Un soldato della Wehrmacht, insieme all’amante italiana, stavano portando via il piccolo. Poco dopo, sul far della notte, poco fuori dell’abitato, quattro tedeschi entrano in una casa colonica ed esigono generi alimentari e una bicicletta. Uno di loro viene ucciso da alcuni uomini, che ne nascondono poi il cadavere in un campo. Gli altri tedeschi fuggono e poi tornano e uccidono tutti: otto persone. Sempre nella notte vengono assassinati altri due civili.

Provincia di Modena – A Portile poche ore prima della liberazione, i tedeschi uccidono Alessandro Argiolas, colonnello dell’Accademia militare di Modena, che tenevano prigioniero dal 9 settembre 1943.




STORIA POSTALE del 21 aprile
 

 

Una raccomandata espressa regolarmente affrancata 5,00 con una striscia di cinque del 1,00 Fratelli Bandiera da Torino a Milano e una lettera semplice inviata dal Ministero delle Comunicazione alla Posta da Campo 775





domenica 22 aprile 1945

MUSSOLINI A MILANO
Mussolini è sempre nella Prefettura di Milano (vedi foto).

LA FUGA DELLA FAMIGLIA PETACCI
Dall’aeroporto di Ghedi (BS), prende il volo un Savoia Marchetti S79 che raggiungerà senza ostacoli la Spagna. Vi sono a bordo, in fuga dall’Italia, il padre e la madre dell’amante di Mussolini, Claretta Petacci, e anche la sorella Miriam (1).
…………
(1) E' stato il sottosegretario all’Aeronautica, generale Bonomi, che ha predisposto un piano elementare, di sicura riuscita. Un aereo è stato tenuto pronto al decollo all’aeroporto militare di Ghedi con equipaggio fidato e bene addestrato. Doveva prendere a bordo Mussolini e, con breve volo, trasferirlo in Spagna dove sarebbe stato accolto dai parenti della moglie spagnola del suo segretario personale, Gatti. Ecco cosa racconterà Bonomi:

“Per coprire nel miglior modo possibile l’operazione e dissipare ogni sospetto dei tedeschi, avevo provveduto a far iscrivere i membri dell’equipaggio all’Aeroclub di Ghedi come normali appassionati di volo, mentre erano assicurate ad ogni momento le scorte di carburante e la possibilità di immediato decollo. La dimostrazione che il viaggio avrebbe avuto il cento per cento di successo è data dai fatti. Quel volo ebbe luogo e quell’apparecchio passò realmente e senza inconvenienti in Spagna, esattamente il 22 aprile 1945. Se nonché a bordo non c’era Mussolini. Nella cabina dell’S79 sedevano quel giorno il professor Francesco Petacci, sua moglie e sua figlia Miriam. La moglie dell’ambasciatore germanico a Lisbona e il dottor Mancini un amico dei Petacci, che portava con sé una documentazione sui crediti italiani nei confronti della Spagna. Atterrarono indenni a Barcellona…”.

Alla partenza, comunque, si era verificato qualche incidente. Si era scoperto che i serbatoi erano stati sabotati, riempiendoli d’acqua e non di carburante. Segno che la missione tanto segreta non doveva essere. Ma si era provveduto in tempo e il viaggio si era felicemente concluso. Per questa via Mussolini avrebbe potuto fuggire, ma lui pensava alla Svizzera.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario e nell’ordine del giorno, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
…Io dico ai miei ufficiali: noi siamo già al di sopra di ogni avvenimento; noi siamo, e restiamo, per l’Italia, l’Onore e la Fede…E ci siamo messi con la fede in Dio, dataci dalla Mamma, a corpo morto, oltre la vita, oltre tutto…Siamo degli impossibili idealisti che pensano solo all’Italia e alla sua gloria che vogliono di nuovo splendente. Come comandano i nostri Morti! Come vogliono il Duce e il Maresciallo! Staremo uniti, compatti, sereni. Saremo “San Marco”. Ma per questo bisogna avere molto sofferto e dato. E nulla, nulla preso. Il tempo della cinghia e del sacrificio totale è prossimo. Qualche uomo tentenna? O lo sollevate o lo colpite”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: ATTIVITA’ DELLA X MAS
Il 2° Gruppo di Combattimento (costituito dai Battaglioni “Fulmine”, “Sagittario” e “Valanga”) riceve oggi da Borghese l’ordine di marciare verso la Venezia Giulia (1).
…………
(1) Ma prima che raggiunga l’obiettivo verrà catturato e cederà le armi.



STORIA POSTALE del 22 aprile

Non reperito alcun documento postale bollato in partenza in data odierna




domenica 23 aprile 1945

DEL MINISTERO DEGLI ESTERI
Dal diario di Mellini Ponce de Leon:
“Stamani sono stato dall’ambasciatore Rahn. Gli ho chiesto – a nome del Duce – se e quando riteneva sarebbe andato a Milano a conferire con lui. Ho aggiunto, a titolo personale, che la situazione mi sembra richiedere un maggior urgente collegamento.
Rahn, che già qualche giorno fa mi aveva preannunciato il suo desiderio di avere un incontro con il Duce a Milano, ha assunto un’aria misteriosa ed amichevole. Ha lasciato la scrivania dietro la quale era seduto, mi ha pregato di accomodarmi con lui su di un divano e mi ha detto di dovermi confidare un geloso segreto pregandomi di considerarmi impegnato sul mio onore e non parlarne a nessuno, neppure al Duce.
Ricevute le mie assicurazioni in proposito mi ha comunicato che ha rimandato sinora la sua gita a Milano perché attende da un momento all’altro che arrivino in porto trattative segrete in corso con il generale Alexander per una soluzione che permetterebbe di evitare un massacro e che lascerebbe sperare in interessanti sviluppi. Permetterebbe anche di salvare Mussolini che sarà utile in avvenire per la lotta contro il bolscevismo. Attende domani un emissario con una risposta che dovrebbe permettergli di sottoporre al Duce proposte concrete e soddisfacenti già completamente definite. Ha aggiunto che ha voluto e vuole sino ad allora conservare la cosa segreta perché teme che se non venisse conservato il più geloso segreto o se interferissero altre iniziative o Berlino ne fosse informata, tutto potrebbe naufragare….” (1).
………..
(1) Successivamente Mussolini chiama telefonicamente Mellini e gli chiede se al Ministero ci sono novità. Mellini gli risponde che non ha niente di speciale da segnalargli; gli dice soltanto che Rahn si riserva di andarlo a vedere a Milano uno dei prossimi giorni per fargli interessanti comunicazioni. Ma la notizia sembra non interessarlo. Mellini poi chiede se deve andare a Milano anche lui. “Se sarà necessario vi chiamerò”. La voce di Mussolini è calma, l’accento quasi affettuoso. Questa telefonata è anche il commiato dal suo Ministero degli Esteri. Sarà l’ultima volta che Mellini parla con il suo duce.

MUSSOLINI A MILANO
Il vicesegretario del Partito, Pino Romualdi, inviato da Mussolini a ispezionare il fronte, torna coperto di polvere, gli abiti chiazzati di sudore, gli occhi arrossati, e riferisce la vera situazione: “E’ un disastro, non resta più niente”. “Ma i Tedeschi difendono il Po!”, obietta Mussolini. “I Tedeschi non difendono niente”, ribatte Romualdi, alzando la voce. Poi, ripreso il controllo di se, spiega che i Tedeschi sul Po hanno ormai soltanto scarsissimi mezzi bellici.

Nella foto Mussolini nel cortile della Prefettura di Milano con Pavolini sulla sinistra

TEDESCHI
Hitler, che dal 16 gennaio è andato a seppellirsi nei sotterranei delle Cancelleria, fa annunciare da Goebbels di avere assunto il comando della città di Berlino e di non volerla lasciare fino alla vittoria.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Bologna
– A San Giorgio in Piano la località ormai presa di mira dalle vendette tedesche, è stata oggetto di un continuo bombardamento da parte delle loro batterie, sia ieri che oggi. Muore così un’anziana donna e restano feriti molti altri civili.

Provincia di Mantova – Mentre gli alleati hanno appena raggiunto gli argini del Po, i soldati tedeschi in ritirata uccidono a Pontemolino, una frazione di 11 abitanti del comune di Ostiglia, situato sulle sponde del fiume a 33 chilometri a est di Mantova, il proprietario di una fattoria e le sue tre sorelle, portando via dopo il massacro alcune decine di cavalli, un centinaio di capi di bestiame, riso, grano e altre vettovaglie.

Provincia di Modena: i tedeschi in ritirata uccidono quattro giovani: uno a Finale, uno a Quarantoli e due a Picca di Mortizzuolo.

Provincia di Parma – A Casaltone, una frazione di Sorbolo, comune che sorge sulle sponde del fiume Enza a una decina di chilometri a nordest di Parma, le truppe in ritirata saccheggiano le case e uccidono molti civili compreso un neonato di sei mesi.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
“Il nostro isolamento è totale e assoluto. Notte e giornata pesanti. Oltre una cinquantina di assenze e solo dieci morti. Quasi tutti i capisaldi sono stati bombardati da megafoni e altoparlanti con note minacce e il proclama di morte del CLNAI”
.



STORIA POSTALE del 23 aprile
 

 








Cartolina illustrata da Gallio (VI) regolarmente affrancata 0,50 per la Posta da Campo 8019117

 

 

 



 


martedì 24 aprile 1945

TEDESCHI
Hitler invia a Mussolini il seguente messaggio:

La lotta per l’essere o il non essere ha raggiunto il suo punto culminante. Impiegando grandi masse e materiali il bolscevismo e il giudaismo si sono impegnati a fondo per riunire sul territorio tedesco le loro forze distruttive al fine di precipitare nel caos il nostro continente. Tuttavia, nel suo spirito di tenace sprezzo della morte, il popolo tedesco e quanti altri sono animati dai medesimi sentimenti si scaglieranno alla riscossa, per quanto dura sia la lotta, e con il loro impareggiabile eroismo faranno mutare il corso della guerra in questo storico momento in cui si decidono dell’Europa per i secoli a venire”.

Mussolini invia la seguente lettera a Churchill: “…vorrei ricordarvi le parole dette da voi stesso: l’Italia è un ponte. L’Italia non dev’essere sacrificata…anche oggi una resa senza condizioni è impossibile, perché mettereste nello stesso calderone vincitori e vinti. Inviatemi quindi una persona di vostra fiducia, e i documenti che le consegnerò dovrebbero interessarvi. Si tratta della necessità di opporsi al pericolo che minaccia da est. Gran parte di ciò che succederà è nelle vostre mani. E Dio ci aiuti” (1).
………….
(1) Questa lettera non arriverà a destinazione, Di conseguenza la persona di fiducia convocata non giungerà a Milano, ammesso che Churchill decidesse di mandarla: per Mussolini cadrà anche l’ultima speranza.

DALLA GERMANIA
Himmler offre la resa incondizionata della Germania ma solo alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti e non alla Russia (1).
………..
(1) Gli verrà risposto che la Germania deve arrendersi a tutte e tre le potenze.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Mantova
– A Castel Goffredo i tedeschi in ritirata sparano e uccidono un civile che stava inveendo contro di loro.

Provincia di Parma – A Casaltone, giunge alle forze partigiane l’ordine da parte degli alleati di difendere il ponte di legno sull’Enza per impedire ai tedeschi che si trovano sulla sponda reggiana di transitarvi. Il ponte è molto importante dal punto di vista strategico perché quelli di Sorbolo e di Coenzo risultano distrutti. Alcuni sappisti si portano allora al ponte e a fucilate colgono di sorpresa i tedeschi costringendoli a ritirarsi. Passato il torrente più a monte, i nazisti rientrano però dalla parte sud a Casaltone massacrando tutti coloro che capitano a tiro. La tragedia ha il suo epilogo nel centro del paese. I superstiti vengono incolonnati dinanzi alla chiesa per essere fucilati. Tra essi c’è anche il parroco don Morini. Quando ormai la sorte del paese sembra segnata, sopraggiungono le forze americane a scongiurare l’ultima strage. Ma i morti sono stati ugualmente e assurdamente molti.

Provincia di Pavia – A Bornasco sei patrioti, fra i quali anche il generale di brigata Cesare Rossi, detenuti politici presso il Comando di Genova delle SS, vengono uccisi durante il trasferimento a Milano su un autocarro sorvegliato da mercenari ucraini.

Provincia di Rovigo – A Villadose, 13 chilometri a est di Rovigo, i tedeschi rastrellano a casaccio diciassette (o diciotto) persone e le uccidono a tre per volta. Sono tutte giovanissime, tranne due che hanno rispettivamente 70 e 71 anni. Un milite di Salò, messo di guardia alle vittime, viene poi fucilato anch’esso.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
Giunge l’ordine di ripiegare in “Nebbia artificiale”…Importa raggiungere la linea Ticino-Po rapidamente e sistemarvi una forte posizione difensiva agevolata dai fiumi stessi…Il mattino del 25 tutta la “San Marco” deve essere in marcia”.




STORIA POSTALE del 24 aprile
 

 

 

 

Cartolina postale Mazzini 0,30 espressa (affrancatura mancante di 0,20) da Bergamo a Brescia.


 

 

 

 





mercoledì 25 aprile 1945

MUSSOLINI DAL CARDIANALE SCHUSTER
Milano
- Nel pomeriggio, Mussolini, accompagnato da Graziani, incontra gli esponenti del CLNAI nella sede dell’Arcivescovado. Sono presenti, oltre il cardinale Schuster, il generale Cadorna, Lombardi e Marazza. IL CLNAI chiede a Mussolini la resa incondizionata di tutte le forze della Repubblica Sociale. Mussolini parla degli obblighi del suo governo nei confronti dei tedeschi e resta annichilito dalla sorpresa quando apprende anche che i tedeschi stanno già trattando da tempo la resa delle loro armate in Italia con il CLN.

Andammo in prefettura dov’era Mussolini, con la macchina di Cella, una Isotta Fraschini di colore violaceo, e quindi velocemente verso piazza Fontana. In arcivescovado fummo introdotti nell’appartamento del cardinale e, nei primi momenti, fui l’unico testimone di un colloquio pacato, tra Schuster e Mussolini, che si era accasciato su un divano rosso e ascoltava la voce calma del suo interlocutore che lo invitava all’espiazione, citando Napoleone e san Benedetto». L’imperatore che morì in esilio e il santo che, secondo la leggenda devozionale, spirò in piedi.
Intanto il cardinale, ricorda Pio Bruni, «cominciava a mostrare segni di nervosismo. Gli attesi membri del Cln tardavano. Finalmente arrivò Cadorna, accompagnato da Riccardo Lombardi, che sarebbe stato il primo prefetto della Milano liberata, e dall’avvocato Marazza. In anticamera attendeva il prefetto Tiengo. Per parte fascista all’incontro con il cardinale furono convocati anche il maresciallo Rodolfo Graziani, Francesco Barracu e Mario Bassi. Mussolini cominciò un discorso tranquillo, in cui chiedeva garanzie per la milizia, per i gerarchi e, naturalmente, per se stesso. L’unico a intervenire fu Graziani, che disse: “Duce, ma noi non possiamo decidere niente senza avvertire i tedeschi”».
< CS9.3>Di lì a poco il colpo di teatro: «Nel salotto cardinalizio — continua Bruni — entrò il segretario di Schuster, don Giuseppe Bicchierai, che portò la notizia, di cui si vociferava da giorni e che colse di sorpresa solo Mussolini: “I tedeschi hanno firmato la resa”. Ci fu un attimo di silenzio e il capo del fascismo ebbe uno scatto. Alzandosi dal divano sul quale si era accasciato, urlò: ci hanno traditi, i tedeschi ci hanno traditi un’altra volta. Poi aggiunse: noi andiamo in prefettura. E partì con i suoi collaboratori».
La sera del 25 aprile Mussolini lasciò la prefettura su un’automobile che ospitava anche Nicola Bombacci, il suo vecchio nemico comunista che negli anni Trenta aveva aderito al fascismo e ora sceglieva di seguire il Duce nell’ultimo viaggio. Dietro di loro, la colonna dei gerarchi, alcuni dei quali sarebbero stati fucilati a Dongo.
«La sera del 25 — ricorda Bruni — dormimmo in prefettura. Quando arrivammo nella sede governativa di corso Monforte, vidi che dalle scale scendeva Michele Bonaia, un campione di boxe che aveva partecipato alle torture a villa Triste. Partì una raffica e il pugile rotolò per lo scalone. In quelle ore nessuno era sicuro. Un commesso, probabilmente lo stesso che aveva servito il giorno prima Mussolini, ci aveva dato lenzuola e coperte pulite. Il 26 ci trasferimmo al comando militare di
Anche Schuster conferma che i tedeschi si stanno arrendendo. Schuster, in possesso del testo dell’accordo, lo legge a Mussolini che, non appena ascoltato l’articolo che dice che “La Wehrmacht si impegna a disarmare la milizia fascista e a consegnarne gli appartenenti agli Alleati come prigionieri di guerra” si alza, dice che firmerà tutto quello che vorranno, ma prima vuol dire i fatto suo ai tedeschi, chiede un’ora di tempo e esce dalla sala allontanandosi con l’impegno di far conoscere, comunque, entro un’ora le sue decisioni.
Nel frattempo il comandante Borghese lo sta attendendo in Prefettura (vedi foto).
Tornato in Prefettura, Mussolini non riesce a prendere contatti con i tedeschi. Sembra non sapere più che comportamento prendere.
All’Arcivescovado lo stanno aspettando. Quando decide di tornarci, prima di uscire dalla prefettura viene raggiunto dal prefetto di Milano che lo scongiura di non andare. Dichiara di aver sentito dire da un capo partigiano che lo si vuole catturare per sottoporlo al “tribunale del popolo”. Mussolini si spaventa e decide di allontanarsi da Milano. Al telefono spiega a Rachele che Mantova è caduta, perciò non è opportuno che egli ritorni sul Garda, ma che parta subito lei, con i ragazzi, e si rechi alla villa reale di Monza; di là una scorta li accompagnerà verso Como.

A tarda sera, con 30 vetture e 200 uomini di scorta,

 Mussolini lascia la prefettura (vedi seconda e terza foto) e si reca a Como dove passa il resto della notte.
Le fabbriche liberate passano sotto il controllo dei consigli di gestione operaia, la cui istituzionalizzazione viene rifiutata dagli Alleati.

Milano - I tedeschi liberano Koch facendolo uscire da San Vittore (1).
……………
(1) Sarà nuovamente arrestato in maggio a Firenze e fucilato il 6 giugno a Roma.


RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Parma
- Nella notte sul 25, colonne tedesche in fuga, provenienti da Montecchio, attraversano la frazione di Malandriano e ne saccheggiano le case dopo avere messo al muro tutti gli abitanti, mani dietro la nuca. Incendi e ruberie segnano la loro marcia. Sopra una carretta ippotrainata c’è il cadavere di una giovane donna, rimasta ignota, che porta i segni di violenze inaudite. Dopo una breve sparatoria a Marore, la poveretta viene abbandonata sulla strada. Più oltre, ad Alberi, la retroguardia tedesca spara all’impazzata contro le abitazioni per punire la popolazione che poche ore prima aveva festeggiato il passaggio di una pattuglia americana. Quattro morti restano sul terreno. A Ravadese i tedeschi ammassano un gran numero di prigionieri nelle cucina di un cascinale, separano le donne dagli uomini che vengono stipati in numero di cinquanta circa in una stanzetta larga due metri e lunga due metri e mezzo. “Vi diamo cinque minuti di tempo”, sono le parole di un ufficiale, ”perché i partigiani che sono tra di voi si costituiscano e consegnino le armi”. Scaduto il termine, tre dei prigionieri vengono percossi e fucilati sotto gli occhi degli altri. Poi, i tedeschi, ordinano che il gruppo li preceda sulla strada di Pizzolese, dichiarando che avrebbero ucciso tutti in caso di attacco partigiano, finché soldati americani, sopraggiunti attraverso i campi, non li mettono in fuga impedendo altri massacri.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:

All’alba si inizia il movimento di ripiegamento…Ogni marò che si attarda, per una qualsiasi ragione, è un uomo morto. La morte viene dal tetto oltre il fiume, da una finestra apparentemente vuota, da una cantina seminascosta. Inutile è sperare in una resipiscenza qualsiasi. Le donne sono più attive degli uomini e gli uomini più delle donne”.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLA X MAS
Partito Mussolini, a mezzanotte, Borghese tiene l’ultimo rapporto agli ufficiali nel comando della “Decima”, in piazza della Repubblica.



STORIA POSTALE del 25 aprile
 

 

 

Piego raccomandato da ospedale di Biella al Municipio di Vallemosso.

 

 

 

 

 


giovedì 26 aprile 1945

ALLA RICERCA DI UNA VIA D'USCITA IN SVIZZERA
Rachele Mussolini col figlio Romano, la figlia Annamaria, la moglie del ministro Buffarini e altre otto persone, si presenta alle 3,45 alla dogana di Chiasso domandando di entrare e mostrando una borsetta contenente banconote, gioielli e valori per 200 milioni di lire, in grado, dunque, di assicurare il sostentamento di tutti. Gli svizzeri la respingono.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLA X MAS
Alle 14,55, nella sua caserma la X^ Mas, il trombettiere suona l’assemblea generale. Borghese parla ai Marò, invitandoli a consegnare le armi: a consegnarle a lui, perché la Decima “non si arrende: smobilita”. Viene poi ammainata la bandiera di combattimento davanti ai plenipotenziari del corpo Volontari della Libertà. (nella foto).

CONTINUA LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA
A Cuneo, uomini delle SS fucilano 6 ebrei prelevati dalle carceri e gettano i corpi sotto un’arcata del Ponte Nuovo sulla Stura.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Apuania (Massa e Carrara)
- A Pontremoli, ancora in mano tedesca e sottoposta a violenti cannoneggiamenti da parte degli Alleati, tre partigiani, prelevati dal carcere di Verdeno, sono barbaramente uccisi in piazza del Monumento.

Provincia di Cuneo: i tedeschi uccidono tre civili a Fossano, due scagliando una bomba a mano nella loro abitazione il terzo con una fucilata mentre si affaccia alla finestra. A Madonna della Guardia, presso Cussonio, tolgono la vita, nella sua casa, al civile Giuseppe Merlo. Un reparto della 31^ divisione tedesca Brandenburg, comandata dal generale Liebe, ripiegando dalla Liguria verso Torino, giunge a Narzole, un comune a 42 chilometri a nordest di Cuneo . Ha uno scontro con i partigiani e nelle sue file deve contare sei morti. I soldati rastrellano le case, passano subito per le armi due abitanti, poi una vecchia ultraottantenne, due contadini e infine dieci persone di un gruppo di duecento civili presi in ostaggio. L’esecuzione avviene a Bivio di Moriglione. Due dei civili, feriti, riusciranno a sopravvivere.

Provincia di Mantova – A Bagnolo San Vito una colonna tedesca in ritirata transita per la frazione Campione. Una donna si affaccia alla finestra e viene uccisa.

Provincia di Modena – A Bagnolo San Vito in località Cappelletta, presso Corte Ponzina, i tedeschi prima di ritirarsi fucilano cinque partigiani.

Provincia di Torino – A Torre Pelice i tedeschi uccidono il civile Guido Bonjour.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Nel suo diario, il generale Farina comandante della divisione “San Marco”, scrive oggi:
Il comando della divisione è isolato. Le stazioni di intercettazione riescono a dare una sola idea: che in Italia si è scatenato il caos…”.


STORIA POSTALE del 26 aprile

Non reperito alcun oggetto postale con il bollo in data odierna

Possiamo considerare, quantomeno ufficiosamente, questa data come la fine della Repubblica Sociale Italiana. Il Fascismo Repubblicano risorto dalle ceneri del 25 luglio 1943 sembra più duro a morire. Il 25 luglio spazzò in solo giorno ogni velleità ai pochi fascisti convinti di allora mentre i milioni di iscritti al Partito per coercizione svanirono nel nulla. Diversa la situazione in quei giorni di fine aprile nel Nord Italia. La mancanza di comunicazioni a causa delle operazioni militari in corso, non permise una continuità di informazioni tale da poter indicare una data precisa per la fine delle operazioni militari da parte dei Repubblichini, una data che la si possa considerare quella univoca di una resa e della fine ufficiale della Repubblica Sociale Italiana.

Le rappresaglie degli ex partigiani nei confronti dei fascisti repubblichini continuarono ancora per mesi.

Naturalmente, in data odierna, ha termine la parte del “Tramonto di un regno” attinente alla RSI. La cronologia continua per la sola Italia in via di riunificazione.


 

 

 

 

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