il tramonto di un regno









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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

12° Periodo dal 16 0ttobre 1944 al 26 aprile 1945.
Territorio a nord della linea del fuoco: Repubblica Sociale Italiana (primo mese 16 ottobre – 16 novembre )

Seconda parte dal 28 ottobre al 3 novembre
 

sabato 28 ottobre 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Continua dalla Germania l’afflusso degli uomini della II Divisione granatieri “Littorio” sempre con lunghissime marce a piedi per l’interruzione della ferrovia del Brennero in val d’Adige.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD
Nell’anniversario della rivoluzione fascista il governo della RSI delibera provvedimenti di condono delle pene fino a tre anni e molti reati comuni e l’amnistia per i reati militari di mancanza alla chiamata alle armi e renitenza alla leva a condizione che i beneficiati si presentino entro otto giorni dalla pubblicazione del decreto.

LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN ITALIA
Arriva ad Auschwitz-Birkenau il convoglio partito da Bolzano con 300 persone. Vengono internati 137 donne e 59 uomini, gli altri passano alle camere a gas (i reduci ebrei saranno 11 uomini e 4 donne).

DALLA RSI: I RAPPORTI CON I TEDESCHI
Mussolini consegna all’ambasciatore Rahn la Gran Croce dell’Aquila Romana. Si tratta di una nuova decorazione istituita dalla RSI apposta per gli stranieri. Il conte Mazzolini ha invitato la sera a pranzo sia Rahn che il generale Wolff. Durante il pranzo il conte Casagrande, Direttore Generale dell’Amministrazione Interna, segnala che domani mattina saranno giustiziati dai tedeschi, nella zona di Pordenone, il capitano degli alpini Attilio Marchi e il maggiore di cavalleria Franco Martelli, accusati di attività partigiana. Subito dopo il pranzo la contessa Casagrande, secondo un piano prestabilito, prospetta il tragico caso alla signora Rahn e, con la sua cortese e valida intercessione, il conte Mazzolini e il conte Casagrande ne intrattengono Rahn e Wolff. Il prestigio dell’onesta personalità di Mazzolini presso l’ambasciata, la favorevole occasione, il calore dei patrocinatori riesce così ad ottenere una cosa veramente eccezionale e cioè che il generale Wolff lasci la riunione e si rechi a telefonare all’Alto Commissariato del Litorale Adriatico a Trieste invitandolo a sospendere l’esecuzione, che dovrebbe avvenire all’alba. Il capitano Marchi può così essere salvato appena in tempo, due ore prime dell’ora fissata. Non così, purtroppo, per il maggiore Martelli che è già stato fucilato quando arriva l’ordine di sospensione dell’esecuzione.

DALLA RSI: RACHELE CONTRO CLARETTA
Rachele Mussolini, al volante di una piccola vettura, passa al caffè Miralago e costringe Nino Martini, romagnolo, ex gerarca di Cesenatico, suo fedelissimo e informatore privato, a salire sulla macchina. E’ furibonda. Ormai a conoscenza della relazione del marito con Claretta Petacci, ha deciso di liberarsi della sua scomoda presenza agendo in prima persona. Vanno a prendere il ministro degli Interni, Buffarini Guidi con il quale è in grande confidenza, ripartono e si fermano davanti a Villa Fiordaliso a Gardone, dove abita la Petacci. La villa non è lontana dalla residenza dei Mussolini e quando i tre giungono sul posto, Rachele, decisa a concludere la vicenda imponendo alla Petacci di allontanarsi, prima suona il campanello poi, non avendo ricevuto risposta, fuori di se, tenta addirittura di scavalcare il cancello. Viene trattenuta da Buffarini.
A Villa Fiordaliso vive con la Petacci il giovane tenente delle SS Franz Spoegler, un altoatesino alle dipendenze della Sicherheitsdienst del generale Harster, la polizia di sicurezza con sede a Verona: E’ chiaro che tocca a lui tenere i contatti con la donna ed è altrettanto chiaro che i tedeschi, per questa via, dispongono di un’eccellente fonte di informazioni. Spoegler apre e tutti entrano, mentre dal piano di sopra Claretta telefona febbrilmente a Mussolini per consiglio e aiuto, senza averne né l’uno né l’altro. Quando si decide a scendere, Rachele, la assale con un : “Veste bene la mantenuta!” (ma sembra abbia usato un altro termine). Seguono lacrime, offese, minacce, proteste e giuramenti mentre Buffarini ragguaglia lo stesso Mussolini per telefono degli sviluppi della vicenda (1). L’episodio rappresenta un’espressione del costume e dei rapporti (e delle vicende) che si sono instaurati nel microcosmo di Salò rispecchiano il provincialismo, il pettegolezzo, i grossolani scandali casalinghi che hanno caratterizzato la società fascista.
………….
(1) Vicenda che si concluderà con un nulla di fatto perché Claretta rimarrà e la sua relazione continuerà fino alla fine.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
L’annuale del fascio viene ricordato dai partigiani del Nord in maniera molto meno inoffensiva. A Santa Filomena di Ceriana (Imperia) fucilano, dopo averli catturati mentre portavano la posta ai commilitoni, i bersaglieri Benni Blanes e Vittorio Catalano. Pressoché nella stessa zona un reparto della “San Marco” viene colpito da bombe a mano lanciate dal ciglio della strada, e subisce molti morti e feriti.
A Padova viene lanciato un manifestino firmato “I giovani del Partito d’Azione”, eccone il testo:

28 Ottobre! Quanti morti vi maledicono oggi, o fascisti? Quante rovine vi accusano? Quante lacrime vi soffocano? Il bilancio della vostra marcia è veramente superbo: in venti anni avete estirpato dalla coscienza italiana il senso della libertà con l’inganno e l’assassinio politica…Questo è il vostro ultimo 28 ottobre!
Potrete ancora, stranieri in terra d’Italia, forti della prepotenza bestiale dei padroni nazisti, che vi disprezzano, rompere le vene al popolo che vi ha rinnegati, ma sappiate che la giustizia punirà inesorabilmente la vostra ferocia. Gli impiccati su i ponti e sulle piazze, i fucilati alla schiena, gli assassinati, i cadaveri oltraggiati, i contadini, gli studenti, gli operai da voi deportati in Germania, i maestri, i medici, i professionisti d’Italia da voi torturati ed uccisi gridano vendetta ed avranno: GIUSTIZIA!


RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Diecimila nazifascisti affrontano il movimento partigiano in Valle d’Aosta (1).
…………
(1) L’operazione di rastrellamento durerà più di un mese; i partigiani sconfineranno in Svizzera e in Francia.

RAPPRESAGLIE DEI NAZIFASCISTI
Provincia di Aosta - Reparti misti di germanici e militi fascisti del battaglione IX Settembre fucilano a Chesod dieci partigiani: A Valtournenche viene fucilato il patriota Mario Parini.



STORIA POSTALE del 28 ottobre

Non reperiti documenti postali passati per posta in data odierna.

 



domenica 29 ottobre 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Continua dalla Germania l’afflusso degli uomini della II Divisione granatieri “Littorio” sempre con lunghissime marce a piedi per l’interruzione della ferrovia del Brennero in val d’Adige.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Lucca – Ad Azzano in località Cappella, muore, in seguito a mitragliamento tedesco, il civile Lorenzo Tarabella, di 67 anni.
 


STORIA POSTALE del 29 ottobre



 


Cartolina fuori distretto affrancata con i gemelli 0,25 delle due serie Monumenti Distrutti.











lunedì 30 ottobre 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Continua dalla Germania l’afflusso degli uomini della II Divisione granatieri “Littorio” sempre con lunghissime marce a piedi per l’interruzione della ferrovia del Brennero in val d’Adige.

DALLA RSI: DELLE BRIGATE NERE
Accanto a Pavolini, al comando delle Brigate Nere come capo di Stato Maggiore, il colonnello Eduardo Facduelle, sostituisce da oggi il colonnello Giovanni Riggio. Il maggiore Puccio Pucci, collaboratore strettissimo del segretario del partito, mantiene il suo incarico nello Stato maggiore.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Parma – A Noceto vengono fucilati tre civili.



STORIA POSTALE del 30 ottobre

Lettera semplice affrancata con i gemelli da 0,50 Monumenti Distrutti e Aerea Miti e Simboli. A fianco una lettera in franchigia da Posta da Campo a Baveno (NO) censurata dalla Commissione Provinciale 45R di Novara e vistata dalla censura di Monaco Ad.

 





Piego di ospedale raccomandato regolarmente affrancato 2,50 Da Cittadella a Galliera veneta (PD).








martedì 31 ottobre 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Continua dalla Germania l’afflusso degli uomini della II Divisione granatieri “Littorio” sempre con lunghissime marce a piedi per l’interruzione della ferrovia del Brennero in val d’Adige.

DALLA RSI: VIOLENZE DELLE BRIGATE NERE
I notiziari delle GNR provinciali hanno tracciato un quadro abbastanza cupo delle Brigate nere fin dalla loro costituzione. Hanno spesso segnalato violenze, crimini, reati del tutto “comuni”, spesso senza alcun rapporto con le azioni di contro – guerriglia. Ecco in rapida sequenza il quadro, certamente incompleto, delle notizie segnalate fra l’agosto e la fine di questo mese di ottobre:

Milano – Cinque squadristi della Brigata Nera “Aldo Resega”, gruppo “Aldo Sette”, hanno rapinato ad Agrate Brianza la signora Adele Bestitti, portando via burro, salumi, lardo, sigarette e denaro. Viaggiavano armati di mitra e pistola, su un furgone targato GNR e si spacciavano per appartenenti ai carabinieri. Sono stati arrestati e consegnati al comando SS tedesche di Monza.

Novara – “Taluni elementi della Brigata Nera, (…) senza giustificato motivo, sparano nelle vie degli abitati, generando panico e alienandosi sempre più la simpatia delle popolazioni”.

Pinerolo (Torino) – Si segnalano “soprusi e abusi” del gruppo di brigatisti della “Ather Capelli” distaccato in questa città.

Milano – A Rosate, due uomini della “Resega” fermano il motociclista Carlo Magenes, “sprovvisto di permesso di circolazione domenicale” e si fanno consegnare cinquemila lire “senza rilasciargli ricevuta”. “Nella zona” commenta la GNR “fatti del genere si ripetono con frequenza. Elementi della stessa brigata usano anche fermare carri che trasportano generi alimentari destinati all’approvvigionamento civile, rilasciandoli soltanto dopo avere ricevuto adeguati compensi”.

Novara – Continuano le “ingiustificate sparatorie” durante la notte: l’opera della Brigata Nera locale, “per il modo come è condotta, suscita il panico nella popolazione”.

Treviso – Si segnala che “nelle azioni di rappresaglia effettuate dalle Brigate Nere vengono asportati, dai componenti le stesse, oggetti di proprietà privata provocando la disapprovazione generale e parole di biasimo contro le nuove formazioni”.

Alessandria – “L’ordine pubblico affidato alla PS ed alla Brigata Nera lascia a desiderare; le pattuglie notturne in città non fanno che sparare a vuoto colpi di moschetto e pistola, allarmando la popolazione già in stato di orgasmo”.

Cuneo – “Si apprende che la Brigata Nera in operazione nella zona cuneese ha effettuato veri e propri saccheggi, giustificati come bottino di guerra”

Bormio (Sondrio) – Ecco un ritratto del reparto nero locale, composto – così almeno fanno supporre i cognomi dei componenti – da fascisti profughi dalla Toscana:
“La Brigata Nera di Bormio (Sondrio) si abbandona ad ogni sorta di soprusi e vessazioni verso la popolazione, spaventata dalle continue gesta criminose dei componenti la detta Brigata, che considerano la zona delle valli di Bormio come terra di conquista scorazzando ovunque arbitrariamente, perquisendo e minacciando pacifici cittadini senza motivo.
Tra i componenti la detta Brigata regnano forti dissidi, in quanto che essi non sanno e non hanno ancora stabilito chi debba essere il loro comandante, che, fra l’altro, vorrebbero eleggere loro stessi. Al locale comando di presidio della Guardia della GNR affluiscono numerosi cittadini per chiedere protezione”.
Segue un elenco dettagliato dei furti, delle violenze e degli incendi perpetrati da questa Brigata Nera nella prima metà di settembre.

Rovigo – La Brigata Nera del posto “opera sequestri ed esegue operazioni di polizia annonaria. Tutto ciò contrariamente alle precise disposizioni del Capo del Governo”:

“Il capo della provincia di Rovigo ha dovuto chiamare un ispettore ministeriale per porre sotto inchiesta il seguente caso riguardante la Brigata Nera: Estromettendo il competente consiglio provinciale dell’economia corporativa, il comando della Brigata Nera distribuiva ai suoi distaccamenti una forte partita di tessuti da vendere alla popolazione. Il risultato di ciò è stato il mercato dei tipi migliori operato fra i componenti della Brigata Nera stessa e l’odio della popolazione per i prezzi elevatissimi delle stoffe peggiori”.

Reggio Emilia – “Molti elementi della Brigata Nera” di Reggio, a cominciare dal vice – comandante, commissario straordinario del fascio di Correggio, “commettono abusi ai danni della popolazione”. “Da quando venne ordinata la costituzione della Brigata Nera, molte persone, fra le più abbienti, sono state invitate alla sede del Fascio e (…) sono state obbligate a versare somme, anche rilevanti, per l’equipaggiamento e l’organizzazione della Brigata Nera. Coloro che si sono rifiutati o comunque hanno tentato di far ridurre la somma, sono stati proposti per l’invio in Germania”.
Il commissario fascista di Correggio e un altro esponente del PFR, capo dell’Ufficio disciplina della federazione fascista di Reggio, chiedono denaro a chi, precettato, implora di non essere inviato al lavoro obbligatorio in Germania: “Due fascisti che non avevano aderito all’iscrizione nella Brigata Nera, furono (…) inviati in Germania come sovversivi e condannati politici”. Segue una denuncia contro la Brigata Nera di Scandiano: compie abusi e sequestri illegali di viveri e beni”.

Padova – Il comandante della Brigata Nera locale, Alfredo A., autonominatosi maggiore è “deplorevolmente” noto con i suoi due fratelli, Nello e Antonio, “per le malversazioni, gli abusi, gli arbitrii commessi durante la loro permanenza a capo della squadra “Muti” della federazione fascista repubblicana e per motivo dei quali si registrarono scissioni e dissidi nei ranghi del partito a Padova, culminati nelle dimissioni del vice commissario Cocconelli”. Nello A., commissario politico a Campo San Piero e comandante della locale compagnia della Brigata Nera, “si distingue per il suo modo di procedere violento e illegale”: la GNR lo accusa di sequestri abusivi, percosse e minacce senza motivo. Gli A., conclude la segnalazione, “sono soltanto dei profittatori”.

Treviso – “Gli squadristi della XX Brigata Nera “sono arrivati al punto di spartirsi gli effetti personali degli uccisi”.

La Spezia – Questa la situazione del reparto provinciale:

“Nella Brigata Nera di La Spezia si sono verificati defezioni e disordini. Inoltre, elementi moralmente discussi hanno compiuto azioni illecite e prepotenze in danno della popolazione, provocando discredito verso il loro Corpo. Elementi di pura fede deprecano tali fatti e minacciano di dimettersi, se non verrà effettuata una severa selezione nel personale. Anche uno dei comandanti della Brigata Nera è avversato per i suoi precedenti morali e per i modi inurbani con i quali tratta i gregari”.

DALLA RSI: LA BANDA KOCK
Giunge al ministro della Giustizia Pisenti una lettera dell’avvocato Maino, che aveva sensibilizzato il ministro sul problema della “banda Kock”, in cui gli dice che i provvedimenti adottati sono stati apprezzati in Milano con indicibile sollievo. Conclude che tuttavia non sono cessati del tutto i timori sull’esito finale dell’azione (visto il precedente intervento dei tedeschi che aveva provocato il rilascio dei fermati).

DALLA RSI: MUSSOLINI PROTESTA
Mussolini approva una nuova vibrata nota del Ministero degli Esteri all'Ambasciata di Germania sulle spoliazioni di bestiame e di altri beni fatte dai tedeschi in Emilia. Vengono lamentate anche gli inutili danni alle cose e le violenze contro le persone nelle zone che i tedeschi si preparano ad abbandonare gradualmente.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Le forze tedesche e fasciste che hanno partecipato ai rastrellamenti della Valsassina, in Pian Piadino e l’Alpe di Stavello, vengono ritirate dalla Val Varrone a Barzio e trasportate a Esino e Mandello Lario per un’azione sulla Grigna.

RAPPRESAGLIE NAZIFASCISTE
Provincia di Udine - Dopo una scaramuccia fra partigiani e cosacchi (muoiono un tenente russo, due mercenari e un partigiano italiano) centocinquanta cosacchi saccheggiano molte case dell’abitato di Muina e nelle vicine borgate di Cella e Agròns, uccidono due uomini e ne bastonano quarantacinque. Nei due giorni successivi nuovi reparti di russi saccheggiano ancora Muina, Cella, Agròns, Luint e Ovasta. Nove uomini e una donna vengono uccisi subito. Un vecchio novantenne muore quattro giorni dopo per le bastonate.

RESISTENZA ALL’ESTERO
A Zara il 1° Battaglione partigiano di Tito, presa la dominante località di Boccagnazzo, avvia pattuglie verso la città dove sarà il primo ad entrarvi. I tedeschi si sono imbarcati senza contrasti per Fiume.



STORIA POSTALE del 31 ottobre

Lettera semplice fuori distretto affrancata regolarmente 1,00 con due valori della Monumenti Distrutti e, a fianco, un piego a tariffa ridotta (manoscritti 0,60) affrancato con una coppia di 0,30 della serie Provvisoria sovrastampa della tiratura di Verona II^ tavola.




mercoledì 1 novembre 1944

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLE QUATTRO DIVISIONI
Si completa il trasferimento dalla Germania della II Divisione granatieri “Littorio” che si è attestata sul confine alpino con.la Francia.

DALLA RSI: LA BANDA KOCH
Il ministro di Giustizia, Piero Pisenti, invia il seguente rapporto a Mussolini:

Mio colloquio col colonnello Kappler delle SS sull’affare Kock.
Stamane alle ore 10 ho ricevuto il colonnello Kappler delle SS. Come prevedevo, egli intendeva parlarmi dell’affare Kock. Nella prima parte della sua esposizione, con quella meticolosità che i tedeschi usano nella cronistoria di qualsiasi evento, egli mi ha illustrato l’attività svolta dal reparto a Roma e Milano, magnificandone i risultati a suo dire ottenuti, insistendo, allo scopo evidente di prepararmi alle sue successive conclusioni, sull’importanza che quelle azioni di polizia avevano avuto “per la sicurezza delle armate tedesche operanti in Italia. Successivamente, il mio interlocutore mi ha mostrato un manifestino contro il Kock pubblicato alla macchia e alcuni brani di radio Londra che ne stigmatizzavano le gesta, e ha concluso dicendomi: “ora si tratta di vedere se i governanti italiani intendono lasciarsi impressionare da una campagna scandalistica organizzata dal nemico interno ed esterno all’unico scopo di impedire il compimento di operazioni di polizia di altissima importanza”.
Io ho risposto che per il ministro della giustizia la questione è semplice e lineare. I precedenti del reparto non m’interessano: io so che nella sua sede sono stati commessi reati gravissimi, che sono state seviziate e torturate le persone arrestate. Non è che io mi lasci impressionare o intimorire dal clamore: so distinguere la propaganda dalla legittima reazione dell’opinione pubblica, dalla quale non intendo prescindere: fare giustizia è un dovere, è una prova di forza, non di debolezza. Gli ho poi dimostrato l’inutilità di una discussione fra me e lui sulla realtà dei fatti, già accertati attraverso relazioni medico – legali insospettabili. Il giudizio spetta al magistrato che condannerà i colpevoli e assolverà gli innocenti. A questo punto il colonnello Kappler ha cominciato ad eccitarsi e levatosi in piedi, ha gridato che fare il processo a Kock sarebbe uno scandalo. Ho subito ribattuto che scandalo ci sarebbe se reati tanto gravi sfuggissero alla sanzione penale e ho aggiunto che, in definitiva, si trattava di cittadini italiani che avevano commesso gravi reati in Italia e che dovevano risponderne esclusivamente alla giustizia italiana. Ma il governo del Reich e soprattutto il Supremo Comando – egli ha aggiunto – sono molto interessati alla questione per ragioni di sicurezza militare.
Visto che il tono del colloquio stava diventando molto aspro e che, d’altra parte, il prolungarlo era inutile, ho dichiarato che le mie decisioni erano già state prese da alcuni giorni e le relative istruzioni impartite alla Autorità Giudiziaria. A questo punto, prima di allontanarsi, il Kappler è uscito con questa frase che fa prevedere ulteriori complicazioni:
Se però Kock e i suoi uomini passeranno alle nostre dipendenze, Voi non potrete ordinarne la cattura.
Mi sono limitato a dirgli che avrei agito secondo le leggi italiane.
Dal colloquio, molto duro, ho tratto le seguenti impressioni:
1) il Kappler si proponeva, più che convincermi, di intimidirmi;

2) è probabile che la cosa abbia un seguito e che si faccia qualche ulteriore tentativo per impedire il corso della giustizia”.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Inizia un’altra azione di rastrellamento da parte delle forze nazifasciste sulla Grigna. Basi di partenza: Esino, Mandello, Primaluna e Introbio. Nei combattimenti che si sviluppano in varie località, i caduti partigiani sono 9 e i fucilati 17. I fascisti devono contare 27 morti e 32 feriti.

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI

Dal diario del battaglione veneto GAP “Felisatti”: “Durante uno spostamento da parte del nostro distaccamento, transitando nelle vicinanze di Dolo, viene individuato un fascista accompagnato da una donna. Uno dei nostri patrioti lo attese ed a distanza di pochi metri gli intimò mani in alto. Il fascista si fece vigliaccamente scudo parandosi davanti la donna ed estrasse la pistola, in modo che il nostro compagno non potesse sparargli senza il pericolo di colpire la donna. Il fascista, dopo essersi buttato a terra si diede a precipitosa fuga inseguito dai colpi di “parabellum” che lo raggiunsero ferendolo”.


STORIA POSTALE del 1° novembre

Lettera semplice per la Boemia e Moravia affrancata 2,00 (1,00 lettera per estero sotto il controllo tedesco + 1,00 di posta aerea – vedi la scritta a mano Luft), censurata dai tedeschi. A sinistra una bolletta Stipel affrancata 0,25.




giovedì 2 novembre 1944

RESISTENZA: AZIONI DEI PARTIGIANI
La 4^ compagnia partigiana Mario Paolini, dislocata in località Foce di Careggine in Garfagnana, invia dieci uomini in azione di guerriglia contro il presidio che sorveglia il ponte a sud d'Isola Santa. I dieci valorosi riescono ad avere la meglio sui quindici alpini che compongono il presidio catturandoli unitamente ad un ingente quantitativo di materiale bellico.

In provincia di Forlì la guerriglia si è intensificata. Gli alleati, che hanno per la prima volta l’occasione di osservare da vicino gli sviluppi dell’azione partigiana, ne sono restati ammirati al punto di farne menzione nei loro bollettini di guerra. Ma, nella notte sul 2, accade un fatto inatteso: le munizioni che da Civitella dovevano giungere a Meldola con mezzi di trasporto alleati, come d’accordo, non partono neppure né vengono sparati i razzi luminosi che dovevano segnalare l’inizio dell’attacco finale. E così le brigate devono cedere il passo agli alleati nella liberazione di Forlì.

Il bollettino partigiano odierno recita: “Richieste spiegazioni al comando alleato sul motivo dell’interdizione a svolgere concordata occupazione di Forlì, ci è stato risposto che il comando non voleva farci sopportare inutili sacrifici dato che le sue truppe da venti giorni non riuscivano a sfondare il fronte tenuto da tre divisioni naziste. Nostre precise informazioni ci permettono di affermare che in tutta la città e nel settore di San martino in Strada – Ospedaletto, non vi sono più di duemila tedeschi”. La verità sembra stare altrove: il fronte italiano per gli alleati ha una funzione secondaria, quella di impegnare il maggior numero possibile di divisioni tedesche per sottrarle alle battaglie decisive che si svolgono sul fronte dell’Europa nordoccidentale. Senonchè questa strategia finisce per coincidere stranamente con gli scopi del piano nazista di mantenere il più possibile a lungo il dominio sulla pianura padana, ricco serbatoio di risorse economiche.

RESISTENZA: AZIONI DEI NAZIFASCISTI
Reparti nazifascisti, dopo una strenua difesa dei partigiani, rioccupano Alba. Durante i ventitré giorni di governo partigiano gli attacchi fascisti alla città sono stati frequenti, ma hanno quasi sempre avuto carattere di incursione intimidatoria. L’attacco odierno è stato invece sferrato con largo spiegamento di forze e gli occupanti non possono resistere.


STORIA POSTALE del 2 novembre


Due cartoline regolarmente affrancate 0,50.

 






Una lettera raccomandata regolarmente affrancata 2,50 da Loano (PD) a Genova











venerdì 3 novembre 1944

RESISTENZA: ATTIVITA’ POLITICO – MILITARE
Il comando del CVL viene affidato al generale Raffaele Cadorna, i vice comandanti saranno Ferruccio Parri e Luigi Longo.

Don Igino Bujatti, presidente del CLN di Cividale, si oppone all’approvazione di un ordine del giorno con il quale si intende ratificare la cessione al IX Corpus di Tito tutto il territorio fino al Tagliamento. Appena letto il documento, Don Bujatti lo distrugge e si allontana dalla riunione (1).
………..
(1) In seguito avverrà il passaggio della divisione partigiana comunista Garibaldi al IX° Corpus.



STORIA POSTALE del 3 novembre

Un piego affrancato come lettera semplice 1,00 con una coppia del 0,50 Provvisoria tiratura Verona con sovrastampa rosso-arancio.da Arquà Polesine (RO) a Occhiobello (RO). A fianco un piego raccomandato da Biella (Vercelli) a Adorno Micca.

Cartolina commerciale da Clusone (BG) a Cenate S. Leone (BG) e una raccomandata espressa affrancata regolarmente 5,00 (1,00 lettera + 1,50 di raccomandazione + 2,50 di diritto per espresso) da Rovereto (TN) a Trento.

 

 

 

 

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