il tramonto di un regno








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il tramonto di un regno


di Giancarlo MAGNONI

13° Periodo dal 27 aprile al 9 maggio 1945

a) Territorio a sud della linea La Spezia – Bologna – Rimini (ex Linea Gotica): A.M.G./A.C. E LUOGOTENENZA

b) Territorio a nord della linea La Spezia – Bologna – Rimini (ex Linea Gotica): Sotto il controllo degli Alleati. La guerra è ufficialmente finita con la firma della resa delle truppe tedesche ed italiane della RSI il 29 aprile a Caserta.

Quarta parte relativa al 30 aprile 1945
 


lunedì 30 aprile 1945


Territorio a nord


GERMANIA: LA FINE DI HITLER
Hitler si toglie la vita insieme a Eva Braun nel bunker della cancelleria mentre i russi stanno attaccando nel cuore della stessa Berlino.

ULTIME RAPPRESAGLIE TEDESCHE
Provincia di Belluno – A Borgo Piave un nucleo di tedeschi preceduto ad un carro armato si mette a sparare, sfonda la porta delle case, ruba e rastrella cinquanta uomini che pone in testa lla colonna. Dopo il pnte della Vittoria incendia due case. Gli ostaggi vengono liberati verso sera. Tre i feriti. In tutto il periodo dell’occupazione la provincia di Belluno ha avute distrutte 1424 case e 1547 fienili e stalle. I partigiani impiccati sono stati 86, fucilati 227, arsi vivi 7, morti per sevizie 11, morti nei lager 205, morti in combattimento 564.

Provincia di Udine - A Pagnacco le SS, dopo averli catturati in combattimento, finiscono a pugnalate tre partigiani. A Udine, in un magazzino di vini, i tedeschi sopprimono con un colpo di rivoltelle alla nuca un partigiano catturato in combattimento.

Provincia di Vicenza - I tedeschi della divisione Goering in ritirata, uccidono 82 persone a Pedescala, villaggio di circa 300 abitanti alle pendici dell’altopiano di Asiago. La più anziana, Caterina Marangoni, ha 95 anni. Il più giovane, Claudio Pretto si avvicina ai 5. In mezzo ce ne sono altri 80: uomini, donne, ragazzi. E poi il parroco e suo padre, e una quattordicenne, e una madre con due figli. 63 sono di Pedescala, altri 19 sono stati prelevati da Forni e Settecà, frazioni a poche centinaia di metri.

ULTIME DICHIARAZIONI DI GRAZIANI
Il maresciallo Graziani (vedi foto) ritrova oggi ad Ostiglia il suo capo di Stato Maggiore dell’Armata Liguria, generale tedesco Max-Joseph Pemsel. Di qui vengono condotti al campo di Villafranca da dove un aereo li porta a Firenze. Ed è dai microfoni di Radio Firenze (1) che Graziani lancia il suo ultimo messaggio:

“In quest’ultima battaglia d’Italia vi siete comportati con la consueta disciplina e valore, pur trovandovi nelle condizioni più pesanti di inferiorità. Ormai ogni ulteriore resistenza sarebbe, oltreché inutile, disumana e per me, vostro comandante, colpevole. Il Comando Superiore Germanico in Italia da vari giorni non dà più ordini e si ignora dove si trovi. In questa situazione ho assunto la personale responsabilità di firmare la resa senza condizioni presso il Comando Americano il giorno 29 aprile, come da ordine che vi è stato trasmesso mediante lanci da aeroplani. Attenetevi a quest’ordine che tutela il vostro Onore di soldati e deponete le armi”.
…………
(1) Prima ancora che sia divenuta esecutiva la capitolazione firmata ieri a Caserta.

A Verona viene organizzata una sfilata appena giunti gli Alleati.

L’ESERCITO ITALIANO DEL NORD: DELLA X MAS
Borghese, ormai prigioniero e rivestito d’una divisa americana, sale su una jeep. Al volante c’è James Jesus Angleton, detto Jim (1). Angleton conduce Borghese a Roma. Qui, dopo essere stato interrogato dal Servizio informazioni americano viene consegnato all’ammiraglio De Courten.
..............
(1) Un capitano americano che, dopo la guerra, guiderà l’ufficio “Special Operations” delle CIA.

 

 

Colonne di partigiani affluiscono a Milano dove le forze corazzate del 13^ battaglione del generale Richard stanno affluendo in città (vedi le tre foto successive)


 






Insorge Belluno, con l’aiuto delle formazioni di montagna, che immobilizzano nella zona tre divisioni tedesche. Novecento morti partigiani, 1400 tedeschi, 2300 prigionieri sono il bilancio della nuova battaglia del Piave.

Anche Treviso è liberata dai partigiani che convergono sulla città da sei punti diversi.

IL CVL assume il comando a Trieste.



Unità garibaldine e della “Osoppo” che stanno scendendo verso Pordenone, liberano Spilimbergo.

Nel Parmense, la battaglia fra partigiani e tedeschi si è protratta fino ad oggi e termina con il salvataggio di tutte le centrali elettriche della zona: quella di Vigheffio è stata difesa per tre giorni consecutivi dagli attacchi del nemico che nella provincia lascia oltre 250 morti e 1000 prigionieri.

Dopo avere evitato Torino ed essersi attestato a Grugliasco, il generale Schlemmer, con le due divisioni 5^ e 34^ , viene fermato dai partigiani nei pressi di Vercelli e decide di tornare verso la valle d’Aosta per dirigersi verso la Svizzera.

A Venezia i partigiani esultano e la gondole si mescolano con i mezzi anfibi alleati (nelle foto).

A Modena, libera dal 22, precedute da una macchina con il comando alleato, sfilano davanti al CLN e alle autorità alleate, le brigate garibaldine, la brigata Matteotti, la brigata Giustizia e Libertà, la brigata Italia tra due argini di folla. Esse rappresentano i 19.000 volontari iscritti sull’albo d’oro della resistenza modenese; recano così la memoria dei 1292 caduti, degli 897 mutilati e invalidi.

A Nichelino (TO), viene uccisa l’ausiliaria Lidia Frangiacomo (nella foto).

ULTIME PROBLEMI DOPO LA RESA DELLE TRATTATIVE IN SVIZZERA PER LA RESA TEDESCA
Il comando tedesco a Bolzano non è ancora al corrente dell’avvenuta firma dell’armistizio. Non è stato possibile stabilire un collegamento radio. Intanto Wenner e Von Schweinitz che sono stati riportati in aereo a Varalberg, sono rimasti bloccati per sei ore, durante la notte, dalla chiusura della frontiera svizzera, poi riaperta.

Nel frattempo il gauleiter Hofer, in preda a ripensamenti, in combutta con Kaltenbrunner, dava il via alla caccia dei due plenipotenziari per poterli uccidere come traditori e sottrargli l’atto di resa. I due ufficiali, avvertiti in tempo dai mediatori svizzeri, lasciano la strada che li avrebbe sicuramente portati alla morte: a Landeck deviano e risalgono la valle dell’Inn verso Martina, per raggiungere Bolzano dal passo di Resia. In questo modo vengono sottratti ai sicari di Himmler non solo i parlamentari ma anche il trattato d’armistizio già firmato.

Intanto, Kesselring, messo al corrente telefonicamente da Hofer che gli rivela tutti gli accordi segreti per il piano di resa, esonera immediatamente Von Vietinghoff e Rottiger sostituendoli rispettivamente con il generale di fanteria Schultz e il maggiore generale Wenzel. Kesselring ordina anche l’apertura di un’inchiesta ufficiale sulla faccenda incaricandone un generale. Per quanto riguarda Wolff, rimette la sua sorte al capo dell’Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich, l’Obergruppenfuhrer Kaltenbrunner, che si trova in Tirolo. Tutto questo strano comportamento di Kesselring sembra denotare la sua totale sorpresa nell’apprendere di trattative, peraltro già concretizzate con un documento d’armistizio già firmato. In realtà egli era al corrente dei fatti fin dal 23, quando Dollmann e Niesen, inviati da Wolff, si erano recati apposta ad informarlo.

A mezzogiorno, provenienti dalla tenuta di Hofer presso Innsbruck, i generali Schulz e Wenzel giungono al quartier generale di Bolzano, contemporaneamente a von Vietinghoff.
Von Vietinghoff, senza opporsi alla sua destituzione, parte subito per il “Blaupunkt”, sede delle riserve del gruppo d’armate. Rottigher, prima di ritirarsi anche lui al “Blaupunkt”, deve restare ancora un giorno per lo scambio di consegne con Wenzel.

A Milano si sta negoziando con il generale Vening la resa dei tedeschi della “piazza” il cui stato maggiore è asserragliato nell’Hotel Regina. Nella foto le due macchine della delegazione tedesca aspettano, appoggiate da un’autoblindo.

ULTIMI BOMBARDAMENTI ALLEATI
Fra le ultime azioni aeree della campagna italiana, si segnalano oggi: nel tardo pomeriggio, una ricognizione offensiva nelle aree di Aviano e di Spilimbergo da parte di due Boston inglesi del 13° Squadrone decollati da Forlì, bombe su un nodo stradale e lancio di manifestini a ovest di Udine; due Boston inglesi del 18° Squadrone, sempre da Forlì, in ricognizione offensiva a sud – est di Venezia, poche bombe su una strada e un ponte; 13 Baltimore inglesi del 454° Squadrone da Cesenatico, bombe sperse nell’area di Udine; alle 22,30, ultime bombe notturne sull’Italia recate, ancora da Forlì, dal Boston B2629 (55° Squadrone) del pilota M. Vracaric su un ponte presso Gemona, poco prima bombe di un altro Boston nei dintorni di Udine.
Nel mese di aprile le sortite della R.A.F,. sul territorio italiano, sono state 13106 e le bombe sganciate pari a 4967 tonnellate.

GLI ALLEATI AVANZANO VERSO I CONFINI
La 92^ divisione si avvicina a Torino.

A est, unità della 91^ (II° Corpo) raggiungono Treviso, già in mano ai partigiani, mentre prosegue la marcia delle unità neozelandesi del XIII° Corpo britannico che, attraversato il Piave, si spingono verso Monfalcone (Trieste).

La 6^ divisione corazzata dirige su Udine. Altri reparti raggiungono Novara, Pavia e Venezia.

Nel settore tirrenico Valle del Taro – Alle 18 il gen. Otto Fretter Pico, comandante della 148^ divisione, insieme a trentuno ufficiali del suo Stato Maggiore, si presenta al Quartier Generale brasiliano. Anche loro vengono accompagnati a Firenze dal Gen. Falconiere de Cunha.
Brasiliani e americani rastrellano ora le sacche, riuniscono i prigionieri e li inviano ai campi di concentramento, soprattutto a Modena, Scandicci (FI), San Rossore, Tombolo e Coltano. Alla fine possono contare 14779 prigionieri, 4000 cavalli, 80 cannoni di vario calibro, più di 1500 vetture di tutti i tipi, grandi quantità di munizioni e centinaia di veicoli a trazione animale. In tutta la zona i partigiani prendono possesso degli edifici pubblici, organizzano la vigilanza a ponti e stabilimenti, insediano gli organi del potere locale.


Territorio a sud

DAL DIARIO DI PUNTONI
“Il colonnello Pennycuik viene ricevuto alle 10 da S.M. che lo intrattiene per quasi un’ora.
I giornali del pomeriggio recano i particolari della esecuzione di Mussolini e dei gerarchi. Specialmente la esposizione dei cadaveri in Milano poteva e doveva essere evitata. I giustiziati sarebbero 45”.

DAL DIARIO DI MACMILLAN
Da Assisi a Roma
– “Il cielo è apparso assolutamente limpido e privo di nubi, proprio come una bella giornata di giugno in Inghilterra. Siamo partiti in auto per Roma alle otto. Prima di partire, non abbiamo avuto altre notizie. Ho offerto una colazione nella mia villa di Roma. C’erano: Bonomi, De Gasperi (ministro degli Esteri), Togliatti (comunista), Brosio (liberale), Ruini (socialista) e una o due altre persone. A darmi una mano c’erano anche Stone, Lush, Upiohn e alcuni altri esponenti della commissione alleata. Le notizie sono magnifiche. E’ chiaro che mi rendo conto del fatto che le firme dei tedeschi alla resa delle loro forze presenti in Italia può essere sconfessata, ma ne dubito. I miei ospiti italiani erano lietissimi, ma sempre in guardia uno dell’altro. De Gasperi ha parlato a lungo di Trieste ecc. Non gli ho potuto dare alcuna notizia certa al riguardo. Togliatti è diviso fra la fedeltà verso Mosca e quella verso l’Italia, ma conterà di più sicuramente la prima. Tuttavia, l’allineamento con Mosca non gioverà in Italia al partito comunista. Ho scambiato alcune parole con Bonomi. Che, man mano che lo si conosce, fa un’impressione migliore. Infatti mostra di possedere un notevole fiuto politico. Ma non so se ha lo stomaco per sopportare un periodo difficile e semi rivoluzionario. Forse, dopo venticinque anni, i suoi nervi si sono fatti più saldi! Ogniqualvolta lo vedo, gli inculco fermezza e determinazione e, a conti fatti, si trova in una situazione meravigliosa: non ha un Parlamento da affrontare e non sono in vista elezioni. Egli cadrà, se cadrà, solo per colpa della sua debolezza.
Dopo colazione, sono andato in auto a Caserta, dove ho trovato il feldmaresciallo e il generale Morgan, abbastanza agitati, ma molto compiaciuti di se stessi. Gli emissari tedeschi sono tornati a Bolzano, ma ancora non è trapelata notizia sicura che la resa sia stata ufficialmente convalidata. C’è un punto debole nella nostra “armatura”. Anche se lo strumento di resa è stato debitamente firmato, i “negoziatori” hanno affermato di avere (e le avevano) lettere che li nominavano plenipotenziari, ma poi alla fine ci hanno spiegato che forse erano andati oltre i loro poteri e che un’autorità più elevata doveva convalidare quello che avevano fatto. Il generale Morgan allora ha detto: “accettiamo il fatto”. Voglio sperare e confidare che questo non porti a qualche pasticcio. (…)”.

A Fiume i tedeschi riprendono a fare delle retate fra la popolazione per disporre di mano d’opera per la costruzione di fortificazioni di fortuna per difendersi dai partigiani di Tito.


STORIA POSTALE del 30 aprile
 

Da “L’Unità” (MI):
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due cartoline postali VINCEREMO fuori distretto entrambe con ACS meccanico di Napoli.



Un piego ospedaliero inviato come manoscritti raccomandati aperti 4,80 (2,40 di manoscritti + 2,40 di raccomandazione aperta) e una lettera espressa affrancata con una coppia di rari espressi Imperiale da 2,50.
 

Una lettera per New York regolarmente affrancata 15,00 con un blocco di sei del 1,75 Imperiale sovrastampato 2,50, censura di Roma e dalla Militaru Censorship Civil Mail. A fianco una lettera semplice da Napoli a Roma affrancata con due valori Roma e due Imperiale, censura meccanica ACS dI Napoli.

 

Cartolina postale con sovrastampa RSI evanescente e completamento affrancatura con tre valori gemelli da 0,30 Roma. A fianco un piego inviato da Pescara a Popoli come manoscritti raccomandati aperti 4,80 (2,40 di manoscritti + 2,40 di raccomandazione aperta), non censurato.

 

 

 

 

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