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gli uffici regi e comunitativi al 31 marzo 1851

di Roberto Monticini

 

Il 1 Aprile 1851 entra in vigore il trattato postale sottoscritto tra la Toscana e l’Austria il 5.11.1850. L’accordo prende il nome di Lega Austro-Italica e prevede l’applicazione di uguali tariffe postali per tutto il territorio della Lega proporzionalmente alla distanza percorsa, rende obbligatoria l’affrancatura delle corrispondenze scambiate tra gli Stati aderenti alla Lega e la tariffa dovrà essere assolta mediante l’applicazione di francobolli

Il 6 maggio 1840 la Gran Bretagna aveva posto l’obbligo di pre-pagare la tariffa postale mediante l’applicazione di francobolli per contrastare il gran numero di lettere respinte dal destinatario ed il relativo danno per l’erario che non ne poteva riscuotere la tariffa; le poste toscane, che non subivano il medesimo fenomeno, il 1 aprile 1851 rendono obbligatoria l’applicazione del francobollo sulle sole corrispondenze contemplate nel trattato. L’obbligo si estenderà a tutta la corrispondenza dal 1 novembre 1852.  

Il trattato ha quindi permesso di mutare il soggetto sul quale ricade l’onere dell’affrancatura delle corrispondenze, per questo ha introdotto il francobollo come mezzo di pagamento della tariffa, ma occorre ora risolvere il problema per far sì che lo stesso non possa essere riutilizzato per affrancare una nuova corrispondenza.

Il bollo nominativo, in uso negli uffici di posta, se dapprima ha assolto la funzione di individuare l’ufficio di provenienza da ora in poi servirà anche per annullare il francobollo e renderlo inservibile per un nuovo uso.

La facoltà di poter vendere e/o annullare francobolli non è propria del solo Ufficio Regio, ma anche di quello cosiddetto Comunitativo. La struttura postale toscana si presenta infatti in forma complessa e non sempre ben definibile: la mancanza di una raccolta di notificazioni o di un testo unico ha sempre reso arduo il lavoro di chi ha cercato di studiare l’evoluzione del sistema postale Toscano specie se in ordine alla classificazione ed ai compiti degli uffici di posta.

Il sistema postale toscano ha il suo punto di forza nella Posta dei Cavalli: senza le stazioni di posta e la loro organizzazione le corrispondenze non avrebbero mai potuto raggiungere i destinatari. Nelle città principali esisteva un Ufficio di Posta, nei paesi minori una distribuzione: procacci, procaccini, distributori ed a volte farmacisti, medici e bottegai erano l’ultimo anello della catena di distribuzione.

Nell’anno dell’entrata in vigore del trattato la struttura del sistema postale si presenta in parte in forma accentrata (Direzione Generale, Direzioni locali, Amministrazioni e Distribuzioni Regie di Posta divise in quattro classi[1]) e in parte in forma decentrata con le Distribuzioni Comunitative i cui bilanci sono a carico della Comunità che le istituiva[2], ma comunque soggette ai Regolamenti Postali Regi.

Le Direzioni Postali e gli Uffici Regi permettevano e garantivano il funzionamento della struttura postale, struttura che doveva a sua volta essere in grado di garantire un risultato economico. La Soprintendenza, al momento di istituire un nuovo Ufficio Regio, accertava innanzitutto che i costi e le entrate di posta non gravassero sull’erario, ma anzi fossero in grado di produrre introiti e quindi solo allora concedeva il benestare per istituire un ufficio di posta Regio: esempio di questa logica economica è la chiusura, decretata nel 1851, dell’Ufficio Regio di Bibbona e la costituzione a Regio di quello comunitativo di Fitto di Cecina. Quando la Soprintendenza rilevava la necessità di aprire un nuovo ufficio, senza tuttavia accollarsene l’onere, tramite la Soprintendenza Comunitativa sollecitava quella Comunità a stipendiare un Distributore e forniva, dietro pagamento, la cassetta dei bolli comprendente il bollo datario, il per consegna ed il PD.

Vediamo ora quali sono gli Uffici di Posta che conosciamo essere funzionanti al momento dell’entrata in vigore del trattato, ricordando che la struttura postale toscana si basava ancora su quella restaurata nel 1814, quando il Granducato con la Notificazione del 15 luglio aveva cancellato il sistema postale introdotto dai francesi e, con la stessa Notificazione, aveva declassato a Comunitativi la maggior parte degli Uffici che costituivano l’ossatura del precedente sistema; successive Notificazioni avevano tuttavia arricchito la struttura di numerosi Uffici Regi, evoluzione di quelli Comunitativi.  

Firenze è Soprintendenza Generale delle RR. Poste e Direzione Generale (nell’anno dei trattati: Giuseppe Pistoy è Soprintendente Generale e Pagni è Segretario Generale); Siena, Pisa e Livorno[3] sono Direzioni di Posta da prima del 1600, a queste si aggiunsero: Arezzo[4] e Lucca, quest’ultima divenuta Direzione il 4 ottobre 1847, dopo l’ingresso del Principato nel Granducato di Toscana.

Dalle Direzioni di Posta dipendevano le Amministrazioni e le Distribuzioni Regie, quest’ultime divise in quattro classi[5].    

Gli Uffici Regi nel 1851:
 

Firenze

Arezzo

Livorno

Lucca

Pisa

Siena

Pistoia
(1816),

Empoli
(1840 di 1°),

Prato
(1816 di 1°),

Lastra a Signa
(1844 di 2°),

Pontassieve
(1839 di 2°),

Rocca S. Casciano
(1843 di 2°),

S. Miniato
(1839 di 2°),

Borgo S. Lorenzo
(1839 di 3°),

Figline
(1839 di 3°),

Fucecchio
(1845 di 3°),

Bagno
(1846 di 4°),

Dicomano
(1843 di 4°),

Firenzuola
(1843 di 4°),

Marradi
(1843 di 4°),

Modigliana
(1843 di 4°),

Montelupo
(1846 di 4°),

S. Casciano
(1845 di 4°),

S. Marcello
(1845 di 4°).

Cortona
( 1843 di 1°),

Montepulciano 
(1839 di 1°),

Lucignano 
(1839 di 2°),

S. Sepolcro
(1843 di 2°),

Castiglion Fiorentino
(1843 di 3°),

Montevarchi
(1839 di 3°),

S. Giovanni
(1839 di 3°),

Asinalunga
(1846 di 4°),

Bibbiena
(1843 di 4°),

Poppi
(1843 di 4°).

Portoferraio
(1816) ,

Piombino
(1835 di 1°),

Campiglia
(1840 di 3°),

Rosignano
(1840 di 3°),

Bibbona
(1840 di 4°)[6],

Fitto di Cecina
(1851 di 4°)6,

Longone
(1848 di 4°),

Marciana Marina
(1848 di 4°).

Pescia
(1832)

Pietrasanta
(1836),

Seravezza
(1845 di 2°)

Bagni di Lucca
(1848 di 4°),

Viareggio
(1848 di 4°).

Pontedera
(1840),

Volterra
(1840),

Lari
(1840 di 2°),

Cascina
(1840 di 3°),

Peccioli
(1840 di 4°),

Pomarance
(1840 di 4°)

Grosseto
(1831),

Radicofani
(1816),

Massa Marittima
(1840 di 2°),

Orbetello
(1841 di 2°),

S. Quirico
(1816 di 2°),

Scansano
( 1846 di 2°),

Arcidosso
(1846 di 3°),

Poggibonsi
(1840 di 3°),

Asciano
(1844 di 4°),

Buonconvento
(1845 di 4°),

Colle
(1840 di 4°),

Pitigliano
(1846 di 4°),

Porto S. Stefano
(1840 di 4°).

Nel 1851 tutti gli Uffici Regi hanno in dotazione un proprio bollo nominativo, ma la struttura postale si avvale anche di Distribuzioni Comunitative: anche queste dispongono di bollo se hanno provveduto a richiederlo e pagarlo al loro Ufficio Regio di pertinenza.


 Distribuzioni Comunitative che dispongono di bollo al marzo 1851: 

Firenze

Arezzo

Livorno

Lucca

Pisa

Siena

Castel Fiorentino,

Castel Franco di Sotto,

Filigare,

Greve,

S. Godenzo,

S. Piero in Sieve,

Scarperia,

Tavarnelle.

 

Rassina,

Pieve S. Stefano,

Subbiano.

Capoliveri,

Castagneto,

Campo (S. Piero),

Marciana,

Rio,

Rio Marina.

 

Barga,

Camaiore

Montecatini VN,

Ruosina.

Bagni d’Acqui,

Bagni S. Giuliano,

Capannoli,

Castelnuovo V.d.C

Montecatini V.d.C

Ponsacco,

Rotta (La).

 

Castel del Piano,

Castellina in Chianti,

Chiusdino,

Montalcino,

Pienza,

Radicondoli,

Roccalbegna,

Roccastrada,

Talamone.


 Nel corso del 1851 la Soprintendenza evade nuove richieste ed altre Distribuzione Comunitative vengono dotate di bollo[7]:

Firenze
Arezzo
Siena
Palazzuolo (29/3)
Santa Sofia (24/5)
Foiano (10/5)
Manciano (24/5)
Montemerano (24/5)
Sorano (27/3)



Come detto la struttura postale toscana è costituita da un numero indefinito di Distribuzioni, probabilmente tante quante le Comunità ed i paesi dove si poteva trovare un convento, oppure un possedimento granducale o un ufficio governativo, se non una residenza nobiliare o di un notabile. Una Nota di Uffici di Posta[8] del 1850, rinvenuta nell’Archivio di Stato di Firenze da Sergio Chieppi[9], permette di ricostruire un quadro quasi completo del complesso sistema postale che qui ci interessa, alla stessa aggiungo tutte le Distribuzioni che ho avuto modo di riscontrare in Notificazioni, documentazioni provenienti da Archivi di Stato o lettere di Posta, ritenendo così di poter fornire un insieme completo delle Distribuzioni Comunitative presenti sul territorio granducale nel 1851: 

Firenze: Barberino, Borgo a Buggiano, Castrocaro, Galeata, Montaione, S. Piero in Bagno, Verghereto, Terra del Sole;
Arezzo: Anghiari, Monterchi, Monte S. Savino, Torrita Badia Tedalda, Castel S. Niccolò, Chianciano, Chiusi, Monte S. Maria, Pratovecchio, Sestino, Stia;
Lucca: Stazzema;
Pisa: Montopoli;
Siena: Castiglione della Pescaia, Batignano, Castiglion d’Orcia, Certaldo[10], Gaiole, Giglio, Pari, Piancastagnaio, Prata, Radda, Santa Fiora[11].


[1] Le dizioni Ufficio e Distribuzione hanno il medesimo significato, mentre è ovviamente distintiva la qualifica di Regio o Comunitativo.
[2] Quantunque le spese della Distribuzione Comunitativa fossero sostenute dalla Comunità che l’aveva costituita, il Distributore doveva essere accettato dalla Soprintendenza Generale delle Poste attraverso un meccanismo di proposta che transitava tramite le Soprintendenze Comunitative (le attuali provincie); tale processo non sempre però era azionato dalle Comunità.
[3]
La città di Livorno è retta da un Governatore, è preminente la sua funzione militare-navale, infatti l’unico territorio amministrato è quello dell’Isola d’Elba. 
[4]
Amministrazione di Posta dal settembre del 1816, Direzione dal 1841. L’Ufficio di Posta lettere di Arezzo prima dell’occupazione francese, insieme a quello di Castiglion Fiorentino e di Cortona, era stato ceduto allo Stato Pontificio. 
[5] Le Amministrazioni sono segnalate in grassetto, le Distribuzioni di Posta riportano l’anno di istituzione e la classe di appartenenza desunti dall’Almanacco Toscano o da Notificazione. L’anno 1816 è il primo anno a cui faccio riferimento: l’Ufficio Regio potrebbe essere stato istituito precedentemente o in periodo francese. 
[6] L’Ufficio Postale di Bibbona venne chiuso il 31.05.1851, quello di Fitto di Cecina fu aperto il 1.6.1851 e ricevette i francobolli prima in dotazione a Bibbona. 
[7] Accanto al nome della Distribuzione: il giorno ed il mese di spedizione della cassetta dei bolli da parte della Soprintendenza Generale.
[8] E’ da ritenere che questa sia servita prima per il calcolo delle distanze tra gli Uffici Toscani e quelli della Lega Austriaca, successivamente per quello delle distante con lo Stato Pontificio. 
[9] A Sergio Chieppi vanno i miei ringraziamenti per la fattiva collaborazione offertami con la messa a disposizione delle sue personali ricerche effettuate presso l’Archivio di Stato di Firenze, parimenti ringrazio tutti i Soci Aspot che hanno fornito utile materiale per la ricerca.
[10] Amministrativamente dipendente da Firenze, nella Nota del 1850 risulta dipendere postalmente da Siena.
[11] In grassetto quelle con entrate di posta nel 1853 (fonte: Almanacco Etrusco).

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