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1966: NORD COREA – ITALIA = 1- 0

di Alberto CAMINITI
(da La Voce del C.I.F.R.)

PREMESSA.

A memoria di socio, sono anni che la nostra rivista non tratta un argomento sportivo. Lo facciamo in questo numero e sarebbe stato facile trattare di una vittoria mondiale di grande prestigio; parleremo invece della sconfitta più cocente che l’Italia abbia mai subito in chiave calcistica: la partita del 1966 con la “fatal” Corea del Nord, quando un piccolo dentista coreano ci trafisse con un gol e ci buttò fuori dalla Coppa Rimet che si stava disputando nella terra degli inventori del calcio: la Gran Bretagna.

Fu una sconfitta inaspettata, ma la vergogna non contagiò la sola nazionale; l’Italia divenne lo zimbello di tutto il mondo e l’intera nazione pagò caramente l’onta di quella sconfitta. Sarà stata la stampa, con Gianni Brera in testa, che gettò palate di fango su un’intera generazione di calciatori azzurri (Sandro Mazzola e Gianni Rivera per primi) ma di fatto tutti gli italiani subirono quella famigerata sconfitta come fosse una vergogna nazionale. Io stesso, allora baldo funzionario trentenne, ricordo di essermi sentito offeso nella persona, oltraggiato nell’intimo dei miei sentimenti. Tuttora, come ci ricordano i mass media, nel nostro immaginario collettivo, la Nord-Corea rimane sinonimo di totale vergogna. In effetti, soggiungo, la lezione ci giovò, in quanto venne fatta piazza pulita di dirigenti, commissari tecnici e quant’altro, e già nel 1968 fummo Campioni d’Europa e – nel 1970 – Vicecampioni del mondo.

LA PARTITA NEL CONTESTO DI QUEGLI ANNI.

Anzitutto ricordiamo che l’Italia aveva superato brillantemente il girone eliminatorio, battendo perfino alcune squadre con una pioggia di gol, nell’ordine: Bulgaria, Austria, Argentina e Messico. Quindi eravamo arrivati ai Mondiali in un clima di serenità. La prima partita nel gruppo 4, col Cile, finì con la nostra vittoria per 2-0. La stampa l’esaltò come la “grande rivincita“ riferendosi al precedente torneo, svoltosi nel ’62 appunto in Cile, dove fummo estromessi … a suon di pugni. Poi, come spesso accade nel calcio, la Fortuna ci abbandonò: perdemmo con l’URSS per 1-0. Ma ci confortava il fatto che avremmo incontrato subito dopo la squadra “cuscinetto” del girone: la Corea del Nord. Bastava batterla e rientravamo in corsa. Fu un grave errore pensarlo, e lo pagammo caro.

Figg. 1-2 = Nella prima (figurina d’epoca) si vede il calciatore Han Bong Zin in allenamento; nella seconda foto un volo del portiere Li Chang Myung.

 

Fig.3 = La “misteriosa” squadra nordcoreana in allenamento. Fig.4 = Il C.T. Edmondo Fabbri.

LA COREA DEL NORD.

A quei tempi non c’era ancora l’attuale malizia tecnica di inviare un tecnico a “studiare” in anticipo gli avversari; i giornalisti stranieri accreditati assicuravano che i coreani erano dei dilettanti e che la loro squadra era in assoluto la più debole dell’intero torneo. Ferruccio Valcareggi, poi, che era il vice di Fabbri (sarà in seguito anche lui C.T.) disse che “a vederli giocare, sembrano una comica di Ridolini “!

Fig.5 = L’equipe asiatica schierata all’inizio di partita.

Giunse il fatidico 19 luglio 1966 e scendemmo in campo a Middlesbrough già con un handicap: malgrado Bulgarelli avesse accusato un forte dolore al ginocchio, Fabbri lo mandò in campo, non volendo rinunciare alla brava mezzala bolognese. Altro gravissimo errore di sottovalutazione: al 33’ Bulgarelli uscirà in barella e l’Italia resterà in 10 per metà partita, in quanto all’epoca la Fifa non consentiva la sostituzione degli infortunati (i giocatori di riserva funzioneranno a partire dal successivo torneo del 1970). La più assurda partita di tutti i tempi iniziò alle 20.30 sotto la guida dell’arbitro francese Schwinte. Ecco le due formazioni:

  • N. COREA = Li Chang Myung – Lim Zoong Sun – Sin Yung Kyoo – Ha Yung Won – Oh Yon Kiung – Im Seung Hwi – Han Bong Zin – Pak Doo Ik – Oak Seung Zin – Kim Bong Hwan – Yang Sung Kook. (Allenatore: Myung Rye Hyun ).

  • ITALIA = Albertosi – Landini, Facchetti – Guarnieri, Janich, Fogli – Perani - Bulgarelli - Sandro Mazzola - Rivera - Barison. (Allenatore: Edmondo Fabbri).

Ricordiamo che Fabbri era allora chiamato “Il professore” sia per aver portato in 4 anni il Mantova dalla Serie C alla A, sia perché portava gli occhiali ed aveva un’aria dottorale. Ai suoi tempi era stato una velocissima ala destra.

Ecco un accenno alla gara: Perani fallì due occasioni da rete, Mazzola e Rivera non erano in giornata ed al 33’ restammo in dieci. Al 42’ Pak Doo Ik ci segnò un bel gol ed iniziò il Grande Dramma. Altro che Ridolini!

Fummo eliminati e facemmo le valigie. All’arrivo a Genova la squadra fu accolta all’aeroporto con un fiorito lancio di ortaggi liguri; l’avventura britannica finì tra insulti e pomodori.

L’EROE PAK DOO IK.

Come tutti ricorderanno nel giugno del 1950 il Nord Corea aveva invaso la consorella repubblica del Sud, iniziando una terribile guerra che terminerà solo dopo la morte di Stalin, nel luglio del 1953 e procurerà ben 4 milioni di morti tra civili e militari. Fu uno scontro fra l’Occidente democratico e l’Oriente comunista, atteso che Russia e Cina si schierarono col Nord, rifornendolo di armi, munizioni ed istruttori, pur se apertamente non dichiararono mai guerra al Sud. L’Onu inviò centinaia di migliaia di soldati di mezzo mondo e si sfiorò la Terza guerra mondiale.
L’ammissione al torneo rappresentava in pratica per il Nordcorea il ritorno in ambito diplomatico internazionale, ma in Europa non si vedeva bene questo rientro in scena pur se in sordina, e si pensò perfino di non concedere il visto ai giocatori coreani. In quel torneo però non furono suonati gli inni nazionali, proprio per non dare eccessiva importanza alla squadra nordcoreana. Dopo la vittoria sull’Italia, nacque tutta una serie di leggende metropolitane che vedevano Pak Doo Ik come un dentista militare pluridecorato ed eroe della recente guerra. Di fatto egli, come scoprì in seguito la stampa internazionale, era solo un odontotecnico ma non aveva mai esercitato, avendo preferito fare l’insegnante di Educazione Fisica. In seguito, al rientro in patria, dopo che il Portogallo di Eusebio avrà “vendicato” l’Italia battendo gli asiatici per 5-3, Pak sarà promosso da caporal maggiore a sergente, riceverà varie medaglie e finirà come allenatore della squadra olimpionica nordcoreana per le Olimpiadi del 1968 (per l’Asia, passò il Giappone).


L'ITALIA IN LUTTO.

Fig.6 = Giornali e riviste sportive all’epoca versarono fiumi di inchiostro sulla
vergogna nazionale.


Il giorno appresso alla partita così tuonava Gianni Brera sulla prima pagina de Il Giorno:
Giornata amara, giornata di vergogna. Una modesta broccaggine sembra essersi impadronita dei nostri giocatori. Undici ragazzi coreani sprovveduti di tecnica, ma non certo di coraggio né di slancio, hanno messo sotto, votandoli a un’ignobile fine, i nostri miliardari esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati complici. Mi mancano parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all’indegno spettacolo cui abbiamo assistito”. E gli faceva eco Antonio Ghirelli sul Corriere dello Sport, altrettanto furibondo; non avevano più la penna in mano, sparavano a raffica con un mitra…


GADGET POST-COREA.

Vi fu un’ondata di figurine, album, gadget che esaltavano i vincitori; allora era in voga il gioco da tavola Subbuteo, e le ditte ne sfornarono migliaia di scatole. Sono tuttora trattate in rete da amatori del settore; ecco l’immagine di una confezione di calcio da tavola con la favolosa Nordcorea (Fig. 7); in Fig. 8, invece un album di figurine d’epoca :

Fig.7 Fig.8

 

SUPPORTI POSTALI E TEMATICI.

Esponiamo qui appresso, coi nn. 9 - 10, due pezzi postali: una cartolina illustrata relativa all’incontro-tema della narrazione del presente articolo, ed il Blocco Foglietto emesso per la vittoria nordcoreana:

Fig.9

 

Fig.10 = Blocco Foglietto nordcoreano del 2009 che immortala il gol di Pak Doo Ik.

Alberto Caminiti