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Abdon Porte

di Pierangelo BRIVIO
(da Philasport n. 105 - gennaio/marzo 2018)


Gran Parque Central
Cartolina edita per l’inaugurazione delle nuove tribune in cemento (le precedenti erano in legno e sono andate bruciate)

Chi era? Prima della mia visita allo stadio di Montevideo, il Gran Parque Central, lo stadio del Club Nacional de Football non lo sapevo, ora si! Stavo entrando al museo dello stadio, fuori vi erano due tifosi che vendevano degli adesivi e con il ricavato mantenevano le spese per il tifo quando colpì la mia attenzione, un adesivo con la scritta ”POR LA SANGRE DE ABDON” chiesi informazioni e mi raccontarono una storia straordinaria, unica e incredibile. Ve la propongo di seguito.

L’adesivo

Abdon nacque a Montevideo nel 1893 e sin da piccolo non poteva fare a meno di giocare al calcio, il suo sogno era giocare un giorno al Parque Central per i colori del Nacional; venne notato per la sua bravura e nel 1910 divenne professionista con la maglia del Colon, ma solo dopo un anno il Nacional si accorse di lui e così finalmente indossò la casacca tanto amata. Era un regista atipico, elegante ma con un fisico e un colpo di testa fuori dalla norma. Era leader in campo e fuori, le sue parole nello spogliatoio, prima della partita caricavano i compagni di squadra e diventò per tutti un esempio da seguire.

Una formazione del Nacional, Abdon è in ginocchio il primo da sinistra

Capitano indiscusso di quel ciclo fantastico di vittorie che andò dal 1912 al 1917, suggellato dal successo del 1914 con cui il Nacional vinse la Copa Competencia proprio contro il Penarol nel clasico, il derby che mette a soqquadro tutta la città. Vinsero per 2-1 e segnò proprio il capitano Abdon Porte.

L’indio, così era chiamato, trentenne, era già considerato vecchiotto per il calcio di quei tempi anche se l’eleganza forse non lo tradì mai, la forza mastodontica e quei micidiali colpi di testa, col tempo, vennero meno. Per quanto si affannasse non riusciva più a stare dietro ai giocatori più giovani, che partita dopo partita diventavano sempre più veloci e irraggiungibili. Porte, per primo, si rese conto di quanto gli stava accadendo. Il fisico non lo aiutava, la lucidità veniva meno, ma si sentiva ancora il capitano, il pilastro del centrocampo e ancor più dello spogliatoio. Il capitano venne tradito proprio da chi gli era stato più vicino: iniziarono a piovere le critiche dai tifosi, poi dai compagni di squadra. Il brusìo si fece sempre più forte, arrivarono le panchine, e la tribuna.

Il 4 marzo 1918 giocò contro il Charley Solferino e vinse 3-1. La sera stessa, com’era abitudine della squadra i giocatori si riunirono per festeggiare la vittoria, partecipò anche Porte, parlò con i compagni, salutò tutti e si congedò. Non andò a casa, si diresse verso l'unico luogo che considerava casa sua e intorno alle due del mattino Abdon Porte varcò i cancelli del Parque Central e si sedette a centrocampo, estrasse la pistola dalla giacca e si sparò al cuore. Proprio lì, nel suo centrocampo. Quando lo ritrovarono, stringeva in mano due biglietti: uno era per la madre, in cui le chiedeva perdono. L’altro era per il presidente del Nacional: chiedeva di essere sepolto al Cementerjo de la Teja, vicino alle altre glorie del club.

L’annullo usato nel 2008 per ricordare Abdon

Una volta ascoltata questa storia incredibile comprai l’adesivo volendo simbolicamente essere vicino all’eroe. Ancora al giorno d’oggi allo stadio in occasione degli incontri del Nacional giganteggia uno striscione dedicato a lui.

Lo striscione allo stadio