Ad Opera i francobolli entrano in carcere
    
    Nel contesto del progetto “Filatelia nelle carceri”, cui l’Usfi partecipa, 
    Danilo Bogoni propone una visita alla mostra organizzata alla struttura di 
    Opera (Milano).
    Si svolgerà nella mattinata del 4 dicembre; l’orario preciso verrà 
    comunicato più avanti agli interessati.
    
    Per partecipare occorre comunicare, entro il 28 novembre, allo stesso socio 
    (danilo.bogoni@gmail.com) 
    nome, cognome, luogo e data di nascita dei partecipanti; se si intende 
    portare la macchina fotografica o una cinepresa va detto per la necessaria 
    autorizzazione. 
    
    Alla struttura si accede con il tram 24 fino al capolinea, e poi con il bus 
    99. 
    
    
    I francobolli entrano in carcere. Fino al 10 dicembre, la Casa di reclusione 
    di Opera (Milano) ospita la mostra “Oltre le dure sbarre nel variopinto 
    giardino filatelico con le ali leggere della poesia”.
    Quattro le aree espositive. In apertura la corposa raccolta -articolata in 
    trecento e passa fogli- attraverso la quale i reclusi che formano il Gruppo 
    filatelico interno (Antonio Albanese, Vito Baglio, Matteo Nicolò Boe, 
    Marcello D’Agata, Luigi Di Martino, Carmelo Latino, Nicola Mocerino, Diego 
    Rosmini), “raccontano” mediante una serie di variopinti francobolli di tutto 
    il mondo diciotto poesie che presentano come filo conduttore la ruralità. Un 
    omaggio, sicuramente originale, ad “Expo 2015”. 
    A seguire una “breve e modesta raccolta di francobolli inerenti la religione 
    cattolica”. Due le sezioni che formano la collezione: la prima, organizzata 
    in maniera ordinata ed esauriente, concernente le emissioni vaticane del 
    Pontificato di Giovanni XXIII; la seconda, al contrario, rappresenta un 
    insieme informale e fortuito che racconta vicende, aspetti ed oggetti sparsi 
    qua e là nel tempo. 
    Il lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto “Filatelia nelle 
    carceri”, promosso dai ministeri della Giustizia, dello Sviluppo economico, 
    da Poste italiane, dalla Federazione fra le società filateliche italiane e 
    dall’Unione stampa filatelica italiana. Un’iniziativa che, secondo il 
    responsabile per la filatelia di Poste, Pietro La Bruna, consente di “dar 
    voce ai detenuti, senza trascurare il loro processo di riabilitazione e 
    reinserimento nella società civile”.
    Le due collezioni sono state realizzate utilizzando cartevalori ed altro 
    materiale postale generosamente messi a disposizione da alcuni donatori.
    
    Per l’occasione, nella struttura sono tornate momentaneamente anche le 
    cartoline postali, molte delle quali sottoposte a censura, scambiate tra 
    reclusi, avvocati e congiunti. L’importante documentazione, proposta dal 
    collezionista Flavio Pini, prende le mosse con un reperto nel quale un 
    carcerato scrive al fratello “piangendo con le lacrime agli occhi”. Accanto 
    a testi fitti fitti, messaggi più laconici e fondamentalmente essenziali, 
    come quello di L.A., che si rivolge al suo difensore semplicemente 
    salutandolo e richiedendo al tempo stesso notizie. Fino al 1975, ricorda 
    l’autore, i “detenuti non potevano inviare o ricevere missive senza che 
    prima fossero lette e vistate dall’autorità preposta, il direttore o un suo 
    delegato, che aveva un autonomo potere di sequestro e di censura. Molti e 
    diversi i timbri e i «segni» che indicano l’avvenuto controllo: nella 
    maggior parte dei casi, sia pur non facendo specifico richiamo alla censura, 
    ne attestano comunque il passaggio attraverso un sistema di verifica e di 
    controllo”. Ottantatré i luoghi di reclusione presi in considerazioni con i 
    reperti suddivisi tra posta dei detenuti, carceri militari, riformatori e 
    manicomi giudiziari. 
    
    In chiusura, la collezione collettiva promossa dal Centro italiano filatelia 
    tematica e coordinata da Marco Occhipinti; tratta della sostenibilità nei 
    vari campi, dal clima al cibo. L’iniziativa ha visto impegnati, con 
    altrettanti elaborati, dodici filatelisti.
    
    Un apposito spazio della mostra, alla cui realizzazione ha contribuito il 
    Circolo filatelico di Rho, è riservato al francobollo “Filatelia nelle 
    carceri”, emesso il 23 ottobre scorso nel quadro della “Giornata della 
    filatelia”. L’illustrazione propone un lavoro realizzato da un recluso, 
    Matteo Nicolò Boe, ideato per ingentilire la collezione poetico-rurale. 
    Manca, di conseguenza, qualsiasi riferimento al mondo carcerario, per solito 
    caratterizzato da pesanti ed oppressive sbarre o volatili di vario genere. 
    Un volatile, a dire il vero c’è, è la delicata upupa col caratteristico 
    ciuffo erettile, che dal muricciolo annuncia il mutare delle stagioni. Della 
    natura e della vita. Un richiamo, assieme ai restanti elementi che formano 
    l’immagine, alla libertà perduta.
    
    (NdR: il francobollo e la cartolina - opera di 
    Matteo Nicolò Boe. Vai anche:
    Le altre immagini 
    di "Oltre le dure sbarre")
     
    
    
    