POSTA AEREA

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Francesco De Pinedo
Il primo Re dei voli transoceanici ai tempi del fascismo

Vittorio Negro

Francesco De Pinedo nacque a Napoli il 16 febbraio 1890, figlio di Alberto e di Livia De Bada. Morì il 2 settembre 1933 a New York, durante un tentativo di decollo dal campo Floyd Bennet. Nel 1908, dopo il conseguimento della licenza liceale, si iscrisse all’Accademia navale di Livorno; con atto 4 dicembre 1909 contrasse la ferma di sei anni e fu iscritto nel Corpo dello Stato maggiore della Marina. Prestò giuramento di fedeltà a Taranto il 18 dicembre 1911.

Nel 1908, all'età di 18 anni, si arruola nella Regia Marina entrando nell'Accademia navale di Livorno nel Corpo di stato maggiore. Imbarcato come aspirante guardiamarina sulla corazzata Vittorio Emanuele, partecipa alla Guerra italo-turca del 1911, dove assiste al primo impiego bellico degli aeroplani e da guardiamarina alla battaglia di Rodi del 1912. Sottotenente di vascello dal febbraio 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale presta servizio sul cacciatorpediniere Intrepido e sull'Indomito.

Nel dopoguerra, compie dei voli dimostrativi raggiungendo l'Olanda e la Turchia, mettendo in mostra capacità organizzative per queste imprese e nel maggio 1923 va nel II Raggruppamento idrovolanti. Il 16 ottobre 1923 come capitano di corvetta transita nel Corpo di stato maggiore della nuova Regia Aeronautica con l’incarico di comandante di Gruppo. Il 1º marzo 1924 venne promosso vice comandante di stormo e nel 1925 passò al grado di tenente colonnello.

L'aviazione è vista con grande attenzione dalla propaganda fascista e Mussolini nomina il giovane ufficiale "Messaggero di italianità" invogliandolo a preparare nuove dimostrazioni delle capacità aviatorie italiane.

 


Prende spunto dall'impresa compiuta nel 1920 da Arturo Ferrarin e Guido Masiero che raggiunsero Tokyo per via aerea partendo da Roma e organizza una trasvolata più impegnativa. Di estrazione marinara, De Pinedo ritiene che per superare grandi distanze si debba ricorrere, a differenza dei pionieri dell'aviazione che l'hanno preceduto, agli idrovolanti. Questi non sono limitati dalla necessità di trovare spazi appositi per decolli ed atterraggi, ma possono utilizzare fiumi e il mare per fare scalo con molta più facilità. La navigazione, di conseguenza, è più simile a quella navale e in questo la sua esperienza è di aiuto.


Dal luglio 1927 viene promosso generale di brigata aerea, ed il 31 dicembre diventa comandante della 3ª Zona aerea territoriale venendo trasferito all’Aeroporto di Vigna di Valle. Nel novembre del 1928, ebbe l'incarico di Sottocapo di stato Maggiore con mansioni di Capo di stato maggiore di tutta la forza armata e dal 28 marzo 1929 diventa generale di divisione aerea. A seguito di contrasti con Italo Balbo si dimise dall'incarico il 29 agosto 1929 e fu nominato addetto aeronautico in Argentina fino al 1º ottobre 1932 quando lascia volontariamente il servizio attivo.

 

RESOCONTO DELLE GRANDI TRASVOLATE SUGLI OCEANI.

Le grandi trasvolate sugli oceani pervennero al loro culmine, e L’Italia non fu assente. Essa ormai era tra i paesi all’avanguandia in aviazione e tutto un passato di sacrifici e trionfi doveva venire salvaguardato.

Il col. De Pinedo riprese il volo per i cieli atlantici: questa volta al comando di un bimotore interamente italiano, il Savoia Marchetti S. 55 battezzato << Santa Maria >> a ricordo della gloriosa caravella di Colombo. Questa volta due motori italiani diedero il via al colosso dell’aria, due Isotta Fraschini << Asso 500 >>. A bordo con De Pinedo erano il capitano Carlo Del Prete, ed i motorista Vitale Zacchetti. Il volo era stato progettato in tre parti: da Cagliari a Buenos Ayres la prima (circa 12.800 km.); dalla capitale argentina a New York poi (km.15.200) e dalla maggior metropoli americana a Roma in un terzo tempo (km.14.820)

Il primo tratto fu quello compiuto con maggior regolarità e celerità, nonostante comprendesse il sorvolo dell’Atlantico Meridionale: il 13 febbraio il << Santa Maria >> lasciò le acque di Cagliari facendo tappa rispettivamente a Kenitra, Villa Cisneros, Bolama, Dakar raggiunse Porto Praja nelle isole di Capo Verde il giorno19. Da qui il 22 venne effettuato il balzo atlantico sino a S.Fernando de Noronha ( km.2371). L’apprarecchio proseguì per P.Natal , ma deficienza di benzina consigliò a De Pinedo di scendere a S.Fernando. Ripartito da questa località il 24 e dopo aver fatto scalo a P.Natal, Pernambuco, Bahia, Rio de Janeiro, Santos, e Porto Alegre l’idrovolante italiano scendeva trionfalmente nello specchio d’acqua antistante a Buenos Aires il 2 marzo dopo 18 giorni dall’aver lasciato la patria.

Una decina di giorni si fermò nella capitale argentina il << Santa Maria >> il 13 marzo riprendeva il suo volo verso New York. Durante tale tragitto per la prima volta l’ala meccanica dell’uomo ha sorvolate le spaventose e selvagge zone dell’interno del Brasile, ove ancora l’uomo bianco non era ancora riuscito a porre il piede e delle quali poco o nulla si conosceva. Le tappe successive furono: Montevideo, Asuncion, S.Luiz, Guarajà Mirin, Manaos, Parà, Georgetown, Ponte à Pitre, Port au Prince, Avana, New Orleans, S.Antonio, Hot Springs, Phoenix. In questa località, ove De Pinedo pervenne il 6 aprile e precisamente sul laghetto Roosevelt mentre stava effettuando il rifornimento della benzina, per l’imprudenza dei trasbordatori sì sviluppò un incendio che in breve tempo distrusse il bell’apparecchio.




Il << Santa Maria I >>
Il Savoia-Marchetti S.55 Santa Maria a New Orleans durante la «crociera delle due Americhe».



Il << Santa Maria II >>


La disgrazia invece di avvilire i piloti italiani rinsaldò il loro desiderio di condurre a buon termine la crociera; chiesero immediatamente per telegramma un nuovo apparecchio e questo venne loro subito inviato da Sesto Calende a Genova in volo e poi su un piroscafo per New York dove De Pinedo e i suoi compagni erano giunti su velivoli delle Forze Aeree americane. L’8 maggio il << Sante Maria II >> lascIò New York per il completamento del periplo atlantico: vennero compiute tappe a Boston, South Norwalk, poi ancora New York, Filadelfia, Charleston, Pensacola, New Orleans, Memphis, Chicago, Montreal, Quebec, Shippigan, ed il giorno 20 a Trepassey. Da qui doveva aver luogo la seconda traversata dell’Atlantico; la cittadina nell’isola di Terranova venne lasciata il giorno 23 maggio puntando sulle Azzorre. Ma per inceppamento dei motori l’idrovolante fu costretto ad ammarare vicino a Horta: preso a rimorchio da un veliero da pesca, l’<<Infanta Sagres>> fu rimorchiato ad Horta. Riparati i guasti, il << Santa Maria II >> ripartì il 10 giugno facendo tappe a Ponta Delgada, Lisbona, Barcellona.

Il giorno 13, accolto da Benito Mussolini e dalle suprema gerarchie, il comandante De Pinedo ammarava a Ostia, per ricevere gli onori del trionfo.
Si conchiudeva dopo circa cinque mesi di fatiche questo periplo sui cieli d’Atlantico, nei quali un esiguo numero d’uomini, su macchina italiana aveva saputo riconfermare la riconquista della Patria : << Italia >>.

L'unico esemplare di S.55 arrivato sino ai nostri giorni è la versione esposta presso il Museu TAM, già Museu Asas de um Sonho, soprannominato "Jahú" dal suo ultimo proprietario, l'aviatore João Ribeiro de Barros, lo stesso aereo chiamato "Alcione" dall'asso italiano della prima guerra mondiale Eugenio Casagrande. L’S.55 fu utilizzato per compiere la trasvolata atlantica del Sud.


Collezione di Vittorio Negro - vittneg@libero.it
07-11-2021

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