Un ingegnere "dentuto": il Castoro

Sergio De Benedictis

 

Una volta presente in tutta l’Europa e l’Asia, negli ultimi due secoli il castoro si è quasi estinto per colpa dell’uomo, che ha distrutto i suoi habitat e l’ha cacciato per la sua folta pelliccia e per la secrezione oleosa delle sue ghiandole, ritenuta un potente medicinale. Quando la popolazione globale contava solo 1.300 castori selvatici, piani di reintroduzione e conservazione hanno permesso di creare nuovi nuclei, sani e stabili, in Francia, Germania, Polonia, Scandinavia meridionale e Russia centrale. E, finalmente, sembra aver fatto capolino anche in Italia.

I castori sono animali semi-acquatici che prediligono gli ambienti stagnanti e i fiumi a scorrimento lento. Con un peso di 13-35 kg e una lunghezza di 73-135 cm, sono i roditori più grandi dopo il capibara. Le zampe posteriori sono palmate e la coda, priva di peli, lunga e appiattita, è utilizzata come timone durante il nuoto.


Ma quello che appassiona maggiormente gli studiosi è la sua abilità di architetto. Lungo i corsi d’acqua costruisce estese dighe che formano vere e proprie pareti utilizzando rami precedentemente lavorati, che unisce insieme con fango e rafforza con pietre. Alla stessa maniera, sulle rive scoscese, allestisce grandi e complesse tane la cui entrata è posizionata sempre sottacqua.

Nel suo territorio, che marca con sostanze odorose e difende dagli intrusi, vive con la famiglia composta dalla coppia, monogama, e dalle ultime due cucciolate, ciascuna di 1-6 piccoli.


Prima dei due anni, i giovani castori lasciano la famiglia, spesso dopo essere stati scacciati dalla madre. Esperto nuotatore, il castoro può rimanere in immersione anche per 5 minuti. La sua dieta è costituita soprattutto da piante erbacee, cortecce e foglie. Allo stato selvatico vive mediamente 8 anni.

Possiamo anche considerarli dei bravi ecologisti, in quanto l’alterazione del corso dei fiumi fa sì che la fuoriuscita dell’acqua vada a creare un'area di terreno umido che prende il nome di "marcita dei castori".
Uno studio della Colorado State University ha dimostrato che la marcita è in grado di trattenere l'anidride carbonica e di contribuire, così alla riduzione di gas serra nell'atmosfera.