il pellicano tra leggenda e realtÀ

Sergio De Benedictis

Nel corso dei secoli l'uomo ha sempre ritenuto che nel sangue risiedesse l'essenza stessa della vita. Per cui la donazione volontaria di sangue a fini trasfusionali è sempre stato considerato un atto di amore e di carità verso il prossimo.

 

Spesso, per commemorare l’atto, ritroviamo in filatelia anche l’immagine del pellicano perché in passato una leggenda descriveva l’animale nell’atto di nutrire i propri piccoli attraverso un’apertura del collo, estremo atto di sacrificio delle proprie carni per la vita dei figli e quindi “emblema di carità” ovvero di devozione parentale fino al sacrificio.

 

Addirittura l’incurvare del becco verso il petto per cibare i piccoli indusse a credere che l’animale si squarciasse il petto per dare loro nutrimento col proprio sangue.

La cosa mutuata anche dall’etimologia del suo nome che sembra derivi dal greco πελεκάν (pelekán, "pellicano"), la cui radice πέλεκυς (pélekys) possiamo tradurre come "scure"), per la forma del suo becco.

 

In realtà quando l'adulto si accinge ad imbeccare i piccoli, rigurgita il pesce precedentemente catturato, sminuzzato e sanguinolento dalla grossa tasca che ha sotto il becco, e poi preme il becco stesso sulla sacca, dando l'impressione che si apra il petto, introducendo quindi il cibo rigurgitato nella bocca spalancata dei piccoli.

Questo comportamento ha portato alla sua adozione come simbolo di pietà, carità e amore verso il prossimo nella religione cristiana, paragonandolo alla figura di Gesù, che si sacrifica sanguinante sulla croce ma proprio grazie a quel sangue salverà l’umanità.

In tal senso è possibile vedere la sua immagine riprodotta in diversi luoghi sacri come statue, bassorilievi, dipinti e mosaici.

Ma anche altre religioni, come quella musulmana, ricordano la sua abnegazione; si narra che durante la costruzione della Ka’ba, gli operai dovettero interrompere i lavori per mancanza d'acqua; a quel punto stormi di pellicani avrebbero trasportato nelle loro borse naturali l'acqua occorrente a consentire il completamento dell'importante costruzione sacra.

Le varie specie conosciute, otto in complesso, sono tutte di grossa taglia; vivono normalmente sui grandi laghi o le coste di mari interni. Il loro dimorfismo sessuale non permette ad occhio una distinzione tra i due sessi.

         

Hanno ali lunghe e robuste (l’apertura alare può raggiungere il metro e mezzo), coda corta, piedi palmati ed il caratteristico becco.

La capace tasca può contenere fino a 12 litri di acqua; quando è piena l'uccello però non può volare perchè non riesce a mantenere l'equilibrio!

Una nota casa costruttrice di penne stilografiche adottò alla sua nascita nel 1938, quando produceva solo colori ed inchiostri, un logo con l’immagine del pellicano che nutre i suoi piccoli: probabilmente volendo paragonare il becco al pennino che intinge nell’inchiostro; il marchio fu poi registrato ed è ancora utilizzato ai giorni nostri anche se in forma più stilizzata.