Il Canguro
 
Sergio De Benedictis

 

Le tante specie presenti nel mondo animale, al pari di quelle del mondo vegetale, possono vivere in un loro ben preciso habitat che normalmente non si identifica con una singola regione geografica ma lo stesso animale può essere ritrovato anche a notevole distanza se non in altro continente.

Ci sono poi alcune specie che è possibile ritrovare solo in certe zone del nostro globo e nel tempo diventano anche un simbolo per la nazione che li ospita.

 

Questo è sicuramente il caso del canguro, che vivendo solo nel continente australiano, si identifica con esso e di conseguenza lo ritroviamo riprodotto negli stemmi, souvenir, monete e sui nostri amati francobolli.


 

Alquanto buffo e strano, quando, eretto sugli arti posteriori, porta in avanti i piccoli arti anteriori e si muove a balzi come fosse dotato di molle sotto le zampe.

Nota caratteristica, presente nei soggetti femminili, è quella tasca (marsupio) di cui è provvisto e che inconfutabilmente lo fa appartenere alla famiglia dei marsupiali.

Il marsupio non gli serve certamente per riporre le chiavi di casa o il portafoglio, ma svolge le funzioni di una incubatrice portatile. Infatti come fossero dei neonati prematuri, le femmine partoriscono i piccoli quando sono ancora allo stato embrionale, di solito fra il 31esimo e il 36esimo giorno di gravidanza. Il piccolo di canguro ha solo le braccia sviluppate, e grazie a esse si sposta dalla vagina al marsupio. Il cucciolo resterà nel marsupio per circa 8 mesi, successivamente ai quali continuerà a recarsi nella borsa per altri 6 mesi per continuare a mangiare.

In definitiva il marsupio:

  • Funge da incubatrice e permette al corpo del cucciolo di svilupparsi completamente.
  • Serve per allattare i cuccioli.
  • Anche quando i cuccioli sono del tutto sviluppati, i canguri li trasportano nel marsupio per difenderli da eventuali minacce di predatori.

Grazie al ritrovamento di alcuni reperti fossili, la sua comparsa in terra australe si può far risalire a circa 15 mila anni fa. L’etimologia della parola “canguro” sembra si possa ricondurre al momento del suo ritrovamento da parte dell’equipaggio di una delle spedizioni di James Cook durante la seconda metà del ‘700. Avvistato questo strano animale, i marinai, incuriositi, chiesero agli aborigeni del luogo: “Come si chiama quella strana creatura?” Gli aborigeni risposero: “Non capisco!”, frase che agli inglesi suonava come Kan-ga-roo e da allora, Kangaroo divenne il suo nome ufficiale.

Hanno una testa piccola e allungata rispetto al corpo e le orecchie ben sviluppate. Le loro zampe anteriori terminano con cinque dita che vengono usate sia per aggrapparsi sia per procurarsi il cibo. Nelle zampe posteriori invece manca il primo dito, mentre il secondo e il terzo risultano uniti.


La coda è piuttosto lunga e muscolosa e viene utilizzata sia come sostegno sia per bilanciare meglio il corpo durante i salti. Le dimensioni dei canguri variano in base alle specie. Si va dal piccolo canguro “lepre” vicino al chilo di peso, al canguro “rosso” che superando il metro e mezzo di altezza può raggiungere i 90 Kg. Quest’ultimo può raggiungere una velocità superiore ai 56 km orari. La sua andatura saltellante gli permette di coprire con un solo balzo una distanza di 8 metri e di saltare fino a 1,8 metri d’altezza. Le femmine sono più piccole, più leggere e più veloci dei maschi. Esibiscono un "mantello" tendente al blu, per cui molti australiani le chiamano "volatori blu".