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  Gino Bertocci e De Gaulle: un incontro mancato
di Giuseppe Alpini


Il ventiquattro maggio 1915, inizia l’inferno per milioni di persone: si aprirono le porte alla più grande carneficina che l’Europa avesse mai conosciuto. L’Italia contava allora circa trentasette milioni di abitanti e nelle operazioni di guerra, approssimativamente, vennero coinvolte sei milioni di persone. Una enormità!

Milioni di uomini costretti a morire negli impossibili assalti alle difese nemiche.
E’ sufficiente ricordare le battaglie sull’Isonzo e rammentare che per “prendere Gorizia” persero la vita cinquantamila soldati. La Città non contava sì tanti abitanti.
Pochi di questi ragazzi erano partiti volontari perchè convinti della bontà della guerra. I più avevano conosciuto lo Stato solo quando era arrivata loro la chiamata alle armi.
Fu questo il caso del bersagliere Gino Bertocci colono alla Noceta di Castiglion Fiorentino.
Dopo aver ubbidito ad ordini assurdi, dopo aver schivato per un soffio la morte e marcito per giorni e giorni nelle trincee venne fatto prigioniero.
Così si ritrovò sulle rive del Danubio, in un campo di prigionia per irriducibili nella Città di Ingolstadt.


La cartolina è indirizzata
"Al Signor Bertocci Luigi Castiglion Fiorentino Per la Noceta Provincia di (Arezzo) Italia".
Il mittente:
"Al pregioniero di guerra Bertocci Gino, 2° Bersaglieri. Riserva lazzeretti, n° 1° Remise, 172, Città Ingolstadt Baviera Germania".

11 novembre 1917 - Cari genitori vi fo sapere che io sono prigioniero e mi trovo in uno spedale con due ferite ma sono leggere fatevi di coraggio io sto bene.
Ora vi dico che appena che avete ricevuto mia notizzia di andare subito alla croce rossa e di spedirmi subito un pacco di roba per mangiare che non vada a male, vi dico che ogni sette giorni mi fate spedire un pacco. Ricevete saluti dal vostro figlio Bertocci Gino. Ciao sto bene".


Come si può dedurre il Bertocci si preoccupa di informare i genitori sulla sua condizione di prigioniero e soprattutto li informa sulle modalità di inviargli i pacchi di alimenti che lui pretende gli vengano inviati ogni settimana.
Il campo di prigionia di Ingolstadt era per gli "irriducibili".
La memoria storica tramanda che il Bertocci non avesse un buon carattere e, nel suo piccolo, deve aver provocato qualche problema ai tedeschi se lo hanno inviato lì.

Negli stessi giorni, proveniente dal fronte francese e precisamente da Verdun, giunse prigioniero nel medesimo campo il Capitano Charles De Gaulle, che durante la sua permanenza al campo tentò di fuggire ben cinque volte.
E’ molto probabile che il Bertocci abbia notato quel giovane tenente altissimo, allampanato e con naso ben pronunciato, che poca confidenza concedeva.
Quasi tutto sappiamo sulle vicende del tenente De Gaulle, mentre nulla avremmo saputo sul proseguio della vicenda di Gino Bertocci prigioniero a Ingolstadt, se non avessimo rinvenuto una lettera-telegramma della Croce Rossa Italiana indirizzata al Parroco della Noceta, al quale si era rivolta la famiglia Bertocci perchè da troppo tempo Gino non dava loro più notizie di sé. In questa informativa la Croce Rossa comunicava sulla di lui prigionia a Ingolstadt.



La Croce Rossa si fece premura di inviare anche le istruzioni sulle modalità di invio.




Dopo qualche tempo, terminata la guerra, Gino Bertocci ritornò ai suoi affetti a Castiglion Fiorentino, dove cessò di vivere il 31 maggio 1978 all’età di 81 anni, essendo nato il 19 dicembre 1897. Anche lui venne insignito del cavalierato di Vittorio Veneto.

Chissà se Gino Bertocci abbia mai riconosciuto nel De Gaulle Presidente della Repubblica Francese il suo vecchio “compagno” di prigionia nelle lontane e fredde terre della Baviera?