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  Ugo Giannattasio non solo Console Comandante la 96ª Legione M.V.S.N., ma...
Roberto Monticini

PERCORSO: Le schede > Arezzo racconta > questa pagina

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale è stata ampiamente trattata nelle pagine aretine descrivendone l’organizzazione ed è stata illustrata con cartoline e corrispondenze.

Recentemente ho acquistato alcune lettere facenti parte di un più nutrito archivio suddiviso in più lotti di vendita. 6 delle 7 lettere da me acquisite, riguardano un periodo piuttosto breve: dal 29 ottobre 1935 all’8 gennaio 1936; la settima è datata 15 gennaio 1942.
6 lettere sono state indirizzate ad Arezzo, inviate al Console Ugo Giannattasio - Comandante la 96ª Legione M.V.S.N., mittente è la moglie residente a Roma.
La prima, datata il 29.X.35 XIV, è una lettera affettuosa inviatagli dalla moglie e dalle due figlie che attendono il suo ritorno a casa entro i successivi 3 giorni.

La seconda, in ordine di data, è scritta dal Console, è spedita da Arezzo il 21.XI.35 XIV

“Cara Ri,
dunque, eccomi ripreso dalla vita aretina.
Al mio arrivo, ieri l’altro sera, grandi manifestazioni di giubilo per il mio ritorno. Alla stazione, oltre agli Ufficiali, anche parecchi Militi, tutti contenti per non aver perso, come temevano, questo fiore di Comandante.
Ieri se n’è andato per riprendere in mano le cose del Comando e mettermi a posto nel nuovo alloggio. Una camera senza putti di bronzo, con mobili assai modesti, una spaziosa luminosa come la desideravo. Venuta poi la sera. Un disastro di noia; ma non ne parliamo. In provincia, quando si è finito di lavorare, le ore sono lunghe un’eternità.
Oggi, in omaggio all’orario unico e all’ordine di non allontanarsi dagli uffici dalle 12,30 alle 13, abbiamo istituito la mensa al Comando per gli Ufficiali e un’altra per la Truppa. Per fortuna i locali non mancano e potremo anche arrangiarci benino.
Andrò a Firenze dopodomani perché c’è rapporto. Poi ricomincerò i miei giri in provincia per quanto lo consentano le limitazioni di benzina. E il 27 scapperò a Roma.
Tu, mi raccomando; iniezioni e tutto il resto. M’immagino che andrete presto a letto e farete una vita più riposata. È guarita Nanni? Da quale buco ha fatto i vermi? E i tuoi pensieroni neri, povero donnino? Scrivi presto.
Ti abbr.

Il Console ritornato ad Arezzo, dopo la permanenza romana, si è visto assegnare una nuova camera “spaziosa luminosa come la desideravo”, “senza putti di bronzo, con mobili assai modesti”.

La Caserma destinata alle Camicie Nere, al momento della loro costituzione, era stata allocata nella sede municipale; successivamente fu per loro costruita una nuova Caserma in Via Garibaldi: la Generale Gandolfo (diverrà Caserma Italia, sede del Distretto militare). La nuova caserma era sorta dove, precedentemente, si trovava la Caserma S. Spirito.
I lavori di costruzione erano terminati nel 1933, l’inaugurazione era avvenuta nel 1939. Il Console Giannattasio scrive di una nuova camera, ma non cita una nuova caserma, ciò non toglie che la M.V.S.N. vi si fosse già precedentemente trasferita e il Console avesse richiesto un diverso alloggio.

…Per fortuna i locali non mancano” così hanno potuto allestire anche una mensa per gli ufficiali ed un’altra per la truppa; la benzina sembra invece essere razionata fatto questo che genera il timore di una possibile limitazione alle ispezioni del Console in provincia.

Seguono le altre 4 lettere scrittegli dalla moglie: il contenuto è di poco interesse per il trattare del nostro argomento, ma vale tanto invece perchè ci permette di conoscere quale sia stato il ruolo ed i gravami a cui le donne erano chiamate a far fronte in quegli anni.
La moglie del “militare” aveva dovuto assumere le maggiori responsabilità familiari: il marito è lontano, spetta quindi a lei prendere le decisioni e le iniziative utili al benessere del nucleo familiare. Dalle lettere si intuisce che il problema più difficile da superare è la quadratura del bilancio familiare, le spese sono veramente molte, …non ultimo l’intervento odontoiatrico al quale si è dovuto sotto porre il marito a Roma.

La Signora Renata Vaccaro Giannattasio, per far fronte alle difficoltà economiche familiari, chiede e riottiene il posto da impiegata che tempo prima aveva abbandonato: lo stipendio di L. 500 nette le permetterà di poter pagare un vecchio debito versando L. 50 mensili. La Signora deve pure sostenere le spese relative ad una causa nel napoletano, comprare una nuova stufa, nonché sopportare il peso che comporta il trasloco in altra zona di Roma per poter alloggiare in un appartamento INCIS. La giornata non è generosa …non prolunga mai le sue ore donando la quantità del tempo necessario per assolvere a tutti quei bisogni ed esigenze reclamati da figlie, parenti, suocera, oltre all’infinità di altre cose delle quali Lei si deve obbligatoriamente occupare vista la non presenza del marito assente per Sacra causa.

La Signora Renata Vaccaro Giannattasio comunque risulta avere la capacità e la competenza nel raggiungere il buon fine e sistemare ogni cosa in autonomia e con forte determinazione.

Dal fronte della busta dell’ultima lettera, inviatagli dalla moglie, apprendiamo che Ugo Giannattasio non è più Console Comandante della 96ª Legione, ma Console Comandante, della 23ª Legione CC.NN. d’Assalto.

È stata scritta in Roma il 15 gennaio 1942, è diretta alla Posta Militare 45 P ed è affrancata per c. 50 (lettera) + c. 50 per la successiva posta aerea.

L’Italia è in guerra ed anche le M.V.S.N. sono ora affiancate all’Esercito in qualità di Forze Armate, il Console è l’equivalente del Colonnello, la 23ª legione CC.NN. (Camicie Nere) è inquadrata nella 56ª Divisione di fanteria Casale, che alla data si trova nel sud della Grecia per effettuare azioni di rastrellamento nonché antipartigiane.

Il testo della lettera precisa che la moglie si sta recando a Brindisi in attesa di essere raggiunta da suo marito Ugo Giannattasio Console Comandante della 23ª Legione CC.NN. d’Assalto.

Le poche corrispondenze esaminate, ci forniscono la conoscenza solo di una breve parte del vissuto del Console Ugo Giannattasio, Comandante la 96ª Legione M.V.S.N. cioè delle Camicie Nere aretine.
Consapevoli di questa limitatezza, risulta utile consultare le informazioni che la Treccani archivia nella scheda riferita al suo nominativo...

GIANNATTASIO, Ugo. (1)- "Nacque a Roma il 2 ag. 1888, da Adolfo ed Emma Mirone. Rimasto presto orfano del padre, il G. passò l'infanzia e l'adolescenza con la madre a Roma, dove frequentò l'Accademia di belle arti e la scuola libera del nudo, e dove strinse amicizia con G. Severini.

Nel 1906 si trasferì a Parigi, spinto dall'interesse per le nuove tendenze artistiche che si sviluppavano in quegli anni intorno alle esperienze fauve e, poi, cubiste. Al 1909 risale uno dei suoi primi dipinti conosciuti, l'Autoritratto a olio (Roma, eredi Giannattasio), che appare vicino alle tendenze di impianto espressionista. A Parigi frequentò gli artisti che si ritrovavano alla Closerie des Lilas (Evangelisti), e fu proprio lì che nel 1911 incontrò di nuovo Severini, accompagnato da F.T. Marinetti.

Nel frattempo il futurismo, con la pubblicazione del primo manifesto su Le Figaro nel 1909, si era imposto all'attenzione degli ambienti artistici parigini. Il G. si unì ben presto al gruppo futurista, com'è testimoniato dalla sua corrispondenza con Severini e Marinetti (Drudi Gambillo - Fiori, pp. 302, 338). La posizione del G. all'interno del gruppo futurista appare fortemente compromessa dalla violenta opposizione di C. Carrà e di U. Boccioni, che fecero il possibile per escluderlo dalle attività del gruppo. Infatti, Carrà considerava il G. e altri come degli impostori che "dicendosi futuristi ci fanno un'antireclame che porta frutti disastrosi per tutti noi" (ibid., p. 319).

Nel 1913 era di nuovo presente al Salon des indépendants con un dipinto dal titolo Le tourniquet du café de Paris (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), che riscosse un certo successo di pubblico e di critica.

L'opera fu notata, in particolare, da G. Apollinaire, che la citò nelle sue Chroniques d'art, vedendovi l'influenza di R. Delaunay. Il dipinto mostra l'interesse per il cubismo nell'uso di un linguaggio spoglio ma rigoroso, unito però a una sintesi di simultaneità dinamica cara ai futuristi. Crispolti (1980, p. 146) riconosce il tratto più tipico del G. nella densità tonale delle scelte cromatiche, come anche nella "logica della compenetrazione dinamica e pragmatica, più che teorica". E, infatti, la pittura del G. è certamente improntata a una grande concretezza che si esprimerà con esiti originali, anche in ambiti non strettamente pittorici.

Oltre alla pittura, il G. si dedicò anche all'attività letteraria: pubblicò a Parigi nel 1914 una raccolta di novelle dal titolo Les contes du dimanche. L'attività espositiva insieme con i futuristi fu piuttosto intensa negli anni immediatamente precedenti il primo conflitto mondiale: nel 1913 e nel 1914 fu invitato, insieme con altri esponenti del gruppo, a esporre a Berlino, al primo Salone d'autunno tedesco e poi alla galleria Der Sturm, che dedicava una mostra alla pittura francese d'avanguardia (le opere esposte a Berlino nel 1914 andarono tutte disperse). Nello stesso anno partecipò a Roma all'Esposizione libera futurista internazionale alla galleria Sprovieri.

Nell'agosto del 1914 si arruolò volontario nella legione straniera. Nel giugno del 1915 fece ritorno in Italia e si arruolò come sottotenente nell'esercito italiano. Nel 1918, dopo aver passato alcuni mesi in prigionia in seguito alla disfatta di Caporetto, il G. si stabilì a Roma, dove conobbe Renata Vaccaro, che sposò nel 1920; dal matrimonio nacquero due figlie.

Nel 1926 si arruolò volontario nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale con il grado di console, grazie all'interessamento del cognato Giorgio Vaccaro, il quale era console generale di questa. Nel 1935 partecipò alla campagna d'Etiopia; allo scoppio della seconda guerra mondiale tornò in Italia.

Dopo l'armistizio dell'8 sett. 1943 si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò; fu quindi preso prigioniero dai Tedeschi e deportato in Germania nei campi di prigionia nazisti. Nel 1945 riuscì a fuggire e a tornare in Italia poco prima della Liberazione.

Nel 1946 il G. si trasferì a Torino con la moglie e le figlie, e lì visse una sorta di seconda giovinezza artistica caratterizzata da una decisa propensione per la non figurazione, vicina per alcuni versi alle contemporanee tendenze informali.

A Torino il G. fece amicizia con A. Parisot ed E. Micheli, con i quali nel 1954 fondò la rivista I Quattro Soli. In questi anni torinesi dipinse moltissimo ed espose in varie occasioni, tra cui vale la pena ricordare le personali alla Bussola di Torino nel 1952 (presentazione in catalogo di G. Severini), alla galleria Simone Heller di Parigi nel 1957 e al Cavallino di Venezia l'anno seguente.

Il G. morì a Torino, il 7 giugno 1958".

Ugo Giannattasio - Senza titolo, 1922 (2)

Ugo Giannattasio - Senza titolo, 1956 (3)


 

NOTE:

1) - https://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-giannattasio_(Dizionario-Biografico)/;

2) - dal web: Asta scaduta 28-11-2012;

3) - dal web: Asta scaduta il 28-11-2009.

 

Roberto Monticini
30-08-2021