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  Il bollo di Porto Pagato abbinato ad AREZZO in cartella
Roberto Monticini

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Mi sono avvicinato alla Storia Postale partendo dalla prefilatelia: in generale quella collegata con la Storia Toscana, ma ancor più esattamente ed accuratamente con quella parte associata ad Arezzo che è la mia città.
Arezzo ha conosciuto i suoi primi bolli durante il periodo Dauchy, mentre Firenze, Livorno e Siena già prima utilizzavano un bollo detto “a cuore”.

Arezzo ha avuto i suoi primi bolli solo nel 1808, ovvero quando rientra sotto l’Amministrazione postale Toscana , perché precedentemente l’ufficio di posta della città, unitamente a quelli di Cortona e Castiglion Fiorentino, il Granduca di Toscana li aveva ceduti in affitto alle poste pontificie e quindi a queste spettava la competenza in materia.

Le Notificazioni del 12 marzo e del 19 marzo 1808 a firma Dauchy elevano l'ufficio di posta di Arezzo a Direzione semplice e stabiliscono che: "tutti i Regolamenti relativi alle Poste sono ancora applicabili alla Direzione delle Poste di Arezzo, e di Cortona le quali sono rientrate sotto questa Amministrazione" e che "L'Uffizio Toscano soppresso a Roma è riunito all'Uffizio Francese in quella Città: In conseguenza la Corrispondenza sarà portata dai Corrieri di Francia: Tutti i Corrieri Toscani per Roma son pure soppressi".

Lettera da Monte S. Savino a Castiglion Fiorentino del 6 aprile 1808 - transita per l'U.P. Arezzo che imprime il bollo "in cartella" dell’ufficio postale

Arezzo ricevette il suo primo bollo in cartella, che così, impresso nella lettera, significava che la tassa doveva essere pagata dal destinatario della medesima se non in franchigia. La tassa in questione l’avrebbe potuta assolvere anche lo stesso mittente, ad onor del vero fatto piuttosto raro nel periodo. in questo caso l’ufficiale postale doveva imprimere nella busta un bollo di Porto Pagato, generalmente costituito dalle lettere “PP” unite al normale bollo nominativo dell’ufficio, oppure, in mancanza di questo, dalla consueta annotazione manoscritta “franca”, spesso accompagnata da due diagonali a penna.

Poichè tutte le direzioni semplici decretate dal Dauchy furono dotate dei soli bolli nominativi in cartella (a differenza di Firenze, Livorno, Pisa e Siena, che ricevettero un corredo completo composto da ben 4 bolli), l’ufficio di Arezzo, al pari di altri, provvide per proprio conto ordinando la predisposizione di un timbro con le lettere PP affiancate da utilizzare sovrapposte alla bollatura realizzata con il timbro nominativo del Dauchy.

Fino a poco tempo fa solo due lettere di porto pagato ci erano note:

Collezione L. Impallomeni
Firenze – 11 luglio 1808
Lettera del Commissario Generale Buonamici consegnata ad un incaricato per l’inoltro a S. Sepolcro tramite l’ufficio di Arezzo, sono state pagate 2 crazie, segnate al verso

 

Collezione F. Finetti
Arezzo – 13 luglio 1808 – Nessun segno di tassa al verso


Recentemente però Renato Bertolotto, che sentitamente ringrazio, mi ha fatto conoscere un’altra lettera con il medesimo bollo e presente nella sua collezione:

Collezione Bertolotto
Arezzo – 12 agosto 1808
Lettera in franchigia dal Tribunale di Arezzo al Vicario di Anghiari

 

Sapere dell’esistenza di questa lettera mi ha fatto veramente piacere, è stata una gioia simile a quanto tutti noi appassionati alla materia, proviamo al momento della scoperta di un nuovo bollo ancora non conosciuto. A mio sindacabile parere resta uno dei bolli più rari utilizzati dall’ufficio postale di Arezzo, anche se prendo in considerazione l’ipotesi che possano esistere altre lettere con questa impronta e siano tuttora presenti in alcune collezioni, ipotesi già suffragata nel 1993 dall’ancora adesso compianto E.P. Ohnmeiss che segnalava l’utilizzo di questi due bolli abbinati nel luglio e nell’agosto del 1808.

 

Ringrazio Fabrizio Finetti per la consulenza fornitami.

Roberto Monticini
20-02-2024