Bizzarrie di Sardegna

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Lorenzo Oliveri

Da tempo compaiono sul mercato (e non solo on-line) come rarità buste della Prima Emissione di Sardegna in partenza da Torino o Genova, affrancate col 20 centesimi regolarmente annullato con il rispettivo bollo a rombi.

Iniziamo da una doverosa premessa: negli Stati Sardi l'utilizzo dei francobolli per molti anni fu facoltativo e, grazie alla solita fobia del risparmio (in una circolare si diceva che "allo Stato i bolli franchi costano" e quindi si invitava a limitarne l'uso), per la corrispondenza in porto pagato spesso anziché applicare il francobollo gli ufficiali postali incassavano la somma e apponevano sulla missiva il bollo P.P., in genere di origine prefilatelica (vedi mio intervento all'I.S.S.P di Prato del 18 febbraio 2017 "Sardegna: Bollo o Francobollo?").

Da questo deriva che le buste affrancate con i francobolli delle prime tre emissioni siano infinitamente meno reperibili di quelle coeve di altri Antichi Stati, quali Lombardo-Veneto, Stato Pontificio o Regno di Napoli.

 

A Brà, nel 1852, come bollo in sostituzione del francobollo utilizzavano ancora il timbro napoleonico dipartimentale...



Questa premessa giustifica la notevole differenza di quotazione dei cataloghi per la normale busta di primo porto del Regno di Sardegna rispetto a quelle degli altri Stati citati.

Se io desidero acquistare una busta col 20 centesimi della prima emissione di Sardegna e voglio riferirmi alla quotazione espressa dal catalogo, dovrò trovare una lettera in partenza da uffici il cui bollo è molto comune e non aggiunge un plusvalore al documento postale.

Nel Regno di Sardegna ci si dovrà riferire alle due più grandi città, quelle dalle quali partiva la maggior parte della corrispondenza: Torino, la capitale, e Genova, il principale porto commerciale. A parte i primi mesi del 1851, a partire da maggio e fino al 30 settembre 1853 tutta la corrispondenza affrancata con francobolli in partenza da queste due città venne obliterata col timbro muto a "rombi", mentre sulla soprascritta, per indicare località e data di partenza, veniva impresso il bollo nominativo a datario: prima si trattava di un timbro a doppio cerchio con rosetta a sei petali in basso, poi sostituito da un timbro a cerchio semplice con in basso anche l'ora di levata (i due tipi sono ugualmente comuni).

Quando negli anni '70 collaborai col rag. Giuseppe Fontana alla stesura del Catalogo dei Bolli e Annullamenti Postali del Regno di Sardegna (ed. Ghiglione, Genova 1976, poi da me trascritto semplificato per il catalogo Sassone), dovendo decidere per una valutazione dei bolli a rombi di Torino e Genova si decise di indicare ZERO (!) punti come plusvalore per le buste recanti tale annullo di Torino e UN (!) punto per quello di Genova (ci fu una lunga discussione, in quanto io proponevo lo zero anche per Genova, ma, dati alla mano, effettivamente in archivio avevamo un numero leggermente inferiore di buste in partenza da Genova rispetto a Torino). Nel catalogo originario non quotammo l'uso come annullatore del bollo a doppio cerchio sulla prima emissione né di Genova, né di Torino, in quanto i casi noti, non su documento intero, facevano presumere un utilizzo in arrivo per francobolli non bollati in partenza.

Quotammo come molto raro (13 punti) il bollo a cerchio semplice di Genova come annullatore della prima emissione, perché il documento a nostra conoscenza sembrava effettivamente partito da Genova (anche se probabilmente si trattava di una semplice svista dell'ufficiale postale). Successivamente sul catalogo Sassone venne quotato anche il cerchio semplice di Torino come annullatore di francobolli della prima emissione (13 punti), mentre per Genova il doppio cerchio, sempre quale unico annullatore, venne quotato R1 e il cerchio semplice R2. Non conoscendo direttamente le buste recanti questi annulli mi astengo da ogni giudizio.
Resta incontrovertibile il fatto che il Sassone quotava correttamente i bolli a rombi di Torino e Genova, rispettivamente ZERO e UN PUNTO.

Purtroppo, non so se per troppa ignoranza (o incapacità di leggere il catalogo) o per troppa "furbizia", vengono da tempo proposte in vendita come rarità buste di Torino e, soprattutto Genova, regolarmente affrancate col 20 centesimi annullato col bollo a rombi, spacciate come rarità, assumendo la valutazione (13 punti o R1 o R2) che nel catalogo si riferisce a timbri a data utilizzati QUALI ANNULLATORI e non come bolli di accompagnamento sulla busta. Eccone alcuni:

Tra questi casi, spesso segnalati inutilmente ai venditori (per l'ultimo qui sopra illustrato il venditore, dopo la mia segnalazione, aggiunse, bontà sua, "sovraquotato"), ricordo quello di un perito-commerciante, al quale feci presente l'errore, che convenne con me che forse l'annullo a rombi di Genova non era così raro, ma replicò: "Gentilissimo, non è quello che dice il catalogo Sassone 2010 degli annullamenti; infatti la combinazione rombi + d.c. e rosetta è valutato punti R2. Poi, che possa essere una valutazione errata è un altro discorso...".

E speriamo fosse solo ANALFABETISMO FILATELICO (ma il lotto così certificato venne venduto... e a me rimase il dubbio amletico se un perito dovesse certificare la rarità di un pezzo o quanto letto, erroneamente, su un catalogo...).

Lorenzo Oliveri
10-06-2020