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Non ti scordar di me n.2
tempera all’uovo, tavola di legno preparato con gesso dell'artista: Yingjing Sang

a cura di Djana ISUFAJ

L’OCCUPAZIONE FRANCESE DEL FEZZAN NELLA LIBIA ITALIANA
di Mario e Toni Caldiron
Stampato in proprio, Padova 1997
pagine 191 con illustrazioni in bianco e nero ed a colori

Prefazione a cura di Alberto Bolaffi
Voltaire usava dire che fra gli uomini esistono i glifeurs e i glifés, indicando negli schiaffeggiatori i vincitori e negli schiaffeggiati i perdenti, cioè coloro destinati a non avere un ruolo propagandistico. Questo concetto, fortunatamente, non può essere applicato alla filatelia. Molto sovente, infatti, nel nostro collezionismo i francobolli glifés assumono una parte di grande preminenza. Se è verosimile che lo schiaffo peggiore che un francobollo possa ricevere è vedere il suo contenuto patrio violentato da una soprastampa straniera, è altrettanto vero che il francobollo, eccezionale testimone di ogni evento storico, ottiene attraverso una nuova soprastampa la più precisa ed esaltante reincarnazione collezionistica, diventando così, dopo una transitoria umiliazione, di nuovo un ambito protagonista. Nel 1943 le truppe del generale francese Leclerc costringono gli italiani alla resa ed oltre ai componenti delle nostre guarnigioni, fanno “prigionieri” anche 27 tipi diversi di francobolli italiani, di cui 23 espressamente predisposti per la nostra colonia libica e 4 metropolitani. Il 16 maggio dello stesso anno, attuando le disposizioni del colonnello Delange, Comandate Militare di Fezzan, i nostri francobolli vengono soprastampati e si mettono al servizio della Francia con impronte postali francesi. Queste tracce eccezionali di storia dentellata e militare ci vengono ora raccontate, in dimensione esemplare, dai fratelli Caldiron che, come talvolta accade fra i filatelisti più appassionati e generosi, non solo si sono distinti quali provetti “piloti” alla guida di una delle più belle collezioni di Fezzan sino ad oggi realizzata, ma ora, tramite questo studio, hanno anche messo a disposizione di tutti le loro esperienze per rendere sempre più coinvolgenti ed apprezzabile la conoscenza e l’interesse per questi nostri francobolli “catturati” dai francesi. Gli approfondimenti compiuti da Mario e Toni Caldiron sono illuminanti ed esaurienti tanto nel contesto storico, quanto in quello tecnico-filatelico ed iconografico. Lasciamo quindi agli appassionati il piacere e l’inedita sorpresa di leggere e capire i francobolli del Fezzan e le loro vicende postali attraverso uno studio rimarchevole in grado di arricchire, in termini di intelligenza collezionistica, anche chi non si occupa specificatamente di questo capitolo della filatelia. Queste mie brevi annotazioni mi lascino ancora un po' di spazio per ringraziare i francobolli del Fezzan e conseguentemente i fratelli Caldiron per avermi dato l’opportunità, attraverso il loro saggio, di portare la mia memoria ad un preciso contesto della vita di mio Padre. I francobolli del Fezzan chiamano per me a raccolta i ricordi legati al mio Genitore nell’immediato dopoguerra, quando, da sensibile e raffinato scopritore di genuini “nuovi talenti filatelici”, per primo si accorse dell’estremo interesse di questo capitolo nell’ambito delle infinite e non sempre cristalline tracce in dimensione dentellata lasciateci dall’ultimo conflitto mondiale. Mi ricordo della corpulenta presenza di Giorgio Vandelli, uno dei tanti italiani che si erano trasferiti nelle nostre colonie, che veniva periodicamente a Torino per realizzare il primo vero approfondimento inerente a questo settore. Mi ricordo pure un mercante belga, Fernand Reaché che, assieme a tanti altri operatori, con i suoi ripetuti viaggi nella nostra città ci riforniva di questi francobolli, in Francia ancora poco capiti ed apprezzati. Ricordo anche l’allora giovane M. A. Siala, tuttora Commissario libico alle esposizioni filateliche internazionali, che si proponeva, progetto purtroppo mai completato, di istituire a Tripoli un grande Museo avente come fulcro questi rari esemplari, ma ricordo soprattutto mio padre, unico vero convinto pioniere di questa nuova rigogliosa terra filatelica. I francobolli di Fezzan parteciparono così alla completa ripresa delle nostre attività dopo la parentesi bellica ed anche ai miei primi passi in veste di “giovane di studio”. Forse mio Padre, reduce dagli anni bui della guerra, li apprezzò anche in quanto seppero pure trasformare un micidiale proiettile in un pacifico strumento direttamente collegato al nostro collezionismo. Una delle peculiarità di questi francobolli sta proprio nel fatto che per timbrarli un bossolo fu infatti convertito in annullo postale. Anche questo non trascurabile episodio contribuisce a rendere insoliti e interessanti questi francobolli italiani costretti a servire sotto un’altra bandiera durante l’ultima guerra.

Indice degli argomenti
Presentazione; prefazione; préface; tra storia e filatelia; il port payé; l’emissione del 16 maggio; l’emissione dell’11 giugno; il non emesso del Fezzan; il ripristino del port payé; l’emissione del 17 luglio; i francobolli d’Algeria; l’emissione di Parigi; i primi libici e l’ultimo Patte; le affrancature e le tariffe; le soprastampe di Algeri; le soprastampe locali. Appendice: note storiche. A-La Phasania; B-La colonna Miani; C- La guerra e Leclerc; l’occupation française di Fezzan dans la Libye italienne; opere consultate.

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