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I servizi postali in Sicilia
dal 10 luglio al 16 agosto 1943
 di Giuseppe MARCHESE (N.U. Messina - 1978)

Carte annonarie e bombe. Bombe soprattutto. Al mattino, a mezzogiorno, a sera, a notte.

Il 1943 fu l'ultimo anno di belligeranza in Sicilia, ma quanto durò! E i bollettini di guerra parlavano sempre e ancora di vittorie su tutti i fronti.

Il 21 e 22 Maggio venivano bombardate Messina e Pantelleria; il 25 Catania; il 26 ancora Messina, che subiva gravi danni, e Pantelleria. Il 6 e 7 Giugno Messina e Trapani; l'11 Catania; il 13 Catania e Palermo; il 19 Messina e Siracusa; il 22 Messina; il 24 Catania; il 26 Messina; il 30 Palermo; il 2 Luglio ancora Palermo e poi Marsala, Trapani, Ramacca, Catania... Danni notevolissimi a case ed edifici, centinaia di morti e migliaia di feriti sotto i bombardamenti a tappeto in cui gli inglesi saranno tristemente famosi.

Era fame nera e il chilo di pane costava 100 lire, al mercato nero. L'uovo per il bambino costava il sacrificio di un orecchino. Chi poteva, trasferiva la famiglia in campagna, dove vi era la speranza di saltare meno pasti che in città.

Il 10 Luglio gli Anglo-Americani sbarcano in Sicilia. Da quella data fino al 16 Agosto i Siciliani vivono i giorni della guerra e della pace, dei combattimenti casa per casa e delle scene di entusiasmo all'ingresso degli «invasori» nelle città.

Documentare postalmente questo periodo della recente storia isolana non è facile, in quanto il flusso della corrispondenza proveniente dal continente e dalle zone occupate cessò, mentre la corrispondenza da a località siciliane era irrisoria. Logico che i servizi postali seguissero la sorte dell'apparato amministrativo ed economico dell'isola, fermandosi quasi completamente.

Continuò a funzionare abbastanza regolarmente il servizio postale al seguito della posta militare. I nostri soldati, assieme ai tedeschi delle divisioni "Goering" e "Sizilien", possono scrivere a casa anche in mezzo ai combattimenti, alla baraonda e ai trasferimenti che man mano assumono sempre più l'aspetto di ritirate.

Nei loro scritti i nostri soldati sono dapprima rassicuranti, poi, man mano che gli eventi precipitano, diventano sempre più drammatici nella loro laconicità.

Negli ultimi giorni addirittura assumono un atteggiamento noncurante della censura, che in effetti non c'è più, dichiarando la loro ansia di raggiungere la località che sembra loro ultimo rifugio, Messina, meta da dove possono sperare di riguadagnare il passo per l'Italia.

Per quanto riguarda la corrispondenza civile, diviene difficile reperire documenti, dato che il traffico postale era molto ridotto in quel periodo. Le poche lettere riprodotte più avanti sono lo specchio della drammaticità del momento, sia che si tratti di uno strano ritardo nella ricezione della corrispondenza, sia che torni inspiegabile lo sbaglio nell'inoltro di una lettera in una città diversa da quella di destinazione.

37 giorni drammatici rivissuti attraverso queste modeste lettere che niente hanno di appariscente, che sono la testimonianza di una dura lotta finita il 16 Agosto del 43 quando gli ultimi soldati italiani e tedeschi si apprestano a lasciare l'isola.

L'evacuazione termina infatti il mattino del 17 Agosto.

Dopo quella data vi sono solo 5 giorni di silenzio postale. Il tempo di mettere in moto l'apparato sostitutivo americano e già il 24 Agosto Charles Poletti potrà rimettere in funzione il servizio postale a Palermo. Ma questa è già un'altra pagina.

Vedi (Fig. 1), (Fig. 2), (Fig. 3), (Fig. 4), (Fig. 5), (Fig. 6), (Fig. 7), (Fig. 8), (Fig. 9), (Fig. 10), (Fig. 11), (Fig. 12), (Fig. 13), (Fig. 14), (Fig. 15), (Fig. 16), (Fig. 17), (Fig. 18), (Fig. 19), (Fig. 20), (Fig. 21), (Fig. 22).

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