MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (XIV parte).
Ricordi del corso prioritario
Antonio Rufini

Già altri collaboratori de IL POSTALISTA hanno trattato benissimo della Posta PRIORITARIA ma, a mio parere, non mostrando “tutto” ai lettori, forse perché ciascun autore si è autolimitato con il “tot righe”; quindi, di seguito, unitamente alle mie memorie del tempo (sono trascorsi quasi più di 24 anni……) mostrerò ciò che sia stato o per caso o volutamente omesso.

§ 1 – LE ISTRUZIONI: Quando arrivò la POSTAPRIORITARIA sperimentale (dicembre 1997) io lo seppi non dalla stampa, ma dal portinaio del Condominio nel quale avevo l’ufficio, si, perché mi consegnò varie buste a righe blu e grigie di Poste Italiane, distribuitegli dal portalettere, buste che contenevano l’illustrazione scritta del nuovo servizio e le etichette autoadesive (belle, con la letterina fuggente creata da F.M.R. posta a sinistra della lettera “P” maiuscola) per richiedere detto servizio sperimentalmente, pagando la tassa postale ordinaria e non quella maggiorata (£. 1.200).

Il nuovo servizio l’ho provato de facto e andava non bene ma benissimo; ciò che possiedo non voglio mostrarlo perché prima di me l’han fatto tanti altri e, oltretutto, di quegli invii “sperimentali” è anche zeppo il Web, in particolare Ebay, per cui il materiale circolato in quel brevissimo lasso di tempo sarà “comune”, anche fra 80 o 90 anni..

Io non solo ho usato il servizio sperimentale che, mi ripeto e per quanto oggi abbia controllato, fu semplicemente e perfettamente eseguito dalle Poste (tempi strettissimi!), ma, dal momento che ero pentito di non essermi interessato più di tanto, 10 anni prima, all’introduzione del servizio di POSTACELERE, volli informarmi su come il nuovo “lavoro” delle Poste procedesse.

Detto, fatto. A gennaio 1998 andai in scooter a Piazza Bologna alla Posta di Roma Nomentano, situata in un gigantesco fabbricato in cortina di mattoni realizzato anteguerra in perfetto stile razionalista italiano: in loco lavorava un dipendente delle Poste, addetto alla distribuzione, col quale ero rimasto in ottimi rapporti, dopo essere stato il difensore di una Ditta che lo aveva citato in una causa civile; insomma ero stato il suo avversario.

In effetti quel mio conoscente era rimasto perplesso dal fatto che un Avvocato conoscesse a memoria i nomi degli invii di corrispondenza previsti dal Regolamento (12, ma per me 13, perché al Ministero delle Poste, anni prima, qualcuno s’era bellamente dimenticato dei Biglietti Postali di Stato Aerei, degli Aerogrammi stampati su carta sottile da 5 grammi di peso!) e anche del fatto che io, avversario, nel corso della causa, lunghissima, non avessi mai fatto la “iena” (Hyaena Hyaena, Lin.) tentando sempre il bonario accomodamento tra le Parti.

Trovai in loco il mio “informatore”, al lavoro con altri, sul retro dell’Ufficio Postale, in un mega stanzone rumoroso e fronte strada nel quale, su grandi tavoli in legno ricoperti con fogli pesanti di alluminio, veniva bollata a mano la corrispondenza che forse non riusciva a passare sotto le macchine obliteratrici meccaniche; la bollatura era fatta con dei guller posti su un curioso manico metallico a forma di punto interrogativo; un lavoraccio frettoloso, non molto preciso e un po’ sporcante.

Alla mia richiesta di sapere come il PRIORITARIO fosse organizzato in loco, il mio amico non rispose, alzò le sopracciglia, allungò il braccio destro verso di me con la mano verticale e le dita aperte e verso l’alto, come per dire “buono, aspetta”, si allontanò e scomparve in un altro stanzone lì vicino.
Quando tornò mi consegnò due fogli uguali, formato A/4 e stampati fronte/retro in colore azzurro; mi disse che il servizio era organizzato in quel modo; poi mi salutò amabilmente e tornò al suo polveroso lavoro.

Codeste istruzioni di servizio e che non ho mai visto nella stampa specializzata, le mostro di seguito:



Lo stampato dell’epoca è illuminante su come gli Uffici dovessero trattare la corrispondenza PRIORITARIA e recapitarla e, di fatto la trattassero e recapitassero, quantomeno nei 4 o 5 anni successivi o poco più dall’inizio del Corriere Prioritario.

§ 2 – LA PUBBLICITA’ POSTALE: La pubblicità per il PRIORITARIO, all’epoca “CORRIERE PRIORITARIO”, fu notevole, insistente, quasi capillare e anche costosa per le Poste.
E non solo manifesti e depliant distribuiti in tutti gli Uffici ma amche altre cose.

Qui tratterò delle “altre cose”. Inizio con l’”omino volante” mostrato da Marino Bignami nell’articolo 1998 - 2008, dopo dieci anni la posta prioritaria è matura o è... normalizzata?

I primi di marzo dell’anno 2000 il mio indimenticabile amico Pino Sgarro, tornando da Tarvisio (UD) ove aveva una settimana invernale in un appartamento in multiproprietà e conoscendo la mia passione per le “cose” delle Poste, mi riportò il depliant, in lingua tedesca, dell’omino volante sul cielo blu. È stampato su carta bianca al caolino, piegata in due, dimensioni chiuso cm. 9,8 x cm. 21. Lo mostro fronte/retro dato che il Bignami mostrò solo il fronte del depliant in lingua tedesca, io quindi mostro anche la parte interna:


Non basta: le poste, come anticipato dal Bignami, distribuirono due depliant in cartoncino bianco lucido al caolino, piegato in due, con la medesima immagine e testo uno in italiano e uno in tedesco; (quello in lingua tedesca l’ho mostrato sopra). Io non mi resi conto del perché di un simile trattamento di favore agli italiani di lingua tedesca e non, per esempio per quelli di lingua francese (Val d’Aosta) o slava (Udine, Gorizia e Trieste) e perché non in lingua albanese, per i nostri connazionali dei Comuni albanesi dell’Italia meridionale (molti) o in idioma catalano per il Comune di Alghero e dintorni (quasi 50.000 abitanti) in Sardegna? Tutte minoranze protette e tutelate dalle disposizioni della successiva Legge 482 del 15/12/1999 che avrebbero meritato alcuni depliant nelle loro lingue! Misteri delle Poste dell’epoca.

L’amico Pino mi riportò da Tarvisio quel depliant in tedesco, timbrato al recto “33018 TARVISIO CITTA’ (UD) –H” (senza francobollo per l’annullo filatelico!) ed io restai sconcertato dalla dizione, dato che non avevo mai saputo che Tarvisio, un Comune con meno di 5.000 abitanti, fosse stato sede vescovile o avesse ottenuto dal Capo dello Stato il privilegio di tale denominazione, cioè “città”. Altro mistero, delle locali Poste (1).

Il mio depliant in lingua italiana che mostro di seguito l’ho fatto timbrare a “63077 PORTO D’ASCOLI –B*SPORTELLO AVANZATO*” con valore da £, 1.200:


L’amico Pino mi disse che in loco (cioè a Tarvisio) le cartoline gratuite in lingua tedesca già affrancate e distribuite gratuitamente erano terminate e non sapevano nulla delle buste bianche cm. 18 x cm 12 con le istruzioni per l’affrancatura Prioritaria che, forse, potevano essere state distribuite nella vecchia Stazione di Tarvisio Centrale ma che, se pure qualcosa fosse restata nella biglietteria o nelle sale d’aspetto, sarebbe andata in malora come tutta la vecchia stazione, chiusa e abbandonata prima del Natale 2000.
Poco male: io il depliant preaffrancato l’ho reperito qui a Roma in doppia copia ed uno l’ho fatto circolare: purtroppo il bollo obliterante del CMP (leggero e poco inchiostrato), sul colore oro (2) del valore da £. 1.200, è venuto che è uno schifo, è “scivolato” via, ma ormai cosa posso farci?

La seconda cartolina me la tenni allo stato di “nuovo” (e così è ancora in album) e non volli metterla nei canali della Posta, per poi ritrovarmi un’altra bruttura filatelica, con annulli illeggibili sull’oro del valore.
Quindi mostro di seguito il fronte della cartolina circolata e il suo retro (quella non circolata è identica):


Io non so ancora decidermi se questa cartolina sia o meno un “intero postale”; gli “interi” abbisognavano di un Decreto Ministeriale autorizzativo dell’emissione e questa non lo ha mai avuto.

Di certo le Poste, dopo il D.L. 1/12/1993 n. 487 e la Legge 29/1/1994 n. 71 non erano più un’Azienda Autonoma del Ministero, ma un Ente Pubblico Economico (come le Casse di Risparmio o l’attuale Agenzia delle Entrate Riscossione); il 20/2/1998, poi, a seguito dei citati provvedimenti legislativi le Poste divennero una normale S.p.A.; quando fu chiesta la stampa di questo depliant (presumibilmente nella primavera del 1997, per poter effettuare pubblicità e distribuzione nei successivi mesi di novembre e dicembre) le Poste erano ancora un’E.P.E.: abbisognavano di Decreto Ministeriale per la stampa di cotanto “intero”?
È difficilissimo rispondere al quesito posto.
Certo il Decreto Ministeriale era necessario non solo per la stampa ma per la “vendita” di un nuovo intero postale: l’intero postale, infatti, era assimilato giuridicamente, civilmente e penalmente alla carta moneta (così, per tutti: Art. 459 secondo comma Codice Penale e art. 33 Codice Postale 20/3/1973 n. 156); ma la cartolina con l’omino volante era un intero postale? Poi era stata solamente distribuita e non era stata venduta (per frode), a nessun prezzo!

Le Poste mica potevano aver fatto un falso contro sé stesse (artt. 455 e 458 secondo comma Codice Penale)!
Insomma: la cartolina (indipendentemente da ciò che abbiano fatto gli editori di cataloghi di interi postali, i quali per fini editoriali possono fare, scrivere e pubblicare ciò che vogliono) è un intero o no?

Lascio aperto il quesito a chi vorrà prendersi la responsabilità di rispondere, ma con cognizione di causa e con il supporto eventuale di decisioni di merito o anche più (cioè di diritto) e delle quali, ad oggi, non ho cognizione.

1) - Io non sono un “tecnico” informatissimo sulla creazione dei bolli delle Poste. Occorrerebbe chiedere aiuto a coloro che lo sono. Il primo che mi viene in mente è Mario Pozzati di Codigoro (FE) e se nemmeno egli o altri consimili dovessero ignorare il criterio col quale nei bolli le Poste inseriscono il termine “città” dopo il nome del Comune, beh allora occorre alzare le mani in segno di resa incondizionata.

2) - Il perito Moscadelli, su questo settimanale, ci ha illustrato molto bene quali siano i problemi dei colori “oro” usati ogni tanto, forse inopinatamente, dal Poligrafico dello Stato, il quale il più delle volte è “costretto” ad impiegarlo; io sono uno di quelli che il “problemino” ce lo ha in album. Il colore “oro” (con polvere ottonata) mi pare giusto che fosse impiegato sul valore commemorativo per il “50° Associazione Medaglie d’Oro” (10/12/1973), ma se dà più problemi che risultati, perché usarlo a sproposito? Forse abbiamo assistito ad una cattiva comunicazione tra il committente (le Poste) e lo stampatore (l’I.P.Z.S.) che, prima o poi, per accontentare il grande committente (con l’espatrio in Olanda della FIAT di Torino le Poste sono diventate la settima più grande Società d’Italia) sarà costretto ad impiegare colori costosissimi tipo l’azzurro alla polvere di lapislazzulo o l’altrettanto raro “rosso cinabro” del Monte Amiata!


Antonio Rufini
27-06-2021

 

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