PERIODICI E NUMERI UNICI

 

VERSO UNA NUOVA FILATELIA

Cari soci,

La politica filatelica seguita in questi cento ottanta anni da parte dei gruppi di potere che per primi hanno visto nell’amore nostro per i francobolli una delle forme più redditizie per indirizzare la nostra “passionaccia”, ha prodotto, dopo uno sviluppo senza precedenti in nessuna forma di collezionismo, un disastro economico di grandezza incommensurabile. L’hobby è antico: ricordo che due giorni dopo che l’emissione del primo f.llo il ” Penny Black”, è apparsa sul Time una richiesta di acquisto di f.lli usati, anche a mazzette.

Ho vissuto questo amore per tutta la mia lunga vita e posso documentare ogni aspetto più rilevante che ha trovato forma speculativa specialmente dopo la seconda guerra mondiale, anche se prima, grandi personaggi, hanno amato la filatelia senza pensare alla speculazione. I Nazisti, però, occupata Parigi 14 giugno 1940, si sono impossessati subito della collezione di de Ferrari, tanto per non sbagliare. (Filippo de Ferrari è discendente di un casato nobiliare genovese che in seguito trasformò il nome in Philippe de La Renotière von Ferrary).

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di essere coerenti con gli avvenimenti e con le persone che hanno avuto e che hanno tante responsabilità.

I miei quattro lettori che hanno già letto le precedenti “osservazioni” ferragostane, pubblicate dal Centro Studi Internazionale di Storia Postale, conoscono la impostazione ideologica, lo spirito che anima le mie intenzioni, rivolto alla conquista del bene, più che altro di autostima e autodisciplina, che anima ogni pagina, ogni frase.

Sono nato filatelico prima di essere cooptato dalla Scaligera nel 1959.

Avevo raccolto nei primi 22 anni ogni francobollo usato che mi capitava fra le mani.

Ho tagliato un’infinità di buste del Lombardo-Veneto, degli Antichi Stati Italiani, del Regno D’Italia e fiumi della Repubblica Italiana, per impossessarmi dei francobolli.

Francobolli che immergevo in acqua calda per staccarli bene dal frammento e togliere la colla.

10 gennaio 1840 venne introdotta la tariffa uniforme, ed il 6 maggio 1840 entrò in vigore il primo francobollo del mondo, che passò poi alla storia come Penny Black. A quel tempo il francobollo veniva stampato in righe di 12 esemplari, ognuno dei quali valeva uno scellino.

È chiaro? Nei primi 22 anni ho raccolto così circa 55.000 francobolli, nessun periodo escluso, nessun paese escluso. Arrivato a Verona dopo essermi diplomato ragioniere, ho avuto la fortuna di essere assunto presso la SEI, Società Elettrica Interprovinciale – C.so Porta Nuova – dove ho incontrato dei filatelisti , veri, o quantomeno i più avanzati, (dott. Tomaso Ambroso, dott. Federico Cattani, il cav. Gilberto Toffaletti, l’ing Armando Lodi …ecc.) con i quali ho iniziato una “relazione d’amorosi sensi” che ci ha condotti tutti a diventare soci della Scaligera (A.F.S.): allora non era numismatica anche se i suoi soci collezionisti si dilettavano con le monete. Anzi. è stato proprio il dott. Ambroso, nel 1984, che ha chiesto di mettere la “N” (Numismatica) all’acronimo della Scaligera.

In Associazione esistevano dei personaggi, che definirei avanzati filatelicamente: il presidente rag. Lorenzo Bernardelli ( autore dei volumi 3,4,5,6 di Stamps of Italy used abroard , assieme a Tchilinghirian pubblicato a Milano da Harris-Sorani nel 1964 1967), che aveva superato la fase di raccolta francobolli in cui io mi trovavo, cioè quello della ricerca sistematica dei francobolli mancanti per le mie collezioni. Bisogna andare molto lontano per trovare collezionisti così avanzati: a De Ferrari in Francia, o forse a Mantova, dal presidente del valoroso Circolo, Albino Bazzi che aveva orientato le sue raccolte con sapienza storico-postale . Altri che ho conosciuto di questa portata si possono contare sulle dita della mano: Provera, Pietro Wùhrer, Bernardelli, Enzo Diena, Aldo Pozzolini Gobbi…. Io ero un ragazzo ma feci con loro la prima esposizione di antichi stati a Verona presso il Ridotto del Teatro Filarmonico.

Fermo nella ricerca dei f.lli era invece Carlo Cappelletti, il segretario per antonomasia della Scaligera, ovvero “Barbagelata” per l’onor del mento, che raccoglieva Italia, Vaticano e San Marino.

Mentre il cav. Eraldo Pollice, sempre della Scaligera di Verona, raccoglieva di tutto: Antichi Stati, gli Stati Italiani, Francia, Germania e soprattutto cartoline e annulli e storia postale. Io stesso esaminai 126.000 cartoline , dopo la sua morte. Il cav. Giuseppe Perinelli invece è stato un fortunato ricercatore che, a Mantova , dove era sfollato durante al 2° guerra mondiale, trovò al mercato del pesce, un sacco di lettere del L.V.: una pescivendola le usava per incartare la merce.

I miei primi anni, dunque, di filatelista organizzato li trascorsi presso la sede della Scaligera dove ho commesso, anzi, amplificato tutti gli errori del passato.

Un giorno, forse nel marzo del 1964, la sede della Scaligera era in Lungadige B. Rubele , sulla riva destra dell’Adige, il presidente rag. Bernardelli mi fece osservare che il mio modo di essere filatelista era fine a sé stesso nel senso che , chiunque, poteva diventare un filatelista con le mie stesse caratteristiche andando nel negozio di Gino Nicodem (unico commerciante della città) e comperare i francobolli che gli mancavano.

Poteva comperare l’intera collezione, senza perdita di tempo e più razionalmente. Mi convinse. Da Nicodem comperai i giochi ginnici: nuovi e usati. Allora non sapevo che dovevano essere timbrati a Firenze sul Torpedone apposito predisposto dalle PT... Ma tantè! Nicodem aveva un timbro sempre pronto, per ogni occasione, non deturpante, con inchiostro originale.

Se Lei, invece, continuò la sua lezione, acquistasse qualche pezzo di storia postale, per esempio una busta trasportata dai Coralit, Corrieri Alta Italia, potrebbe vantarsi di possedere qualche pezzo unico o raro. (I CO.RA.LIT proposti erano stati predisposti sempre dal Nicodem, inventandosi un trasporto Verona- Milano)
E così, cari amici, incominciò il mio nuovo calvario, o meglio, così è iniziata la mia trasformazione, ma nel frattempo avevo e ho continuato a seguire le vecchie strade.
Antichi Stati, Regno e Repubblica, Vaticano , San Marino, Francia, ecc. ecc.

Ho iniziato così a raccogliere le buste che recavano i segni del modo con il quale erano state trasportate. Così è nata la mia raccolta dei “Mezzi di trasporto della corrispondenza”. Nel 1975 pubblicai un libretto dal titolo accattivante “I Servizi Postali sui grandi laghi italiani”. Un primo tentativo di illustrare come la corrispondenza viaggiava sui laghi italiani. Ho partecipato alla nascita dell’AICPM, di cui sono tutt’ora vice presidente. Sono stato co-fondatore del Centro Studi di Storia postale di cui l’indimenticabile Walter Seifert è stato primo presidente. Il dott. Carlo Giovetti, giornalista del Resto del Carlino, fu il secondo presidente. Con lui abbiamo organizzato ed esposto a Napoli nel 1980. La sua collezione aveva un titolo grande, come grande era il suo dire “Cinquecento anni di storia postale”. Era innamorato anche dei primi numeri delle testate giornalistiche italiane, era un “satrapo” felice della sua libertà. Aveva amato la filatelia e un’attrice francese alla pazzia perché l’aveva difesa dagli attacchi dei giornalisti invadenti.(Brigitte Bardot).

Per la verità la prima esposizione del Centro Studi è stata fatta a Piazzola sul Brenta nel 1978, presso villa Simens (allora il dott. Adriano Cattani , grande cultore di storia postale veneziana , era dei nostri).

Ho avuto la possibilità di redimermi dagli errori commessi con i francobolli! Ma ancora oggi compero il servizio novità presso la Scaligera: forse è l’unico Circolo esistente in Italia, che mi permette di continuare tutte le raccolte di f.lli : Italia, Vaticano e San Marino.

Voi avete il coraggio di smettere? Non guardo da 10 anni i francobolli che mi vengono forniti in buste anti umidità, non ho più guardato un francobollo, però li compero! Voi? Che fate voi tutti che ogni volta che venite alle Veronafil comperate centinaia di migliaia di f.lli, che fate la fila per ore e ore davanti allo Stand delle PT, che ne fate dei francobolli, se dopo anni che spendete per avere le raccolte complete, non le guardate? Non pensate di venderli! Io ho provato. Ma non ho realizzato quasi nulla! Però mi sono divertito e quindi non posso ora lamentami. Ma è stata ed è una grande delusione prendere atto che i f.lli non valgono nulla?

Risultato: ho venduto le serie più belle del Regno al 20% del catalogo, di San Marino vogliono acquistare solo due o tre serie del 1929, mentre dell’Italia Repubblica , non se ne parla. Italia usata fino al 1970 offerta massima 120 euro. Vaticano completo 2.000 euro. Non volete che vada avanti con queste verità perché, se per caso una delle nostre moglie legge quello che scrivo, prendete le vostre.

Allora, ritorniamo alla realtà così come volevo raccontarvela.
Dapprima ho raccolto i f.lli usati, poi ho raccolto i francobolli usati con timbro non deturpante e originale, poi ho comperato i francobolli nuovi con linguella. Poi la linguella era classificata peggiorativa, quindi ho comperato i f.lli tutti nuovi. Poi dovevano essere di qualità garantita. Poi le serie più belle dovevano essere firmate da un perito.

Non basta: se i f.lli li avete conservati in un raccoglitore con liste di plastica si sono rovinati a metà. Se invece li avete conservato nei classificatori con caselle apposite bisogna che la plastica non rubi il colore. Dove li avete conservati? Nelle bustine di cellofan ? No! Guardate una volta i vostri francobolli, hanno perso il 20% del loro colore. Non sono come quando li avete acquistati. Sono trascorsi 50 anni!

Quindi tutti i francobolli devono essere rivalutati sulla base di queste esperienze, e alla fine non avete conservato nulla. Beati gli americani che li lavano subito! Ma tu ce l’hai con i francobolli1? Non hai raccolto per il tuo desiderio di conoscenza, per la bellezza dell’immagine, per la freschezza della stampa, per la bravura dell’incisore, per la conoscenza dei luoghi, per ricordare gli avvenimenti…I francobolli uniscono i popoli. Però quello che hai raccolto è molto bello, ben ordinato, ma non vale nulla o quasi.

Il concetto del francobollo alla stregua delle figurine dei calciatori è fallito miseramente: i collezionisti italiani hanno raccolto un mucchio di cenere. Sono falliti i presupposti culturali e commerciali di chi ha fatto vedere la filatelia come fonte di speculazione! Forse io per primo!

Il nuovo mondo non è interessato a queste figurine. I giovani preferiscono altre esperienze. Hanno il telefonino e si collegano con tutto e con tutti. Sanno e conoscono tutto. Le figurine a chi interessano. I vecchi se ne vanno e le raccolte rimangono nelle mani degli eredi che hanno sentito parlare di questi tesori nascosti e amati dai padri o dai nonni ma non sanno cosa fare e quindi?

Vengono in Associazione e pensano di avere un tesoro. Buste primo giorno. Pacchi di francobolli uguali. Francobolli in buste prefabbricate comperate dai tabaccai di tutto il mondo. Scatole di scarpe piene di f.lli tagliati dalle buste. Forse sono quei f.lli che ho tagliato io in gioventù.

Nel 1960, da noi in Associazione, circolavano i “libretti” con i f.lli usati linguellati per uso scambio. Bernardelli ritirava quelli “falsi”: in Associazione abbiamo ancora i falsi ritirati ai collezionisti.

Bernardelli aveva lasciato un appunto scritto per un caro amico , andato avanti, che diceva “non comperare annulli e buste primo giorno”. Era il 1964.

Notai, avvocati, commercialisti, famiglie danarose hanno pensato bene di trovare nei francobolli un bene rifugio.
Io stesso, in occasione di PICENA ‘84 tenni una conferenza a Macerata, presso l’Accademia degli Incatenati, alla presenza di tutto il Consiglio di Presidenza in cappa ed ermellino, dal titolo “Francobolli un bene di rifugio?

Era il periodo in cui i francobolli venivano acquistati e raccolti in fogli. Abbiamo visto anche questo. Nel 1961 il presidente Giovanni Gronchi pensò di volare in Perù, ma il francobollo ( 205 rosa lilla) che doveva accompagnare e pubblicizzare l’evento riportava un errore del territorio da visitare, incisore italiano del francobollo Renato Mura, e io pensai bene di acquistarlo. Non si poteva comperarne più di quattro unità, ma ugualmente i fogli sono stati venduti. Speculazione? Volevo avere qualche cosa di raro?

È raro? Ne sono stati venditi circa 80.000 pezzi. Molti sono stati distrutti a Firenze durante l’alluvione del novembre (4 novembre 1966), ma sulla piazza se ne trovano ancora tanti e non costano come costavano un tempo: il prezzo di quelli garantiti autentici e originali era arrivato a Lire 5.000.000.- Fu vera gloria?
Che cosa mi ha abbagliato? La speculazione?

Un caro amico ebreo veronese, tanto caro perché devo a queste persona la mia fortuna lavorativa, acquistava da un commerciante notissimo f.lli rari, per esempio, f.lli di San Marino per 100.000 lire e veniva garantito che dopo un anno i suoi francobolli aumentavo del 20 % e che lo stesso commerciate si impegnava a riacquistare la serie al nuovo prezzo. A fine anno i cataloghi riportavano i valori di quelle serie aumentate del 30% e quindi non era il caso di vendere. Dopo 5 anni la garanzia finiva e si poteva vendere o continuare con la speculazione. Il capitale iniziale era raddoppiato e il bene era un rifugio sicuro. Così, molti, continuarono nella operazione. Ora che cosa hanno in mano?

Ho assistito a esperienze molto simili anche nel campo numismatico. Un commerciante preparava un lotto di monete (valore zero) che vendeva a lire 1.000.000 e s’impegnava a ricomprarle dopo un anno al prezzo di £. 1.200.000.

Non solo il commerciante si impegnava per iscritto, ma dava la garanzia di un altro commerciante compiacente che garantiva l’operazione. Mille pacchi, mille speculatori… alla fine tutto in fumo. Il garante stesso finì sul lastrico.

Ma tu che cosa ne hai ricavato da tutta questa esperienza, mi chiederà sempre quel tale? Io ho continuato su tutte le strade. Francobolli e storia postale. I f.lli non li amo come ho fatto nei primo 22 anni. Sono pieno zeppo di francobolli di cui non so cosa farne.

Sono , invece, in possesso di collezioni, o meglio di buste che narrano la storia postale dal 1525 alla Prima guerra mondiale. Pensate: non sono a conoscenza dove sono le mie collezioni, tante sono!. Della 1° G. M. avrò non meno di 5.000 pezzi di alta qualità.

I pezzi più amati da me riguardano la 1° Guerra sul Lago di Garda.

La vita mi ha riservato un posto d’onore nella ricerca: sono stato organizzatore delle Manifestazioni Scaligera dal 1978 e sono finito antiquario di professione per ben 25 anni. Ho comperato di tutto e di più.
Le cose che ho conservato sono tantissime. Per esempio: credo di possedere la più completa collezione sui timbri a secco, anche se una piccola parte, forse la più bella me l’hanno rubata a Milano nel 2009. sui Bolli a secco dello stato Pontificio, di cui recentemente ho scritto un libro che vuole essere un caro ricordo di questa mia immensa ricerca, appunto “BOLLI A SECCO DELLO STATO PONTIFICIO” uscito nel 2018. Pochi si ricordano che la prima mostra sui timbri a secco degli Stati Pontifici l’ho esposta a Livorno presso il Palazzetto dello Sport. Altra mia collezione riguarda la Guerra di Spagna. E ancora, le quattro divisione della RSI. Ho ricostruito per primo le varie fasi e gli annulli dal primo giorno alla fine del conflitto mondiale della Divisione Littorio e lo devo all’Alpino Paolo Massaroli che ha conservato ogni appunto della sua partecipazione: giovane recluta era stato chiamato in servizio di leva a Brescia (RSI) e inviato in Germania a formare una delle quattro divisioni Repubblicane.

Mi sono divertito con la collezione delle farfalle. Ho raccolto tutti i f.lli che rappresentavano le rose del mondo, bella collezione esposta in tante parti. Possiedo la più completa collezione di “Tin Can mail”: la prima e l’ultima lettera di Tonga.

Ho una collezione per ogni mezzo di trasporto della corrispondenza. Devono essere 18 collezioni con molti pezzi unici o rari. Sono divise per Trasporti via Terra, Via Acqua e via Aria. I corrieri a piedi sono quelli da me più amati.

Delle guerre risorgimentali posseggo una raccolta che riguarda il 1848 bresciano. Vi garantisco che ci sono pezzi unici che compendiano la storia dei paesi bresciani coinvolti nella guerra: non l’ho mai esposta perché ho paura che ….

Per il paese che mi ospita dopo il mio trasferimento da Verona, Pozzolengo ultimo paese bresciano che confina col veronese e il mantovano, ho raccontato la storia del Risorgimento nelle guerre del 1848, 1859, 1866 a Pozzolengo. Grazie all’aiuto di Sergio Leali, culture di storia postale risorgimentale, è diventato un libro di cui io stesso ne possiedo sola qualche copia.

Le lettere prefilateliche sono state la mia più profonda passione. Quante ne ho, non lo so. Mi sono compiaciuto di raccogliere anche quasi tutti i timbri delle tratte dei messaggeri e degli ambulanti postali italiani. Avete idei di quanti sono? I messaggeri sono circa 2500 e gli ambulanti 127 o 130.

La mia raccolta principale riguarda il lago di Garda. Devo avere non meno di 50 metri lineari di libri del Lago di Garda, per documentazione. Non li ho raccolti tutti io. C’è stato un caro amico che quando se né andato mi ha lasciato tutto in eredità. Libri che sto leggendo ancora mentre scrivo, forse, l’ultimo libro, per me, sul lago di Garda.

Ho pubblicato la ricerca di tutti gli annulli dei paesi bresciano dal 1910 al 1970: completando quello già predisposto dall’amico Balbo Bertolani che, come me, ha tagliato tutti i f.lli dalle buste e li ha messi in album paese per paese, un fenomeno come me!

Dal 1968 sono tesoriere della Scaligera e responsabile delle Mostre. Sapete quante Mostre ho organizzato solo a Verona? 100 Mostre. Ogni anno ne preparo due e partecipo sempre con qualche cosa di nuovo.

Mi dimentico di essere un giurato di storia postale. Meglio che non ci sia quando esponete: per me mancate sempre di qualche pezzo importante.

Mi sono peritato, molte tempo fa, di raccogliere lettere indiane. Dovevo fidarmi di quanto mi dicevano i miei corrispondenti e così ho smesso. Ma questa mia esperienza mi è servita a Roma in occasione della mondiale (1980): ho conosciuto e illustrato una collezione indiana che presentava le lettere degli antichi stati, e mi è servito conoscere qualche passo di quella storia così preziosa.

A proposito di Mostra Mondiale. A Roma è stato esposto l’unico foglio conosciuto del Penny black : non era autentico, ma era una riproduzione a laser. Io conoscevo il foglio ricostruito pezzo per pezzo dal Bernardelli: l’originale, di proprietà della Regina inglese, non è stato presentato a Roma . Era stata pubblicizzata da molti la presenza in Mostra, ma era una riproduzione e nell’esporlo mi accorsi della………

Ho ricostruito, tanto per farmi capire una delle tante mia ricerche, la rete della posta pneumatica di Parigi: la cosa più difficile è stato dimostrare che il servizio non arrivava fino all’estremo sud del città, ma che il “tubo” arrivato a Mont Saint Nazaire la posta pneumatica continuava con un servizio in motocicletta. Una scoperta meravigliosa. Queste sono lettere difficili da trovare.

Potrei continuare con queste collezioni mie. Potrei raccontarvi dei francobolli che incollavo sulle tavole di legno per vedere la colorazioni. Tutte cose che molti di voi hanno fatto. Giancarlo Accorsi raccoglieva i f.lli dell’Italia Turrita. Le mie scorte erano cestini della frutta e , il caro amico, si dilettava a trovare le possibili varietà.

Ecco, io non l’ho fatto. Ho fatto invece la ricostruzione di tutte le fermate dei Coralit da Venezia a Torino: è una bella costosa raccolta che però espongo poche volte perché non è capita. Non ho voluto occuparmi di tutte le Compagnie italiane che hanno fatto servizi eccezionali di trasporto corrispondenza finita la guerra e/o sul finire della seconda guerra: mi sono disilluso quando a Roma, il convegno di Roma era al primo piano della stazione, ho visto i francobolli a mazzette di questi Corrieri in bici. Ho detto, basta.
Mi sono innamorato della posta che viaggiava nella Senna a pelo d’acqua par “ “boule de Moulins”, durante l’assedio di Parigi del 1870 . L’ho comperata a Paris ma non sono riuscito a portare in Italia l’intera Boule, mi è stata sequestrata.

Al mercato si può comperare di tutto. Le buste vere e non false le attestava Lombardi, sono le uniche autentiche.

Certamente molti dei miei lettori ricevono i cataloghi d’asta: ne ho contato venticinque, non sono pochi. Tutti riportano, chi più chi meno, francobolli degli antichi stati italiani, Lombardo-Veneto compreso. Ma quanti ce ne sono di questi f.lli? Milioni! Eppure il prezzo è sempre alto. Siete sicuri che non accadrà quello che è successo per i f.lli emessi successivamente? Una busta di Lombardo-Veneto perchè può essere rara? Non per i f.lli con cui è affrancata. Forse per il periodo d’uso del f.lli Forse per la combinazione con altro f.llo in modo di creare una rarità. Forse per la località di partenza. L’annullo bello e non deturpante de f.lli?

Aprite un catalogo d’asta e considerate quali sono i veri rari f.lli su busta.

Non parliamo delle trasvolate: Crociere del Mediterraneo Orientale, Crociera aereo transatlantica Italia Brasile, insomma tutto il 1933 aereo italiano.

Ma non è tutto materiale che ha valore come le buste primo giorno ?
Mi domando? Cosa devo esporre per raccogliere degnamente il primo esperimento italiano di posta aerea. Le buste del sacco del 20 maggio 1917 o quelle del 22 maggio, giorno effettivo di partenza dell’esperimento. Del viaggio di ritorno dovrei avere le buste del viaggio di ritorno da Roma Campo Centocelle dello stesso giorno. Ma il Pomilio P.C.-1, biposto da ricognizione, pilotato dal Ten. Mario de Bernardi cadde d’ala e si guastò. Poté ripartire con tutto il corriere solo il 27, con il corriere del 20 maggio e con quello del 27 , arrivato all’ultimo momento, o ricevuto dal20 al 27 maggio, cioè per tutto il tempo che l’aereo rimase in manutenzione (credo che de Bernardi sia ritornato in treno a Torino con al seguito l’aereo e sia poi ripartito da Centocelle il 27 maggio 1917). Metto tutto?

Tutto materiale fatto e rifatto, compresa la busta affrancata con il francobolli appositamente soprastampati a ricordo dell’esperimento. Ci sono buste verdi e grigie, ci sono buste con una sovrastampa in rosso, e una busta speciale.

Ma la domanda che mi pongo: sono tutte buste fatte per l’occasione, sono quindi buste primo giorno, come sono quelle che facciamo a ricordo di un avvenimento.? O no? Ma per essere diverso o soprattutto per documentare l’avvenimento con qualche cosa di assolutamente raro o unico cosa devo trovare?

Cartoline emessa dal Circolo Filatelico di Torino con data errata

Ho cercato questa cartolina con l’annullo postale non segmentato. Un commerciante di Torino me l’aveva promessa ma poi si pentì.

Non era di colore verde come quella emessa dal Circolo Filatelico Italiano, né del colore di quelle che hanno ricevuto la sovrastampa rossa su due righe con la scritta: “Achetez l’Annuaire General de l’Aerophilatelie (lire 5,50) Via Nazario Sauro, Pisa Italia, auvrage/magnific et indispensabile a votre culture, à vos relations, à vos affaires”.

Ho scelto per una esposizione una cartolina semplice, arrivata in aeroporto lo stesso giorno previsto per il ritorno a Torino con gli auguri speciali “nel ricordo di Giulio Verne.. un saluto da Roma”.

Ovviamente la cartolina ha ricevuto il timbro tipo guller con lunette “POSTA AEREA ROMA-TORINO 20.5.17”.

Non è stata apprezzata perché era una semplice corrispondenza che, invece per me, interpretava e interpreta il vero significato del momento: l’Italia in guerra cercava di riscattare le terre di Trento e Trieste.

La lettera rappresenta quello che nell’immaginario collettivo l’esperimento voleva rappresentare: un viaggio come andare sulla luna. Volete vederla? Voi cercate quello che vi dicono di trovare. Io no! Io cerco con il cuore e con amore: volevo trovare qualche cosa di unico perchè l’Italia ha prodotto il primo f.llo di posta aerea. Si, signori, siamo stati proprio noi italiani che durante una dura, sanguinosa guerra, alle soglie di Caporetto, abbiamo prodotto un esperimento per il trasporto postale della corrispondenza, vi pare poco?

Per me quella lettera rappresentava degnamente il titolo della mia collezione per il trasporto aereo. “Sempre più in fretta, in fretta, più in fretta…”…Eccola!

L’avvenimento era stato molto pubblicizzato: a Torino se ne parlava fin dal 16 maggio, la mia cartolina porta la data del 18 maggio a Roma ed è stata annulla il 20.5.17 giorno previsto per il ritorno a Torino. A me sembrava di poter documentare il 1° Servizio Postale Italiano, non con cartoline ufficiali, ma con questa splendida rarità. Solo i saluti valgono tutte le emozioni del mondo. Ma tantè, siamo in tanti a cercare di capire. Non è stata capita.

Ma perché vi parlo di questo. Volevo farvi capire che gruppi di potere hanno lavorato sulla nostra passione: vi ricordate quando sono stati di moda i “fogli” interi dei f.lli italiani ? C’era un gruppo di potere che si chiamava appunto” i fogliaroli”.

Un esempio per tutto. Nel 1967, ero consigliere della Scaligera ma non avevo ancora assunto la carica di Tesoriere (1968) e di responsabile Mostre, e la Manifestazione si tenne, come d’uso fino al 1980, nei saloni della Brà, in sala Grani e Vini, e l’ufficio PT era posto nel corridoio che collegava i due saloni. Erano in vendita i f.lli della resistenza italiana prezzo di £ 370, venduti con la limitazione di 5 serie. Perché? I commercianti in sala li comperavano a £ 1.000 la serie. Io ho continuato tutto il giorno questa speculazione. Alla sera, pensai bene, di impegnare il guadagno ottenuto e comperai un “foglio” del 500 lire di Dante. Pensate che speculazione. Ho fatto questo pensando alle quotazioni del Gronchi rosa lilla.

Sono stato io che ho sbagliato. Potevo accorgermi che le cose non potevano continuare! Ma sono stato cieco!

Giorgio Migliavacca aveva già pubblicato il suo “Unicum filatelico”: parlava poco di francobolli, ma molto di storia postale.

Luciano Buzzetti aveva già scritto degli annulli di guerra. Giorgio d’Agostino, consigliere della AICPM, non vendeva f.lli, ma solo storia postale delle guerre. Quando fui eletto consigliere della Federazione, la mia unica vera proposta che feci, oltre che propagandare la mia passione presso i circoli più importanti come quelli di Torino e della Toscana, oltre naturalmente a Bologna, fu quella di chiedere di far emettere francobolli maggiorati di una piccola percentuale per la “Pro-Juventute” come era in atto in Svizzera. Ma la nostra Commissione per la Filatelia, la famosa Consulta Filatelica, pensava ad altro. Pensava ad aumentare la tiratura dei f.lli emessi, pensava, non alla qualità delle emissioni, si “scannava” per dare o non dare un f.llo ad una città o a una manifestazione. VERONA ’80 ottenne una cartolina postale quale ricordo di una Nazionale veramente grande: pubblicizzata, dicevo, solo con una cartolina postale. Ricordo, ma forse chi è giovane come me, se lo ricorda bene quel avvenimento. Parliamo d’altro. Vi porto un esempio di speculazione.

Il Gronchi Rosa-lilla, nel 1980, aveva raggiunto la quotazione di 100.000 lire. Voi non ricordate cosa rappresentava quella cifra: tre stipendi di un impiegato, di un travet. Un notissimo commerciante aveva comperato molti Gronchi rosa nei giorni precedenti l’appuntamento veronese e pensava di poter fare una speculazione sul mercato di Verona. La quotazione era scesa a 80.000 lire e lui aveva acquisto a 90.000 o anche a 100.000. Risolse il problema così: acquistò tutti i f.lli del Gronchi Rosa presenti sul mercato della manifestazione veronese a 90.000, 100.000, 105.000! Alla sera la serie completa era sparita dal mercato e costava non meno 150.000 lire. Da quel momento il pezzo continuò a volare fino a 2.500.000 di lire.
Quanto vale ora: 300/500 euro forse.

Successe così con tutti francobolli: ogni anno crescevano del 5 o 10%. Finché tutto scoppiò. Forse i f.lli delle colonie si sono salvati! Ma chi li cerca e chi li vuole?.
Volete antichi stati? Ci sono cataloghi d’asta ricolmi di offerte.
Volevo solo dirvi che ho sbagliato tutto. Ho impegnato tanto danaro nei f.lli e ora mi ritrovo con una “pippa di tabacco”.

Mi sono salvato, invece , quando ho comperato i più bei pezzi di storia postale, quando ho comperato non la filatelia creata in ricordo di un avvenimento o per celebrare un grande avvenimento, ma quando ho cercato il trasporto delle lettere “coi Piroscafi Lagunari” con la “Barca corriera” che, via Po, arrivava a Chioggia.

Quando ho cercato i veri piccioni viaggiatori che trasportavano le notizie perché le navi non potevano fare approdo. Quando ho comperato “il Benaco”, quando ho comperato gli annulli postali del lago di Garda “Cuor in ornato” su Lombardo–Veneto: ecco così sapete chi li ha chiamati con questo titolo.

Non mi sono pentito quando ho voluto la prima lettera del trasporto aereo a reazione, quando ho ricostruito “I servizi celeri dell’Impresa Parisi, quando ho ricostruito i corrieri vaticani e dei Sub appaltatoti, quando ho cercato le testimonianze postali della mia terra durante le tre guerre risorgimentali.

Perché vi dico tutto questo, cari consoci, perché non ho il coraggio di disfarmi di niente. Tutto morirà con me. Cartoline postali di tutte le guerre. Cosa ne faccio? Chi acquista 3/4000 cartoline tutte diverse delle prima guerra mondiale?

Qualcuno ha scritto un libro con le emozioni dei soldati in trincea Domani cercherò di chiudere questa “sferzata” di calore: da me ci sono 33 gradi, il sole potrebbe avere qualche concausa con la pazzia. Domani sarò più sobrio.

I tematici, quelli sì che hanno razionalmente interpretato le loro ricerche. Ho amato gli scritti e le lezioni di Morolli e anche quelli del “Commissario”, così io chiamo il giovane rampante Paolo Guglielminetti. Il mio disappunto nasce da una mia convinzione estetica: unire “pezzi” di storia vissuti in tempi diversi: una cartolina nuova di oggi con una lettera del 1500. Unicità del tempo e dello spazio sono valori assoluti che mi impediscono di capire fino in fondo l’uso di certi materiali. Ma le vostre collezioni mi piacciono. Sono razionali. E va bene così!

I Tematici si divertono spendendo a volte poco e raggiungendo ugualmente risultati apparentemente ottimi.

Usano materiali diversi e ottengono come ho già detto ottime valutazioni nei concorsi. A novembre 2019, avrò occasione di studiare le loro più belle collezioni a Verona e questa volta sarò critico perché vorrei capire quali risultati oggettivamente ottengono che possano essere conservati nel tempo, ovviamente secondo il mio criterio.

Voglio ricordare la grande iniziativa di Prato 13-15 settembre 2019 dell’Unione stampa Filatelica Italiana.

Cosa diranno i relatori sarà molto interessante e orienterà la filatelia nei prossimi anni. Voglio ricordare il caro amico Aldo Cecchi e con lui la Città di Prato dove è nata l'AICPM. La mia visita di quel tempo fu molto prolifica: visitai, troppo poco, il nascente Museo Datini, ora Onlus, prestigiosa Opera che raccoglie, in fotocopia, tutte le collezioni importanti italiane. È un centro da visitare e da ricordare in occasione della denuncia dei redditi.

Bella l’iniziativa di Bruno Crevato Selvaggi di chiedere i nomi di una foto ricordo degli insigniti d’albo d’oro. Dovrò ingrandire.
Non ci sarò a Prato perché sarò impegnato con l’uscita di un nuovo mio libro sul 1859, nuove scoperte storiche.

L’amico Sergio Leali, unitamente a Tazio Trivini Bellini, Alberto Riccadonna, Bruno Cavallaro, ha presentato un bellissimo libro in ricordo del 160° anno della battaglia di Solferino (24 giugno 1859): un’iniziativa consumata con una Mostra a Castiglione delle Siviere. Napoleone l’ha chiamata così, non di San Martino. Era meglio chiamarla di Pozzolengo, come l’hanno chiamata i combattenti che hanno scritto nella stessa sera ai parenti lontani.

Celebrare eventi così importanti pensando che la popolazione si senta coinvolta è un’utopia: le guerre d’indipendenza italiane sono state combattute non dalle popolazioni locali che hanno subito le conseguenze, ma sono state combattute da quegli uomini che credevano nella Patria quale valore assoluto: i nomi di quei combattenti sono stati riuniti in 130 volumi. Se le cose non si sentono, non si sentono.

Noi del Centro studi abbiamo fatto la nostra parte, ma non siamo stati completamente soddisfatti per la partecipazione di pubblico: non abbiamo parlato solo della CRI, che con foga è stata sostenuta, il nostro dire è stato una esposizione fra le più belle che mai potrete ammirare: storia postale italiana e esposizione di armi usate nel periodo della seconda Guerra per l’indipendenza italiana. Una esposizione completa e preziosa.

Prima della fine di quest’anno, caloroso, faremo uscire un volumetto che ricorderà al mondo la partecipazione di tutto il paese di Pozzolengo nella solidarietà verso i feriti nella giornata del 24 giugno 1859.
E ora vi lascio nelle certezza di ritrovarvi a Verona freschi e riposati come le nuove rose, solo vorrei ricordarvi che quello che si dice per la guerra, non si può applicare per qualsiasi altro caso per i rapporti sociali essendo questi normalizzati da consuetudini e leggi speciali. Ogni tempo è diverso e noi forse siamo fuori dal tempo nuovo. Troppi ricordi che moriranno con noi.

Prima di lasciarvi per le vacanze voglio farvi vedere i “SERVIZI CELERI COLLEGAMENTO DILALLÀ ABA” (Addis Abeba) effettuato dall’Impresa Parisi dal 1937 al 1938: dei ragazzi abissini eseguivano il servizio giornaliero di trasporto della corrispondenza dal campo base a “Piedi” a Addis Abeba. Si identificavano con un distintivo in legno che legavano al braccio quale lascia passare (vedi foto).

Io ho tenuto la foto. Paolo Ferrari, commerciante veronese immaturamente scomparso, teneva il braccale di legno “come porta fortuna”. Credo sia stato smarrito. L’ho chiesto alla famiglia. Nessuno sa niente. Era un pezzo di legno inciso.

Distintivo Bracciale di legno di riconoscimento e foto di uno dei ragazzi


Dietro della foto di riconoscimento


Foto originale di Temeaghen Uolde Mariam - 1937 ( anno della mia nascita)

Ovviamente posseggo tutte le lettere trovate sul mercato relativamente a questo servizio (il timbro è stato apposto in colore Nero, Rosso, Viola)

Più precisamente ricordo che:
nel 1937 il IV (quarto) reparto dell’impresa di costruzioni “Saverio Parisi” si trovava con il proprio cantiere a Dillalach, uno sperduto luogo che distava circa 90-95 Km. da Addis Abeba, sulla costruenda strada del Galla Sidama.

A risolvere il problema ci pensò l’Ing. Sighieri di Pisa, che a quel tempo era il direttore dei lavori del IV reparto dell’azienda “Parisi” in A.O.I.

Si inventò un “servizio volante” con personale indigeno, composto da una decina di ragazzi abissini (dagli 8 ai 12 anni) che coprivano, a piedi, la distanza del tragitto Dillalach – Addis Abeba in dieci, quattordici ore. (così scrisse a suo tempo Eraldo Pollice veronese, grande ricercatore ).

Buona estate e arrivederci a presto

Da Pozzolengo, 15 agosto 2019, da Ercolano detto Luciano