Storia Postale dello
Stato Pontificio

Stato Pontificio: non solo bolli...
di Francesco Maria AMATO

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Appunti sulla storia postale di ALATRI
- dalla origini all’annessione al Regno d’Italia -
di Francesco Maria AMATO

ituata a non più di 15 chilometri da Frosinone, Alatri si adagia su una pendice ridondante di oliveti, che scende al torrente Cosa, affluente del fiume Liri. Il suo territorio è suddiviso in due zone ben distinte: una prima in cui sorge la città e risiede la popolazione, una seconda costituita da un territorio montano posto oltre il comune di Collepardo al confine orientale del Lazio verso l’Abruzzo.

Alatri sorge sul luogo dell'antica Aletrio toponimo che risale al tempo degli ernici, popolo a cui la cittadina appartenne in età antica. Considerata una delle città più ricche di beni artistici di tutto il Lazio meridionale, alcuni dei suoi monumenti vanno inquadrati tra la fine della civiltà ernica e l’inizio della dominazione romana.

A differenza dei templi dedicati a Giove ed a Venere di cui si ha traccia della loro esistenza solo grazie al ritrovamento di alcune epigrafi, l’opera che maggiormente risulta d’impatto è la costruzione del mastodontico complesso dell’acropoli, comunemente indicato dalla popolazione con il nome di “civita”.

Lungo il suo circuito murario si aprono due porte: una di dimensioni ridotte, che immette sulla spianata dell’acropoli con una scalinata, e l’altra, più grande è considerata un monumento a sé stante per la sua imponenza. Sull’acropoli c’era un grande tempio, i cui resti, probabilmente, sono stati reimpiegati per edificare costruzioni medioevali e la cattedrale.

Così la descrizione dell’acropoli fatta dal Gregorovius (1): “Qui vediamo dinanzi a noi mura colossali di cui ogni pietra non è un grosso pezzo quadrato, ma un vero macigno di forma irregolare, e se ci domandiamo meravigliati con quali mezzi si siano potuti collocare tali massi gli uni sugli altri, si arriva ancor meno a comprendere come sia stato possibile incastrarli gli uni negli altri, in modo da non lasciare il minimo interstizio, producendo l’effetto di un gigantesco mosaico lavorato con la massiccia precisione.
La tradizione attribuisce questo genere di costruzione degli antichissimi templi latini, ai templi di Saturno, e li sbalza addirittura fuori dal periodo della civiltà storica”. Sotto Costantino, agli albori del Cristianesimo “ufficiale”, tanto per intenderci, ad Alatri venne stabilita una delle prime diocesi in Italia, divenendo, dopo la caduta dell’Impero, l’unica autorità in grado di ostacolare il decadimento civile della città e di tutto il territorio circostante.

E’ questa la ragione per la quale nell’Alatri medioevale vennero a primeggiare le costruzioni di carattere religioso. Dopo il saccheggio del 543 d. C. da parte di Totila l’anno successivo la città venne annessa al Ducato Romano e caparbiamente ricostruita.

Nel sec. XII la troviamo organizzata a libero comune, con un grande potere sulle terre circostanti ed una grande forza nel difendere la propria libertà anche contro gli eserciti imperiali.

Le cose cambiarono intorno al 1234 quando fu assoggettata ai conti di Ceccano. Dopo quasi due secoli di decadenza, un risveglio si registrò intorno alla metà del cinquecento grazie attivismo delle istituzioni religiose che diedero inizio ad una lenta ripresa (2).

Il Seicento fu un secolo è denso di avvenimenti non sempre positivi per la comunità, un esempio su tutti i distruttivi terremoti del 1617 e del 1654 e la falcidia della peste che nel 1656 oltre a mietere moltissime vittime, arrecò seri danni economici dovuti al blocco del commercio.

Se il 1700 si aprì con avvenimenti più favorevoli nel corso dei quali la comunità si dotò di un’amministrazione più snella che favorì la crescita della popolazione e di diverse attività fra le quali l’apertura di una prima scuola pubblica affidata ai padri Scolopi, la fine del Settecento proiettò la comunità nel pieno di una tempesta scaturita dall’arrivo in Italia delle armate napoleoniche e dalla proclamazione della Repubblica Romana.

Inserita nel Dipartimento del Circeo Alatri venne a costituire un proprio Cantone con alle dirette dipendenze i comuni di Vico, Collepardo, Fumone e Trevignano (3). La ribellione popolare del luglio 1798 però abbatte violentemente il nuovo ceto dirigente con un feroce massacro.

Ritornato il Pontefice sul trono di Pietro, con il nuovo assetto amministrativo del 1816 Alatri venne a fare parte del vastissimo circondario della Direzione di Frosinone, ed è a questa data che fa riferimento il bollo in cartella rettangolare GONFALONIERE/DI ALATRI/DELEG. DI FROSIN.E riportato in figura 1.

fig. 1) - bollo in cartella rettangolare GONFALONIERE/DI ALATRI/DELEG. DI FROSIN.E

 

Nel 1825, l’ufficio di posta ricevette in dotazione un lineare in stampatello inclinato con il toponimo ALATRI di cui alla figura 2.

fig. 2) - lineare in stampatello inclinato ALATRI

 

Il 21 dicembre 1827, in virtù del Moto Proprio di Leone XII sulla Amministrazione Pubblica relativo alla ripartizione dello Stato della Chiesa nelle quattro Delegazioni Apostoliche di Comarca di Roma, Viterbo e Civitavecchia, Frosinone ed in ultima Benevento, il Governo di Alatri, inquadrato nella Delegazione di Frosinone, ebbe alle proprie dipendenze i comuni di Collepardo e Fumone.

In figura 3 riportiamo il bollo ovale utilizzato per la franchigia comunale DELEG. DI FROSINONE/COMUNE DI ALATRI con al centro lo stemma pontificio.

fig. 3) - bollo di franchigia comunale DELEG. DI FROSINONE/COMUNE DI ALATRI con al centro lo stemma pontificio

 

Al 1832 risale invece l’impiego del bollo lineare in stampatello diritto a grandi lettere AFFRANCATA (fig. 4) che, in dotazione all’ufficio di posta di Alatri, se ne conosce l’impiego fino a tutto il 1851.

fig. 4) - bollo lineare in stampatello diritto a grandi lettere AFFRANCATA (Gallenga M., I Bolli del Lazio, p. 48)

 

Nonostante i numerosi tentativi volti a risollevare le sorti della città: istituzione di una cattedra di diritto presso il collegio degli Scolopi, fondazione di un’accademia ernica, i provvedimenti più urgenti di natura economica e sociale, non vennero tuttavia avviati.

Un impulso positivo si ebbe nel 1843 grazie all’improvvisa visita di papa Gregorio XVI; evento che portò alla realizzazione della strada antemurale all’acropoli, appositamente realizzata per consentire al pontefice di visitare il monumento.

Con l’avvento della Repubblica Romana del 1849 e la fuga di Pio IX a Gaeta, la città partecipò attivamente alla nuova realtà storica. Oltre ai numerosi volontari che seguirono le sorti della Repubblica fin dai primissimi albori, è da ricordare anche il patriota repubblicano Sisto Vinciguerra, deputato alla costituente romana e poi esule a Genova sino al 1871.

Nella figura 5 l’impronta del bollo di franchigia comunale precedentemente descritto, ma privo delle insegne pontificie in base alle nuove normative repubblicane.

fig. 5) - Repubblica Romana. Bollo di franchigia comunale DELEG. DI FROSINONE/COMUNE DI ALATRI con le insegne pontificie cassate

 

Caduta la Repubblica e ripristinato il potere temporale del Papa sui territori della Chiesa, nel corso della riforma amministrativa che portò all’abolizione delle quattro Delegazioni sostituite con sei Province, Alatri continuò a dipendere da Frosinone mantenendo inalterato il proprio circondario con alle proprie dipendenze i comuni di Collepardo e Fumone.

In figura 6 ancora l’impronta ormai logora del lineare in dotazione alla posta di Alatri dal 1825.

fig. 6) - lineare logorato di ALATRI al verso di sovracoperta del 26 novembre 1868 diretta a Roma (particolare-Archivio Ferrario Filatelia)

 

Nel giugno del 1870, Alatri venne elevata a Distribuzione di I Classe, ma gli eventi accaduti nel settembre successivo non ne consentirono l’effettiva attivazione. Con la caduta dello Stato Pontificio la comunità aderì al Regno d’Italia.

 

Note:

1. cfr. www.laciociaria.it (visitato il 10 dicembre 2017);

2. cfr. www.lazioturismo.it (visitato il 10 dicembre 2017);

3. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI. Repubblicano, 1798, p. 6.