Storia Postale dello
Stato Pontificio

Stato Pontificio: non solo bolli...
di Francesco Maria AMATO

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Appunti sulla storia postale di ARICCIA
- dalla origini all’adesione al Regno d’Italia -

di Francesco Maria AMATO

Anche se la tradizione fa risalire la fondazione della città al figlio del mitico fondatore di Atene, Ippolito detto Virbio, o al comandante siculo Archiloco, da cui il nome Ariccia, la reale data di costituzione è tuttavia sconosciuta.

Divenuta prima mansi, ovvero prima “stazione di sosta” lungo la Via Appia Antica per chi proveniva da Roma, la sua decadenza è probabilmente da ricollegarsi al sacco di Roma del 410 da parte dei Visigoti di Alarico.

Alla fine del 900, Ariccia, o come veniva anticamente chiamata con il toponimo di Aricia o Lariccia, risulta sotto il dominio dei Conti di Tuscolo, come del resto accadde a gran parte dei Colli Albani.

Dopo la loro caduta in disgrazia e la successiva distruzione della loro roccaforte, il feudo passò di mano ai Malabranca, che lo tennero fino al 1223, quando fu ceduto a Papa Onorio III.

Spopolata per tutto il XIV secolo, per trovare una traccia consistente della sua esistenza, bisognerà attendere il 1463, quando viene indicata come pieno dominio dell’abbazia di Santa Maria di Grottaferrata.

Sul finire del XV secolo il cardinale Giuliano della Rovere, abate commendatario dell'abbazia criptense, siglò con Mariano Savelli la permuta del castro di Ariccia e di tutte le attinenze e dipendenze con il Borghetto di Grottaferrata. Nel corso del Cinquecento, sotto i Savelli si assisté ad un aumento della popolazione che superò addirittura quella della vicina Albano, sede vescovile suburbicaria.

Trovatisi in cattive condizioni economiche, i Savelli furono costretti a cedere il feudo ariccino alla famiglia Chigi, nella persona del cardinale Flavio Chigi, che agiva anche a nome dei fratelli Agostino e Mario e dello zio papa Alessandro VII.

La vendita fu conclusa il 20 luglio 1661 per la somma di 358.000 Scudi pontifici. Sotto i Chigi il feudo conobbe il massimo del suo splendore e la popolazione potè godere appieno della loro munificenza (1).

Nel corso della Repubblica Romana del 1798 e della occupazione dei territori della Chiesa da parte delle truppe francesi, il comune di Ariccia entrò a far parte del Dipartimento del Musone, costituendo, insieme a Castel Gandolfo, Falcognana, Nemi, Civita Lavinia, Ardea, Castel di Leva, Rocca di Papa, Pratica, Solferata e Caroceto il circondario del Cantone di Albano (2).

Con la Restaurazione dello Stato della Chiesa e la successiva riforma del 1816 Ariccia venne incorporata nel circondario della Direzione di Albano, e tale rimase fino al 1827, quando, con Moto Proprio di Leone XI, pur rimanendo nel circondario di Albano, venne a far parte della Comarca di Roma. A questo periodo risale il bollo di franchigia riportato in figura 1.

Fig. 1) - Bollo di franchigia comunale UNIVERSITAS NOBILIS ET VETUSTAE TERRAE ARICCIAE


 

Superata la crisi istituzionale relativa ai moti risorgimentali del 1848-49 che portò alla proclamazione della Repubblica Romana (fig. 2), con il ritorno del potere temporale del Papa sui territori della Chiesa e la successiva riforma amministrativa sulla nascita delle province, Ariccia, venne a far parte di quella di Roma. Con Plebiscito del 2 ottobre 1870, gli ariccini, votarono l’annessione al Regno d’Italia.

Fig. 2) - Repubblica Romana. Bollo di franchigia BATTAGLIONE DI ALBANO SESTA COMPAGNIA / COMARCA / DI ROMA / GUARDIA CIVI / CA DI / ARICCIA su lettera del 26 maggio 1849


 

Note:

1. per ulteriori approfondimenti vedi www.ariccia.rm.gov.it (visitato in data 14 marzo 2018);

2. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI Repubblicano, 1798, p. 13.