Storia Postale dello
Stato Pontificio

Stato Pontificio: non solo bolli...
di Francesco Maria AMATO

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Appunti sulla storia postale di PETRITOLI
- dalle origini all’adesione al Regno d’Italia -

di Francesco Maria AMATO

Posto sopra una ridente collina che domina la vallata dell’Aso, le sue origini si perdono nella notte dei tempi.

L’analisi delle testimonianze più remote quali le due urne cinerarie del I - II secolo, il cippo miliare risalente all’età dell’imperatore Magnenzio e l’antica fonte in contrada Papagnano ci parlano di una comunità che da tempo popolava il territorio circostante l’attuale centro storico.

Se a tutto ciò consideriamo anche che il vicino fiume Aso era navigabile e che il territorio petritolese era attraversato da importanti strade che collegavano tra loro il territorio Fermano e quello dell’Ascolano, si può ritenere a ragione che questo centro, di cui non si conosce il toponimo latino, rivestisse già, in tempi passati, un ruolo importante.

L’odierno abitato si venne formando nell’Alto Medioevo, quando, dopo la caduta dell’Impero Romano, tutta la penisola fu percorsa dalle varie scorrerie delle popolazioni barbariche. In modo particolare Petritoli fu fondata da monaci farfensi nel X secolo con il nome di Castel Rodolfo.

Ma il governo dei monaci fu soltanto una breve parentesi della sua storia, in quanto già verso la fine dello stesso secolo, come afferma il Gattula nella sua “Storia di Montecassino”, Castel Rodolfo aveva già mutato il suo antico toponimo in quello attuale di Petritoli.

Cessato il dominio farfense, Petritoli divenne autonomo, passando quindi, per breve tempo, sotto il dominio di Transerico, barone Saltariccia che nel 1095 lo donò al Vescovo di Fermo Ermanno.

Dal 1198 si governò con propri statuti fino alla conquista, avvenuta nel 1250, di Federico che, unitamente ai comuni di Ripatransone, Grottammare, Massignano, Montefalcone, Monturano, Torre San Patrizio, Marano fu ceduta a Fermo, alleata imperiale.

Petritoli rimase sotto il dominio di Fermo sino al 1537, anno in cui Pier Luigi Farnese, figlio naturale del Papa Paolo III, per obbedire al severo decreto del Pontefice, occupò la città, dichiarandola “ribelle e fellona”, privandola di ogni autorità sui castelli, i quali per 10 anni si governarono liberamente; furono come dei liberi comuni, che presero il nome di Stato ecclesiastico nell’Agro Piceno, con capitale Montottone.

Il 27 settembre 1537 il Vicelegato della Marca Mons. Tempestilli inviò a Petritoli i “Capitoli e le concessioni" con i quali il Comune si sarebbe governato.

Gli fu concesso di eleggersi il Podestà e di codificare uno statuto da sottoporre all’approvazione del Vicelegato stesso, di svolgere nel Comune stesso le cause civili e criminali con l’acquisizione dei relativi proventi; di trasferire al Comune le gabelle; di dare solo un baiocco per miglio ai balivi inviati dalla Curia; di eleggere venti o più guardie per la tutela dell’ordine pubblico.
Il 13 febbraio 1540 Petritoli fu riconosciuto dallo stesso Pontefice, come “Terra” in virtù dei servigi resi alla Santa Sede contro la famiglia Guerrieri di Fermo e dei danni causati al Comune dalla famiglia stessa.

Ma la libertà conquistata fu solo una gioia momentanea. Gregorio XIII infatti, con Bolla 15 marzo 1572, restituiva Petritoli a Fermo. A nulla valsero le proteste della popolazione. Il Papa, irremovibile nei suoi propositi, il 13 marzo 1576 confermò definitivamente il suo volere (1).

Con l’avvento della Repubblica Romana del 1798-99, Petricoli fece parte del Dipartimento del Tronto. Elevato a Cantone, ebbe quale circondario amministrativo i territori dei comuni di Monte Vidon Combatte, Collina, Monte Ottone, Monte Giberto, Monte Rubbiano, Moresco, Torchiaro, Ponzano, Morignano, Pedona, Altidona, Torre di Palma (2).

Ultimato il lungo periodo di occupazione dei territori della chiesa da parte delle truppe francesi, con il ripristino del potere temporale e la successiva ristrutturazione amministrativa del territorio avutasi nel 1816, il comune di Petritoli inserito nella Provincia di Marca, venne a costituire, unitamente ad altre 23 località il circondario del Governo Distrettuale di Fermo.

Al 1808 risale il lineare in stampatello diritto entro una cartella rettangolare PETRITOLI riportato alla figura 1.

Fig. 1) - Bollo postale lineare in stampatello diritto entro una cartella rettangolare PETRITOLI in uso dal 1808 al 1815



Tale situazione rimase praticamente inalterata fino al 1827 quando con la nuova riforma amministrativa dello Stato Pontificio, attuata da papa Leone XII, Petritoli fu posto alle dipendenze amministrative del comune di Monte Rubbiano in seno alla Delegazione di Fermo.

Si riporta in figura 2 il bollo di franchigia postale impiegato dal comando della Guardia Civica del comune di Petritoli.

Fig. 2) - Bollo di franchigia postale COM.do DELLA GUARDIA CIVICA DEL COMUNE DI PETRITOLI con le insegne pontificie al centro dell’ovale

 

Conclusosi il tumultuoso periodo della Repubblica Romana del 1849, con il rientro di Pio IX in Roma e la successiva nuova ripartizione territoriale che abolì le Delegazione sostituendole con le Province, nel 1857 Petritoli dipese amministrativamente da quella di Fermo rimanendo ancora nel circondario del Governo di Monte Rubbiano unitamente a Monte Fiore e Monte Giberto.

In figura 3 il bollo DISTRIBUZIONE POSTALE / di / PETRITOLI in uso presso l’ufficio di posta dal 1852 al 1860.

Fig. 3) - Bollo ovale DISTRIBUZIONE POSTALE / di / PETRITOLI in uso dal 1852 al 1860



Con plebiscito del 5 novembre 1860 la popolazione di Petritoli confermò l’unione al Regno di Sardegna.

 

Note:

- 1. per maggiori informazioni confronta: Storia e luoghi della Marca Fermana. Petritoli di Gabriele Nepi, in www.luoghifermani.it/?p=3372 (visitato il 20 marzo 2018);

- 2. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma, presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI, Repubblicano 1798, p. 18.