Storia Postale dello Stato Pontificio

Stato Pontificio: non solo bolli...

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Appunti sulla storia postale di AMANDOLA
- dalle origini all’adesione al Regno d’Italia -

di Francesco Maria AMATO

Sin da epoca preromana il territorio di Amandola, ha rappresentato un importante snodo viario, un luogo in cui si svolgevano scambi culturali ed un punto di incontro tra persone di diverse aree e culture.

A testimonianza di quanto asserito, alcuni ritrovamenti del 1800 e del 1955 relativi ad un dinos (1) del V secolo a. C. e ad un cippo di centuriazione (2) di età augustea rispettivamente venuti alla luce in località Le Piane e lungo i confini con Sarnano.

Territorio soggetto a continue invasioni barbariche, nel 977 venne dal Vescovo di Fermo Gaidulfo concesso in enfiteusi a Mainardo di Siffredo.

Ed è in questo contesto generale che con l’anno 1000 a venire, si cominciò ad assistere ad un lento processo di incastellamento, ossia l’unione di ville e castelli che, divenendo un corpo unico, assicuravano una reciproca maggiore protezione per il bene dell’intera comunità.

Il 1248 segna la nascita del Comune di Amandola, frutto dell’alleanza e dell’unione dei tre castelli che si trovavano rispettivamente sui colli Agello, Castel Leone e Marrubbione, primi a sottrarsi dalle dipendenze dei rispettivi signori.

Nascita questa che viene così descritta dallo storico locale don Pietro Ferranti, alla fine dell’800: Tre Castelli, posti sopra tre poggi d’una sola collina, furono i primi che si allearono, e sottrattisi dal giogo dei rispettivi signori fecero comunanza fra loro (..). Chiamavansi quei Castelli Leone, Marrabbione, ed Agello.

Il primo occupava il poggio di mezzo ed era il più popolato. Il secondo, a ponente del primo, n’era diviso da stretta valle, detta come oggi Vallelunga, e sorgeva sul colle, pur oggi denominato Marrabbione, il cui dorso era ricoperto di case, mentre al presente il solo convento dei Cappuccini vi spicca.

Agello poi stava ad oriente di Castel Leone, né occorre indicarne il luogo, chiamandosi così anche ora quella contrada, che in quei tempi era assai ricca di fabbricati.

Contemporaneamente, i piccoli proprietari e le numerose famiglie della nobiltà contadina, localizzate nei dintorni, cominciarono a cedere o a vendere, al neo nato comune, i loro territori comprensivi dei rispettivi abitanti che li risiedevano.

L’espansione di Amandola, fece tuttavia accrescere l’invidia di diversi proprietari terrieri, fra i quali i Dinasti di Monte Passillo, una della famiglie più ricche e potenti della zona proprietaria dell’omonimo Castello che si trovava nei pressi di Comunanza.

Nel 1250 infatti i Dinasti rivendicando i loro possedimenti, minacciarono il Comune di Amandola di attacco armato se non avesse restituito loro le famiglie, con le relative tenute e proprietà, che senza il loro beneplacito, avevano deciso di passare sotto il controllo di Amandola.
La guerra fu inevitabile, ma la fine delle ostilità vide la sconfitta dei Dinasti di Monte Passillo ad opera degli amandolesi che, per l’occasione, si erano alleati con Montefortino.

Il 1° giugno del 1265, il comune di Amandola venne posto sotto la protezione della Santa Sede tramite l’interessamento del Legato pontificio della Marca, Cardinale Paltrinieri. Nel 1336 gli abitanti di Amandola poterono godere di propri statuti.

Diversi i casati nobiliari che tra il Trecento e il Quattrocento dominarono su Amandola: i Signori di Varano, il Conte Francesco Sforza, Cesare Borgia conosciuto anche come Duca Valentino, i Malatesta e Niccolò Piccinino solo per citarne alcuni.

Nel corso della prima Repubblica Romana del 1798 e della occupazione francese dei territori dello Stato Pontificio, Amandola si dimostrò sempre ostile alla nuova forma di governo, e non pochi furono gli oppositori lasciati sul terreno.

Un esempio su tutti, il tentativo di resistenza civile che nel giugno del 1798 si svolse contro l’esercito francese del Generale Gardenne nei pressi della frazione di Rustici. Azione di forza che si concluse con la fucilazione di 11 contadini, la profanazione della tomba del Beato Antonio e tre giorni di violenta rappresaglia.

Inserita nel Dipartimento del Tronto costituì l’omonimo Cantone con alle dipendenze i territori di Monte Fortino, Monte Monaco, Monte Gallo, Comunanza e Castel San Pietro (3).

Conclusasi la nefasta parentesi francese, con il nuovo ordinamento amministrativo territoriale dello Stato Pontificio del 1816, Amandola venne a fare parte della Provincia della Marca costituendo, unitamente a Belforte, Caldarola, Monte Giorgio, Monte San Martino, Penna San Giovanni, Sarnano, San Ginesio, Tolentino e Urbisaglia, il circondario del Governo Distrettuale di San Severino.

Al 1818 risale il bollo lineare in stampatello diritto AMANDOLA riportato in figura 1, bollo impiegato anche nel 1852 dopo l’introduzione dei francobolli nei territori della Chiesa (fig. 2).

Fig. 1) - Bollo in stampatello diritto AMANDOLA (Gallenga M., I Bolli delle Marche, p. 21)
Fig. 2) - Lettera da Amandola a Roma del 21 aprile 1855 affrancata con un valore da 7 baj più uno da 3 baj entrambi annullati con lineare in stampatello diritto AMANDOLA. (Asta Filatelia Sammarinese, lotto n. 2859)

 

Alla figura 3 l’impronta del bollo circolare in uso dalla Brigata dei Carabinieri Pontifici di Amandola.

Fig. 3) - Bollo di franchigia circolare Ci.Pi. / BRIGATA / DI / AMANDOLA in colore nero
(AA.VV., Studi Storico Postali sui Carabinieri, Edito dalla Soc. Coop. Ric. Artevisive e Cultura Contemporanea, Macerata, 1985 p. 63)

 

Nel 1833 il Governo di Amandola, inserito nella Delegazione Apostolica di Ascoli, ebbe alle dirette dipendenze i comuni di Comunanza (Castelfiorito, Cerisciolo, Gerosa, Gesso, Illice, Tavernelle) Vindola, Montefortino e Montemonaco.

In figura 4, 5, 6 e 7 il bollo della Commissione Sanitaria di Amandola; il bollo accessorio in stampatello diritto su due righe in cartella rettangolare Affrancata; il bollo di franchigia ovale Ufficio Postale di Amandola così descritto dal Gallenga: (..) data l’importanza del suo ufficio postale, si autofornì di un bollo di franchigia che conosco usato il 14 ottobre 1844 e il bollo in stampatello diritto entro una cartella ovale Governo di Amandola / Delegazione Ap. Di Amandola.

Fig. 4) - Bollo di franchigia ovale COMMISSIONE SANITARIA / AMANDOLA (Gallenga M., I Bolli delle Marche, p. 22)
Fig. 5) - Bollo accessorio in cartella su due righe AMANDOLA / AFFRANCATA
Fig. 6) - Bollo di franchigia ovale autoprodotto su tre righe UFFICIO / POSTALE DI / AMANDOLA su lettera per Amandola città. (Gallenga M., Rettifiche di Bolli e Bolli Inediti delle Marche, in Il Nuovo Corriere Filatelico n. 45 del Febbraio 1983, p. 34)

Fig. 7) - Bollo di franchigia in cartella ovale su due righe GOVERNO DI AMANDOLA / DELEG. AP. DI ASCOLI

Alla figura 8 il bollo di franchigia in uso durante il breve periodo della Repubblica Romana del 1849.

Fig. 8) - Repubblica Romana del 1849, bollo di franchigia CORPO CIVICO / RR.

 

Caduta la Repubblica, con la nuova riforma amministrativa voluta da Pio IX che determinò l’abolizione delle Delegazioni e l’introduzione delle province, Amandola fece parte della provincia di Ascoli con un proprio circondario comprendente i comuni di Comunanza, Monte Fortino e Monte Monaco.

Tale situazione permase fino al plebiscito del 5 novembre 1860 quando le Marche furono annesse al Regno di Sardegna.


 

Note:

1. Recipiente in bronzo utilizzato per contenere liquidi durante i banchetti;

2. Pietra utilizzata per delineare i confini tra le diverse comunità agricole;

3. Leggi relative alla Costituzione della Repubblica Romana, in Roma presso i Lazzarini Stampatori Nazionali, Anno VI Repubblicano, 1798, p. 17.